Gli Occhi Neri di "Robyn Hode" (#7)

Gli anni di allenamento con il Vecchio, mi venivano in mente sempre quando mi appostavo per una imboscata, certamente lui non pensava che avrei usato in questo modo i suoi insegnamenti, ma poco mi importava ormai.

"Eccoli" pensai nascosta tra le foglie del cespuglio a bordo strada, erano ore che attendevo. "Una macchina elettrica, sono ricchi molto ricchi" Presi la balestra che il Vecchio mi aiutò a costruire quando avevo dodici anni era una compound, e la caricai con un dardo di alluminio, sarebbe bastato per forare le ruote.

L'auto procedeva a velocità costante, era silenziosa, la linea aerodinamica il colore bianco della carrozzeria in alluminio, la mascherina nera intorno ai fanali a xeno blu; sorrisi guardai Brutus affianco a me accucciato pronto all'attacco, l'husky che da 7 anni mi seguiva ovunque.

Mirai alle gomme anteriori e come mi aspettavo l'auto iniziò a sbandare fortemente dal lato opposto allo scoppio della gomma. L'autista era in gamba cercò di tenersi in carreggiata manovrando il volante con delicatezza nella direzione opposta per compensare lo sbandamento laterale, lentamente la vidi accostare più avanti, esattamente dove avevo previsto.

L'autista scese imbronciato, e con lui due guardie armate, dall'interno dell'abitacolo le urla acide di una donna "Sbrigati, sei un incapace, metti a posto al più presto questa stupida macchina".

La donna abbassò il finestrino e intravidi un ragazzo affianco a lei, il viso era strano sembrava di porcellana.

L'autista senza scomporsi prese gli attrezzi per cambiare la gomma, le guardie erano attente guardandosi intorno in continuazione.

"Un incompetente!!! Pagherai con penali altissime questa tua incompetenza!!!"

"Dama, io sono contrariato, dal suo modo di trattare Mario." Intervenne il ragazzo

La donna si morse il labbro visibilmente turbata "Certo, certo!" disse e poi con un falso sorriso "Io sono solo preoccupata per la sua incolumità, sa bene chi si aggira in questa zona! Lo sa vero?"

"Si lo so" il ragazzo sbuffo' " Lo sanno tutti, il misterioso ladro... come è che lo chiamano i bambini dei casolari? Il ladro dagli occhi neri, il ladro nero... I bambini lo adorano, non puo' essere così pericoloso".

L'autista aveva quasi finito; era il momento. Ad un mio cenno Brutus scatto' saltando alla gola della prima guardia, la seconda cadde per terra a causa di un mio dardo.

La donna emise un urlo acuto, mentre il ragazzo rimase impassibile. Non uccidevo mai e anche ora le guardie erano solo addormentate i miei dardi erano potenti sonniferi, e Brutus non affondava mai i denti per uccidere, era allenato bene.

Decisi di mirare alla donna, l'autista mi era sembrato innocuo, saltai fuori abbassando la maschera sugli occhi.

"Non muovetevi, e non succederà niente di brutto, datemi i vostri crediti e quanto avete addosso"

La donna sembrava terrorizzata mentre il ragazzo quasi sorrideva, non aveva paura? Brutus teneva a bada l'autista che dopo aver fatto cadere gli arnesi per il cambio della gomma, si limitava a star fermo senza reagire. Mi girai verso di lui "Tu, prendi quella borsa e riempila di tutto quello che avete"

Quattro anni, erano ormai quattro anni che rubavo sulle strade che andavano in città. Avevo iniziato dopo aver letto una vecchia favola di un tizio che rubava ai ricchi per dare ai poveri, ed io ogni giorno vedevo i bambini dei casolari sfruttati, vedevo i genitori di Carlo sfiniti e distrutti, suo padre dal giorno del suo non ritorno sembrava non avere più voglia di vivere. Avevo scoperto altri casolari nelle vicinanze alcuni tutori erano magnanimi, ma alcuni erano persone avide e sfruttavano gli orfani già da tenerissima età e quando ormai vecchi, semplicemente li abbandonavano. Ero arrabbiatissima e per sfogarmi correvo con Brutus, sulla strada verso la città, fino allo sfinimento. Un giorno ne parlai al Vecchio del Capanno, e vidi nei suoi occhi solo rassegnazione, quindi decisi che dovevo fare qualcosa, che potevo fare qualcosa, ma cosa?

Andai fino ai piedi della cascata e guardai la strada non lontana, passavano auto, cavalli, carrozze, e bus. Era facile capire chi fosse della città chi dei casolari, chi fosse un viaggiatore ricco, un tutore di casolare o un lavoratore dei campi... e decisi all'istante che potevo anche io rubare ai ricchi per dare ai poveri. Perché no?

Presi del fango e me lo strofinai sul viso, e mi fiondai in strada, arrivava lenta una carrozza, era un tutore, lo conoscevo era uno dei più meschini, fu facile nessuna guardia era solo, basto' un colpo alla testa e svenne, ed io mi portai via tutto, lasciandolo sul ciglio della strada.

Quella sera la signorina Sara raccontava preoccupata dell'aggressione del sig. Alberto, che poverino era dovuto tornare a casa a piedi, più di 20 km a piedi... poverino. "Ben gli sta!" Pensai io.

A notte fonda passai per il casolare del sig. Alberto e consegnai tutto ai bambini, raccomandai loro di non dire niente a nessuno.

Avevo poco più di tredici anni e mi sentivo orgogliosa di quello che avevo fatto, ma il giorno dopo il sig. Alberto puni' a frustate le famiglie del casolare e i bambini a cui avevo dato il bottino. Rimasi sconvolta avevo provocato io quella rabbia, era con me che doveva sfogarsi. Non mi sentivo più così orgogliosa, rubare non era una cosa da fare, non era una giustificazione il fine, anzi aver rubato aveva provocato molta più sofferenza.

Andai decisa al casolare del sig. Alberto per consegnarmi a lui; come al solito mi arrampicai dalla recinzione a sud, era ricoperta di gelsomino e il muro di cinta ampio quasi due metri mi permetteva di posizionarmi comoda per scegliere il momento migliore per calarmi all'interno di una casa abbandonata, che si trovava proprio a ridosso della murata. C'era qualcosa di strano, c'era silenzio. Saltai sul tetto della casa e scivolai all'interno, un brusio di voci nella stanza adiacente mi bloccò, e le voci divennero chiare. Strofinai la mano sui mattoni rossi e me la passai sul viso, e mi misi in ascolto.

"Bambini, chi vi ha dato quelle cose?"

"Non lo sappiamo." Disse un bimbo piagnucolando.

Un ragazzino con la voce che stava cambiando per l'età disse "Aveva gli occhi neri, ma era buio e aveva una maschera"

Un anziano intervenne

"Dobbiamo proteggerlo."

Una donna intervenne impaurita "e perché mai? Che... a te le frustate hanno fatto il solletico per caso?"

Un uomo la fece tacere bruscamente "è un aiuto dal cielo, dovevamo essere noi più attenti."

"Cosa?!" Urlo' la donna

"Certo stupida megera! Finalmente qualcuno fa giustizia, finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di reagire. Speriamo che continui."

Iniziò un gran vociare, chi era d'accordo chi urlava insulti al ladro dagli occhi neri che li aveva messi in una situazione ancor peggio di quella in cui si trovavano, ad un certo punto la voce di una ragazza emerse fra tutte.

"Voi fate quello che vi pare, ma io voglio reagire! Sono stufa delle angherie che subiamo! Voglio essere libera!"

Un gran frastuono, una porta abbattuta, i controllori dei tutori erano entrati.

"Stupidi sfaccendati!" Urlavano "Cosa state complottando qui?"

"Fuori! Di corsa fuori!"

"Vi aspettano altre frustate!" e a suon di bastonate caricarono all'esterno tutti, un paio di controllori si misero ad ispezionare tutte le stanze, immediatamente mi arrampicai per uscire da quel posto, ma una bimba mi trattenne.

"ciao, sei tu quello con gli occhi ne..." la presi in braccio, tappandole la bocca "ssshiii" i controllori erano dietro la porta, e la stavano per aprire, velocemente arrivai alla finestra e con la bimba in braccio salii sul tetto. La tenni stretta a me cercando di rimanere immobile, senza fare il minimo rumore, a quattro zampe mettendomi la bimba sulla schiena arrivai al bordo del tetto e guardai quegli uomini e quelle donne quei ragazzi e bambini che venivano puniti, ma erano fieri e guardavano negli occhi i controllori, notai che i controllori con i bambini erano cauti, le frustate non arrivavano alla pelle ma schioccavano per terra, con gli adulti affondavano sulla schiena lasciando strisce livide e sanguinanti.

La bimba mi indico' una donna bionda che proteggeva un ragazzo che doveva avere la mia età. "E' mia mamma! Mi sta cercando!" Era vero proteggeva il ragazzo e si guardava intorno, i suoi occhi disperati alla ricerca di qualcuno, le frustate sembravano non lenirla. I colpi a terra iniziarono ad alzare la polvere comprendo in parte la scena.

"Ti porto da tua mamma. ok?"

"Si grazie." Mi disse sorridendo, come se quello strazio fosse la quotidianità per lei.

Aspettai fin quando tutto finii, fu orribile, l'odore della terra, i lamenti delle persone, i bambini piangere. Piano piano alla spicciolata tutti tornarono alle proprie abitazioni chi al casolare nelle camerate chi nelle case. Riuscì ad individuare la madre e il ragazzo appena prima che svanissero dietro una via alberata.

"Sai dove abiti?" le chiesi "Certo, sono grande già lavoro!"

"Lo so." dissi tristemente, lei come Carlo non sapeva cosa significasse giocare.

Bussai alla porta lievemente e la madre dai capelli biondi mi apri' senza chiedermi chi fossi; forse mi aveva visto arrivare con la bimba, ma la sua sorpresa fu tale che ovviamente non mi aveva visto. Abbracciò la figlia con le lacrime agli occhi "Sofia, dove ti eri cacciata!!" Indicandomi "Con lui, ero al sicuro sul tetto con lui, con Occhi Neri" Ero sconcertata, certo non ero nelle mie condizioni migliori, mi ero tagliata i capelli cortissimi e portavo sempre abiti da uomo, ma i miei lineamenti sono femminili sono una ragazza, come poteva solo pensare che fossi un ragazzo.

Clara, la mamma di Sofia, mi guardò con occhi seri, erano nocciola come quelli di Carlo, come lui aveva le lentiggini, ma una profonda tristezza si coglieva dalla sua espressione. "Sei un ragazzo coraggioso. Grazie. Ed ora scappa, va via da questo casolare, e se puoi in futuro aiutaci ancora. Noi te ne saremmo sempre grati, noi saremo più cauti e forse nessuno soffrirà più".

L'autista prima aprì il portabagagli e tiro' fuori diverse borse che lancio' al di là del ciglio della strada, ubbidendo alle mie indicazioni, poi fece scendere dall'auto la Dama e il ragazzo, porgendo loro la borsa per farla riempire. La Dama tremante si sfilo' collane anelli e bracciali, apri' la sua piccola borsa e vi estrasse diversi crediti, che finirono nella borsa. Brutus, gironzolava intorno alle guardie ed ogni tanto annusava il ragazzo.

Io controllavo mani e piedi di tutti era importante non guardare mai il viso, mai guardare le espressioni terrorizzate, mai sprofondare nella richiesta di pietà, mai e poi mai, tutto era più facile, se non guardavi il viso di chi stavi derubando.

Osservai le mani del ragazzo mentre tirava fuori dalle tasche alcuni oggetti, non aveva cose di valore. Le dita affusolate, la pelle chiara, indossava la divisa degli antichi, come immaginavo dovevano essere ricchi molto ricchi.

Mentre rubavo, dicevo battute stupide, per non sentire la loro voce, oppure semplicemente, li esortavo a fare in fretta. Conoscevo ormai molti tutori, quelli come Alberto li punivo, mentre li derubavo infliggevo a loro piccole torture, li abbandonavo nei boschi in piena notte, oppure li legavo al cavallo che li riportava a casa trascinandoli. Ormai non viaggiavano più da soli, si munivano di scorte più o meno armate, ma io ero sempre più agile, più furba e soprattutto scappavo al momento giusto.

"Quindi? Saresti tu il leggendario ladro?" sussultai, quel ragazzo decisamente non aveva paura di me.

"Zitto!" Non mi venne in mente nient'altro come risposta, alzai lo sguardo appena per vedere il suo volto per capire come fosse il volto di chi non ha paura. Rimasi sorpresa, era cereo i capelli castani spettinati, ma il suo volto era quasi inespressivo, gli occhi nocciola risaltavano su un viso che al sole quasi brillava per quanto fosse bianco, bianco come la porcellana. Lo osservai per più di quanto mi potessi permettere e fu fatale. L'autista mi diede un calcio facendomi cadere e disarmarmi della balestra, Brutus gli ringhiò subito contro aspettando un mio cenno per attaccarlo, ma io rimasi bloccata, ipnotizzata da quegli occhi nocciola, che mi guardavano divertiti.

L'autista senza perdere tempo fece salire in fretta e furia la Dama ed esortò il ragazzo a fare lo stesso "Principe, la prego ..."

"Occhi Neri, la tua leggenda ti sopravvaluta, sono certo che ci rivedremo ragazzino" salì in auto ridendo sinceramente e di gusto, l'autista si mise alla guida con un comando il portabagagli e le porte si chiusero ed io per terra guardai la macchina sfrecciare via.

"Stupida, stupida e stupida" le guardie per terra erano ancora addormentate presi le borse oltre il ciglio della strada e la borsa piena dei crediti della Dama e corsi via raggiungendo la grotta delle pietre brillanti, era diventato il mio rifugio, il rifugio di un ladro. Mi cambiai e decisi di farmi un bagno al fiume, anche se non era ancora stagione, ma mi sarebbe servito per schiarirmi le idee. Chi era quel ragazzo?

Tornai nella grotta infreddolita. Presi a catalogare quanto avevo rubato, era un bel colpo, le borse erano piene di oggetti preziosi e utili, molti di quegli oggetti mi erano sconosciuti, ma avevo imparato a conservarli soprattutto quelli degli antichi, prima o poi avrei scoperto come usarli e quando lo scoprivo si rivelavano vere e proprie fortune. la borsa coi crediti conteneva anche i gioielli della Dama e i pochi oggetti del principe. Erano strani oggetti alcuni ovali altri sferici. Era un antico era vestito come loro quindi certamente i suoi oggetti dovevano essere preziosi, li riposi sullo scaffale adibito agli antichi. Sfinita raccolsi le borse per riporle con le altre, e un foglio trasparente scivolo' per terra illuminandosi agli angoli. "Curioso, cos'è?"

Sfiorai un angolo ed emerse il progetto di una casa, si poteva vedere ogni cosa entrare nelle varie stanze, era costruita nei minimi dettagli, poi sfiorai un altro angolo e una piantina enorme occupo' tutta la grotta coprendola in ogni suo angolo. Era tridimensionale e si poteva scorrere tra i vari livelli dai sotterranei più profondi fino ai più alti grattaceli, era la città, era la piattina di tutta la città.  

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