2°capitolo
Erano passati già tre mesi e io e Adrien eravamo diventati molto intimi. Lui veniva ogni giorno a casa mia a studiare, ridevamo, parlavamo di tante cose e io ero felice così, anche se avrei tanto voluto confessargli che mi piaceva, ma non ne avevo il coraggio. Pensavo che se gli avessi confessato i miei veri sentimenti lo avrei perso per sempre e non volevo.
Io e Melissa non ci eravamo più parlati da quel giorno, soprattutto dopo lo scherzo poco carino che la mia squadra le aveva fatto. Ci era rimasta davvero male perché non l'avevo difesa in nessun modo, anzi, ero stato io a dare il permesso a quei cavernicoli da strapazzo. Certo, un po' mi sentivo in colpa, ma era meglio allontanare persone di quel tipo, non volevo soffrire per gente che non mi meritava.
Non avevo paura che lei per ripicca potesse spifferare tutto, perché io ero il re della scuola, nessuno avrebbe mai creduto a una sfigata che voleva solo gettare fango al capitano della squadra di football. Quindi per certi aspetti, adoravo la mia popolarità. Per quanto riguardava mio fratello, lui stava in silenzio solo se io in cambio gli facevo da schiavo. Certo, la trovavo una cosa assurda, ma dovevo tenere duro altrimenti, Jacob mi avrebbe rovinato la vita.
***
«Axel, oggi alle quattro per te va bene se ci vediamo a casa mia?» Mi domandò Adrien, mentre stava prendendo alcuni libri dal suo armadietto e io ero accanto a lui a fare lo stesso.
«Certo! Ma come mai questo cambio?» Gli chiesi non felice di quel fuori programma.
«Oggi mio padre non tornerà a casa fino a stasera e devo fare da babysitter a mia sorella Alyson.»
«Ok.» chiudemmo l'armadietto e andammo nell'aula di matematica. Io e Adrien andavamo sempre nelle stesse aule, ero davvero fortunato.
****
Dopo tre ore di prendere appunti come due matti, finalmente suonò la ricreazione e io e il biondo scendemmo giù per prendere qualcosa da mangiare.
«Axel...» a un tratto una flebile voce da ragazza attirò la mia attenzione. Era Melissa, sembrava spaventata da me e inoltre non era più la ragazza semplice e bella di una volta: i suoi capelli neri erano trascurati, la pelle era secca e bianca e sotto ai suoi meravigliosi occhi verdi c'erano due occhiaie enormi.
Preoccupato per la sua salute anche se non dovevo, le risposi:«Dimmi che c'è?»
«Posso parlarti un minuto per favore?» Mi chiese con la voce tremante. Guardai per un attimo Adrien e lui mi diede il permesso di parlarle, era come se entrambi si erano messi d'accordo.
«Certo.» sospirai sconfitto da quella situazione. Lei mi fece cenno di seguirmi e andammo nel bagno della palestra, un posto sicuro dove parlare senza essere sentiti.
«Dimmi in fretta quello che devi comunicarmi, come vedi ero impegnato.» la guardai negli occhi e stranamente non vidi nessuna emozione di odio o di rancore, trasmetteva solo tristezza e malinconia.
«Mi dispiace...per quello che è successo, per quello che ti ho fatto. Non volevo tradirti è solo che tu...» cercò di spiegarmi ma io la interruppi subito.
«Cosa? Cosa sono?» Le urlai minaccioso.
«Sei così strano...così diverso ecco, volevo aiutarti, credevo che se glielo avessi detto a tuo fratello, lui ti avrebbe potuto aiutare.» mi disse con le lacrime agli occhi.
«Sei patetica, quindi vuoi dire che ti faccio schifo e hai cercato di cambiarmi, dicendolo a mio fratello?» La guardai con disprezzo.
«No... Beh più o meno, ma non è questo. Se tu fossi "normale" tutto sarebbe perfetto.»
«Normale? Io sono normale, sei tu che credi che io non lo sia. Senti, basta sono stufo di sentirti dire altre stupidaggini, finiamola qui, ok?» Sbuffai. Era inutile lei non mi avrebbe mai accettato per come ero e io non avevo nessuna intenzione di cambiare per piacere a lei o agli altri.
«Aspetta, ti prego, Axel, non te ne andare...volevo chiederti scusa, dopotutto sei il mio migliore amico e...mi manchi.» mi disse scoppiando a piangere. Io però, non provavo nessuna emozione, per me ormai lei era invisibile, un'estranea.
«Addio, Melissa, credevo che tu fossi diversa dagli altri, ma vedo che mi sbagliavo.» me ne andai da lì, sbattendo forte la porta del bagno. La lasciai da sola a piangere e a riflettere su quello che aveva fatto e detto.
«Tutto bene?» Mi guardò preoccupato Adrien. Io ero sconvolto.
«No, non proprio, scusa devo andare in bagno.» corsi via piangendo. Non mi andava proprio di essere considerato un fenomeno da baraccone, forse tutti prima o poi avrebbero scoperto il mio segreto e la mia vita sarebbe finita all'istante.
Aprii la porta del bagno ed entrai, mi nascosi e iniziai a sfogarmi. Avevo paura, molte volte avevo pensato che se tutti avessero scoperto che ero "gay" io mi sarei suicidato. Non avrei avuto il coraggio di continuare a vivere con tutti che mi disprezzavano e che mi guardavano come se fossi un appestato. Continuai per alcuni minuti fino a quando la campanella della ricreazione suonò e sentii bussare alla mia porta.
«Axel? Sei qui? Sono Adrien...tutto bene?» Non avevo nessuna intenzione di vederlo e di farmi vedere in quello stato, facevo veramente pena, ero ridicolo.
«Vattene Adrien, ci vediamo in classe.»
«Lo so cosa provi, mi dispiace.» sentendo quelle parole, confuso aprii la porta.
«Che vuoi dire?» Lo guardai negli occhi, era davvero bello.
«Niente, e che mi dispiace vederti soffrire. Deve averti fatto davvero qualcosa di brutto perché tu non voglia perdonarla.»
«Ah, tranquillo.» sospirai sollevato.
«Se vuoi puoi sfogarti con me, sono bravo a mantenere i segreti, dico davvero.» mi sorrise mostrandomi i suoi denti bianchi e perfetti. Ero tentato di confessargli tutto, di dirgli che lo amavo dal primo momento che ci eravamo guardati, ma poi la ragione come succedeva sempre, prendeva il sopravvento e cacciai via, un'altra volta, quell'idea dalla testa, facendomi sentire ancora peggio e facendomi sanguinare il cuore.
«No tranquillo, è una sciocchezza.» mi asciugai gli occhi con le mani.
«Io non credo proprio che sia una sciocchezza, ma se non te la senti va bene, ricorda che io sono qui per te, ok?»
«Grazie» d'istinto lo abbracciai. Non sapevo per quale motivo lo avessi fatto, però quando il mio gesto fu ricambiato, mi sentii in paradiso.
«Su adesso andiamo, e mi raccomando... non voglio più vederti così.»
«Sì, tranquillo.»gli sorrisi sinceramente. Con lui tutto era più bello.
***
Adrien
«Alyson, vai a sistemare il casino che hai lasciato in soggiorno, per favore.»
«Perchè? Fallo tu.» si lamentò mia sorella.
«Sbrigati! Fra poco avremo ospiti.» le urlai dalla cucina, mentre lavavo i piatti.
«Ok.» si alzò dal divano con malavoglia.
«Grazie.» le sorrisi in maniera inquietante.
«Mi spieghi chi deve venire?» Mi domandò curiosa.
«Un mio amico, sbrigati!» Le urlai nervoso.
«Un attimo, ho capito» sbuffò irritata.
Ero nervoso e allo stesso tempo felice. Per la prima volta Axel sarebbe venuto a casa mia, ero emozionato.
Dopo suonarono al campanello e io andai ad aprire. Mi batteva forte il cuore e quando i miei occhi azzurri si scontrarono con i suoi occhi marroni, rimasi senza fiato.
Axel era un ragazzo bellissimo, adoravo tutto di lui, le sue labbra rosee e carnose, il suo fisico scolpito dovuto ai tre anni di allenamento nella squadra di football e soprattutto amavo la sua voce.
«Ciao.»mi salutò Axel.
«Ciao, entra dai.» ci recammo nel salone dove c'era mia sorella.
«Alyson, lui è Axel... Axel, lei è mia sorella.» li presentai davvero molto imbarazzato. Era come se stessi presentando il mio ragazzo, una cosa che non si sarebbe mai avverata perché io ero omosessuale, mentre Axel era al cento per cento etero.
«È il tuo ragazzo? Carino!» Mi disse mia sorella facendomi diventare rosso come un peperone.
«Ma che dici, Alyson! È un mio compagno di scuola.» mi schiaffeggiai mentalmente. Mia sorella a volte non sapeva stare zitta. Lei, come mio padre, sapevano che io ero gay e mi avevano accettato senza nessun problema. Del resto erano la mia famiglia, se non mi avessero accettato loro, non mi avrebbe accettato nessuno, ma con Axel era diverso, non lo conoscevo da tanto, non sapevo se a lui avesse fatto piacere avere un amico "diverso".
«Scusala, Axel, è ancora una bambina.» risi nervosamente, ero molto agitato.
«No, no, tranquillo.» guardai Axel e mi preoccupai un po': era bianco in faccia, era sorpreso, forse quello che mia sorella aveva detto gli diede fastidio.
«Dai saliamo in camera mia.»
«Ok.» rispose ancora stordito.
Andammo in camera mia e iniziammo a studiare.
***
«Ah che bello! Abbiamo finito storia!» Esultò stendendosi sul mio letto.
«Beh... manca però ancora matematica.» risposi sedendomi accanto a lui.
Dio, come era bello, volevo baciarlo e fare anche l'amore con lui. Ma ovviamente lui mi avrebbe di sicuro allontanato.
«Che c'è? Perché mi guardi così?»Mi domandò Axel confuso.
Era troppo bello, non resistevo più dovevo baciarlo.
«Aspetta, hai una cosa tra le labbra.» gli dissi appoggiando in maniera casta le mie labbra sulle sue belle e carnose. Non mi importava se dopo mi avrebbe odiato per sempre, in quel momento non riuscii a fermarmi.
Stranamente però, lui non si staccò e il nostro bacio dapprima dolce e casto, divenne appassionato. Lui con prepotenza e desiderio entrò la sua lingua nella mia bocca, cercava la mia e io allora gliela diedi. Ci lasciammo andare, iniziammo a baciarci con più foga, le nostre lingue si intrecciarono e iniziarono a danzare.
«Adrien, ti desidero voglio fare l'amore con te dal primo giorno che ci siamo visti.»mi rivelò con il fiato corto ed eccitato dal bacio di prima.
Io ero senza parole, anche lui ricambiava i miei stessi sentimenti. Ero felice, al settimo cielo.
Iniziammo a spogliarci e lui mi baciò prima la bocca, poi il collo e in fine passò sul ventre. Sentivo un fuoco ardere dentro di me, lo desideravo più di ogni altra cosa.
***
«È stato bellissimo Axel.» lo baciai un'altra volta sulla bocca.
«Sì, anche per me.» ero sicuro al cento per cento che per lui era la prima volta che lo faceva con uomo, quindi ero ancora un po' confuso, non sapevo cosa volesse davvero.
«Posso farti una domanda?» Gli chiesi pieno di dubbi.
«Certo, dimmi.»mi sorrise rimettendosi la maglietta.
«È la tua prima volta in assoluto?»
Gli chiesi confuso.
«Con un uomo? Sì, ho fatto sesso con qualche ragazza, ma devo ammettere che con uomo è mille volte meglio.»mi fece l'occhiolino e mi strappò un altro bacio. Lo amavo da impazzire.
«Ah ok.»mi abbottonai i jeans. Cavolo, ero più in imbarazzo di prima.
«Bene, ti va se continuiamo a studiare?»
«Sì, certo.» anche se in realtà volevo sapere cosa eravamo dopo quello che c'era stato tra di noi, ma forse era ancora troppo presto.
***
«Bene, mi è venuta anche questa equazione.»esultai.
«Senti, Adrien, non te la prendere, ma per te va bene se quello che è successo tra di noi rimane un segreto? Sai nessuno a scuola apprezza i gay, quindi se non vogliamo problemi è meglio che non ci facciamo scoprire.»
che bastardo, certo aveva ragione, ma quelle sue parole mi ferirono.
«Sì, tranquillo nessun problema.»mentii spudoratamente.
«Grazie.»mi sorrise e mi diede un altro bacio. Volevo dargli un pugno, gridargli tante cose in faccia, ma l'amore che provavo per lui era più grande di ogni altra cosa.
Dopo che finimmo di fare i compiti ci salutammo e lui tornò a casa.
«Fantastico!» Gridai avvilito. Avevo capito perfettamente quello che Axel mi aveva detto. Dovevo fingere, non potevo baciarlo ed esprimere davanti a tutti i miei sentimenti perché altrimenti, qualche stupido scimione ignorante, ci avrebbe giudicato e preso di mira senza capire cosa si provasse a essere presi in giro per il proprio orientamento sessuale. Che schifo di mondo, io volevo solo essere compreso e lasciato libero di vivere la mia vita come volevo, ma a volte la crudeltà delle persone era peggio perfino di mille spade taglienti conficcate nel cuore.
"L"amore non ha delle regole, nessuno dovrebbe costringere qualcuno a essere infelice pur di non dare fastidio alla società. Questo mondo è marcio, le persone disprezzono e odiano tutto quello che ai loro occhi è strano e cercano di distruggerlo per paura di soffrire." Pensai, mentre ero fuori a correre. Avevo bisogno di sfuggire per alcune ore da quella orribile realtà che mi opprimeva ogni giorno sempre di più.
Sei mesi dopo:
Alyson
Ed eccoci qui, dopo la morte di mia madre adesso eravamo anche al funerale di mio fratello Adrien e del suo amico Axel.
Si erano suicidati.
Si amavano, ma i loro compagni e la famiglia di lui erano troppo stupidi per capire cosa provassero quei due ragazzi, così giovani e così fragili. La mia anima era svuotata, era come se avessi perso un altro pezzo del mio cuore.
"Non è giusto, perché le persone di questo mondo amano così tanto far soffrire gli altri? È solo un' ingiustizia." Pensai piangendo ancora più forte e mi strinsi di più tra le braccia di mio padre.
«Andiamo, Aly, lo abbiamo salutato abbastanza, adesso dobbiamo lasciarlo riposare.» mi disse mio padre con gli occhi gonfi di lacrime e la voce spezzata.
«Papà, tu credi che adesso loro due saranno più felici lassù?»
«Certo, lì nessuno gli dirà che è sbagliato il loro amore e poi non sono soli... Con loro c'è la mamma e Gesù» mi abbracciò forte.
Dopodiché tornammo a casa.
"Non vi scorderò mai Adrien e Axel, il vostro amore passerà alla storia." Pensai, mentre piangevo nella stanza che un tempo era di mio fratello.
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