Il principe ranocchio || Fiaba
Parte 1
Eccoci qui con la primissima fiaba da commentare. Siete pronti?
Yeti, qui accanto a me, è un po' teso, ma sono certa che ce la caveremo benissimo; in fondo stiamo per catapultarci dentro una storia, non è una novità per noi dipendenti dell'ufficio. Lo facciamo spesso quando i folletti si divertono a scarabocchiare finali diversi sui libri, o quando ci annoiamo. Prima di iniziare vi consiglio di raccogliervi sotto le coperte e munirvi di cioccolata calda, in modo da preparare l'atmosfera. Come dite? Ci sono trenta gradi e sotto il piumone ce ne sono altri cinquanta? Oh! Ma che sarà mai un po' di calore! Guardate lo yeti, lui è ricoperto di pelo e non si lamenta.
Anche se suda.
E parecchio...
Okay! Sorvoliamo l'argomento e partiamo.
Are you ready?
...........
Tanto tempo fa, in un paese lontano, viveva un re molto saggio e molto ricco. I suoi terreni si estendevano fin dove l'occhio poteva arrivare e i suoi forzieri straripavano di ori e gioielli, ma il suo più grande tesoro era la sua amata figliola. La principessa infatti era così incantevole che persino il sole restava folgorato dalla sua bellezza e al suo passaggio i fiori si schiudevano per poterla ammirare.
Ulalà! Addirittura? Allora. ALLORA. Ora mi spiegate perché tutte le principesse sono stupende, meravigliose e folgoranti. Qual'è il loro problema? Parliamo di epoche lontane da questa. Credete che quelle figliuole potessero depilarsi every day? O che profumassero di rose selvatiche? Parliamo di un tempo i cui gabinetti erano una buca nel terreno e la carta igienica una foglia d'ortica, non possono affermare cose simili! A meno che i peli all'epoca non fossero ritenuti sexy e l'odore di ascella fosse in realtà lieta fragranza agrodolce in vendita gratis nell'aria. Ovvio che i fiori si schiudevano al suo passaggio, stavano a schiattà. Vorrei vedere voi che cercate di respirare in un ambiente tanto ostile. Va beh, riprendiamo.
La bambina restava spesso sola a corte e a volte si annoiava terribilmente. Allora andava a fare lunghe passeggiate nel bosco intorno al castello e camminava fino a raggiungere uno stagno accanto al quale svettava un vecchio tiglio. Quando era triste la principessina portava con sé una palla d'oro zecchino (una in plastica al povero re costava troppo, vero?) e si divertiva a lanciarla in alto, più in alto che poteva, per poterla poi riprendere al volo.
Accadde però un giorno che la palla le sfuggì di mano e cadde nello stagno.
Ringrazia che non ti è caduta in testa. Ah! Ma sicuramente la sua infinita bellezza ha colpito anche la palla e dispiaciuta all'idea di colpire lei e il suo viso baffuto ha preferito suicidarsi nell'acqua dello stagno. Povera palla, io la conoscevo bene.
Potrei fare la psicologa per le palle d'oro.
COSA HO APPENA DETTO, DOPPIO SENSO ORRIBILE.
RIMUOVETELO DALLA VOSTRA MENTE.
La principessa tentò di riprenderla con un bastone ma l'acqua era così profonda che ben presto si rese conto che non sarebbe mai riuscita a ripescare il suo prezioso balocco. "Povera me!", cominciò a piangere a dirotto, "che farò senza la mia bella palla?".
Sei una principessa, sarai piena di giocattoli con cui giocare.
Nel vedere la principessa disperarsi a quel modo perfino i pesci dello stagno e agli uccellini sui rami vennero le lacrime agli occhi.
Ah! Ma se pure voi le date corda così.
La fanciulla ormai stava per riprendere la strada del castello quando udì una voce sgraziata:
"Ti senti male, principessa?".
"Chi ha parlato?", trasalì, guardandosi intorno.
"Io", rispose un grosso rospo, saltando su una foglia di ninfea. "Sono venuto a vedere che ti succede: perfino una pietra avrebbe pietà dei tuoi lamenti!".
Tradotto: Stavo a dormire beatamente e tu mi hai rotto i cabassisi.
"Piango perché la mia bella palla d'oro è caduta in fondo allo stagno!
Il rospo allora disse: "Io posso aiutarti, ma che mi darai in cambio quando ti avrò riportato la palla?".
Hai capito il rospo? Meno male che aveva avuto pietà dei suoi lamenti, immaginate se così non fosse stato.
"Qualunque cosa", promise la principessa, "Ti darò i miei biti, i miei gioielli e anche la corona che porto sul capo".
Perché non promettergli anche il tuo alluce, visto che ci siamo?
A quelle parole il rospo scoppiò a ridere: "Non voglio i tuoi abiti né i tuoi gioielli", disse, "e della tua corona non saprei che farmene. Tutto ciò che voglio è venire a corte con te e diventare il tuo compagno di giochi...
Nella prossima puntata vedremo un rospo inquietante e mezzo pedofilo che si intrufola a corte nel tentativo di diventare la nuova principessa del castello.
Tenetevi pronti
Pace e zucchero a tutti
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