Parte 2


[Documento registrato e depositato presso l'ufficio distaccato di polizia di Konigsville]

[Oggetto: Denuncia scomparsa di Mary Caroline Schwarz]

Dichiarazione allegata:

"Il Sig. Marcus J. Schwarz, residente a Konigsville, Burg street 307, di professione dentista, padre della sig.na M. Caroline Schwarz, afferma di essere certo che sua figlia sia stata rapita da non meglio precisati individui. Alcuni di questi soggetti, secondo il signor Schwarz, apparterrebbero a un gruppo di giovani malviventi senza fissa dimora, che si aggirerebbero ai margini della località di Sawmill, ormai spopolata, nei pressi della vecchia segheria. Egli stesso afferma di aver visto, rientrando a casa a notte inoltrata, individui sospetti girovagare tra alcune case abbandonate. Successivamente, due di questi, descritti con capelli lunghi e abiti laceri, avrebbero cercato di fermare la vettura sulla quale procedeva, armati di coltello, intimandogli di fermarsi".

[Documento dall'archivio della polizia di contea di Siskiyou, Yreka, California]

[Rapporto del vice-sceriffo di Konigsville, contea di Siskiyou, California]

Oggetto: comunicazione e notifica avvio indagini sulla scomparsa di Mary Caroline Schwarz

Ufficio di competenza territoriale: Ufficio distaccato di Polizia di Konigsville, Dipartimento della Contea di Siskiyou, California.

Destinatario: ufficio dello sceriffo della contea di Siskiyou, Theodore J. Abbott, Yreka, California.

Kongsville, Contea di Siskiyou, California

Mercoledì 5 luglio 1969

A seguito della denuncia di scomparsa della sig.na Mary Caroline Schwarz, regolarmente depositata e registrata in questo ufficio in data odierna, 5/7/1969, dal padre della ragazza, il signor Marcus J. Schwarz, nonché delle recenti segnalazioni su possibili sviluppi in merito alla vicenda, il sottoscritto vice-sceriffo Robert Ackerman, capo dell'ufficio distaccato del dipartimento di polizia, comunica l'avvio delle indagini volte all'accertamento e alla risoluzione del caso.

Da: Vice-sceriffo Robert Ackerman

a:

Sceriffo Theodore J. Abbott,

Konigsville, 5/7/1969

[Dal diario di Molly Stern]

6 luglio 1969

Caro diario,

l'altro giorno ho rivisto Rebecca. E' stato al campo di softball, alla fiera annuale per il 4 luglio. Quell'incontro! È stato...terribile! Sto ancora cercando di rielaborarlo; di realizzare il significato e il senso di quelle parole, di quel contegno... ti racconterò come è andata.

Saranno state le dieci, era ormai quasi buio. Facevo il giro delle bancarelle e dei tendoni del tiro a segno per raccogliere qualche intervista tra la gente, per il giornale...guardavo in giro per farmi un'idea di quante persone ci fossero (per il mio articolo: ero la reporter ufficiale del Gazette!), salutando le molte facce note, quando...ho intravisto delle ombre ai margini del campo: qualcuno si aggirava nell'ombra...mi stavo avvicinando per vedere meglio, camminando lentamente quando, improvvisamente, l'ho riconosciuta. È stato come un lampo: il suo profilo si è stagliato, per un attimo, negli ultimi bagliori del tramonto, appena di fianco alla massa nera e fitta del bosco. Non poteva che essere lei: alta, magra, quella gonna corta che portava da un po'...ma intuii già che c'era qualcosa di molto diverso in lei. Era immobile, nell'ombra, come per non essere vista...e al contempo pareva osservare tutti gli altri - tutti noi!

Decisi di andare verso di lei, di salutarla e parlarci...doveva essere la cosa più naturale del mondo e quasi doveroso da parte mia: Rebecca è la mia migliore amica, o almeno lo era... ma, non so perché, dentro di me qualcosa mi tratteneva, mi diceva di voltarmi, di far finta di non averla vista e andarmene. Ma ormai probabilmente mi aveva riconosciuta e non potevo ignorarla così (e allora perché se ne stava lì immobile e non veniva lei a salutarmi? Questo non me lo chiesi). Comunque, mi feci forza e mi avvicinai ancora. Appena uscii dalla luce dei riflettori e delle lampadine, lei girò la testa verso un punto nel bosco e mi accorsi che non era sola: un uomo era a pochi metri da lei. Un tipo con una camicia a quadri e i capelli lunghi sulle spalle. Lo vidi per pochi secondi, perché appena arrivai da Rebecca, lui era sparito nel bosco, oltre la vecchia strada sterrata per Sawmill.

La chiamai due volte ad alta voce, e quasi credetti di gridare, ma lei non rispose. Solo quando le fui davanti mi accorsi di quanto fosse cambiata, o meglio, stravolta: i suoi capelli, sempre curati, puliti e lisci, erano sporchi, appiccicosi e arruffati. Sembrava addirittura che se li fosse tagliati a ciocche, senza vedere quello che faceva: in alcuni punti della testa, il suo cuoio capelluto pareva strappato. I suoi occhi erano neri di trucco sbavato; aveva addosso una gonna corta, dei sandali e una camicetta cenciosa strappata e aperta sul davanti. Non riuscii a trattenermi dal domandarle: "Rebecca! Che ti è successo?". Solo allora sembrò accorgersi di me e mi salutò. Non c'era calore né affetto nella sua voce. Pareva smorta e lontana, come se fosse altrove.

Vedendola in quello stato ebbi paura, ma provai anche pena e commozione. Le chiesi come stesse, cosa ci facesse lì e con chi si vedesse. Ma, anziché rispondere, borbottava qualcosa di incomprensibile e i suoi occhi erano velati, guardava me ma pareva vedere altro. La scossi e la presi per le braccia, e allora mi parve che tornasse per un attimo a riconoscermi e pronunciò il mio nome diverse volte, come in trance, con una voce stridula e alterata: Mollyyy... Mollyyy... Mollyyy...poi, come riscossa dal torpore, nei suoi occhi vidi un lampo di luce e - quanto ringraziai Dio! - dell'affetto della vecchia Rebecca, della mia Rebecca! Mi abbracciò e mi disse: "Molly, perché mi hai lasciata? Siamo amiche...non vuoi più vedermi? Ti vergogni di me? I tuoi genitori, il tuo Anthony si vergognano di me?...Vi vergognate di noi?"

Io ero in lacrime e paralizzata dall'incredulità a quelle parole! Forse è vero! Forse sono stata io a lasciarla, temendo le compagnie che aveva preso a frequentare, quei ragazzi sboccati e intriganti, quei vestiti indecenti, quelle voci...forse sono stata io ad abbandonarla...è per colpa mia se è diventata così, se si è messa con quella gente! Dovevo proteggerla, ma come?

"Vi vergognate di noi", ha detto. Ma perché "noi"? Se eravamo solo io e lei...a nome di chi stava parlando? Come mi sento sciocca e inutile ora! Ero così intontita e disarmata da non riuscire a balbettare che un debole "no...io...e i miei, e..." Charlie! Come sapeva di me e Charlie? Ci aveva visti in giro, sicuramente; oppure...ma cosa vado a pensare...

Subito dopo, prima che avessi il tempo di rispondere, ha sciolto l'abbraccio, mi ha fissata intensamente e ha aggiunto: "avete paura di noi!", con un tono che non ammetteva repliche, e che mi è sembrato un rimprovero; ma ripensandoci, aveva qualcosa come di commiserazione, quasi di disprezzo.

Poi è scoppiata a ridere sguaiatamente (lei che è sempre stata così timida e a modo!) e, di fronte al mio stupore, ha iniziato a farmi discorsi strani e a parlarmi come se mi stesse recitando una lezione: ha detto di liberarmi dalle paure, di aprire gli occhi; che noi "borghesi e privilegiati" non possiamo capire la vita perché siamo prigionieri delle menzogne del potere, del capitalismo, della guerra e dell'imperialismo...e che nuovi compagni l'hanno accolta nella loro famiglia...una famiglia non come la intendiamo noi, ma diversa e aperta alla rivelazione di un mondo, di un qualcosa che deve venire per liberarci, per liberare l'umanità...non ho capito a cosa si riferisse, ma credo che le abbiano fatto un lavaggio del cervello! Ha detto che i suoi amici - o compagni, come li chiama lei - sono degli "illuminati" che libereranno l'America e il mondo dalla falsità e dall'autorità del potere; dal vecchio mondo oppressivo e autoritario...continuava a straparlare in quel modo, allora io l'ho interrotta e, esasperata, le ho chiesto perché si fosse ridotta così, che fine avessero fatto i suoi capelli, i suoi vestiti e che cosa intendesse fare di quella sua nuova vita; ho cercato di metterla in guardia, riferendole quello che si dice in merito ai ragazzi che frequenta, ai freak che vivono nella casa abbandonata e alla vecchia segheria di Sawmill: le droghe, i rapporti promiscui, la pericolosità di quella vita e di quelle frequentazioni.

Le ho detto che io, i miei genitori, sua madre, il suo fratellino e tutti i nostri amici in comune eravamo in pena per lei e che non poteva passare le notti andandosene in giro con delinquenti, dormendo in catapecchie marce in mezzo ai boschi come un animale, senza farci sapere nulla, a maggior ragione che era sparita una ragazza!

Ero infervorata e in collera, e quasi urlavo, dicendole quelle cose: lei sembrava ascoltarmi e, quando ho menzionato la ragazza scomparsa, mi è parso addirittura che fosse attraversata da un brivido, quando il tizio con la camicia a quadri è tornato ed è avanzato verso di noi. Allora lei si è voltata di scatto, l'ha guardato e mi ha detto: "Molly, devo andare". Quindi se l'è filata dietro quel ragazzo e mi ha piantata lì! Infine, dopo avermi voltato le spalle, fatto qualche passo si è voltata e mi ha detto: "Ci rivedremo, amica mia".

Ti lascio, caro diario. Sono esausta e scossa. Rivivere l'incontro dell'altro ieri ha riacutizzato l'angoscia e la pena per Rebecca, ma non solo per lei, quanto per tutto ciò che le ruota attorno e che, sono sicura, la sta stritolando...qualcosa che incombe su Konigsville... qualcosa che controlla e ha preso possesso della mente e del corpo della mia amica. Finalmente questa domenica andrò a parlare con padre Giacalone. Ne parlerò anche con Charlie. Ho un disperato bisogno di conforto e di confidarmi con qualcuno.

[Documento]

[Rapporto investigativo del vice-sceriffo Robert Ackerman, ufficio distaccato di polizia di Konigsville, contea di Siskiyou, California - trasmesso al dipartimento di polizia della contea di Siskiyou, ufficio dello sceriffo Theodore J. Abbott]

Konigsville, 10 luglio 1969

In base ad alcune segnalazioni anonime e alle testimonianze di due conoscenti della giovane scomparsa, sono stati avviati accertamenti in merito a Dick Salerno, individuo conosciuto nella zona per essere un vagabondo senza fissa dimora. L'uomo risulta al momento il principale sospettato della sparizione di Caroline Schwarz, con la quale, secondo i predetti testimoni, sarebbe stato visto in più occasioni prima della scomparsa, intrattenendo probabilmente una relazione con la stessa.

Si trasmettono i dati anagrafici del soggetto:

Nato il 6 giugno 1936 a Virginia City, Nevada;

Genitori: padre ignoto; la madre, Judith Cohn, nata a Oakland, California, il 30/10/1919, prostituta e alcolista, risulta essere deceduta al manicomio Topeka Insane Asylum, Kansas, nel 1960. Dick Salerno è stato affidato, dall'età di otto anni, alla zia materna Mary e al marito di questa, Thomas Salerno, deceduto per cause naturali due anni fa. Mary Salerno, nata il 29/11/1905 a Bodie, California, risiede tutt'ora a Konigsville, in Burg street 801.

Residenza: attualmente sconosciuta. Recapiti: sconosciuti.

Segni particolari: cicatrice visibile sotto il lobo dell'orecchio destro e sulla mandibola.

L'uomo risulta avere diversi precedenti penali per furto, occupazione abusiva, violazione di proprietà privata, possesso di droghe. E' stato inoltre detenuto nel carcere statale di Stockton, California, dal 1964 al 1966, per aggressione, adescamento di minori, induzione alla prostituzione e traffico di droga.

Vice-sceriffo R. Ackerman

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top