"Empress of all Seasons" di Emiko Jean
Sinossi:
In ogni generazione si tiene una competizione per trovare la prossima imperatrice di Honoku. Le regole sono semplici.
Sopravvivi alle stanze incantate del palazzo. Conquista Inverno, Primavera, Estate e Autunno, e potrai sposare il principe. Tutte possono partecipare – a eccezione degli yokai, mostri sovrannaturali e spiriti che l'imperatore umano è determinato a schiavizzare e distruggere.
Mari ha passato l'intera vita a prepararsi per diventare imperatrice. Vincere dovrebbe essere facile. E lo sarebbe, se non stesse nascondendo un pericoloso segreto. Mari è una yokai con l'abilità di trasformarsi in un terribile mostro. Se scoperta, la sua vita sarebbe finita. E mentre si strugge per tenere nascosta la sua vera identità, il fato di Mari collide con quello di Taro, principe che non ha alcun interesse a occupare il trono imperiale, e Akira, un reietto mezzo umano mezzo yokai.
Divisi tra dovere e amore, fedeltà e tradimento, vendetta e perdono, le scelte di Mari, Taro e Akira decideranno il destino di Honoku.
Tag:
#trono, #competizione, #stagioni, #divinità, #sovrannaturale, #creature, #giappone, #amore, #amicizia, #famiglia, #instalove
Recensione:
Buongiorno, lettori! Sono un po' in ritardo, con questa recensione, avendo finito di leggere il libro domenica scorsa, ma mi sono dovuta prendere qualche giorno per essere sicura di analizzarlo bene.
L'opera di cui andremo a parlare è Empress of all Seasons, di Emiko Jean.
Oggi non mi soffermerò sulla trama, poiché trovo che la sinossi sia abbastanza chiara ed eloquente: leggendo quella capirete di cosa tratterà il libro, poiché per una volta rispecchia la storia. L'unico elemento che trovo un po' discorde è quello che nella sinossi si dice su Akira: sembra che ci sia un triangolo e che questi tre personaggi debbano collaborare per salvare il mondo... ma in realtà non è così, e questo mi è un po' rimasto qui, ma è soggettivo.
La trama di per sé è semplice e lineare. La maggioranza dei capitoli si alterna fra il punto di vista di Mari (preponderante), Taro e Akira, i quali si presentano fondamentali poiché ci mostrano pezzi di storia che altrimenti non avremmo potuto comprendere. Non ho apprezzato tantissimo il fatto che ogni capitolo avesse il nome del personaggio come titolo, poiché toglie un po' la sorpresa e non è assolutamente necessario ai fini di trama.
Mi è piaciuto invece un sacco il fatto che ogni tot di capitoli ce ne fosse uno a una divinità, il cui scopo è spiegarci la storia della creazione del mondo e degli yokai e farci capire la fine del libro stesso.
Il problema principale con la trama è il fatto che è veramente veloce. Sin da subito accade di tutto e non c'è un singolo momento di noia... il fatto è che il troppo storpia. Tutto avviene nel giro di cosa... una settimana? Il viaggio dalle montagne – che dovrebbero essere remote – fino a Honoku e viceversa dura uno schiocco di dita, e magari i tempi sono più lunghi dentro la storia, ma questo il lettore non lo percepisce, perché tutto accade con una rapidità assurda. E questo va a colpire sia la coerenza dei personaggi (che cambiano radicalmente così a caso) sia le relazioni che si instaurano fra essi (vedi l'instalove).
L'ambientazione è però veramente bella, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto sovrannaturale e divino. Ho apprezzato il glossario posto alla fine del libro, che mi ha aiutato a capire meglio il significato di alcune parole trovate nel testo. Tuttavia, credo che questo mondo avrebbe potuto offrire di più, se l'autrice si fosse soffermata ulteriormente sulla storia o avesse almeno scritto più di un libro. L'opera è infatti autoconclusiva, ma ritengo sia stata una scelta sbagliata, perché la fine sembra solo velocizzata, come se si volesse chiudere in fretta e basta (insomma, non mi si può saltare la battaglia contro il cattivo e raccontarmi chi vince!).
Di falle vere e proprie non ne ho trovate, ma i personaggi presentano una forte incongruenza verso la fine, più o meno dalla seconda metà in avanti, quando tutto comincia ad accadere a caso. Un esempio lampante è Taro, che passa da essere dispiaciuto per ciò che suo padre fa agli yokai e a sentirsi in colpa per averlo aiutato a volerli invece distruggere, così, perché sì. Poi appare un po' inverosimile che nessuno capisse chi era il vero cattivo. Insomma, dai, si vedeva già dalla prima comparsata!
Anche Mari presenta un problema di coerenza, in quanto passa da ragazza controllata e meticolosa a un'adolescente fangirlante e innamorata.
Ecco, questo succede quando si ha fretta di finire qualcosa e si sacrifica la qualità.
L'originalità dell'opera mi ha personalmente colpito. Il fatto che ci sia una competizione per sposare il principe non è un elemento nuovo, ma è come viene analizzato che rende il tutto molto bello. Il fatto che l'imperatrice per poter essere tale deve prima conquistare ogni stagione (vale a dire sopravvivere alle stanze e ai loro pericoli mortali) e battere il principe a duello, che le partecipanti non possono farsi del male a vicenda pena la squalificazione, e soprattutto tutta la parte degli yokai. Da qualche tempo trovo che il mondo asiatico abbia un certo fascino e credo che questo libro sia una buona scelta se si vuole leggere qualcosa di caratteristico.
Ho amato particolarmente il fatto che l'odio e la segregazione a cui vengono sottoposti gli yokai rispetti molto la situazione attuale del nostro mondo, in cui il razzismo è all'ordine del giorno. Fa pensare, e questo credo sia davvero bello per un libro.
L'elemento negativo che tuttavia devo far notare... è l'instalove di Mari e Taro... poteva essere una cosa ben fatta, ma così è tutto molto casuale e inverosimile. Metto però un bel pollicione in su per Akira, che mi ha fatto stringere il cuore con il suo amore non corrisposto e la sua evoluzione-da-dio. Voglio un Akira personale da tenere sullo scaffale coi libri.
La narrazione si presenta metà e metà.
Le azioni e gli eventi sono pienamente comprensibili, ma in certe parti ho dovuto rileggere per essere sicura di aver capito bene, proprio per via della velocità con cui avvengono.
Le descrizioni sono molto caratteristiche e creano di certo atmosfera, ma sono scarne se comparate allo standard che ci si aspetterebbe. Insomma, vorrei anche vedere qualcosa.
I dialoghi trovo siano un po' fuori tempo rispetto all'ambientazione, ma solo quelli che riguardano Taro e Mari.
Lo stile di narrazione come già anticipato riesce nell'intento, poiché racconta ogni parte della storia e ci mostra i vari punti di vista, rendendo difficile decidere con chi schierarsi. E questo indica una buona riuscita.
La caratterizzazione mostra quel problema di incoerenza. I personaggi, per come partono e come si presentano inizialmente, sono coinvolgenti e particolari, ma alla lunga l'unico che riesce a mantenersi interessante fino alla fine e a subire un'evoluzione è Akira. Mari diventa da guerriera badass con un cuore d'oro (alcuni lettori dicono che lei non faccia niente, che non sia davvero brava come decantato dalla narrazione, ma io penso di sì – lei non fa fatica, lo dice, lei aspetta che gli altri fatichino e poi ne ricava i frutti, come ogni altra Animal Wife. È la sua natura) si trasforma in una ragazzina innamorata che si fida ciecamente di un tizio che conosce da due giorni. Taro, da principe ribelle e dal cuore indurito, diventa un folle innamorato (e qui no, qui non ha senso la sua trasformazione, mi aspettavo qualcosa di più di un "è sarcastica e strafottente quindi la amo". Ma che è) che poi cambia idea quando scopre la vera natura di Mari, come se tutto quello che ha sostenuto fino ad allora fosse aria fritta e il semplice fatto di essere yokai la renda inadeguata. Di lui ho odiato particolarmente la reazione alla scoperta della natura di Mari e alla sua fuga, in quanto dice che "lei deve tornare da lui così può punirla". Ma tutto bene, Taro, sì? L'hai presa la terapia oggi?
Questo aspetto machista mi ha dato un bel po' fastidio, soprattutto perché non sembrava c'entrare niente con il personaggio, che poi fatalità cambia di nuovo idea quando alla fine accade quel che accade. Insomma, anche no.
Gli unici tre elementi che riescono a risollevare tutta la situazione sono:
- Akira, che con la sua mega evoluzione diventa il personaggio top del libro, quando passa da ragazzo codardo e in una disperata ricerca di amore ad assassino strafigo che si butta nella mischia per salvare chi ama. Lo ripeto, mi serve un Akira. Anche uno piccolino, lo tengo lì con i Funko Pop;
- Hanako, cazzutissima Weapons Master che ha permesso l'evoluzione di Akira e con un carattere vero, non che cambia di pagina in pagina;
- Ren, solo per i suoi interventi sarcastici. E poi... chi non adorerebbe un demone dalla pelle rossa grosso quanto un armadio dell'Ikea?
Lo stile dell'autrice è buono, scorrevole al punto giusto, ma forse un po' ripetitivo. Ci sono dei concetti che vengono ripetuti più volte senza che ce ne sia l'effettivo bisogno, tipo le cicatrici di Akira e il suo stato di debolezza, o i dubbi su se stessa e il mondo che scuotono in continuazione Mari.
Il libro si legge però in fretta e posso dire che cattura dalla prima all'ultima pagina (nella settimana che ci sono stata sopra ogni momento libero lo passavo a leggere, quindi direi niente male!).
Perciò, questo libro vale? Secondo me sì. Ci sono dei problemi, ma secondo me sono causati più che altro dalla velocità. Ho la teoria che l'editor abbia voluto diminuire il contenuto del libro e che questo ne sia il risultato. Il fatto è che non credo che il finale dia giustizia alla storia, si è voluto chiudere troppo presto senza sondare un mondo che avrebbe potuto dare molto, molto di più.
Quindi lo consiglio? Sì. Se vi piacciono i fantasy orientali e siete fan di Hunger Games, The Selection e così via credo sia una buona scelta. Empress of all seasons riesce a unificare due generi e creare qualcosa con una morale che – alla fine – lascia al lettore l'impressione di essere stato presente con i personaggi, di aver conquistato le stagioni con Mari, aver inventato macchinari con Taro e combattuto al fianco di Akira. E questo, per un libro, è un tesoro inestimabile.
Il libro lo trovate solo in inglese, ma usa un linguaggio veramente semplice, quindi se avete anche solo una base lo capite.
E per ora questo è tutto,
alla prossima recensione!
P.S.: io ho l'edizione speciale della Illumicrate con tanto di autografo. Non capite quanto gongoli.
Stelle: ⭐⭐⭐⭐
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