"Warcross" di Marie Lu
Sinossi:
Per i milioni di persone che si connettono ogni giorno, Warcross non è solo un gioco, è un modo di essere. Per alcuni rappresenta una via di fuga dalla realtà, per altri una fonte di profitto. La giovane hacker Emika Chen sbarca il lunario braccando i giocatori entrati nel giro delle scommesse illegali. Ma l'ambiente dei cacciatori di taglie, oltre a essere pericoloso, è molto competitivo. Sempre al verde, per racimolare una somma di denaro di cui ha urgentemente bisogno, Emika hackera la partita inaugurale del Campionato di Warcross e, senza volerlo, si ritrova dentro il gioco. È certa che il suo errore le costerà l'arresto, e l'ultima cosa che si aspetta è la telefonata del creatore di Warcross, l'affascinante miliardario giapponese Hideo Tanaka, con una proposta impossibile da rifiutare. Un volo per Tokyo ed Emika si ritrova catapultata nel mondo che fino a quel momento aveva solo potuto sognare. Ma presto le sue indagini sveleranno l'esistenza di un oscuro complotto le cui implicazioni vanno ben oltre i confini dell'universo di Warcross.
Tag:
#gioco, #realtàvirtuale, #amore, #hacker, #campionato, #squadre, #criminalità, #deepweb
Recensione:
Ed eccoci di nuovo qui, lettori, con una nuova recensione!
Come anticipato, oggi parleremo di Warcross, libro recente che ha ottenuto vastissimo seguito. Ho atteso molto per leggerlo, incuriosita dalla trama e dalle recensioni a dir poco contrastanti.
Il genere è difficile da definire: ci troviamo in una realtà molto vicina alla nostra, un futuro prossimo in cui la tecnologia ha fatto passi da gigante, permettendo la creazione di skateboard lievitanti e di una realtà virtuale tanto fusa a quella reale da sembrare vera, attraverso cui tutto il mondo gioca a Warcross.
Su questo sfondo, Emika è una giovane hacker squattrinata che per sopravvivere fa la cacciatrice di taglie. La sua vita sta andando a rotoli, ormai senza nemmeno più una casa, fino a quando per sbaglio non hackera Warcross e si trova, sotto lo sguardo di milioni di persone, nel mezzo della partita inaugurale del Campionato.
Da qui verrà reclutata dall'ideatore di Warcross, il milionario Hideo Tanaka, per scovare l'hacker che sta cercando di distruggere il gioco, conosciuto solo con il vago nome di Zero.
La trama è relativamente lineare e procede cronologicamente e senza grandi intoppi fino alla fine. Da questo punto di vista, l'ho trovata fin troppo basilare. La sinossi promette un complotto oscuro ben più vasto di Warcross, ma una volta letto il libro si scopre che così non è e che tutto, bene o male, si riconduce al gioco e alle invenzioni di Hideo. Essa è quindi fuorviante, anche per via del fatto che non specifica cosa Emika andrà a trovare nelle sue indagini, né la presenza di Zero, l'hacker che dà filo da torcere alla protagonista (se devo essere sincera non ho ben capito perché non sia stato nominato nella sinossi, non è uno spoiler, anzi, si scopre nel primo terzo del libro!).
Quello che invece si scopre leggendo è un piano segreto messo in atto grazie alle creazioni di Hideo e lo svolgimento è a dir poco superficiale: noi seguiamo Emika per tutto il tempo, legati a quello che lei sa, e invece di venire trascinati in una corsa contro il tempo, in una ricerca disperata per fermare Zero, ci troviamo davanti a un processo diviso fra il Campionato, la caccia all'hacker e la relazione amorosa con Hideo.
Fra questi tre punti, ciò su cui l'autrice più si sofferma è senza dubbio quello che meno serviva, ossia il rapporto fra Emika e Hideo, che appare forzato sin dall'inizio (insomma, lei è comprensibile cada ai suoi piedi, visto che è il suo idolo da anni... ma Hideo? Ci viene presentato come ragazzo freddo e distante, che non si apre con nessuno... e dopo due volte che la vede già le dice di usare il lavoro come scusa per incontrarla e le svela i suoi segreti?). Perciò noi vediamo uno scorcio di Warcross e della caccia a Zero molto superficiale, tanto che sembra più sia Zero ad andare da Emi, che non il contrario.
L'ambientazione è quindi superficiale, poiché la Lu non sfrutta appieno il mondo da lei creato, per concentrarsi invece sulla creazione del rapporto fra i protagonisti, il quale tuttavia – come detto – appare velocizzato. Questo è un peccato, poiché preferendo dare più spazio all'amore fra Emika e Hideo, l'autrice non riesce a dare connotazioni uniche al mondo da lei creato (che sia New York, Tokyo o Warcross, tutto ci appare vago e appena accennato); la cosa peggiora se consideriamo poi il fatto che nemmeno questo fantomatico rapporto amoroso riesce ad avere basi solide.
L'ambientazione è quindi un 20% di quello che avrebbe potuto essere, e ammetto che ciò è quel che più fra tutto mi ha deluso: essendo io amante dei videogiochi avrei voluto vedere una discesa più profonda nel mondo di Warcross e una decisamente più cupa nel dark web durante la caccia a Zero. Invece è tutto molto light, quasi come se la Lu non avesse voluto renderlo troppo "serio" o "duro" – usate il termine che preferite – per i giovani lettori. Dal mio punto di vista questo è il perfetto esempio di una trama cazzuta buttata per creare un prodotto capace di piacere ai teenager.
Infine, le descrizioni che abbiamo di Tokyo (perché di NY non abbiamo che tratteggi vaghi) non sono nulla di che, immagini trite strettamente legate a Warcross. L'anno in cui ci troviamo non è dato saperlo.
Nel libro ci sono alcune incongruenze. Prima fra tutte la relazione dei protagonisti, in particolare da parte di Hideo, che per l'intera durata del libro è sembrato bipolare (o sei freddo e distaccato con tutto e tutti e nulla ti tocca o sei dolce e ti fai impressionare dalle minime cose – che non dovrebbero nemmeno dipendere dalla sola protagonista con la motivazione "perché sì"... ma vabbè!).
Secondariamente, i personaggi non dimostrano cognizione di causa e seppure siano tutti attorno ai diciotto/vent'anni, si comportano come tredicenni, soprattutto Emika e la sua squadra, che più volte mi hanno dato sui nervi: Emi dice loro di non poter rivelargli cosa sta succedendo, perché li metterebbe in pericolo... e loro cosa fanno? Litigano e fanno i capricci perché "hanno il diritto di saperlo", esattamente come farebbe un ragazzino delle medie.
Una falla abbastanza grande è quella commessa da Emika stessa una volta che scopre chi Zero sia veramente: perché non lo dice a Hideo? Così facendo avrebbe potuto fermare qualunque oscuro piano e risolvere la situazione (peccato così non ci sarebbe stata la necessità di un secondo libro, mh?). In più... dov'è finita la sua coinquilina, ragazza con cui ha vissuto per anni ma che, non appena Emi si trova a Tokyo, scompare magicamente e lei sembra estirpare dai ricordi?
L'originalità c'era, ma l'autrice non è stata in grado di sfruttare l'idea appieno. Di ciò ne risente l'intera struttura e anche i colpi di scena, i quali si possono prevedere decine di capitoli prima. Per esempio, una delle più grandi "scoperte" del libro è appunto l'identità di Zero: essa viene svelata solo alla fine, peccato che si potesse intuire già almeno dalla prima metà, tanto scontata e banale.
Altro plot twist non molto funzionante è sempre la relazione amorosa fra i due protagonisti: era abbastanza palese sarebbe finita così, non mi ha stupita per nulla.
L'unico colpo di scena che all'effettivo funziona è quello finale, quando si scopre che il cattivo non è chi si pensava. Non me lo aspettavo, e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa.
La narrazione procede lenta ma pienamente comprensibile, non vi sono parti difficili da seguire, se non quella dell'attacco di Zero alla partita del Campionato: in quel punto ho faticato a capire cosa stesse succedendo, a tratti sembrava che Emika fosse ancora nel mondo virtuale, a tratti che invece fosse già nella realtà, poiché queste si confondevano – e non credo fosse voluto.
Le descrizioni sono superficiali, sia per quanto riguarda i luoghi sia per quanto riguarda i personaggi, di cui ci vengono fornite le minime informazioni dispensabili (etnia, colore dei capelli e a volte degli occhi). I luoghi sono per lo più lasciati al caso, tranne quelli che riguardano Hideo, che si intrecciano alla realtà virtuale, prediletta dall'autrice, che vi si sofferma di più.
I dialoghi sono sensati ma spesso presentano termini e modi d'esprimersi fin troppo giovanili, che rispecchiano i comportamenti dei personaggi. Trovo che questa caratteristica sia troppo abusata negli YA, dove gli autori scelgono personaggi fra i diciotto e i vent'anni ma li fanno comportare ed esprimersi come ragazzini.
Lo stile di narrazione è in prima persona al presente ed è una delle cose che non sono riuscita ad apprezzare, poiché amplifica il senso di immaturità dei personaggi, non solo per il tempo usato ma anche per la forma in cui è scritto.
La caratterizzazione dei personaggi è riuscita solo per quanto riguarda la protagonista, che tuttavia si presenta incoerente e in diversi punti difficile da apprezzare: a causa dell'incoerenza e dei comportamenti avventati spesso non è facile condividere il punto di vista di Emika, la quale si butta fra le braccia del pericolo incurante che – così facendo – potrebbe distruggere tutto il lavoro fatto finora e persino anche le persone a cui tiene.
Gli altri personaggi, fra cui Hideo, sono difficili da inquadrare, vuoi perché incoerenti o perché non gli viene dato abbastanza spazio, ma lo spessore non riesce a trasparire, facendo sembrare il tutto ancor più vago. Dei personaggi secondari come Hammie, Ren o Roshan, infatti, non si percepiscono che piccoli particolari del loro carattere, che li rendono più o meno apprezzabili dal lettore ma che sono incapaci di rappresentarli appieno. E ciò è un vero peccato.
Lo stile di scrittura è molto basilare, quasi elementare, e si rispecchia nei personaggi e nei loro modi di parlare ed esprimersi. Quando ho iniziato il libro ho fatto molta fatica ad abituarmi: la sensazione che ho avuto era che fosse acerbo, o scritto volontariamente in modo troppo spiccio, per tenere il libro fisso su un solo range di lettori.
Di errori di traduzione ce ne sono qui e lì, ma nulla che infastidisca la lettura.
Definire se questo libro valga o meno non è facile. Mentre lo stavo leggendo, superata la parte iniziale di assestamento, non trovavo difficile andare avanti, né riuscivo a distinguere tutte le problematiche che sono spuntate fuori una volta finito e riposto nello scaffale. Diciamo che l'autrice aveva delle idee, anche molto interessanti, ma non si è prodigata a sfruttarle o a portare a termine tutti gli agganci che ha messo nello svolgimento, lasciandoli inutilizzati.
Le basi per un buon libro c'erano, ma personalmente trovo che sia stato troppo "commercializzato", reso più leggero e superficiale di quanto avrebbe dovuto, per sfruttare una storiella d'amore in un contesto interessante e indirizzarla ai teenager.
Quindi... se dovessi essere soggettiva direi che è una lettura leggera e carina, che può occupare un pomeriggio di noia. Ma se dovessi essere oggettiva direi di no, Warcross aveva tante buone intenzioni, ma non ce l'ha fatta.
Perciò, lo consiglio? Sinceramente, lo consiglio solo a tre tipologie di lettori:
- coloro a cui piacciono i videogiochi ma non sono ferventi appassionati (ne rimarreste delusi);
- coloro a cui piacciono gli YA e le storie d'amore;
- coloro che cercano una lettura semplice e senza troppe pretese, quasi da spiaggia.
Se invece siete lettori critici e cercate opere ben strutturate, trattanti temi forti e che rispettano l'ambientazione voluta, questo libro non fa per voi.
Personalmente non so se leggerò il sequel, forse più per completezza, visto che è una duologia, ma dai pareri contrastanti che ho visto non mi aspetterei granché: è chiaro che il secondo volume ha il solo e unico scopo di fill, per portare avanti qualcosa che possa piacere ai fan. Se l'autrice si fosse sforzata un po' di più, avrebbe capito di poter concludere tutto in un solo volume, più lungo e meglio fatto.
Per ora questo è tutto,
ci vediamo presto con la recensione di Caraval (mi, l'ho letto in due giorni).
Vi invito a lasciare un parere e vi auguro una buona giornata!
Stay tuned!
Stelle: ⭐⭐
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