Giorno 3

Accarezzo il volante e mi inebrio del profumo di pino selvatico rilasciato dal diffusore a forma di coccodrillo che ho agganciato alla bocchetta dell'aria. La versione notturna della città sfavilla di vetrine sgargianti e di insegne accese. Riverberi di luce sfumano il parabrezza.

Spalanco il finestrino senza il timore che la polvere possa staccarsi dal cruscotto e finirmi addosso: al lavaggio hanno fatto un gran bel lavoro.

Fermo la macchina sotto a un palazzo dai balconi in vetro e digito sul cellulare: 'Sono arrivato'. Invio il messaggio e mi crogiuolo in uno stato di cauta beatitudine: il mio mostro è stato esorcizzato, ma non ho idea di quanto sia stata scagliata lontano la sua bolla e temo che da un momento all'altro possa tornare.

Non credo siano passati due minuti dal momento in cui le ho inviato il messaggio, che Sonia viene fuori dall'androne e avanza al chiarore offerto dai pochi lampioni.

Ancheggia su sandali da sera e mi sorride mentre si sistema il collo ampio del mini abito che indossa.

Ingoio un groppo di saliva.

Sale in macchina e mi saluta con un bacio su una guancia. Le chiedo come sta, e mentre mi risponde, mi rendo conto di averle parlato senza fatica. La bolla è altrove. Partiamo e le dico che ho prenotato in un ristorante che cucina pesce.

Il tempo con lei vola e questa serata diventa testimone di un miracolo nel miracolo: nemmeno per un istante cala tra noi uno di quei silenzi imbarazzati che spesso rovinano l'atmosfera di un primo incontro. Oggi è sabato, il mio sabato da leoni.

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