Capitolo X
Jasmeen sembrava decisamente preoccupata per la sua amica. La sera prima era rientrata dopo il coprifuoco, rischiando di essere aggredita dalle guardie, ed ora stava chiusa in un enigmatico silenzio. Non aveva fatto colazione e sembrava non voler mangiare nulla anche adesso che era giunta l'ora di pranzo.
Ella, in cuor suo, sapeva bene che l'Imperiale bionda era in pensiero per lei. Ma non aveva voglia di raccontarle ciò che era successo. Il suo pensiero principale ora era Hawk. Davvero lo avrebbe rivisto? Che cosa gli avrebbe detto? Avrebbe voluto insultarlo e schiaffeggiarlo come aveva fatto con Daemon... Già, Daemon. Le aveva promesso che Hawk si sarebbe fatto vedere, ma poteva davvero fidarsi di lui? La Guardiana sperava che la possibilità di entrare nel suo palazzo allettasse talmente tanto l'Infiltrato da convincerlo a non giocarle un brutto tiro.
Le risate dei bambini la distrassero da quelle congetture. In mezzo al gruppetto di piccoli Imperiali spiccava la biondissima Brigitta, il suo amichetto, Tommy, e la bimba che Ella aveva difeso qualche giorno prima, Simone.
- Sei sicura di sentirti bene? - a parlare era stata Sara.
Ella ignorò totalmente l'amica, preferendo avvicinarsi ai bambini e giocare con loro. Sara e Jasmeen si scambiarono un'occhiata interrogativa. La Guardiana stava cambiando.
*****
Ancora un'altra sera era arrivata. Ella aveva ormai perso il conto dei giorni di prigionia. La Guardiana, che aveva trascorso qualche ora a letto a riposare, tolse le coperte e si precipito fuori dalla cuccetta. Jasmeen si accorse di lei nella penombra.
- Dove stai andando? - le sussurrò. Sembrava assonata. Forse era in procinto di addormentarsi.
- Non preoccuparti, torno fra poco.
- Ella c'è il coprifuoco, sei impazzita?
- Devo andare. - la Guardiana si avvicinò all'amica - Stai tranquilla, cercherò di non mettermi nei guai. Ma devo proprio andare, è importante.
- Ti faranno a pezzi...
- Saprò cavarmela.
Prima che potesse allontanarsi l'amica le afferrò un bracciò.
- Ella... c'è già tanto dolore qui... non potrei sopportare di perderti... stai attenta ti prego.
Lei annuì, la abbracciò e poi corse via.
Si sentiva estremamente in ansia. Aveva cercato di tranquillizzare Jasmeen, ma la verità era che era lei ad aver bisogno di conforto. Sapeva che di lì a poco le guardie le avrebbero dato la caccia. Doveva essere il più rapida possibile e doveva provare a sfruttare le stanze senza regole a suo vantaggio.
Sgattaiolò silenziosamente in direzione dell'uscita della carrozza. Il treno era immerso in un surreale silenzio. Le cuccette ospitavano passeggeri dormienti avvolti in cumuli di lenzuola. Per i corridoi non c'era anima viva. Persino guardie e controllori sembravano essere spariti. Quando fu quasi arrivata alle doppie porte interne una voce metallica la fece trasalire. Una guardia si era accorta di lei e ora le stava dando la caccia.
La giovane Guardiana cominciò a correre all'impazzata, cercando comunque di mantenere una parvenza di silenziosità. Avvertiva la presenza della guardia ma sapeva bene che l'unica speranza di salvezza era una delle no rules room. Purtroppo non sembrava esserci traccia delle stanze senza regole.
La voce metallica suonò improvvisamente più vicina. Forse c'era un'altra guardia. Ella corse con tutte le sue forze. Ansimava pesantemente e il terrore di una eventuale cattura contribuiva ad accorciarle il fiato e a spossarla.
Dopo un interminabile tragitto le si pararono davanti le doppie porte. Colpì il bottone di apertura con tutta la forza che aveva in corpo, quasi come a voler velocizzare lo scorrere delle porte. Con la coda dell'occhio scorse una guardia che le si stava avvicinando pericolosamente. Le porte si aprirono quel tanto che bastava per far scivolare Ella all'interno della carrozza N. Alle sue spalle il viso della guardia si stava letteralmente squagliando mentre le sue mani diventavano tanto lunghe e sottili da assomigliare a zampe di ragno. Quando vide la stanza senza regole di cui aveva parlato Daemon si sentì finalmente al sicuro.
Entrò di corsa nella sala e sentì immediatamente il celestiale suono del silenzio. Affacciandosi dalla porta di ingresso della no rules room scorse la guardia passeggiare tranquillamente lungo il corridoio. Il suo aspetto era tornato normale.
Ella si voltò e cominciò ad esplorare la stanza. Era più grande di quella in cui lei e Daemon avevano parlato ed era anche ammobiliata, anche se scarsamente. C'erano alcune poltroncine e un paio di divanetti, oltre a tavolini bassi e comodini. Sparse qua e là c'erano colonne decorative e alti ed imponenti pilastri che sorreggevano il tetto. C'era persino un grosso tappeto proprio al certo della stanza. Sembrava una specie di sala di lettura, una di quelle sale che si potevano trovare anche al palazzo.
La giovane girovagò per qualche minuto fra tavoli e divani. Di Hawk non c'era traccia. L'attesa fu breve, ma bastò a demoralizzarla.
- Ella!
Una voce alle sue spalle la fece sussultare.
- Hawk!
Il magicante era comparso dal nulla, proprio come era successo il giorno in cui si erano incontrati di nascosto al gazebo. I suoi capelli color miele brillavano illuminati dalla luce artificiale e i suoi occhi dorati erano piantati in quelli di Ella. Sorrideva. A lei sembrava incredibile che sorridesse. Sorrideva come quando era rimasto sulla banchina della ferrovia ad osservare la sua amica urlare e prendere a calci le porte del treno.
- È da tanto che non ci vediamo vero? - disse lui - Mi sembra che... - fece una breve pausa - Sì, mi sembra proprio che siano passati cinque anni.
Lei lo guardava incredula. Non capiva se la stesse prendendo in giro o stesse solo cercando di sdrammatizzare. Si avvicinò a lui lentamente.
- Allora, dimmi Ella, come stai? Ti trovi bene qui? Ti sei fatta degli amici? - lo diceva ridendo, con quel maledetto sorrisino stampato sul volto.
- Bene? Tu credi che mi possa trovare bene in questa prigione? Perché sono qui? Perché mi hai portata qui?
Lui la guardò ridendo di gusto.
- Ti hanno obbligato? È per questo che mi hai ingannata? Ti hanno costretto a farlo? Perché... perché non puoi averlo fatto di tua spontanea volontà.
- Sai, forse avresti dovuto dare retta alle Anziane e tenerti alla larga dagli Imperiali.
- Non è questo che ti ho chiesto.
- Ma è davvero ciò che vuoi sapere? Vuoi sapere se ti ho tradita? Ma che importanza ha? Ormai sei qui. E sai una cosa - si passò la lingua sulle labbra - dovresti ringraziarmi. Volevi vedere gli Imperiali e ora ne sei letteralmente circondata.
- Ringraziarti? Mi hai strappato le ali, mi hai portata via da casa mia e...
- Casa tua? La tua prigione forse! Certo, una bella prigione, ma pur sempre una prigione. Come hai vissuto fino ad ora, Ella? Sei stata protetta dalle Anziane e non hai mai conosciuto il mondo in cui vivevi. Non conoscevi la felicità.
Ella era sconvolta.
- Non conoscevo nemmeno la morte, né il terrore o la rabbia! Perché mi hai portata qui?! - stava urlando con tutto il fiato che aveva in corpo.
- Guardati intorno, ora hai la possibilità di conoscere la vita degli Imperiali, puoi vedere le creature del Vortice... non è fantastico tutto ciò?
- Mi prendi in giro? Questo posto mi sta distruggendo!
- No, questo posto ti sta dando la vita! Una vita che ti era stata negata per troppo tempo. Sai... quando ho lasciato il palazzo delle Guardiana e sono arrivato all'accademia... è stato come respirare. Come se non avessi mai respirato prima. Non ti senti anche tu così?
- PORTAMI. FUORI. DA. QUI.
Lui le mostrò un sorriso beffardo.
- Ella, questo non è da te... una simile aggressività non si addice ad una Guardiana.
- Tu non sai niente di me!
- Ma che dici, abbiamo passato ore a giocare insieme. Ore che sono diventati giorni, e poi mesi. Ti conosco meglio di quanto tu conosci te stessa. Se non fosse così... non avrei mai potuto portarti sul treno.
Lei lo guardava ormai furente. I suoi occhi rabbiosi fissavano quelli sottili di lui. Quel ragazzo che le stava davanti sembrava non aver capito la gravità di quello che aveva fatto.
- Dimmi come uscire da qui! Dimmi come fare a scappare!
- Non puoi uscire. Nessuno può scappare dal treno. Mi dispiace tanto.
Quel sorriso e quell'espressione strafottente facevano capire che non gli dispiaceva. Nemmeno un po'.
Stavolta fu lui ad avvicinarsi a lei, sembrava la volesse toccare. La Guardiana indietreggiò.
- Sei bellissima... Sei sempre stata bella. Troppo bella per stare chiusa dentro un palazzo. Una Guardiana dal viso angelico confinata in quattro mura lontano da tutto. Che spreco...
Continuava a camminare verso di lei. E lei continuava ad indietreggiare.
- Non sai quante volte ti avrei voluta possedere. - rise - Ma tu non sai neppure cosa significa.
Quando fu abbastanza vicino a lei allungò il braccio con uno scatto e le afferrò un polso. La trascinò verso di lui, mentre lei cercava di opporre resistenza. Si trovarono faccia a faccia, le loro labbra erano a pochi millimetri di distanza. Si guardarono negli occhi.
- Allora Ella, che cosa vuoi? Davvero uscire da qui è quello che più desideri in questo momento?
Lei per tutta risposta gli sferrò un calcio che Hawk fu abilissimo ad evitare. La sua inattesa aggressività lo indusse a lasciare la presa, liberandola. La Guardiana cerco di scappare, ma il ragazzo sfruttò la sua magia per comparire proprio davanti a lei, impedendole di raggiungere la porta. La afferrò nuovamente e la lanciò contro il muro, facendole battere la testa. L'impatto era stato talmente forte da farle perdere il fiato ed offuscarle la vista. Lui le si avventò addosso, schiacciandola contro la parete per impedire ogni suo movimento e bloccandole entrambi i polsi.
Si avvicinò di nuovo al suo viso. Riusciva a stento ad immobilizzarla. La Guardiana aveva raccolto tutte le sue forze e si stava dimenando disperatamente. Quando capì che Hawk era fisicamente più forte di lei, smise di agitarsi e passò alle parole.
- Lasciami andare subito! Verme! Me la pagherai!
Lui si appoggiò a lei, premendole sulla cassa toracica. Lei sentì il respiro mancarle. Niente era riuscito a cancellare il sorriso maligno dalla faccia di Hawk. E forse non era la pressione che lui stava esercitando su Ella che le faceva mancare il fiato...
Si avvicinò ancora, più a lei vicino di quanto fosse mai stato. Pareva muoversi a rallentatore.
Le loro labbra si toccarono. Ella avvertì la lingua umida di Hawk cercare la sua. Improvvisamente non aveva più voglia di opporre resistenza. E ricambiò il bacio. Rimasero così per alcuni secondi. Lei poteva chiaramente sentire il respiro di lui farsi più rapido. Aveva delle labbra morbide e calde. Sembrava la stessero avvolgendo. Sembrava che delle fiamme la avessero stretta in una morsa rovente. Aveva caldo, caldissimo. Eppure non sudava. Quel calore le piaceva, deliziava il suo corpo.
Quando Hawk si staccò lei rimase a fissarlo ammutolita. Non sapeva cosa dire. Non riusciva più a pensare.
- Ci vediamo Ella.
Fu tutto ciò che le disse prima di alzare la mano destra, concentrarvi la sua magia e sparire.
*****
Ella entrò a passo deciso nel vagone M-540. Camminava rapidamente, incurante di ciò che aveva intorno. Non si accorse neppure di Sara e Jasmeen che, da lontano, la chiamavano invitandola ad unirsi a loro per la colazione. L'incontro della scorsa notte con Hawk non aveva fatto altro che aumentare i suoi dubbi anziché dissiparli. E ora il suo unico pensiero era quello di andare a parlare con chi le aveva dato la possibilità di rivedere il suo vecchio amico d'infanzia.
Daemon era seduto ad uno dei tavoli, da solo. A quanto pare qualunque passeggero del treno era troppo spaventato per mangiare di fianco a lui. Stava distrattamente giocherellando con alcune posate. Ella gli si avvicinò come una furia, arrestandosi a pochi passi da lui e squadrandolo dall'alto in basso. I presenti la guardavano a bocca aperta. Qualcuno addirittura prese il vassoio e si allontanò quanto più possibile da lei. Tutti temevano che da un momento all'altro l'Infiltrato si sarebbe alzato ed avrebbe inflitto una punizione esemplare a quell'insolente ragazza. Non avvenne niente del genere. Daemon si limitò a fissare Ella con aria interrogativa.
- Devo parlarti. - fu tutto ciò che la Guardiana gli disse.
- Parla allora. - le rispose lui con il suo solito fare sbruffone.
- Non qui. In privato. Da soli.
Senza dire nient'altro Daemon si alzò dalla sedia e fece cenno di seguirlo. I passeggeri guardavano la ragazza attoniti.
I due arrivarono in una stanzetta estremamente curata. Era ammobiliata di tutto punto e, al posto delle scomode cuccette, aveva un letto vero e proprio, con un materasso alto almeno il doppio di quello su cui dormiva Ella.
- Allora, che vuoi? Spero che sia importante.
- Mi hai mentito!
- Come scusa?
- Avevi detto che Hawk mi avrebbe dato delle risposte! Mi hai imbrogliato!
- Non ho mai detto niente del genere. - non sembrava spazientito, nonostante Ella stesse gridando come una matta. - Mi hai chiesto di vedere Hawk e io ti ho accontentato. Cos'è, sei arrabbiata perché non hai ottenuto la tua vendetta?
- Sapevi che sarebbe stato inutile! Sapevi che non mi avrebbe detto nulla!
- E allora? Sai quanto mi importa. - continuava ad essere disgustosamente calmo - Non è affar mio se non hai ottenuto quello che volevi.
Ella rimase in silenzio.
- Cos'è, credevi che ti avrebbe preso per mano, avrebbe sfondato una porta e ti avrebbe portato via sul suo cavallo alato?
- Volevo solo sapere perché mi ha rinchiusa qui.
Daemon rise.
- No, tu volevi una spiegazione che lo giustificasse. Volevi poter essere sicura che lui non avesse colpe. Vuoi sapere la verità? Hawk è un Infiltrato come me. È entrato a far parte del personale del treno circa due anni fa. Faceva affari con gli Imperiali nella Città, a volte attuava qualche piccola truffa. Alcuni controllori lo hanno notato e gli hanno proposto di lavorare qui. Un magicante con l'indole truffaldina fa sempre comodo. Ogni tanto gira per le carrozze della parte anteriore del treno, ma di solito sta sulla terra ferma. Si occupa di procacciare nuovi schiavi. I proprietari del treno lo pagano profumatamente per questo. Tu sei una delle sue tante vittime. Ha detto ai proprietari che avrebbe potuto imprigionare una Guardiana e loro lo hanno ricoperto d'oro. Ecco perché sei qui. A quanto pare il denaro è più forte di qualunque amicizia esistente al mondo.
Ella restò a fissare il ragazzo in silenzio. Un turbinio di pensieri le affollavano la mente, troppo numerosi per poter essere espressi.
- Che cosa ti aspettavi? Cosa speravi?
- Non lo so... - riuscì soltanto a dire.
- Non lo sai? Davvero? Beh, io sì. Speravi in una libertà che non avrai mai. Speravi di poterti sentire meno stupida. Speravi di sentirti dire che Hawk non è più furbo di te. La verità è che Hawk è stato abbastanza scaltro da sfruttare l'infatuazione di una piccola Guardiana idiota, infatuazione senza la quale non sarebbe mai riuscito nel suo intento. Ha usato te e le tue sorelle. Si è infilato nel vostro palazzo sorretto dalla stima che avevate nei suoi confronti e ti ha portato alla stazione della Città Imperiale perché sapeva che lo avresti seguito anche fra le fauci di un lupo. E ora dimmi, Guardiana... quanto fa male sapere di essere stata ingannata dal magicante di cui sei innamorata? Sai una cosa? Spero che faccia molto, molto male.
La guardava con disprezzo e rabbia.
- Perché mi stai dicendo questo? Perché siete tutti così feroci? La verità è che avete fatto il lavaggio del cervello ad Hawk! Lui non è come te, lui...
- Scherzi, vero? I proprietari del treno ci scelgono apposta. Vogliono avere dei collaboratori talmente spietati da poter uccidere e torturare senza rimorsi. Speri di poter vedere qualcosa di buono in me? O in lui? Ma allora sei davvero stupida!
Daemon le si avvicinò talmente tanto che lei riuscì chiaramente ad avvertire il suo respiro sulla pelle. Era caldo nonostante avesse un cuore di ghiaccio, tranquillo nonostante le stesse parlando con una crudeltà che Ella non credeva neanche che potesse esistere. Il ragazzo spostò le labbra sull'orecchio della Guardiana.
- Benvenuta sul treno. - le mormorò.
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