Le ombre di Lyelith

Questa One Shot partecipa alla prima prova del concorso Our Strange Fantasy di Artemide12 e Moonline con il numero 3.

"...a fare un'incursione nella 'questione onirica' c'è anche la fisica quantistica. Alcuni scienziati si stanno progressivamente convincendo che i nostri sogni siano delle finestre che affacciano su mondi paralleli.
Secondo i recenti studi del Dott. O'Brien tali mondi paralleli possono essere descritti come ombre della Terra stessa in cui tempo e spazio sono identici ai nostri, ma scorrono in maniera casuale e dunque diversa.
-Se tale ipotesi risultasse fondata- spiega il professore-Allora sarebbe sensato asserire che come gli altri mondi sono l'ombra del nostro pianeta, allora anche gli abitanti dei medesimi mondi sono le 'ombre' di noi stessi, dei nostri Doppi detto in maniera più semplice.-
Secondo questa ipotesi ciascuno di noi ha uno ed un solo doppio in ciascun mondo. Un doppio a cui ognuno è inesorabilmente legato, ma con cui può entrare in contatto solo slegandosi dalle catene della realtà, e dunque quando si trova in trance o nel mondo dei sogni.
Curiosa può sembrare l'ipotesi che lo svegliarsi di soprassalto con la sensazione di cadere nel vuoto sia dovuta al fatto che il nostro doppio di uno di questi mondi sia morto.
Sulla scia di questa intuizione è stata proposta un'interessante connessione tra il fenomeno del déjà vu e l'esistenza dei mondi paralleli. Secondo O'Brien la fisica quantistica afferma che c'è la possibilità che il déjà vu sia causato dall'esistenza stessa di questo nostro doppio che, muovendosi in un tempo ed uno spazio in tutto e per tutto identico al nostro ma posto casualmente in ordine diverso, si troverà in condizioni ed eventi che possono rappresentare parte del nostro passato, ma anche del nostro futuro permettendoci in tal modo, nei nostri sogni, di dare un breve sguardo su ciò che non è ma potrebbe essere.
Seguendo l'algoritmo dell'equazione di Sainl possiamo notare come..."

Eh no, va bene la fisica quantistica, ma di seguire l'algoritmo di Sail...Stnail... Siel... o come si chiama no, non se ne parla pensai chiudendo la finestra dell'articolo che stavo leggendo ed aprendone una nuova scrivendo "cause di sogni ricorrenti". Che poi quanta credibilità può avere un "Dottore" che ha mollato la carriera d'attore per fare il fisico?!

Avevo gli occhi sgranati ed arrossati che mi bruciavano da morire, il cuore che mi batteva decisamente troppo velocemente ed il tic che mi era preso alla gamba destra non accennava minimamente a diminuire.
Negli ultimi giorni avevo praticamente sostituito l'acqua col caffè e il caffè con l'efedrina.
No, non ero pazza, e no, non ero una studentessa in periodo di esami, ero solamente... spaventata.
Ebbene sì, avevo paura. E volete sapere di cosa? Avevo paura ad addormentarmi.
Diedi uno sguardo all'orario sullo schermo del computer: erano le tre di notte del 13/03/2053. Tre e vent'uno se vogliamo essere precisi e non dormivo da 43 ore.
Erano tre settimane che facevo lo stesso medesimo sogno. Inquietante e sinistro. Mi svegliavo sempre in un mare di sudore.
All'inizio avevo pensato fosse normale e che il motivo dei miei incubi si potesse riscontrare in una causa quotidiana qualsiasi quale la mia fissa di guardare thriller prima di andare a dormire o la peperonata che mia nonna aveva fatto per cena.
Ma a lungo andare avevo capito che ci doveva essere sotto dell'altro.

Era sabato ed avevo passato l'intera giornata a fare ricerche: avevo imparato la definizione di incubo, stilato la lista dei dieci incubi più ricorrenti (tra cui ai primi posti c'era rimanere nudi in pubblico e udite udite avere il telefono non funzionante... quando si dice il degrado della società) e in più avevo scoperto dell'esistenza di un uomo in India che non riusciva più a dormire per paura di morire nel mentre.
Ma niente, nulla di tutto ciò riuscì a spiegare l'origine e/o la ricorrenza del mio incubo.

Il rumore che la mia gamba tremante provocava a contatto con la scrivania mi dava così fastidio che presto fui costretta a staccarmi dal pc e stendermi sul letto.
Fissando il soffitto pensai per quanto tempo riuscirò a resistere così?
Spostai la testa di lato e guardai la mia sveglia digitale, segnava le 3:33.
Non potevo addormentarmi, non dovevo farlo, altrimenti l'incubo sarebbe ricominciato.
Chiusi gli occhi... solo per riposare le palpebre e inumidire i miei occhi arrossati, nient'altro, li riaprirò subito...
***
Una luce accecante mi circondò costringendomi a strizzare gli occhi. Ecco, l'ho fatto di nuovo, mi sono addormentata. April, sei un idiota.
La cosa peggiore di quegli incubi era che fossi pienamente cosciente di quello che stava succedendo. Sapevo di essere in un sogno, ma qualsiasi cosa facessi non riuscivo a svegliarmi, ero in trappola. E tutto ciò non faceva che peggiorare la mia situazione perché per quanto cercassi di autoconvincermi che non fosse la vita reale e che nulla mi potesse succedere, tuttavia rimanevo costantemente schiacciata dalla pesante e irremovibile sensazione che se mi fosse successo qualcosa lì, quello si sarebbe ripercosso anche nella vita reale.

Sapevo già cosa stava per succedere, così mentre i miei occhi si abituavano lentamente alla luce mi voltai e feci quattro passi verso le tre porte che si stagliavano di fronte a me prima che le pareti della stanza in cui mi trovavo iniziassero a restringersi in maniera claustrofobica.
"Lyelith", "Etherium", "Ryvelas". Un nome su ciascuna porta, sempre lo stesso.
Ed eccola lì, come al solito una fluttuante sfera di luce bianca con qualche sfumatura azzurrami si parò davanti e dopo aver fatto un breve giro attorno a me scomparve all'intendo della porta più a sinistra.
Quella strana luce mi faceva sempre pensare all'anima di un bambino morto.
Scossi la testa per cacciar via quel pensiero sinistro e con decisione aprii quella porta.
Giustamente voi mi direte: ma cosa fai? Scappa, predi un'altra porta! Non fare come quei geni che nei film horror al primo rumore inquietante propongono un bel "separiamoci: tu vai nella cucina pena di oggetti affilati e/o contundenti mentre io scendo nella cantina buia e senza vie di uscita" e poi chissà come finiscono entrambi fatti a pezzetti. Ma va?!
Lo so, lo so, ma secondo voi non ci avevo già provato? Peccato che mi ero ritrovata sott'acqua entrando nella prima porta e per poco non morivo affogata, e in uno stramaledetto mondo al contrario nella seconda dove se non mi fossi aggrappata con tutte le forze ad una ringhiera, sarei "precipitata" nel cielo (al quanto improbabile da immaginare, ma vi assicuro che era così).

La porta si chiuse dietro di me sbattendo come portata da una violenta raffica di vento.

 Mi voltai e come sempre constatai che sulla fredda e liscia parete di metallo che avevo alle spalle era impossibile trovare traccia della porta che mi aveva condotto lì.
Mi rigirai pronta a percorrere il solito labirinto fatto di alte pareti di metallo. Ok probabilmente non era esattamente un labirinto, ma più un edificio. Sembrava una base di sicurezza. Non che ne avessi mai vista una intendiamoci, ma almeno era come me ne ero sempre immaginata una. Eppure quella serie di corridoi che lo componevano era così fitta e complicata da darmi sempre la sensazione di essere piombata in un labirinto senza via d'uscita. 

La piccola sfera di luce riapparve davanti ai miei occhi ed iniziò come ogni notte a farmi strada, un cunicolo dopo l'altro, una svolta dopo l'altra, fino ad arrivare alla solita porta di metallo. A questo punto la luce fece un paio di giri su se stessa per poi oltrepassare la lastra di metallo come solo un fantasma avrebbe saputo fare, sparendo così dalla mia vista.

Rimasi lì, imbambolata davanti a quella porta cercando ancora una volta un modo per entrare.
Non sempre nelle altre notti ero riuscita ad arrivare fino a quel punto, perché talvolta mi ero svegliata prima, o avevo fatto di testa mia perdendomi tra quei corridoi infernali in cerca di un'uscita. Ma di certo non ero mai andata oltre perché ancora non ero riuscita a trovare il modo di aprire quella dannata porta. Non c'erano maniglie o pomelli da abbassare o girare. Non c'erano serrature. Non si alzava come gli ingressi dei garage. Non era una porta scorrevole. Non c'erano tastiere dove inserire codici (che comunque non avrei saputo). Niente, non c'era assolutamente nulla che mi permettesse di oltrepassarla.
Feci scorrere le dita sui freddi bordi di quella maledetta lastra metallica lungo tutto il perimetro, ma anche questa volta la mia ricerca si rivelò un buco nell'acqua.
Feci un passo indietro per avere un quadro più generale della situazione.
La porta era costituita da un metallo più scuro rispetto al resto delle pareti (come del resto tute le altre porte che avevo incontrato) e sui bordi era contornata da una serie di bulloni circolari. In alto posta centralmente c'era una targa fatta dello stesso materiale delle pareti su cui erano incise le stesse parole di sempre:

Lyelith
X contea
Base udp002
stanza 303

La prima scritta la riconoscevo, era la stessa incisa sulla porta che mi aveva condotto lì, le altre parole non mi dicevano assolutamente niente.
Sulla destra della porta vi era un piccolo rettangolo di vetro nero incastonato sulla parete. Una volta avevo provato a posarci sopra un occhio e per poco non ero stata accecata da un laser rosso. Con ogni probabilità la via di accesso si celava dietro quel rettangolino, forse serviva una tessera di riconoscimento o qualcosa di simile.

Stavo ancora ragionando su dove avrei potuto trovare quella tessera quando un rumore acuto come quello di un bip prodotto dalla porta stessa attirò la mia attenzione. Rimasi ferma fino a quando non vidi la porta scorrere lateralmente.
Istintivamente mi andai a nascondere dietro la parete di un cunicolo con cui il corridoio dove prima mi trovavo faceva angolo. Da lì dietro vidi due figure umanoidi uscire dalla porta che tanto avevo cercato di aprire. Erano alte ed indossavano una divisa rinforzata di colore grigio metallico, quasi come le pareti, stivali neri e cintura dello stesso colore, mentre sul viso portavano una bandana che li copriva fino al naso lasciando scoperti i capelli (di uno castani e dell'altro neri), la pelle (chiarissima, tendente al bianco, che sembrava quasi brillare) e gli occhi che seppur da quella distanza non riuscivo a vedere poiché erano girati nel senso opposto, sapevo esattamente come fossero: luccicanti, splendenti come lampade al neon.
Non era infatti la prima volta che incontravo quegli esseri (non son certa di poterli definire uomini) e anzi un paio di volte ero anche stata vista a mia volta e rincorsa... se non fosse suonata la sveglia non so veramente che fine avrei fatto.

-Dunque è stata rimandata a domani l'esecuzione della prigioniera 303?- chiese una delle due figure che teneva in mano un vassoio. La sua voce era bassa e greve, ma non molto diversa dalla nostra.

-Forse anche a dopodomani, questioni burocratiche... non ci ho mai veramente capito molto a dir la verità, ma credo che impiccare una regina non sia la stessa cosa che impiccare due popolani come noi- disse con una punta di amara ironia il secondo che teneva stretto tra le braccia un fucile.
Mandai giù un litro di saliva mentre pregavo con tutta me stessa che non sentissero i violenti battiti del mio cuore che minacciavano di sfondarmi la cassa toracica.

-Ah si, in caso di diserzione per noi cappio al collo e via il prossimo- lo seguì il primo scoppiando in una fragorosa risata alla quale si aggiunse il secondo mentre prendevano un secondo corridoio che li portava lontano da me.

Ora o mai più April, coraggio! mi dissi facendo un profondo respiro. Poi senza neanche accorgermene il mio corpo di alzò e con uno scatto deciso attraversò il varco che portava alla stanza 303 mentre la porta si stava richiudendo.

La stanza 303 era a tutti gli effetti... una stanza. Una stanza con tre pareti bianche ed una di vetro opaco. E se i corridoi del palazzo erano come mi ero sempre immaginata una base di sicurezza, quella stanza era esattamente come mi ero immaginata la camera in un manicomio.
Ad un tratto la sfera luminosa mi ricomparve davanti agli occhi.

-Eccoti! Ma dov'eri finita?- dissi... Sto iniziando a parlare con delle sfere di luce fluttuanti... in effetti forse il manicomio è la scelta più adatta per me...

Non appena dissi quelle parole la luce schizzò dalla parte opposta della stanza trapassando il vetro opaco

Oh no, non un'altra porta da aprire!

Ma appena feci qualche passo in avanti riuscii ad intravedere attraverso il vetro opaco una figura. Mi avvicinai fino a sfiorare la superficie semitrasparente e allora la vidi. Chiusa dietro alla prigione di vetro c'era una ragazza che teneva gli occhi chiusi e la testa alzata. Avrà avuto al massimo un paio di anni più di me. Oltre a lei c'erano solo un piccolo letto, una sedia e del cibo riversato a terra.
La sfera luminosa le si parò davanti per poi andarsi a fondere col suo corpo esattamente al centro del suo petto.
Non appena la luce fu completamente assorbita ella aprì gli occhi. Erano verdi, come i miei, ma decisamente più luminosi, quasi fosforescenti. La sua pelle era diafana come quella delle guardie che avevo incontrato poco prima, e sembrava emanare un lieve bagliore, come se brillasse di luce propria. Per il resto non potei non notare la somiglianza che questa ragazza aveva con me: labbra sottili e rosee, lunghi capelli color caramello che sulle punte si arricciavano creando morbidi boccoli, un piccolo naso leggermente all'insù e l'orecchio destro leggermente a sventola che faceva capolino tra i capelli (o almeno mi sarebbe somigliata se io non fossi stata in condizioni da Extreme Makeover disperata edition: occhiaie più profonde delle fosse delle Marianne, capelli raccolti in una a dir poco disordinata coda alta fatta il mattino precedente e dulces in fundo le babbucce della nonna ai piedi).

-Sei stata tu a chiamarmi?- le chiesi non sapendo cos'altro dire

Vedendomi la ragazza fece un enorme sorriso e muovendo le labbra provò a dirmi qualcosa avvicinandosi anche lei e posando entrambe le mani sul vetro. Ma niente, non riuscivo a sentire neanche una parola di quello che mi stava dicendo.

-Non riesco a sentirti- le dissi -Tu riesci a sentire me?- aggiunsi

Lei annuì col capo

-Cosa ci faccio io qui? E cosa ci fai tu qui? Sei una prigioniera?-

Lei annuì nuovamente e poi si portò entrambe le mani alla gola. Ricordai le parole delle guardie e capii cosa voleva dirmi.

-Tu sei la regina giusto? Ed ora ci troviamo su Lyelith vero?- chiesi, e vedendola fare un cenno di assenso col capo continuai -E perché sono qui? Vuoi che ti aiuti a scappare?- con un altro sorriso fece di sì con la testa ed indicò verso l'alto. Diedi un'occhiata al soffitto della sua camera, ma oltre ad una luce fulminata non riuscii a vedere nulla.

-Non capisco, perché io? Non hai guardie o servi o fedeli che ti possano aiutare? Io non c'entro nulla con tutto ciò... Io neanche so se sto sognando o se è tutto reale!- le dissi alzando la voce per poi tapparmi immediatamente la bocca per paura di venir sentita dalle guardie di prima.
Lei scosse la testa e poi tornò ad indicare verso l'alto

-Non vedo niente, c'è solo un soffitto vuoto nella tua stanza!-

"No" mimò con le labbra, poi indicò me, il vetro ed il soffitto

Ma mi prende in giro? Cos'è? Un rebus?

-Oh...- sussurrai poi alzando gli occhi e vedendo sulla cima della lastra di vetro una scritta. Lessi ad alta voce quello che c'era scritto: -"Per le dimensioni di Lyelith e per il numero che racchiude l'inizio delle sue ombre il sigillo impenetrabile sarà finché la prigioniera stessa la chiave non pronunzierà"- riportai lo sguardo verso di lei -Non è che ci abbia capito molto ad essere sincera, però credo di non poterti essere d'aiuto, credo che la scritta dica che solo tu sei in grado di aprirla...-
A pensarci bene era un'ottima prigione. Una cella che poteva essere aperta solo dalla voce detenuto. Ma essendo il vetro insonorizzato la sua voce non poteva raggiungere la stanza dove mi trovavo, e quindi non poteva aprire la cella.
Mi chiesi anche come facessero i suoi rapitori a prenderla per portarla all'esecuzione, ma non volevo complicarmi le idee più di quanto già non lo fossero... avranno avuto un secondo modo di accesso, o la sua voce registrata.

Lei annuì e poi iniziò ad indicare me e sé stessa più volte ma vedendo che non capivo appannò il vetro e scrisse con le dita "DOPPIO".
Subito mi tornò in mente l'articolo che avevo letto poco prima di addormentarmi Vuoi vedere che il Dottor O'Brian aveva ragione?!

-E tu mi vuoi dire che io sarei il tuo Doppio?- chiesi in tono stupito. Vedendola annuire non potei trattenermi -Il mio doppio è una regina, ma che figata!- ma vedendo lo sguardo storto che quegli occhi fosforescenti mi inviavano cercai subito di riprendere il controllo e continuai -Dunque tu pensi che se io pronunciassi la chiave in un certo qual modo sarebbe come se la pronunciassi tu- Non faceva una piega in effetti.

Vedendola annuire sentii l'adrenalina scorrermi in corpo. Non ero certa fosse giusto liberarla, ma in fin dei conti era la regina e probabilmente i suoi rapitori erano dei ribelli che avevano tentato un colpo di stato... e poi si insomma, lei era pur sempre me. Non potevo lasciarla morire.

-E quindi? Scrivimi la chiave, così la pronuncerò!- dissi convinta, ma vedendo lei abbassare la testa e scuoterla a destra e sinistra capii che nemmeno lei sapeva quale fosse la parola chiave.

-Cosa? COSA? Tu è da 20 giorni che non mi fai dormire, facendomi rischiare la vita per arrivare fin qui e non sai neanche quale sia la parola chiave?!
Eh no, questo è troppo! Ti ho seguita, ho deciso di aiutarti e tu neanche sai dirmi come posso farlo?!-
Nel frattempo delle note avevano iniziato ad invadere la stanza in cui mi trovavo, all'inizio dolcemente, poi sempre più forte.
Alzai la voce continuando -Che poi dico io, ma di tutti i mondi che potevi scegliere, proprio il tuo Doppio della Terra dovevi decidere di andare a disturbare?! Non potevi, che ne so, scegliere quello di Ryvelas o di.... Etherium ...- sussurrai l'ultima parola, mentre un idea si faceva spazio nella mia mente.

"...Lyelith ed il numero che racchiude l'inizio delle sue ombre"

Ricordai di come O'Brian aveva definito gli altri mondi paralleli: "Ombre"

I mondi paralleli di Lyelith

T erra...
R yvelas...
E therium...

-Tre- sussurrai così piano che neanche le mie orecchie udirono le mie parole.

Alzai lo sguardo ad incontrare quello della ragazza imprigionata.

-TRE!- urlai talmente forte da sovrastare le note della canzone che ormai avevo riconosciuto: Renegades degli X Ambassadors. La mia sveglia.

Una crepa si formò sulla parete di vetro a partire dalla scritta incisa in alto per poi scendere verso il basso segmentandosi in diversi rami che come una ragnatela pervasero tutta la lastra.
Poi come in un''esplosione la parete si frantumò, e miliardi di schegge di vetro schizzarono da tutte le parti esattamente nel momento in cui come risucchiata da un forte vento fui portata via, lontana da quella realtà.

***

Mi svegliai in un bagno di sudore. Basta, non posso andare avanti con questi sogni. Lunedì prendo appuntamento da una psicologa, o da un mago che mi faccia andare in trace se è necessario! mi dissi mentre allungavo la mano per spegnere la sveglia, ma quello che vidi mi gelò il sangue: tre piccole schegge di vetro erano conficcate nel mio avambraccio, ed un esile rivolo di sangue che ne sgorgava scendeva giù fino a bagnarmi il mignolo.

Angolo autrice
ciao a tutti! Si, lo so, come one shot è un po' lunga lo ammetto... ma quando il mio piccolo cervellino inizia ad inventare non riesco a contenerlo.
Spero comunque vi sia piaciuta :)
Volevo solo dirvi che si, sono un po' fissata coi mondi paralleli, e l'idea per questa one shot mi è venuta ripensando ad un documentario su Mistero o Voyager o cose simili in cui dicevano che qualcuno (forse Einstein (?)) sosteneva che durante i sogni noi riuscissimo a saltare da un mondo parallelo all'altro... e da lì tutto il resto è decisamente inventato
Spero non sia stato troppo confusionario come racconto!
Ciao ciao!


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top