Banana Fish

Errieccoci!

Avevo altre recensioni prima di questa, mooolte altre, ma ho dovuto. Ho dovuto scavalcarle a causa di uno degli anime più belli degli ultimi anni:

Banana Fish.

Tratto da un manga degli anni ottanta, l'anime è stato concluso da non molto, con disappunto, dispiacere, e un pizzico di amarezza (quella buona) da parte degli spettatori; ma io ve lo presento con entusiasmo, perché non si può e non si deve perdere un'opera del genere, la quale è molto più profonda della maggior parte degli anime in circolazione, e non si vedeva un prodotto così ben riuscito dai tempi dell'era glaciale. Sarò esagerata? E sia. Ma fidatevi, perché è davvero così.

Comunque andiamo alle cose importanti.

Iniziamo con autore, trama, episodi e tutto quello che c'è da sapere in generale.

Autore:

L'autrice è Akimi Yoshida, l'anime è stato diretto da Hiroko Utsumi.

Trama:

New York, la polizia sta indagando su una serie di strane morti. Un giorno un uomo viene ucciso a sangue freddo in un vicolo ma, prima di spirare, consegna al giovane capobanda Ash una sostanza misteriosa pronunciando le parole "Banana Fish". Queste due parole non sono nuove al ragazzo, sono le uniche che riesce a pronunciare suo fratello, ridotto a un vegetale dopo il rientro dal fronte in Iraq. Cosa si nasconde dietro tutte queste morti sospette? Cosa c'entra la cosca mafiosa di "Papa Dino"? Ora tocca ad Ash scoprire la verità su "Banana Fish".

Fidatevi, questa trama non è niente in confronto a quello che c'è.

Episodi:

24 puntate da 23 minuti circa l'una, tranne l'ultima che conta ben 30 minuti.

Volumi:

19 volumetti. Quasi introvabili.

Da dicembre 2019 Banana Fish è di nuovo disponibile nelle fumetterie in una nuova edizione. Ogni volume costerà 18 pescibanana, ovviamente comprenderà più dei quattro capitoli classici. Non immaginate quanto sono in hype.

Fonte: la nostra amica Wikipedia.

E adesso iniziamo a parlarne seriamente; andrò con la recensione (commento oggettivo, dai), su questa opera. Come sempre keep calm, cercherò di non fare spoiler, nel caso avviserò!

Mi sono ripromessa di essere oggettiva e poco emotiva nello scrivere questa parte su Banana Fish. Mi ero ripromessa anche di pubblicare tante recensioni senza lasciar passare troppo tempo, ma a quanto pare non ci sono riuscita, per cui prendete le mie parole con le pinze.

Banana Fish: una droga in grado di uccidere, manipolare e cambiare le persone. Di più, noi spettatori. Perché diventa questo, e non lo dico per essere riduttiva o non dilungarmi troppo, una droga a tutti gli effetti. È difficile abbandonare la visione dopo aver visto il primo episodio; sapete quando avviene? Quando non si va oltre ciò che ci viene mostrato, quando non si ha la voglia di cogliere i significati di ogni scelta fatta dall'autrice, quando si rifiuta di vedere una realtà, romanzata, ma neanche troppo. Questo anime è potente e violento, non per il sangue e le lotte che si hanno fra i vari membri delle gang di New York, ma per i temi che sono trattati con una forza prorompente, disturbante, quasi.
Gli effetti della guerra sulle persone, l'istinto di sopravvivenza che a volte si spinge oltre l'umano, l'abuso sessuale, l'abbandono della vita per la morte, l'amore e l'amicizia. Quelli principali, ma comunque non tutti gli argomenti che si affrontano. Andiamo per ordine.

Ciò che spicca di più, non appena si iniziano a comprendere le dinamiche dell'opera, è il tema dell'abuso e del possesso sulla gente. Ash è un ragazzo che per anni è stato allevato da un boss della mafia di New York affinché diventasse il suo miglior prodotto, una meravigliosa bestia domata, un diavolo spietato e intelligente più di chiunque altro travestito dall'angelo più bello dei cieli (e della terra, il che lo rende ancora più spaventoso). Ha vissuto ed è cresciuto in un ambiente che non dava spazio alla bontà, ma solo al rispetto di regole dettate dal più forte. Il suo spirito libero l'ha guidato fino a farlo diventare uno dei leader più rispettati fra le gang di strada della Grande Mela, e l'ha reso forte, tanto quanto fragile.

Questo è ciò che ci mostra, quando lo seguiamo passo passo nelle sue avventure: il suo carisma, il rispetto e il timore che incute negli altri, e allo stesso tempo più evidente che mai la sua debolezza, la voglia di fuggire via e abbandonare un luogo falso e ipocrita come quello che è per lui l'America. Un personaggio affascinante, in grado di attrarre chiunque lui voglia con la sua estrema perspicacia e l'arma che usa di più, la sua bellezza. È contraddittorio, umano e inumano allo stesso tempo; comprensibile per pochi e incomprensibile per molti, si fa largo tra la gente senza pietà, scegliendo con precisione chirurgica chi merita una lezione e chi invece nulla, se non la morte. Ma è anche un uomo che sognando la sua infanzia rubata è cresciuto con un senso di vendetta interiore, frenato solo da circostanze favorevoli, fino a un certo punto, alla sua condizione.

Da quando conoscerà Eiji, diventerà davvero umano. Un uomo che si merita tale nome solo quando agisce per Lui, perché Eiji è la sua ancora della vita, la sua salvezza nella morte, l'obiettivo da raggiungere che non raggiungerà mai, perché Ash è fin troppo distante, troppo diverso, troppo corrotto. Eppure, fino alla fine è Lui che lo guiderà nel suo percorso, Eiji gli mostrerà la libertà cui agognava da sempre; è Lui, e solo lui, che lo renderà per la prima e unica volta felice.

Un ragazzo comune, ingenuo, attorniato da gente che lo ama, in grado di farsi odiare solo perché capace di vedere il mondo con gli occhi di un ragazzo innocente, puro, buono. Cresciuto nella bambagia conoscerà la vita di chi si è fatto strada nel sangue, nell'abisso eterno della morte, e diventerà quasi la causa degli eventi che seguiranno l'opera.

Lo straordinario e l'ordinario si mischiano, creando una miscela dolce e amara allo stesso tempo, curando e ferendo in egual modo lo spettatore, colpito più e più volte dalla giustizia e dall'ingiustizia cui assisterà. Ash ed Eiji sono opposti, eppure si ritroveranno in modo perfetto, senza pregiudizi, eliminando la paura per l'altro, stipulando un patto d'amicizia e d'amore inaccettabile per chi li disprezza e per chi insegue soltanto ricchezza, per chi si nutre della loro sofferenza.

Papa Dino, cattivo della storia (ma non unico), si intrometterà più volte e altrettante verrà sconfitto non per non essere riuscito nel suo scopo, ma per non aver distrutto il legame profondo che lega queste due persone così differenti, che si proteggono a costo della loro vita.

Eiji è un coniglio, al cospetto della lince che è invece Ash; spesso, nell'anime, verrà trattato da debole e uomo fin troppo comune per sopravvivere in una realtà opposta a quella del suo paese, il Giappone. Ad Ash verrà fatto notare quanto sia pericoloso difenderlo e stare con lui; con una persona poco carismatica come Eiji.

"E solo che... L'innocenza a volte sa essere più pericolosa di un'arma."

All'inizio di quest'opera ci rendiamo conto di quanto sia importante risolvere il mistero che si cela dietro Banana Fish, e seguiamo Ash nella sua ribellione contro la vita che aveva vissuto fino a quel momento; ma più lo seguiamo, più comprendiamo il suo stato contraddittorio e ci sentiamo impotenti non solo nei confronti di questo ragazzo che ha dovuto subire ogni possibile forma di violenza, ma anche nel mondo che ci circonda. Iniziamo a riflettere su quanto sia tutto costruito su una menzogna, su un sogno americano che in realtà ci appare come un incubo, una fallace verità. Eppure chi siamo noi per giudicare coloro che la inseguono? Per giustiziare i presunti colpevoli che altro non sono se non burattini di se stessi?

Nessuno se ne rende conto ed è questo il problema della gente; non capire fino a che punto si spinge pur di ottenere qualcosa che si perderà in un misero tempo di gloria. Ogni cosiddetto cattivo di Banana Fish vince quanto perde; e se dobbiamo proprio dirla tutta, perfino ogni cosiddetto buono va in contro alla stessa sorte. Solo che questi ultimi ci sembrano solo dei poveri vinti, costretti dal contesto a sopravvivere con l'assenza quasi totale della loro umanità. Quando la riacquisteranno, man mano la storia andrà avanti, ecco che oltre vinti diventano vittime. Dunque, quale sarebbe la differenza?

La lotta.

La lotta ci rende dei vincitori o dei vinti. Siamo vittime non appena smettiamo di lottare. Tutto ci sembra inutile, tutto sembra completamente superfluo di fronte a qualcosa che è più grande di noi. Per quanto intelligente, forte e all'apparenza invincibile Ash possa essere, per quanto spesso non ci faccia perdere la speranza in qualcosa di migliore, sarà proprio lui a farci capire che la speranza è un nulla di fronte alla sofferenza che un uomo può provare nella propria vita.
Combattere per ciò che si vuole raggiungere e morire per esso sembra quasi l'abbandono della possibilità di vittoria che, vivendo, si avrebbe al contrario avuto.

Banana Fish è crudo e, in maniera estrema, violento; sia per quanto riguarda il mondo in cui ci catapulta, sia per i pensieri che ci insinua a livello interiore. Guardiamo e soprattutto vediamo una realtà che Ash, un americano che sta nettamente a un passo davanti a tutti gli altri, che siano politici, membri di una gang o addirittura leader di esse, vive ogni giorno con la più forte delle sensibilità presenti in questo anime. Essa è la lente che Ash ci offre per vedere e capire a fondo ciò che noi guardiamo. La droga su cui inizia a indagare finirà per essere l'ultima delle sue preoccupazioni non per la sua perdita di importanza, ma perché altro ne acquista molta di più. I legami che crea con gli altri o che decide di spezzare in maniera quasi cinica non sono altro che la manifestazione della sua sensibilità.

Finché l'altruismo che trapela dai suoi gesti e la bontà che utilizza per proteggere chi ama, non sfoceranno nella fine della lotta per la sopravvivenza. Così provato dal male che l'America, ma soprattutto gli americani, gli fa, che la resa sembra l'unico modo per tornare a essere umano, come quando da bambino ancora non conosceva nulla di quello che lo avrebbe atteso.
Parliamo di un personaggio che ormai non si incontra più oggi, nel mondo degli anime e dei manga, che trascina con furia dentro di sé gli spettatori per farsi comprendere disperatamente da essi. Ash è il cuore pulsante di Banana Fish, la cenere da cui vorrebbe far risorgere una fenice, ma che a ogni folata di vento perde sempre di più la sua densità, spargendo nel mondo il dolore dell'esistenza di un uomo stanco, ma ancora, in maniera profonda, legato alla vita.

"Non sei solo. Io sono al tuo fianco.
La mia anima è sempre con te."

E la stessa cosa mi sento di dire di Eiji. Chi è, Eiji? Solo il pretesto per elevare Ash a creatura del cielo e della terra per eccellenza? La causa e la grazia di ciò che gli accade? O anche lui, come Ash, è in cerca del modo per esprimere se stesso, fosse anche nel dolore o, pateticamente, nella morte?
Eiji è simbolo del suo paese, più di quanto Ash non lo sia del proprio; rappresenta un modo di vivere e di pensare che, catapultato nel mondo di Ash, lo stravolge fin nelle viscere, interiormente lo renderà vivo, lo farà risorgere.

Ci si chiede se dunque non sia solo l'obiettivo centrale di tutto, ma invece la soluzione a tutto. Eiji è il vincitore, quindi? No. Come nella guerra, se lui rappresenta la parte dei buoni, non significa di certo che non sia dalla parte dei vinti. Eppure, la sua innocenza, la sua purezza, lo porteranno a uscirne consapevole di ciò che ha vissuto, per quanto doloroso e sconvolgente possa essere stato, e crederà in se stesso nel modo più umano che possa esistere. Anche per lui Ash non è altro che l'ancora della sua vita, colui che lo riporta sempre a galla mentre affoga nel mare dei rimpianti e dell'inutilità che crede di portarsi dietro. Ha bisogno di risolvere i suoi problemi affrontando anche quelli di qualcun altro. E non c'è forma di amore più grande del sacrificare la propria apparente pace per affrontare la guerra vera di chi non si conosce del tutto.

Per parlare un attimo del lato tecnico di Banana Fish, e quindi chiudere il momento pseudo-filosofico/esistenziale appena affrontato, direi che l'anime, nel riadattamento del manga da cui è tratto, ha svolto in modo egregio il suo lavoro, e anche di più; le ambientazioni meravigliose e suggestive della New York turistica o popolare aiutano a immedesimarci in ciò che accade, senza rendere banale un luogo o una realtà che altrimenti non avrebbero fornito lo stesso effetto. Rispetto al manga, l'anime ha quel passo in più dato proprio dalla rappresentazione del posto in cui si svolgono le vicende e penso innalzi il livello dell'opera in generale.

Le animazioni fanno il loro dovere; se da una parte alcune fanno centro e la qualità si mantiene alta e viva, dall'altra a volte si perdono in certe scene meno studiate e approfondite graficamente. Nonostante ciò, lo stile dei personaggi così fine e delicato rende gradevole la visione e penso abbiano fatto centro nel rendere, anche nei disegni, quel senso di innocenza mista a violenza di cui ho parlato in precedenza, facendo spesso parlare più l'immagine che le parole in sé.

E poi concludo riferendomi alla musica; suggestiva in alcuni punti, perfetta in altri, penso che sia stata azzeccata per il tipo di anime per cui è stata realizzata. Ma soprattutto, molto bella la prima opening (un po' meno, ma questi sono gusti personali, la seconda), e meravigliose entrambe le ending (ho lasciato la prima all'inizio del capitolo), che separano prima e seconda parte dell'opera, come se descrivessero in maniera identica due diverse facce della stessa medaglia: la prima, che ci fa scoprire la fragilità nella forza di un uomo; la seconda, che ce ne fornisce la conferma unica e assoluta (uccidendoci definitivamente).

Banana Fish è un'opera che non definisco perfetta, ma che esprime senza tanti giri di parole la crudezza del mondo reale, che ne esalta anche l'amicizia e l'amore come vie per la salvezza. Tra complotti, violenze fisiche e psicologiche, tradimenti e corruzione, una piccola fiamma si intravede tra la legna bagnata della vita, generando la cenere di ciò che ne resta; e l'inno, come fine di ogni cosa, alla sensibilità e alle emozioni più sacre e dolci degli esseri umani, ci prenderà e accompagnerà per mano fin dove l'uomo deciderà di fermarsi.

Che sia sotto terra, o ben oltre le nuvole.

Vi metto qui una citazione per concludere, e poi qualche bella immagine per addolcire le vostre anime affranta (dalla cit.).

"Quando gli sparai piansi a dirotto, piansi perché non provavo nulla. Ero spaventato da me stesso. [...]
Non so nemmeno quanto sangue hanno toccato le mie mani. Ma non sento niente... Niente."

Anche se avrei da scrivere su quanto detto da Ash, preferisco lasciare a voi carta bianca, facendovi vedere l'anime in santa pace, senza influenzarvi.

(Due personaggi di cui non ho parlato, sono due giornalisti: quello a sinistra amico del fratello di Ash; quello a destra amico di Eiji, colui che lo ha portato in America)

(Niente, mi faceva ridere)

(Piccoli patati carini)

Allora, dopo questa bella sfilza di fanart, vi lascio liberi. Ovviamente esprimete pure ogni vostra opinione sull'opera e fatemi sapere cosa ne pensate.

FINE.

Alla prossima, cari bananosi pesciolini!

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