~ Drarry ~

L'inchiostro colava dal calamaio rovesciato. Separandosi, le lente gocce scorrevano macchiando il foglio grigio con la loro oscurità indelebile. Seguendo la propria via, il nero procedette inesorabile, tracciando i contorni di pareti, quadri, mobilio, prendendosi tutto il tempo per concentrarsi nei più piccoli dettagli. Era un luogo preciso, molto familiare visto che vi aveva vissuto per tutta la vita, quindi poté dire con assoluta certezza che fosse accurato come una fotografia. Scivolando intorno a lui, definendo un pavimento in legno pregiato, la linea si divise ancora e, di colpo, mutò, trasformandosi in un groviglio di serpi. Avanzando, la minaccia sibilante lasciò dietro sé tappeti dai disegni intricati e diverse silhouette di persone senza volto che restarono inerti contro i muri mentre la marea si fondeva contorcendosi nelle proprie spire. D'istinto fece un passo indietro, intimidito, cercò aiuto nelle figure che lo circondavano, ma nessuna di esse si fece avanti o gli prestò la minima attenzione, erano troppo occupate a tremare come ombre davanti alla fiamma. Accucciandosi in posizione fetale, si preparò a venir inghiottito dall'oscurita, ma, non appena chiuse gli occhi, cadde il silenzio e non successe niente. Attese molto prima di trovare il coraggio sufficiente a controllare se il pericolo fosse passato, ma alla fine sollevò il capo solo per avere la conferma che non solo la sua speranza era stata vana, ma che il vero terrore cominciava solo adesso. Il fiume, fermatosi a poca distanza, stava salendo verso l'alto, senza gravità o che fosse stato pronunciato un incantesimo, e ben presto, prese la forma che più temeva. Ne stava aspettando l'arrivo sin dal momento in cui aveva capito di aver ceduto al sonno, ma non sarebbe mai stato pronto a trovarsi al suo cospetto, anche con la consapevolezza che non si trattasse della realtà. Non poteva fare altro che sperare di vederlo sparire il prima possibile. Un abito lungo avvolgeva un corpo glabro, slanciato, che di umano non aveva più nulla, la carnagione biancastra del volto deforme, quasi martoriato, ne rendeva ancora più grandi gli occhi lividi, privi di qualsiasi empatia o traccia d'affetto. Il colore sanguigno delle iridi, accentuato dallo sguardo gelido ad accompagnarle, lo annichilì all'istante paralizzandolo dove si trovava, in ginocchio, alla completa mercé di ciò che quel mostro aveva in mente per lui. La figura fece scivolare la manica dell'abito fino al gomito e gli porse la mano. Intuì velocemente ciò che voleva, sapeva di non avere scelta, doveva obbedirgli, ma fu solo ricordando per chi si stava sacrificando che ottenne quel po' di coraggio in più sufficiente a risvegliarsi dal torpore fisico. Per quanto fosse terrorizzato al pensiero, quella era l'unica via d'uscita, la sola speranza rimasta per andare avanti e risollevarsi dalla polvere in cui lui è la sua famiglia stavano affondando. Sollevando la manica sinistra fino al gomito, tenne gli occhi puntati su ogni movimento dell'altro, da quando lo afferrò all'istante in cui premette la bacchetta contro il marchio inciso sulla sua pelle. Un teschio dalla cui bocca fuoriusciva un serpente, normalmente immobile, ora aveva iniziato a contorcersi scavandogli le carne e bruciandolo dall'interno, come una fiamma viva. Fu un dolore così profondo e così intenso che non poté fare altro che gridare, un urlo muto che non giunse alle orecchie di nessuno.

Svegliantosi di soprassalto, Draco si accovacciò sul materasso in posizione fetale stringendo l'avambraccio sinistro al petto. Era immerso in una pozza si sudore e dovette immediatamente mordere a denti stretti il cuscino per non rischiare di svegliare qualcuno nel dormitorio. Il dolore, da principio quasi insostenibile, infine scemò e solo allora il ragazzo mollò la presa trattenendo a stento i singhiozzi. Da diversi mesi non gli veniva concessa una notte completa di riposo, a volte nemmeno mezza, e, se cedeva al sonno troppo a lungo, già sapeva cosa c'era ad attenderlo. Non poteva stare senza dormire quindi aveva imparato a dominarsi, per quanto possibile, ed ormai, grazie all'abitudine, stava cominciando a farsi sempre più semplice, purtroppo. Stringendo la manica del pigiama intorno al braccio, si concentrò sul riflesso smeraldo alla finestra, affacciata sulle profondità del Lago Nero, come tutte le stanze Serpeverde. La tinta placida lo aiutò a recuperare la calma e ritrovare abbastanza lucidità da mettersi seduto e scacciare via le coperte umide. Non di rado nelle tenebre era possibile scorgere le ombre dei tentacoli del calamaro gigante di Hogwarts aggirarsi nel suo territorio in cerca di cibo, ma quella notte tutto taceva, anche le creature acquatiche si erano ritirate. Per il ragazzo fu deprimente constatare come perfino i mostri potessero ronfare quieti mentre a lui non era concesso il lusso di vivere in pace. Recuperata la propria mantella stropicciata ai piedi del letto a baldacchino, ci si avvolse e fece per scendere, ma esitò incrociando lo sguardo con quello del gigantesco arazzo di Salazar Serpeverde appeso contro la parete in pietra grezza. Ogni volta che vi posava gli occhi sentiva la mancanza dell'alloggio che gli era stato affidato l'anno prima, quando era diventato prefetto, lì almeno non era obbligato a ripercorrere tutte le gesta dei grandi della propria casata, dal momento in cui si svegliava al mattino, sino all'ultimo istrante di coscienza notturna. Un tempo, le storie di quei maghi e straghe leggendari erano stati per lui una conferma dell'importanza del proprio lignaggio, del luminoso destino ad attenderlo, ma ora, con suo padre ad Azkaban dopo il fallimento della missione affidatagli dall'Oscuro Signore, e il nome della loro famiglia ad un passo dall'oblio, provava solo un senso di inferiorità schiacciante.  Asciugandosi il viso, uscì dalla stanza diretto nel solo posto sicuro rimastogli al mondo. Superati i dormitori, arrivò alla sala comune e dovette procedere quasi a tentoni visto che le lanterne d'argento sospese erano tutte spente. Non volendo attirare l'attenzione producendo una fonte di luce, e correndo per la fretta, urtò uno dei sofà ed inciampò in un tappeto ricamato, quindi dovette rallentare e procedere con più cautela. Fu felice di aver preso la mantella, con il gargantuesco camino spento, l'umidità del lago prendeva il sopravvento rendendo l'aria gelida, ma si pentì di essersi scordato le pantofole o almeno un paio di calzini. Arrivato a quel punto, era troppo rischioso tornare indietro, quindi proseguì. Superò il muro di pietra bianca che fungeva da ingresso per la sala comune, salì alcuni gradini, percorse il viadotto d'ingresso e la stretta scala a chiocciola raggiungendo così l'ultimo ostacolo da superare, il corridoio dei sotterranei. Non vi erano mostri o incantesimi in agguato, ma l'aula di pozioni e, soprattutto, l'ufficio del professor Piton, l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto incrociare in quel momento. Non aveva voglia di sorbirsi ramanzine o ulteriori promemoria sulla riuscita della missione, quindi fece particolarmente piano. Ormai conosceva quel percorso a menadito, ogni pietra incastrata nel pavimento e punto cieco, in più, a piedi nudi, non avrebbe rischiato di produrre ticchettii con le suole delle scarpe, quindi fu un'ostacolo abbastanza elementare da superare anche se, per un secondo, ebbe l'impressione di percepire un cigolio. La paura, lo sappiamo tutti, aumenta la suggestione. Quando entrò nel bagno delle ragazze, Draco capì subito che qualcosa non andava. Niente singhiozzi o lamenti neanche troppo soffocati, ma un completo silenzio intervallato da qualche sporadica goccia d'acqua.
-Mirtilla?- 
Erano mesi che la triste fantasmina stazionava lì per stargli accanto. Per quanto potesse sentirsi sfiduciato dai propri fallimenti, il ragazzo sapeva che in lei avrebbe trovato un orecchio amico e, anche se l'altra aveva posto la condizione di usare il bagno femminile come punto di ritrovo, era stato più che felice di accettare. Certo, nessuno dei due aveva un carattere propriamente amabile, ma, nel dolore, pur di attenuare la propria sofferenza, si finisce inevitabilmente per scendere a compromessi. Aveva appena finito di controllare ogni cabina in cerca dell'altra, con la speranza che si trattasse di un semplice scherzo, quando un movimento alle spalle lo mise all'erta. Senza pensarci due volte, si girò di scatto con il braccio teso e, nonostante non vi fosse nulla davanti a sé, sentì scorrere del tessuto attraverso le dita. Afferrato l'oggetto invisibile, lo tirò verso di sé, rivelando così una figura nascosta.
-C-Cosa ci fai tu qui!?-
Un ragazzo alto e magro lo scrutava altrettanto sorpreso da dietro un paio di spessi occhiali rotondi. Stringendo saldamente il mantello dell'invisibilità nella mano, Draco fece un passo indietro rivelando completamente l'intruso e, istintivamente, portò il braccio sinistro contro il fianco, tentando di nasconderne il dorso dietro la schiena senza però risultare troppo evidente. Assumendo un'espressione seria, Harry si sistemò la montatura con un gesto della mano e le sue iridi verdi parvero ancora più brillanti a causa del riflesso causato dalle lenti.
-Mirtilla mi ha detto che doveva vedersi qui con un amico, ma, dato che è stata invitata al complemorte di un altro degli spettri del castello, mi ha chiesto di venire al suo posto per consolarlo. Era sicura che questa persona misteriosa sarebbe arrivata nel bagno già sull'orlo del pianto.... -
Arrossendo di colpo, il biondo si strofinò il viso con forza e distolse lo sguardo. Non andava bene, per niente, Potter era proprio l'ultimo studente della scuola a cui Mirtilla avrebbe dovuto domandare quel favore. In parte incolpava sé stesso, dopotutto non le aveva mai detto che quel dannato corvino era una delle principali ragioni per cui odiava profondamente Hogwarts. Perfetto in tutto, circondato da amici ed amore sincero, destinato alla grandezza, ma evidentemente troppo altezzoso per accettare la sua amicizia o considerarlo come un proprio pari.
-Ed a quanto pare non ha mentito... Draco, cosa succede? Perché stai piangendo?-
Ed eccolo di nuovo ad innalzarsi al di sopra di tutti. Pensava che avesse bisogno del suo aiuto solo perché era il leggendario Harry Potter, ma non aveva alcuna voglia di averlo intorno, sarebbe andato bene chiunque altro, ma mister capello ribelle proprio no. Carico di rabbia, Draco lanciò indietro lo straccio al suo proprietario e tentò di assumere un'espressione sicura, sprezzante. Si era già mostrato fin troppo debole, meglio liquidare l'ospite indesiderato prima che intuisse troppo, e sapeva esattamente i punti giusti da toccare per cacciarlo. Una volta che Potter se ne sarebbe andato avrebbe pianto un po' per i fatti propri, dopodiché se ne sarebbe tornato nel dormitorio a programmare la prossima mossa. Una nottataccia da dimenticare, una fra tante altre, nemmeno la peggiore che potesse ricordare. Dopo quanto aveva combinato Mirtilla sperò solo di riuscire a convincere l'indesiderato ficcanaso a lasciar perdere quanto aveva visto.
-Non lo indovini? Piango perché sono costretto a sopportare ogni giorno la presenza di Mezzosangue e Sanguemarcio intorno a me! Il pensiero di venir posto sullo stesso piano di questi esseri inferiori mi fa avere incubi tutte le notti! Ma presto il Signore Oscuro agirà ed allora il mondo magico verrà purificato! Allora sì che potrò dormire sonni tranquilli!-
A differenza di quanto si sarebbe aspettato, Harry non si infuriò, anzi, con tutta la tranquillità possibile si piegò in avanti, raccolse il mantello e poi tornò a fissarlo.
-Se qualche ora fa mi avessi detto queste cose probabilmente mi avrebbero dovuto trattenere a forza per impedirmi di cruciarti...-
Piegato il tessuto, lo lasciò ai propri piedi dopodiché si sollevò le maniche dell'uniforme e fece un passo avanti. D'istinto Draco fece per recuperare la bacchetta, ma solo in quel momento si rese conto di non averla con sé. Harry estrasse la sua e gliela puntò contro obbligandolo a restare immobile. Sarebbe stato sufficiente che pronunciasse un singolo incantesimo per annichilirlo completamente al proprio volere, non aveva nessuna via d'uscita.
-Ma, parlando con Mirtilla Malcontenta e vedendoti ora... Prima eri talmente felice di poterla incontrare che avevi un sorriso magnifico, capace di illuminarti tutto il viso. Di certo sai che lei è morta perché nata Babbana, impossibile che non te l'abbia detto visto quanto siete vicini...-
L'aveva colto in flagrante, non c'era modo di nasconderlo a quel punto. Sì, lui, Draco Malfoy, orgoglioso erede di una nobile e razzista casata Serpeverde, nonostante gli insegnamenti della propria famiglia, ed aver trascorso tutta la vita a seguire le direttive imposte dai propri genitori, non era mai stato in grado di radicare totalmente in sé i loro antichi e retrogradi valori. In quel momento  odiò il fatto di non essere intelligente quanto un Corvonero, o almeno la metà di quanto lo fosse Hermione Granger, perché almeno avrebbe saputo come uscire da quella situazione con ancora un briciolo di dignità.
-Q-Quindi? Anche se fosse?! C-Cosa dovrebbe dimostrare?!-
Era ormai faccia a faccia con Potter quando questi abbassò la bacchetta e appoggiò la mano libera alla sua guancia. Senza capirne la ragione, si sentì andare a fuoco, ma prima che potesse reagire, il corvino lo baciò. Era distrutto, alla disperata ricerca di conforto e, per quanto emotivamente Mirtilla lo avesse aiutato, c'era qualcosa che, come fantasma, non avrebbe mai potuto offrirgli, il calore di un abbraccio così stretto e l'amore di un bacio altrettanto passionale come quello in cui Harry lo stava intrappolando. Facendo pressione contro il petto dell'altro, il biondo ne incrociò lo sguardo, si sentiva smarrito come mai gli era successo. Aveva mille domande per il corvino, ma ancora di più per sé stesso.
-T-tu... Noi ci... Ma io credevo... Non mi odi, Harry?-
-No, Draco, non ti odio, ma mi fa infuriare dover assistere impotente all'ostinazione con cui cerchi di soffocare la luce che c'è in te-
-N-Non so di cosa tu stia parlando... Io sono così!-
Dovette ricorrere ad ogni briciolo di orgoglio rimasto per mantenere quell'apparente compostezza, ma non gli fu sufficiente per sostenere lo sguardo sincero dell'altro più di qualche istante. Alla fine sentì i muscoli sciogliersi, i dubbi svanire poco a poco, ed affondò il viso sul petto del corvino lasciandosi cullare dal suo calore, da quella mano tesa attraverso le tenebre, pronta ad intervenire per impedirgli di sprofondare.
-D-Da quanto tempo? -
-Gradualmente. Quando ci siamo conosciuti non ti sopportavo, ma poi ho avuto a che fare con tuo padre e con il pensiero retrogrado di molte persone, sia dal lato magico che babbano, solo allora ho cominciato a capirti davvero. Desideravo scoprire come fosse il vero te, perché sapevo che c'era di più della semplice arroganza a guidare le tue azioni. Non pretendo che ricambi da subito, voglio solo poterti stringere... Così-
Che fosse la propria immaginazione, uno scherzo crudele, o il dono di qualcuno accorso per rispondere al suo grido d'aiuto, non gli importò, quel momento era reale ed era più di quanto avesse mai ricevuto, perfino dai propri genitori. Voleva attingervi ogni briciolo di felicità. Con gli occhi inumiditi dalle lacrime, percorse il volto sottile del corvino e, soffermandosi sulla sua cicatrice a forma di saetta, ebbe l'impressione di sentire il marchio pulsare.
-A-Aiutami, Harry-
-Sono qui per te, Draco. Lo sarò sempre, non importa cosa accadrà-
Era ciò che aveva bisogno di sentire, non gli serviva altro.
-Devo farti vedere una cosa...-
Spostandosi un po' indietro, sollevò l'avambraccio sinistro al petto e ne strinse la circonferenza nella mano destra accarezzandone il punto dolente con il pollice. Si fidava di Harry, sin dal primo anno lo aveva visto affrontare e superare prove che per altri sarebbero state impossibili, se c'era qualcuno a poterlo tirare fuori dalla melma in cui la sua famiglia lo aveva immischiato, quello era lui. In uno scatto, sollevò la manica, ma quando fu sul punto di mostrare il Marchio Nero, una luce azzurra si sprigionò alle spalle del corvino.
-Oblivion!-
Gli occhi del giovane mago si fecero torbidi e, un attimo dopo, cadde a terra privo di sensi, in questo modo il biondo poté vedere chiaramente il responsabile ritrarre la bacchetta e raggiungerlo a grandi passi, furioso. Il professor Piton lo afferrò per il polso scoperto e lo trascinò fuori dal bagno lungo il corridoio fin nel proprio ufficio dove lo spinse violentemente a terra. Era accaduto tutto troppo in fretta, Draco si era lasciato sballottare come un bambolotto, ma, una volta messa a fuoco la situazione, strinse i denti e sbottò.
-Perché l'ha fatto!? No, non importa! Non può tenermi qui per sempre! Quando uscirò da qui io...-
-Tu cosa farai esattamente?-
Puntandogli la bacchetta contro, il professore lo obbligò a retrocedere fino alla scrivania.
-Sciocco ragazzino, hai la minima idea di quello che stavi per fare!? Nessuno tradisce l'Oscuro Signore senza pagare un prezzo terribile! Hai forse dimenticato in che posizione ti trovi!?-
Stringendo i pungi, Draco colpì il pavimento finendo per graffiarsi la mano sulle pietre grezze. Non c'era modo per lui di dimenticare una cosa simile, come avrebbe potuto, dopotutto viveva ogni istante vittima di quel tormento.
-H-Harry ed io... Noi...-
-Ho sentito il vostro stomachevole discorso e non posso credere che tu sia stato così sciocco da credere alle sue parole! Pensi davvero che sceglierebbe di aiutare te piuttosto che Silente? Non appena visto il Marchio Nero ti avrebbe attaccato e sarebbe stata la fine!-
Carico d'odio, Draco si afferrò saldamente il braccio e, con le unghie cominciò a scavare attraverso la pelle sino a sanguinare.
-Credi non sappia che la mia missione è un suicidio!? Sappiamo tutti che fallirò! Perché ti importa tanto che riesca?!-
Appoggiandogli le mani sulle spalle, il professore lo fissò seriamente.
-Quelle di Potter sono solo parole, è un arrogante vanaglorioso come suo padre! Credimi, non farà altro che deluderti, ferirti ed infine ti abbandonerà! Quando si compirà il suo destino, ti ritroverai solo al mondo, i tuoi genitori morti o resi folli dal dolore per mano dell'Oscuro Signore, e credimi, sarà proprio allora che rimpiangerai davvero di esserti messo contro di lui!-
Rimettendosi in piedi, l'uomo gli diede le spalle.
-Scegli, Draco-
E, nonostante il corpo del ragazzo tremasse, dentro di sé non si era mai sentito più calmo. Sarebbe vissuto ed avrebbe salvato la propria famiglia, non importa a quale costo, perché se già una volta Harry era stato in grado di vedere oltre la sua corazza di menzogne e scorgere la sofferenza ad attanagliarlo, ci sarebbe riuscito di nuovo. Un giorno avrebbero vinto ed allora sarebbero stati insieme, per sempre.

Nota Autore

Ed eccoci alla fine della prima one-shot ✌️

Per cominciare ho deciso di restare sul classico con una coppia che tutti conoscono, ma dalla prossima mi baserò principalmente sulle vostre richieste, promesso 💚

Ho mantenuto toni soft preferendo la fedeltà alla storia originale piuttosto che gettarmi nell'assurdo solo per far passare i personaggi direttamente al piano "fisico", ma non escludo di prendere la strada opposta in futuro 😏

Detto ciò, alla prossima!

Saluti

Corvix ~💚

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top