𝟏𝟓. 𝐆𝐚𝐦𝐞 𝐨𝐯𝐞𝐫 𝐈𝐈

Isaac sembra non avere alcuna intenzione di cambiare rotta: i suoi occhi rimangono abbarbicati saldamente ai miei ancora per diversi istanti, attorcigliati in profondità come radici, quasi a volerne stampare ogni dettaglio sulle retine; in maniera decisamente sfacciata, incurante o immemore della presenza di Nancy, che rimane ad osservarci con un'attenzione al limite della morbosità.

<<C'è bisogno che vi ricordi che è severamente vietato scambiarsi effusioni all'interno dell'edificio scolastico?>>

Le braccia strette al petto, ad enfatizzare quelle curve a mala pena accennate, giurerei di aver colto una nota bassa, di privato risentimento, che non ha nulla a che vedere con il tono inflessibile che si è imposta - da zelante professoressa di matematica. E scommetto che quell'impercettibile sfumatura non è sfuggita nemmeno ai sensi del corvino, che finalmente si decide ad allontanarsi per prestarle attenzione.

Lingue di fuoco mi incendiano le guance, mentre mi premuro di recuperare la tracolla - che non mi ero nemmeno accorta mi fosse scivolata giù dalla spalla, e i fogli disseminati a terra come petali.
Temporeggio, cercando in ogni modo di nascondere il rossore, ma alla fine è proprio la ragazza dagli occhi color caramello a spegnere quell'imbarazzo in cui lei stessa ci ha volutamente incastrato.

<<Ad ogni modo, dato che il fato pare avermi fortuitamente concesso la possibilità di incrociare entrambi nello stesso momento, insieme...>> Fa una breve pausa, durante la quale il suo volto vola su Isaac in maniera piuttosto ambigua, <<Ne approfitto per mettere velocemente al corrente anche la signorina Jones di ciò di cui ho già accennato al suo collega, Isaac Miller, questa mattina.>>

Avverto distintamente il corvino irrigidirsi in un pezzo di vetro accanto a me, ma mi limito ad annuire per invitarla a proseguire, senza più soffermarmi a studiare il volto del ragazzo dagli occhi di pece.

<<Come le ho già detto, signorina Jones, la Westwood High School oltre ad essere una scuola autorevole e prestigiosa, è un ambiente molto rigido e inflessibile, che non può assolutamente permettersi di giustificare e tollerare dai propri studenti risultati inferiori alla media. Alla luce dei suoi pessimi risultati e prima di procedere con i consueti metodi drastici, tuttavia, il preside Westwood è stato abbastanza... generoso da suggerirmi di offrirle un aiuto concreto. Un aiuto che, giustappunto, coinvolge anche lo studente compresente.>>

Prima di continuare, Miss Morris si avvicina ad Isaac. Una mano va a posarsi sulla sua spalla con la leggiadria di un piccolo volatile, in un gesto che, ancora una volta, tradisce una confidenza già radicata, annidata fin nelle profondità; una complicità che va decisamente oltre il rapporto che dovrebbe intercorrere tra un'insegnante e il proprio studente.

<<Miller la assisterà nello studio delle materie in cui lei pare aver riscontrato maggiori difficoltà, ovvero matematica e lingua inglese, finché non riuscirà a risollevare la sua media scolastica e raggiungere livelli quantomeno accettabili. Ho ritenuto che non ci fosse studente più adatto di Isaac per svolgere questo compito: nonostante sia giunto alla Westwood da poco, la sua media supera di gran lunga l'eccellenza. Inoltre, so che già vi conoscente e questa esperienza potrebbe infine risultare utile a entrambi, per ambientarvi e modellarvi in maniera uniforme a questa realtà un po' austera.>>

<<Mi pareva di aver già negato la mia disponibilità questa mattina, Miss...>> Cerca di intervenire il corvino, immediatamente troncato da un gesto fulmineo di Nancy: le dita della ragazza volano via dalla sua spalla e si intirizziscono di fronte ai suoi occhi, rimanendo a svolazzare a mezz'aria.

<<Non si tratta di una proposta>> dichiara in tono perentorio, <<ma di un obbligo. Un impegno a cui non potete sottrarvi, a meno che non vogliate entrambi incorrere in una sospensione. O addirittura all'espulsione, come è successo ad altri studenti prima di voi.>>

Un'altra breve pausa prima di proseguire: <<Se entro la fine di quest'anno il preside non vedrà un significativo miglioramento nei risultati della signorina Jones, la media di entrambi potrebbe essere compromessa. E, di conseguenza, anche le vostre borse di studio potrebbero risentirne, trattandosi dell'ultimo anno.>>

Il volto di Isaac si adombra per alcuni istanti. Tra le copiose nubi si staglia chiaramente una folgore, che fa torcere le sue labbra in una smorfia sinistra. Sembra quasi sull'orlo di sputare un: ''Non oserai", a cui gli occhi affilati di Nancy ribattono sfrontatamente con un: "Oserei eccome, perciò non mettermi alla prova".

Ma è sufficiente un paio di rintocchi delle palpebre, mezzo giro delle lancette dei secondi intorno al quadrante dell'orologio, perché il corvino ritrovi la consueta maschera di indifferenza, dietro cui suggellare freddamente i propri lineamenti. E perché Nancy si ricomponga, riassumendo il proprio ruolo di insegnante di matematica, diligente e autoritaria.

<<Avete entrambi da guadagnarci e da perderci. Dunque, a lavoro!>> esclama, battendo le mani all'improvviso e risvegliandomi dallo stato di torpore in cui lo shock mi ha temporaneamente infossato.
Infine, finalmente, Miss Morris gira sui tacchi. Il manico della tracolla stretto tra le dita della mano destra, ancheggia in direzione dell'uscita, salutandoci teatralmente con la sinistra, in un cenno che definirei quasi provocatorio.

Gli occhi d'ambra piroettano istintivamente in direzione di Isaac: ha i pugni stretti in una morsa ferrea, d'acciaio e di fuoco, ma l'espressione gelida marchiata sugli occhi non tradisce alcuna emozione.

Quando si volta in direzione degli armadietti, tornando a sigillarsi nel proprio tombale silenzio come un faraone in un sepolcro d'oro, mi sento nuovamente sfumare nell'etere. Ridotta per l'ennesima volta in un insignificante dettaglio di uno sfondo sfocato. Indegna di attenzione tanto quanto una frase sgrammaticata e banale. Un dipinto privo di significato e attrattiva. Una fotografia fuori fuoco, appesa per sbaglio nella sua galleria d'arte, insieme a quadri e foto di ricordi perfetti - mentre del mio, invece, non rimane altro che una macchia di inchiostro in mezzo all'oceano.

Improvvisamente, realizzo che le parole che abbiamo condiviso prima dell'arrivo di Nancy non hanno affatto suggellato la fine definitiva dei giochi, ma solo di una lunghissima partita: nessuna parola è ancora in grado di mozzare definitivamente la lingua al nostro silenzio.
E mentre una sfida giunge al termine, un'altra è già in agguato dietro l'angolo, giunta per mezzo di una corrente di silenzio continua e vorticante. In un circolo vizioso inarrestabile.

Ma, questa volta, il gioco vale davvero la candela?

La posta in palio, dal momento in cui l'eventualità di essere cacciati dalla Westwood è stata introdotta, non ha forse raggiunto livelli davvero troppo alti, persino per il mio inespugnabile orgoglio?

Studio con morbosa attenzione la schiena di Isaac, quasi come se ogni risposta si celasse proprio lì, tra le fibre della sua felpa. Incassata tra una scapola e l'altra. Tra un movimento deciso delle sue dita robuste, che fanno scattare la serratura dell'armadietto, e un gesto della sua mano, che si intrufola pigramente all'interno per raccogliere e sfogliare un libro. Tra i ciuffi dei suoi capelli neri, accarezzati dalla luce arancione del tramonto, in mezzo ai quali si staglia qualche filamento d'oro, come bagliori in una distesa di nubi dall'aspetto sinistro.

<<Pare proprio che saremo costretti a collaborare.>> Butto fuori tutto d'un fiato quelle parole un po' banali, rigidamente trattenute. Ma il mio blaterare si limita a scontrarsi con la sua felpa, senza riuscire a penetrarne il tessuto. Senza riuscire a raggiungere la pelle.

Fallisco nel tentativo di attirare la sua attenzione, avvertendo la determinazione evaporare e lasciarsi facilmente corrompere dall'affascinante lato oscuro.
Mentre i pugni si stringono in una morsa, l'orgoglio mi suggerisce di girare sui tacchi e lasciarlo marcire nel suo silenzio di spine; la rabbia, invece, di scuoterlo con violenza, per risvegliare quel Lazzaro dallo stato di morte apparente.

Nel momento in cui Isaac chiude l'armadietto e si avvia verso l'uscita, totalmente incurante della mia presenza, tuttavia, è il buon senso a vincere: lo seguo a ruota, cercando di zittire il vociferare del flusso di coscienza, che continua a farmi notare di stare inseguendo qualcuno che, a quanto pare, non si fa alcuno scrupolo a fare a pezzi la mia dignità.

<<È stata Nancy a darmi quel ritratto. Il mio ritratto>> confesso a voce abbastanza alta.

Isaac immobilizza i propri passi sull'ultimo gradino.

Non mi guarda, ma so di essermi finalmente guadagnata tutta la sua attenzione.

Un sorrisetto compiaciuto nascosto tra i denti, scendo le scale e mi avvicino a lui a passo lento.

<<Dimmi qualcosa che non so>> sogghigna con sarcasmo.

<<Se lo sapevi, perché hai insinuato che potessi averlo rubato?>>

<<Volevo solo assicurarmene>> ribatte facendo spallucce.

Poi, finalmente, si volta. I suoi occhi cadono dentro ai miei in un istante, come un sasso lanciato con violenza in un lago. Si appropriano del mio volto con una lentezza estenuante e, all'ultimo minuto, cambiano rotta. Puntano alle mie spalle, mentre il suo fiato volteggia intorno al mio orecchio e scivola lentamente lungo il collo, con la grazia di una goccia di pioggia.

<<L'espressione colpevole che ti è sfuggita al nome di Nancy è stata sufficiente a tradirti, Skye Jones.>> Il modo in cui il mio nome danza sulla sua lingua, insinuandosi con delicatezza tra un dente e l'altro, mi provoca un brivido.

Un pensiero mi colpisce come uno schiaffo: ancora una volta, Isaac è l'unico in grado di riuscire a leggermi il volto come la pagina di un libro. Di scavare oltre le righe. Di scovare le bugie dietro le palpebre.

Nemmeno i passi di distanza, lo scorrere inesorabile del tempo, il silenzio che ci è scivolato addosso come una cascata d'acqua gelida, a quanto pare, sono riusciti a consumare quel dannato filo invisibile.

E io ho bisogno di ristabilire una certa distanza. Subito. All'istante.

Faccio istintivamente un passo indietro, rischiando di perdere l'equilibrio sull'orlo del gradino. La mano del corvino mi acciuffa con prontezza prima che finisca lunga distesa sull'asfalto. Ma appena ritrovo stabilità, mi lascia andare, come se il tessuto del mio maglione fosse un intreccio di cavi elettrici scoperti.

Arrossisco, mentre un gruppo di studenti – probabilmente amici di Adam - ci oltrepassa, salutandomi con eccessiva allegria.
Quel breve momento di pausa, tuttavia, mi fornisce la distrazione perfetta per permettermi di collocare la conversazione su binari più sicuri.

<<D-dunque, c-come abbiamo intenzione di procedere?>> Balbetto miseramente. Poi, dinanzi alla sua espressione disorientata, preciso: <<Hai sentito Miss Morris: se non lavoriamo insieme...>>

<<Sono solo stronzate>> mi interrompe Isaac, il cui volto ha nuovamente ceduto alla più cieca oscurità: non riesco più a intravedere ciò che si cela oltre le iridi scure, avvolte da un intossicante e inaccessibile fumo nero. <<E lo sai anche tu. Perciò, risparmiati lo sforzo di mentire.>>

Adesso è il mio turno di lasciarmi investire dalla confusione. Inerme, lascio che piova liberamente sul mio volto fattosi improvvisamente esangue - come se quelle parole ne avessero risucchiato ogni goccia di colore.

Il corvino mi fissa, mentre si premura gentilmente di dissipare le mie incertezze: <<Vuoi davvero farmi credere che butterebbero fuori la fidanzatina del figlio del preside?>> Sputa, senza riuscire a trattenere un ghigno sinistro. <<Sei praticamente intoccabile, futura Mrs. Westwood.>>

Una folata di vento gelido mi investe, scompigliandomi i capelli e facendo crepitare le foglie avvizzite ai miei piedi. Alcuni ciuffi ribelli mi si impigliano tra le labbra, altri alle ciglia. Li ignoro, mentre assottiglio gli occhi in una linea dura. <<È il tuo modo gentile per dirmi che non hai alcuna intenzione di collaborare?>>

<<Mi pareva di averlo già detto questa mattina>> rimarca, facendo spallucce.

Puoi dire a Nancy che il progetto ha deciso di non collaborare. Quelle misteriose parole, che Isaac mi ha appiccicato addosso senza troppe spiegazioni poco prima di sparire oltre il viale della Westwood, incominciano ad acquisire senso.

<<Pensi di aver capito tutto e invece non ti rendi conto di ciò che c'è in gioco>> insisto, puntandogli un dito contro il petto con fare intimidatorio. <<Stiamo parlando della mia... della nostra carriera, Isaac. Non lascerò che questo tuo maledetto orgoglio, la presunzione e l'apatia finiscano per rovinare ogni cosa.>>

<<Parli davvero come se non sapessi...>> Il corvino sembra riflettere a voce alta, mentre sonda attentamente il mio viso, ancora una volta alla ricerca della verità oltre le maschere.

<<Come se non sapessi cosa, Isaac?>>

<<No, non è possibile che Nancy non ti abbia detto nulla. Dopotutto, mi ha praticamente trascinato alla Westwood, ha parlato di un progetto, ti ha dato quel ritratto... deve per forza averti fornito un quadro dettagliato della situazione. A meno che...>> Abbassa il volto, osservando pensieroso il mio dito, ancora rivolto contro la sua felpa come una fiamma che ha ormai perso tutta la propria carica minacciosa.

Intuisco all'istante che debba esserci qualcosa che Miss Morris non mi ha detto. Un dettaglio, rilevante o meno, che ha preferito omettere, per qualche misteriosa ragione.

Che abbia a che vedere con la ragione per cui non ha voluto confessare dove ha conosciuto Isaac?

<<Continua>>, lo imploro. Ma non faccio in tempo a indagare oltre: una voce familiare bussa violentemente alle porte del mio cervello, allo stesso modo di un ospite inaspettato e indesiderato:

<<Mi spiegate cosa diavolo sta succedendo qui?>>


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Spazio autrice:

Chiedo perdono per il ritardo, ma ho dovuto controllare il capitolo centinaia di volte: il risultato sembrava non riuscire mai a soddisfarmi. Continuavo a "distruggere, ridurre in atomi" (semi-cit.) e riscrivere ogni singola parola (davvero, non scherzo).

Anyway, l'importante è che finalmente siamo riusciti a partorire questa seconda e ultima parte. E chi pensate sia giunto/a a interrompere i nostri esperti di giochi di silenzio per eccellenza? 🤭

Come sempre, un abbraccio ad ogni singolo lettore. ❤️

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