Capitolo VIII
La giornata sembrava cominciata bene. Ella si era decisa ad andare a parlare con la ragazza dal collare azzurro, per chiederle finalmente cosa volesse da lei e perché avesse passato tanto tempo ad osservarla in silenzio. Il suo proposito però non venne attuato, poiché la ragazza non era presente nel vagone ristorante per la colazione. Forse preferiva il ben più grande vagone M-540.
Le parlerò più tardi.
L'atmosfera nel vagone appariva serena e tranquilla. Alcuni Imperiali chiacchieravano pacatamente, altri sceglievano accuratamente uno dei tanti cibi a disposizione. Jasmeen e Sara sembravano le più tristi in quella stanza. Ella si era accorta che nessuna delle due era riuscita a dormire quella notte. E, in effetti, anche lei si sentiva stanca, nonostante fosse riuscita a riposare qualche ora. Brix non si era nemmeno visto. Sara aveva ipotizzato che non sarebbe venuto a fare colazione. Probabilmente aveva indovinato.
Quando le tre amiche si avvicinarono al bancone, notarono immediatamente l'ingresso nella sala di alcuni controllori in compagnia di un Infiltrato. Si trattava dell'amico di Daemon, quello che il giorno prima chiacchierava con lui in corridoio e che insieme a lui aveva deriso Ella. I presenti non sembravano particolarmente scossi. L'Infiltrato era occupato a discutere con un controllore e non si curava minimamente di chi altri gli stesse intorno. Dai loro gesti e da qualche parola carpita per caso, Ella intuì che stessero parlando di alcune riparazioni da effettuare sul treno. La Guardiana si sentiva sollevata dal fatto che l'Infiltrato fosse troppo impegnato a parlare per prestare attenzione a lei ed agli altri Imperiali.
Un rumore sordo interruppe la deliziosa quiete che si era venuta a creare e fece trasalire Ella. Una bambina, in cui la Guardiana riconobbe una delle amichette di Brigitta, aveva fatto cadere il vassoio che teneva in mano, rovesciando il cibo che conteneva e rompendo un bicchiere.
Ella sentì il suo cuore come fermarsi, per poi avvertirlo battere ad una velocità inaudita. Una sensazione di calore le raggiunse la testa e poté chiaramente avvertire i sudori freddi del suo corpo. Davanti agli occhi riviveva la scena di Tyler che veniva trascinato via dalla guardia. Scena che si fece ancora più vivida e reale quando si accorse che i controllori si stavano avventando sulla bambina. Tutto il resto sembrava non esistere. Tutti i passeggeri intorno a lei sembravano improvvisamente scomparsi.
Le mani le tremavano, le gambe quasi non reggevano il suo peso. Ma quando vide uno dei controllori afferrare violentemente la piccola per un braccio e chiamare a squarciagola l'Infiltrato riuscì a gettarsi sulla bimba con uno scatto degno del più feroce dei lupi grigi.
La avvolse fra le sue braccia, la strinse a sè e cercò di consolare il pianto che la violenza del controllore aveva causato.
- No! - fu tutto ciò che uscì dalle sue labbra. Un "No" quasi urlato, un "No" disperato e spaventato a morte.
Passeggeri e controllori guardavano Ella esterrefatti.
- Togliti! - a parlare era stato il controllore che aveva afferrato la bambina per un braccio - Signore, vanno punite entrambe! - disse poi rivolto all'Infiltrato.
Nel frattempo dagli occhi di Ella sgorgavano lacrime di paura. Tra un singhiozzo e l'altro continuava a supplicare, accovacciata di fronte quei mostri con la piccola stretta fra le braccia.
- No! Per favore no! È solo una bambina! Non lo ha fatto apposta!
L'Infiltrato dai capelli castani la guardava dall'alto, con un'aria di disprezzo stampata negli occhi.
- Signore, hanno infranto le regole...
Finalmente l'Infiltrato parlò, restando perfettamente impassibile davanti al controllore che lo spronava ad agire ed ad una Guardiana in lacrime inginocchiata ai suoi piedi.
- No, non importa.
- Ma signore...
- Non è una cosa importante, abbiamo altro a cui pensare.
L'Infiltrato uscì poi rapidamente dal vagone. I controllori lo seguirono ubbidienti.
Ella rimase seduta sul pavimento per un tempo infinito. Stringeva a sé la bambina, accarezzandole i morbidi capelli neri nel tentativo calmarla.
Jasmeen le si avvicinò titubante. Sembrava sconvolta.
- Stai bene? - le chiese.
Ella annuì. Aveva gli occhi velati di lacrime, ma stava bene davvero. Si sentiva bene, felice per essere riuscita ad evitare altro orrore. Avvertì il tenero abbraccio di Jasmeen e non poté fare a meno di piangere.
*****
La Guardiana vagava da sola lungo i corridoi del treno. Dopo la colazione aveva passato alcune ore nella letto della sua cuccetta, con le coperte tirate fin sopra la testa. Poi aveva deciso di fare una passeggiata, se così può essere definito il vagare senza meta per i corridoi di un treno. Aveva voglia di silenzio, voglia di restare sola con i suoi pensieri. Le luci artificiali si erano già accese. Si illuminavano ogni volta che fuori faceva buio, automaticamente. Dai finestrini poteva ammirare, immerso nella penombra, un paesaggio ricco di alberi e cespugli, apparentemente privo di forme di vita. La luce del tramonto stava ormai per spegnersi. La sguardo di Ella cercava invano di distinguere i contorni del paesaggio esterno, mentre la sua mente rifletteva sulla sua prigionia e cercava speranze di libertà. Doveva andarsene. Doveva riuscire a fuggire. Quel luogo la stava distruggendo, non poteva permettersi di rimanere rinchiusa lì ancora a lungo.
Una strana ombra la distolse dai suoi pensieri. sembrava come se l'aria vibrasse, come se qualcuno stesse correndo talmente velocemente che l'occhio non era in grado di coglierne il movimento.
Come un'illusione ottica che appare e...
Ella Strabuzzò gli occhi. Il suo cuore ebbe un sussulto. Non poteva essere vero. Poteva essere...
Provò ad avvicinarsi, svoltò un angolo... Una chioma color miele scuro le passò davanti, prima di dissolversi nuovamente come aveva fatto in precedenza.
- Hawk!
Era da tanto che non pronunciava quel nome. Lo urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
- Hawk!
Cercò di inseguirlo per i corridoi, ma quella figura sembrava più sfuggente che mai. Per alcuni minuti riusci a stargli alle calcagna, ma ad un certo punto perse di vista quella strana illusione ottica. Presa dalla disperazione, iniziò a vagare per i corridoi, scegliendo casualmente la direzione da seguire. Corse talmente forte da farsi mancare il fiato. Ma continuò comunque ad urlare il nome di quello che un tempo era stato un suo grande amico.
Svoltata l'ennesima curva Ella si arrestò di colpo. Con sua grande sorpresa, si ritrovò a pochi centimetri da Daemon, che la stava fissando con una finta aria indifferente. Probabilmente anche lui era rimasto sorpreso da quell'incontro. I suoi occhi scuri si erano persi in quelli blu con pagliuzze marroni di lei.
- Vai di fretta, Guardiana? - aveva un modo di fare altezzoso e presuntuoso. Appariva molto sicuro di sé, ben consapevole che sul treno era lui a comandare. Il mezzo sorriso che aveva sembrava essergli stato cucito addosso.
- Non sai che è vietato correre nei corridoi? Ed è vietato anche urlare. Cos'è, stai cercando di essere punita?
Ella spinse lo sguardo oltre la figura dell'Infiltrato, sperando di rivedere Hawk.
- Spostati! - disse lei indispettita.
- Sei un po' troppo insolente per i miei gusti. Portami rispetto, Guardiana.
- Spostati! - ripeté lei, scandendo bene le sillabe e fissando il ragazzo dritto negli occhi.
- Che cosa c'è? Cerchi qualcuno? Ti sei persa? Magari stai cercando la biondina che era con te l'altra volta? Era proprio carina, magari potrei trascinarla in una delle sale di tortura con qualche scusa...
Ella non riuscì a trattenersi. Sollevò di colpo la mano e diede un ceffone al ragazzo.
Non riusciva a credere di averlo fatto.
Ormai era troppo tardi per pentirsene.
Daemon continuava ad sorridere, evidentemente lo schiaffo non era stato abbastanza forte. La guardò con aria quasi felice. Ella sapeva che avrebbe dovuto cominciare a preoccuparsi.
Una voce metallica si udì in lontananza. Una voce che Ella aveva già sentito prima.
- È vietato aggredire il personale del treno è vietato aggredire il personale del treno è vietato aggredire...
Dal corridoio alle spalle di Daemon si stava avvicinando, inarrestabile, una guardia. La sua innaturale voce si faceva sempre più vicina e minacciosa.
Ella temeva di venire trascinata via, come era accaduto a Tyler. Quello che vide la terrorizzò ancor più che il pensiero delle torture.
Il viso della guardia stava cominciando a deformarsi. La bocca, che prima si muoveva per scandire le parole, si era ora spalancata a dismisura e continuava ad aprirsi, abbassando la mandibola in maniera mostruosa. Gli occhi si ingrandirono fino ad occupare l'intera porzione superiore della faccia della guardia. Le pupille erano talmente dilatate da aver nascosto la parte bianca dell'occhio. Le guance, incavate oltre ogni logica, sembravano quasi volersi sciogliere. I denti si erano trasformati in aguzzi spuntoni grigi, quasi come se fossero fatti di pietre scheggiate. Quando la guardia arrivò dietro Daemon, aveva ormai la mandibola scesa fin quasi all'altezza dell'ombelico. La bocca era diventata un enorme buco nero. Gli occhi stavano ormai colando fuori dalle orbite e i capelli si erano trasformati in una melma nera. Nonostante le mostruose fattezze, la creatura continuava a ripetere meccanicamente la sua frase. Sembrava che le parole uscissero fuori da un altoparlante posto in gola.
Ella a quel punto era pietrificata dal terrore. Avrebbe voluto scappare, ma non era più in grado di controllare le gambe. Aveva sbarrato gli occhi e le labbra erano socchiuse, come a voler urlare. Ma non riusciva a farlo. Non riusciva a fare niente.
Quando la guardia fu di fianco a Daemon, ad un passo dall'afferrare Ella con una mano artigliata, il ragazzo, che non aveva smesso un attimo di sorridere, sollevò il braccio in maniera appena percettibile.
La guardia si bloccò e riassunse immediatamente il suo solito aspetto. Dopo di che girò i tacchi e se ne andò come se nulla fosse successo. Ella rimase a bocca aperta.
- Oggi sei fortunata Guardiana. Sono di buon umore. Stai attenta a quello che fai.
- Come... Come hai fatto?
- Le guardie obbediscono in maniera diretta a noi Infiltrati. Posso far fare loro quello che voglio. Allora... chi stai cercando, Guardiana?
- Che importanza ha? Non ho trovato chi cercavo. A te che importa?
Daemon sorrise ancora una volta. Quel sorriso non aveva nulla a che vedere con quello di Jasmeen. Sembrava malvagio. Sembrava come se il ragazzo stesse costantemente pensando ad un modo per torturarla.
- Portami rispetto Guardiana! La prossima volta non sarò così clemente. Non so se lo hai capito, ma qui comandiamo noi. Fammi arrabbiare, e la pagherai cara. Ora vattene.
- Tu sai chi cerco, vero?
- Forse. Ma la verità è che non mi importa. E in fondo perché mai dovrebbe importarmi? - le afferrò violentemente un polso, stringendolo così forte da arrivare quasi a spezzarlo - Perché dovrebbe importarmi qualcosa di una Guardiana talmente stupida da farsi imbrogliare dagli Imperiali?
La spinse con veemenza contro il muro.
- Guardati le spalle, Guardiana. Sono una persona estremamente vendicativa. Non mi dimenticherò della tua insolenza. Stanne certa, troverò il modo di farti pentire delle tue azioni.
Ella sostenne spavalda lo sguardo di lui.
- Come? Vuoi uccidermi? Fallo allora. Sono già morta. Sono morta quando il treno mi ha strappato le ali. Ora sta cercando di strapparmi l'anima. Non ha senso una vita così, preferisco la morte.
Il viso di Daemon si sciolse in un nuovo ghigno.
- Sai cosa penso? Che la morte sia una liberazione. Perché mai dovrei essere tanto magnanimo da concedertela? Spera che qualcuno degli Infiltrati ti uccida presto, perché se avrò la possibilità di rimetterti le mani addosso, la morte sarà la cosa che più desidererai.
Finalmente si allontanò da lei, lasciandole il polso, che nel frattempo aveva assunto un colore violaceo.
- Ora vattene. - lo disse quasi sussurrandolo ma comunque con un tono autoritario.
Ella preferì obbedire. Corse via, in direzione del vagone di ritrovo. I pensieri le riempivano la testa e lei non riusciva a farli tacere.
*****
Gli Imperiali affollavano il vagone di ritrovo. Benché fosse ormai sera e nonostante il coprifuoco sarebbe scattato in meno di un'ora, nessuno sembrava voler allontanarsi dal simpatico salottino.
Ella si sentiva stravolta. Il livido che le era comparso sul polso era già sparito, ma il dolore persisteva e si univa ad un martellante mal di testa.
Si avvicinò titubante ad uno dei divanetti. Sara e Jasmeen non c'erano, ma erano presenti Brix ed alcuni suoi amici. Una ragazza le si piazzò davanti. Sembrava agitata. Aveva lunghi capelli neri, lisci come la seta, due grandi occhi marroni e un nasino delicato e all'insù. Le labbra sottili erano arricciate in una smorfia che mal celava una punta di nervosismo. Era abbastanza minuta, ma sotto la divisa si intravedevano un seno e dei fianchi particolarmente prosperosi. Il collare azzurro fu la cosa che più catturò l'attenzione di Ella.
La Guardiana la fissò in silenzio. Le avrebbe voluto parlare, avrebbe voluto chiederle perché negli scorsi giorni la avesse spiata con tanta insistenza. Ma non ne aveva la forza. Fu la ragazza a parlare.
- Mia signora... io... io sono Maya... sono una magicante...
Sembrava che la presenza di Ella la spaventasse.
- Io sono Ella.
- Voi siete... ascoltatemi... io credo che voi dovreste...
- Perché mi parli così? Mi fai sentire strana, non hai bisogno di tutte queste formalità.
- Ma voi... siete una regina? Siete una principessa? Non avevo mai visto nessuno con il collare dorato. Ma... devo proprio dirvelo... Mio fratello Pitt dorme nella carrozza K. Mi ha detto che lì si trova un angelo nero cieco. Il suo nome è Enom. Alcuni dicono che sia un veggente, ma molti non credono a questa storia. Pensano semplicemente che sia un vecchio ciarlatano. Però... mio fratello dice che il veggente ha parlato di una passeggera con il collare dorato. Io non so... Mia signora... Io credo che dobbiate andare a parlargli. Forse è davvero solo un bugiardo,ma... Io non posso credere che sia solo una coincidenza.
Ella la guardò sconcertata. Non era riuscita a dire una sola parola.
- Sono una Guardiana. - disse soltanto.
Decise però che sarebbe stato utile parlare con il presunto veggente.
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