Infinite Stelle (#6)
Il tetto era pieno di neve, scivolai diverse volte e come piccole valanghe la neve cadeva nella grondaia, scivolai arenandomi sulla grondaia, con attenzione la percorsi a gattoni fino all'angolo della casa e scesi sfruttando l'edera carica di neve, finalmente a terra, alzai lo sguardo verso la strada era coperta di neve immacolata. Aveva nevicato fino a tarda sera e poi un vento leggero aveva spazzato completamente le nuvole. La neve brillava di luce riflessa della luna piena. La strada verso il capanno del Vecchio sembrava non aver traccia del lavoro fatto nel pomeriggio, cosa che mi aspettavo, quindi ero uscita prima, prevedendo un tempo maggiore per arrivare al salice. Camminavo lentamente affondando nella neve, rapita dal luccichio, guardavo davanti a me la neve candida senza nessuna orma, finché non arrivai nei pressi del capanno del Vecchio, c'erano diverse orme, le sue certamente. Doveva aver lavorato fino a tardi.
Superai il capanno scorgendo la solita luce fioca del focolare, si vedeva dalla finestra e dava al capanno quella percezione di cuore pulsante. Entrando nel bosco l'atmosfera sembrava surreale la neve non era più così luminosa e piccole o grandi orme di vari animali, formavano percorsi svariati. Alcune radici fuoriuscivano dal manto nevoso, e tutto era circondato dal silenzio. Il salice si parò alla mia vista maestoso e appesantito dalla neve; mi sedetti sotto di esso sicura che presto sarebbe arrivato Carlo, ero in perfetto orario. Sotto la chioma del salice non c'era neve, ma un soffice prato mischiato a foglie che formavano un giaciglio ideale, con la schiena appoggiata al tronco guardavo il letto del fiume scorrere nel silenzio della notte. Nell'attesa sgranocchiai un pezzo della barretta di cioccolato, avevo freddo pur essendomi ben coperta. Guardai dall'altra parte della sponda cercando di scorgere l'arrivo di Carlo. I minuti passavano lentamente ed io iniziavo ad avere sonno. Il Vecchio mi aveva raccomandato di non addormentarmi mai al freddo, portava a morte sicura, ma il suono ipnotico dello scorrere del fiume, il luccichio della neve, il lieve movimento dei rami cadenti del salice inevitabilmente mi addormentai.
Dovevo fare un fuoco, dovevo fare in fretta, ma non riuscivo a muovermi. Ero una statua di ghiaccio e non mi muovevo. Mi ripetevo di dover fare un fuoco. Ho freddo devo muovermi. Ma c'era qualcosa che mi bloccava non riuscivo ad alzarmi non riuscivo a fare niente. Ecco c'è qualcuno "ehi! Aiuto, aiuto! Non riesco a muovermi. Per favore mi aiuti" un piccolo bambino mi si avvicino' e inizio a leccarmi la faccia "Cosa fai? Aiutami a fare un fuoco!" ma sentivo il viso sempre più umido, di una umidità calda ... sgranai gli occhi non era un bambino era un animale un cane, non un cane sembrava un lupo, gli occhi azzurro intenso, cerchiati da un bel pelo nero, come una mascherina il resto del muso era bianco. Mi ero addormentata! Scattai all'indietro spaventata mi stava leccando e riscaldando con il suo corpo accovacciato su di me. "Non ci sono lupi in questa zona! Ma che razza di cane è questo?" Non avevo mai visto niente di simile. Il mio scatto aveva fatto allontanare il cane che mi guardava con i suoi occhi di ghiaccio, fiero in piedi davanti a me. Era tranquillo, era evidente che non aveva intenzione di aggredirmi. Allungai la mano sfiorando il folto pelo, poi iniziai a carezzarlo, lui si avvicinò acciambellandosi sopra le mie gambe. Subito il calore mi fece sentire meglio. Guardai la volta celeste per capire che ore si fossero fatte erano passate almeno due ore. Quel cane dal pelo così soffice mi aveva appena salvato la vita. Mi ero addormentata e stavo congelando. Cosa era successo a Carlo? Mai aveva saltato un appuntamento soprattutto di notte. Perché non si era fatto vivo?
Dovevo tornare a casa. Mi alzai scrollandomi di dosso il freddo. Il cane si strofinò sulle mie gambe come un gatto e si sedette in attesa.
"Sei troppo educato per essere un animale selvatico. Sarai di certo di qualcuno. Torna dal tuo padrone. Io ora torno a casa."
Mi incamminai delusa e preoccupata verso casa, sorpassai il capanno assorta nei miei pensieri, e raggiunsi il mio casolare senza neanche accorgermi del tempo impiegato, mi arrampicai sull'edera e saltai in camera. Le prime luci del giorno si insinuavano dolcemente dalla finestra, ma io ero stanca ed affranta e sprofondai in un sonno agitato.
"Alineeeeee! Alineeeee! Santa ragazza! Scendi subito !" La sig.ra Marisa urlava dal fondo delle scale. La sentivo, ma era come essere su un altro mondo la sua voce mi arrivava in ritardo e si mescolava con i sogni. "Aline, guarda." Ero a mezz'aria in mezzo ad infinite stelle sopra sotto dappertutto stelle luminose come quelle della notte appena passata. Le stelle tra il rami del salice, le stelle riflesse sul fiume, buio illuminato dalla luna e da infinite stelle, riflesse in quei splendidi occhi di ghiaccio, brillavano come la neve, gli occhi del cane con la mascherina... "Aline, cosa ci fa questo cane in casa nostra!!!!" sentì finalmente lucida, la voce alterata della sig.ra Marisa e dietro di lei la signorina Sara "ma è bellissimo, uno splendido husky"
"Silenzio Sara!" e poi un ultima urlata "ALINEEEEE!" e sbucai dalla cima delle scale assonnata.
"signara Marisa, mi perdoni, non mi sono alzata... ma oggi era giorno di riposo e ... ho fatto un po' tardi ieri sera"
"Non mi interessa assolutamente niente! Prendi questo cane e riportalo subito da dove lo hai preso! Come ti è venuto in mente di portarti un cane in casa? Un husky poi!"
Scesi i pochi gradini che mi permisero di vedere una sig.ra Marisa furibonda e la signorina Sara entusiasta vicino al cane che avevo incontrato nella notte. Mi aveva seguito senza neanche che me ne accorgessi.
"signora Marisa, mi creda non l'ho portato io in casa... mi ha seguito" il cane mi guardava con i suoi occhi azzurri.
"seguito? e quando di grazia ti avrebbe seguito?"
Rimasi un attimo sorpresa, non mi aspettavo questa domanda. Mi ripresi in extremis. " forse ieri dopo che ho finito di liberare la strada dal capanno al salice, con il Vecchio siamo stati alla cascata... forse ci ha seguito da li"
"Certo! Certo! Bene allora ora sbarazzatene! Un cane non può' stare nel casolare!"
La signorina Sara, guardò dispiaciuta il cane e poi con sguardo supplichevole si volse alla signora Marisa
"Marisa, ti prego lascialo vivere con noi, poi è evidente che sia stato lui a scegliere il nostro casolare. Non si sarebbe mai avvicinato se non sapesse di essere accolto"
Marisa guardò prima il cane, poi me e poi Sara. Infine cedette. "Molto bene! Allora tu Aline dovrai occupartene e dovrai allenarlo e lui allenerà te visto che ti ha scelto. E comunque vivrà fuori e non in casa. Ed ora fuori di qui tutti e tre!"
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