At an unexpected time

Titolo:  AT AN UNEXPECTED TIME

Recensista: Laura Pafumi

Salve gente, come state? Io non tanto bene, infatti ero appena guarita dall’influenza ed ho avuto una bella ricaduta, non potete immaginare la mia gioia...
Ma la mia malattia non mi ha impedito di recensire questa One-shot, che ho recensito molto volentieri.
La storia è stata scritta da “ARIMOTOKIKA” e parla di una ragazzina di nome Sutton, che quando era molto piccola viene abbandonata in un instituto dalla mamma. La piccola è costretta a vivere una vita un po’ da reclusa in quanto gli altri bambini dell’istituto non sono molto ospitali con lei, e al di fuori dell’istituto non ha altri amici. Stanca di questa situazione, tenta il suicidio ingerendo una grande quantità di farmaci. Entra in coma e viene ricoverata in ospedale.
Durante la sua convalescenza, dove rimane priva di sensi per tutto il tempo, continua a ricevere visite da Sterling, un ragazzo che, chissà come, andando a trovare la sorellina ricoverata, si ferma ogni giorno a parlare e confidarsi con Sutton, pensando che lei non la senta...
Ma benché in coma, Sutton riuscivo lo stesso a sentirlo, e quando si risveglia si ricorda di lui...
Ormai diciassettenne, Sutton incontra per caso una donna per strada, in compagnia di due bambini.  È convinta di non conoscerla affatto, ma guardandola bene, nota gli occhi di questa donna che le ricordano moltissimo quelli della sua mamma che non vede da tantissimo tempo...
Come potete notare, l’incipit di questa storia è davvero molto interessante, come storia incuriosisce molto. Le vicende della giovane Sutton attirano l’attenzione del lettore, non si può non interessarsi alla storia di Sutton e sapere se quella donna con quei bambini sia veramente sua madre, o se con il giovane Sterling nascerà qualcosa oppure no. C’è da dire, però, che la storia contiene diversi errori che potrebbero scoraggiare la lettura.
A parte gli errori grammaticali, che sono abbastanza frequenti e si rifanno soprattutto a cambi repentini del tempo di narrazione, che passa dal passato remoto al presente senza continuità, ci sono, ahimé, parecchi punti in cui la narrazione in sé risulta parecchio confusa e costringe il lettore a soffermarsi e rileggere queste parti confuse per poterle comprendere meglio.
Magari sono punti che da soli potremmo anche passarci sopra, ma presi tutti insieme rendono abbastanza difficoltosa la comprensione del testo, come ad esempio la descrizione di alcuni piccoli dettagli, come quando spiega la relazione che si instaura tra i due ragazzi mentre lei è ancora in coma, o quando parla della loro quotidinità.
Se devo essere sincera, ho notato un po’ di confusione anche nella stesura stessa di alcuni parti della storia, ad esempio, l’inizio parla del momento in cui Sutton viene abbandonata nell’istituto, descritto in modo e maniera che si può definire il prologo dell’intera storia. Forse sono scema io, ma sinceramente non avevo capito subito che la piccola Sutton veniva abbandonata, lì per lì credevo che stesse assistendo alla morte della madre, nonostante alla fine di questo prologo ci sia la scirtta “Come può piangere se la sua dolce mamma l’ha abbandonata in un istituto?”
Ho trovato poco chiaro questo pezzo in quanto non descrive la mamma nell’atto di abbandonarla, magari parlando di gesti dispiaciuti, di lacrime perdute o cose varie, dice solo che “si allontana”, io potrei anche pensare che il suo corpo si allontana portata da altre persone. Dato che Sutton è molto piccola, magari la cosa è volutamente poco chiara in quanto essa stessa non comprende appieno la situazione. Solo in seguito ho compreso che era solo stata abbandonata. Però mi sono chiesta, ma Sutton, quanti anni ha quando viene lasciata nell’istituto?
Come storia non si può dire che sia male, tutt’altro! Ha una trama molto piacevole, e riesce a strappare un sorriso a quanti la leggono fino in fondo, ma a parte questo, ritengo che la scrittrice abbia messo poca cura nello svolgimento della storia: per tutta la durata del racconto, non scopriamo mai il motivo che ha spinto la madre di Sutton ad abbandonarla, e se proprio vogliamo essere pignoli, dopo che una persona tenta il suicidio, quando si risveglia come minimo deve venire seguita da uno psicologo per un bel po’ di tempo... vabbè, facciamo finta che sia così.
Consiglierei alla giovanissima “arimotokika” di rileggere il suo libro in modo più obiettivo, ricontrollandolo magari con qualcuno che possa aiutarla a sistemare tutti quelli errori che si riscontrano e a sistemare le sue pecche.
Credo che se riuscisse a sistemare tutte queste cose, potrebbe divenire una storia decisamente più bella!

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