Capitolo VII

Brix camminava nervosamente su e giù per il vagone di ritrovo. Seduti ai divanetti, Jasmeen, Pauli e altri due Imperiali lo guardavano pietrificati. Sara invece era in piedi e cercava costantemente di calmarlo. Ad Ella quella intera situazione sembrava surreale. La sera prima il compagno di stanza di Brix, Tyler, era stato trascinato via da una guardia per aver involontariamente infranto una regola e da allora non si era più visto. Il giovane imperiale dai capelli corvini aveva affermato che il suo povero amico non aveva dormito nella cuccetta quella notte.

- Lo hanno torturato! Lo devono aver distrutto! Forse... forse lo hanno portato a medicarsi! Forse era troppo malmesso ed hanno avuto pietà di lui!

- Brix calmati! Non risolverai niente facendo così.

- Dobbiamo andare a cercarlo! Adesso! Subito!

- Ma che stai dicendo? È una follia!

A parlare ora era Jasmeen, che fissava l'amico sconcertata. Lui le rivolse un'occhiata furente.

- Stai dicendo che dovremmo lasciarlo morire? Che dovremmo lasciarlo perdere? Come se fosse un insetto schiacciato? Come se fosse uno di quei luridi Infiltrati?

- Sto solo dicendo che è inutile andarlo a cercare! Se è ancora vivo lo riporteranno nella cuccetta! - la voce di Jasmeen suonava esasperata.

- Jasmeen ha ragione. Non ha senso quello che stai dicendo Brix. Se non è tornato è perché è morto. C'era Eden ieri nel vagone. Se è stata lei ad occuparsene puoi anche rassegnarti, è morto.

- Chi è Eden? - chiese Ella.

- L'Infiltrata che ieri si è occupata dei lavori al porto. È una furia, spietata come pochi. Lo avrà torturato fino ad ucciderlo.

La ragazza bassina che mi ha colpito.

- Basta così! - Brix impose il silenzio - Non voglio sentire altro! Andremo a cercarlo e basta. C'è una stanza delle torture vicino alla mia cuccetta, ci andremo io e Pauli. Sara, tu e Danny andrete nella carrozza N. Jasmeen, tu e la Guardiana lo cercherete nella stanza M-601. Non voglio sentire obiezioni!

Jasmeen sospirò, Sara stava rivolgendo uno sguardo compassionevole al ragazzo. Nessuno, effettivamente, ebbe il coraggio di obiettare. Erano tutti in pena, eppure sembravano tutti rassegnati. Non doveva essere il primo dei loro amici a perdere la vita.

Prima di alzarsi dalla poltroncina Ella sentì addosso lo sguardo della ragazza con il collare azzurro, lo stesso sguardo che l'aveva scrutata giorni prima. La Guardiana la fissò a sua volta con i suoi occhi blu. Jasmeen interruppe il gioco di sguardi afferrandola per un braccio e trascinandola via.

*****

- La stanza delle torture M-601 è abbastanza distante. Possiamo prendere... il corridoio M-699... per fare prima.

Jasmeen era trafelata. Correva come un'ossessa fra i corridoi del treno. Ella riusciva a stento a starle dietro.

- Giriamo di qua, credo sia la strada più breve.

Sembrava volersi sbrigare. Forse, pensava Ella, sperava di riuscire a trovare Tyler ancora vivo. Oppure, più probabilmente, sperava di ricevere il prima possibile la conferma della sua morte, così da poter finalmente cominciare il processo di accettazione.

Svoltata l'ennesima curva, l'Imperiale bionda si arrestò all'improvviso, ritrovandosi inaspettatamente davanti a due Infiltrati.

Ella riconobbe Daemon, il ragazzo che alcuni giorni prima aveva attraversato spavaldo il vagone ristorante. L'altro le era sconosciuto. Sembrava più vecchio di Daemon. Gli occhi marroni erano contornati da piccole rughe e fra i capelli castani brillava qualche filo bianco. La sua corporatura era però più massiccia di quella del suo amico. Era un po' più alto e decisamente più muscoloso. Anche lui era privo di divisa. Indossava invece una maglietta a maniche corte e dei semplici pantaloni. Era vestito interamente di nero. Daemon aveva addosso la solita camicia bianca e dei pantaloni blu di stoffa parecchio spessa. Ora che li vedeva da vicino, Ella fu quasi certa che entrambi fossero Imperiali.

I due erano in piedi, appoggiati alle pareti opposte del corridoio, uno di fronte all'altro ed entrambi a braccia conserte. Prima di accorgersi della presenza di Jasmeen ed Ella stavano chiacchierando pacatamente. Quando però videro le due ragazze stare a poco più di un metro di distanza da loro, restarono in silenzio a fissarle. Jasmeen aveva ancora il fiatone.

- Quanta fretta. - a parlare era stato Daemon, che ora aveva dipinto in viso un sorriso strano - Andate da qualche parte?

- No signore. - rispose Jasmeen, che subito dopo si rivolse ad Ella sussurrando - Facciamo il giro lungo.

- Ma no, perché? - Daemon a quanto pare la aveva sentita - Non vogliamo mica farvi perdere tempo.

L'Infiltrato fermò il suo sguardo sulla Guardiana. I suoi occhi scuri incrociarono quelli blu cobalto di lei.

- Però... ripensandoci... sarebbe un gesto molto maleducato passare in mezzo a due persone che stanno parlando, non credi? Biondina, vai pure. Fai il giro largo come avevi detto. Magari permetterò solo alla tua amica di passare di qua.

Jasmeen non si mosse. Aveva lo sguardo basso. Daemon la guardò quasi incredulo. Il sorriso sul suo volto si era cancellato.

- Sei sorda? Hai capito cosa ho detto? Sparisci! Vattene di qua! - la voce del ragazzo si era fatta molto più minacciosa.

Jasmeen diede una rapida occhiata ad Ella, poi obbedì.

- Sì signore. - mormorò soltanto prima di allontanarsi. Sembrava spaventata.

Ella rimase da sola con i due Infiltrati. Sentiva il cuore battere all'impazzata, ma era abbastanza intelligente da capire che la cosa migliore da fare in quel momento era assecondarli e non fiatare se non interpellata.

I due restarono in silenzio per alcuni secondi. Secondi che ad Ella erano sembrati ore. Poi il più anziano parlò.

- Sei una Guardiana? - chiese con fare serio, indicando con un cenno del capo il collare dorato.

Ella abbassò il mento, come a voler controllare l'effettivo colore del collare. Poi risposte con un sommesso "Sì". Daemon rise.

- L'unica Guardiana talmente stupida da salire sul treno toccata a noi!

La frase del ragazzo moro aveva fatto sorridere anche il suo amico. Per qualche motivo ad Ella sembrava che l'Infiltrato più anziano fosse meno crudele di Daemon.

- Una Guardiana senza ali, senza magia... praticamente inutile! E pensare che i proprietari del treno hanno dato un sacco di oro al tizio che ti ha portata qui. Avrebbero dovuto pagarlo molto di meno!

Mentre Daemon continuava a parlare con il sorrisetto stampato addosso, Ella non poté fare a meno di sollevare le sopracciglia per lo stupore. Forse quel ragazzo parlava di Hawk? Lo conosceva? Sapeva perché l'aveva portata lì? Sapeva del suo inganno?

- Beh? Che fai ancora qui? Vattene via! Vai a raggiungere la tua amica bionda!

Ella era riluttante. Avrebbe voluto parlare, avrebbe voluto chiedere tante cose, ma sapeva che non era possibile. Avrebbe solo rischiato di far arrabbiare i due Infiltrati.

- Sì signore - rispose, imitando le parole di Jasmeen.

Si girò su se stessa e si diresse dalla parte opposta. Sentì i due alle sue spalle riprendere la conversazione precedentemente interrotta, ridendo di gusto.

Trovò Jasmeen ad aspettarla davanti alla porta della loro cuccetta. La ragazza bionda le buttò le braccia al collo non appena la vide, stringendola talmente forte da farle mancare il fiato. La Guardiana la sentì tremare in maniera preoccupante.

*****

La sera era sopraggiunta velocemente. E come ogni sera, Ella si trovava nel vagone di ritrovo in compagnia dei suoi amici Imperiali. Brix, seduto a poca distanza da lei, fissava il vuoto con lo sguardo spento. Nessuno era riuscito a trovare Tyler, e questo poteva significare solo una cosa.

Ella si sentiva estremamente provata. Il lavoro, le bastonate e il pensiero delle torture inflitte all'amico di Brix e della sua morte la avevano profondamente turbata. Anche gli altri Imperiali sembravano stranamente più silenziosi del solito.

La Guardiana raccolse un po' di coraggio e provò a iniziare una conversazione. Era l'unica cosa che sentiva di fare in quel momento. Forse non era la scelta migliore, ma che importava?

- Brix, tu che lavoro facevi prima di salire sul treno?

Lui la guardò sorpreso. Non sapeva se risponderle o continuare a chiudersi nel silenzio.

- Costruivo cose. - disse infine - Costruivo i pezzi che compongono i carri che noi Imperiali usiamo per spostarci - aggiunse dopo aver visto l'espressione interrogativa di Ella.

- E da quanto tempo sei sul treno?

- Quattro anni.

- E tu Pauli? Tu che lavoro facevi?

- Gestivo un negozio di alimentari. - rispose la brunetta - sono qui da poco più di un anno. - lo specificò senza che nessuno glielo avesse chiesto.

- E tu Sara?

L'Imperiale dalla chioma riccia la guardò con la sua solita aria corrucciata. Con il passare dei giorni Ella aveva capito che l'atteggiamento apparentemente aggressivo di Sara faceva parte del suo modo di essere e che spesso appariva arrabbiata o infastidita anche se in realtà non lo era.

- Io sono diventata una schiava prima ancora che potessi imparare un mestiere. Mia madre faceva la sarta. Mi ha insegnato a cucire, ma non è mai stato un vero lavoro. Anche se qualche volta ho cucito qualche abito per quelle cagne che il mio precedente padrone si portava a letto. Mi aveva costretto lui a farlo. Sperava di fare colpo offrendo abiti realizzati da una schiava. Che pezzente!

Mentre ascoltava i suoi compagni di viaggio, Ella si accorse con la coda dell'occhio della solita ragazza con il collare azzurro che, come sempre, la osservava da lontano.

- Parlatemi degli altri passeggeri. Spiegatemi i colori dei collari.

- I collari grigi sono degli Imperiali, già lo sai - a rispondere era stato Brix - poi ci sono i collari neri, che sono destinati alla maggior parte degli abitanti del Vortice. Le varie categorie hanno tutte questo colore. Fanno eccezione le streghe, che hanno il collare viola, ed i posseduti, con il collare blu scuro. Penso che ci sia qualche altra eccezione, ma questi sono i colori che conosco io. Poi alcuni abitanti della Dime, come le fate e le ninfe, hanno il collare verde chiaro, mentre altri, come gli spiriti o gli gnomi, lo hanno verde scuro. Ah, e i sacerdoti bianchi hanno il collare bianco come il loro nome. E poi... ci sono i magicanti che hanno il collare azzurro.

Ella sorrise imbarazzata.

- Non ho capito quasi nulla...

- Cosa non hai capito? Mi sembra abbastanza chiara come spiegazione.

- Non capisco cosa sono le creature che avete nominato. Non ne conosco nessuna, a parte i magicanti.

- Ma tu e le tue sorelle siete custodi della Dime - a parlare stavolta era stata Sara - come è possibile non conoscere le creature che tu stessa proteggi?

- Le Anziane ci tengono a distanza dal mondo esterno. Noi non conosciamo quasi nulla, e non entriamo in contatto con gli estranei. Persino i magicanti non possono avvicinarsi al palazzo, se le Anziane non danno il loro esplicito consenso. È per proteggerci, credo...

- Proteggervi da cosa?

- Da quello che ho visto qui. Dal male, dall'odio, dal dolore e dalla morte. Forse le Anziane non avevano torto a volerci tenere lontane dal mondo. Forse c'era un motivo se ci era proibito volare fino alla Città Imperiale.

Fece un attimo di pausa. I suoi occhi si spensero. Sentiva persino la sua stessa anima spegnersi.

- E quell'enorme lupo che c'era nel vagone ristorante ieri? È una creatura del Vortice anche lui?

- Si, è un lupo grigio. È molto aggressivo, e odia la Dime e la Casa Imperiale. È meglio non avere nulla a che fare con lui.

Ella continuò a chiacchierare con i suoi amici ancora per un po'. Con loro si sentiva bene, ma non bene come avrebbe voluto. Sentiva di non riuscire a prendere fiato, di non riuscire a parlare. Eppure stava respirando, stava parlando. Si sentiva confusa e vuota. Ma c'era una cosa che finalmente aveva capito. Ora sapeva chi era la ragazza che nei precedenti giorni la aveva fissata in maniera snervante: una magicante.

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