𝟏𝟑. 𝐈𝐥 𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐨𝐦𝐛𝐫𝐞

Una corolla di boccoli scuri come un cielo senza luna incornicia un volto dai tratti pronunciati. Alcune spire sfiorano la fronte, fino a rasentare le sopracciglia, sotto le quali si dischiudono un paio di occhi enormi tanto quanto girasoli appena nati, incorniciati da lunghe e foltissime ciglia nere. Un nasino dalla punta tondeggiante sovrasta labbra piene come mezze lune.

I tratti a matita si fanno più marcati in corrispondenza della chioma corvina, ma lambiscono la bocca e le iridi in schizzi più delicati; sfumati al punto da creare un gioco di luci e ombre che conferiscono profondità a quello sguardo, tanto che gli stessi occhi sembrano più vivi di un cielo brulicante di stelle.

Quello che tengo tra le dita, scosse da un'oscillazione a mala pena percettibile, è senza ombra di dubbio un mio ritratto. E, per essere precisi, è il ritratto più somigliante all'originale che abbia mai visto.

<<Penso che tu possa intuire chi sia l'autore e cosa significhi>> sento dire in lontananza da Nancy, mentre sono smarrita in un terrificante girotondo di pensieri contrastanti, al punto da sentirmi gradualmente scivolare in un universo parallelo, insieme ai miliardi di possibili significati che bucano, lacerano, strappano i tratti di quell'immagine a matita.

<<L'ho sorpreso a disegnarlo e non ho potuto fare a meno di requisirlo>> mi spiega la giovane insegnante. C'è una nota di retrogusto amaro sciolta nella sua voce fattasi di caramello. <<È la prova che stavo cercando, definitiva e schiacciante, che tu non gli sia così indifferente come voglia far credere...>>

So che l'artefice è Isaac – anche perché, in caso contrario, Miss Morris non avrebbe avuto alcuna valida ragione per mostrarmi il disegno. Eppure, a differenza sua, non riesco a trovare un solo ragionevole motivo che avrebbe potuto spingere il corvino a ritrarre... me.

A mala pena riesco a intravedere ciò che tengo tra le mani, oltre le iridi annebbiate di acqua e sale, assottigliate in una linea retta, nello sforzo di non lasciarle sciogliere sotto forma di lacrime. Figuriamoci riuscire a realizzare cosa significhi.

Le parole annegano in gola, investite dalla saliva che continuo a deglutire, tant'è che mi ritrovo a restituire il disegno a Nancy senza riuscire ad emettere un solo fiato.

<<È tuo. Tienilo>> mi esorta lei con un gesto della mano, prima di azionare il riscaldamento e mettere in moto l'auto. <<Be', a dispetto di ciò che avevo detto, credo di averti rubato fin troppo tempo. Sarà opportuno che ti riporti in fretta alla Westwood, di modo che tu possa almeno frequentare le lezioni pomeridiane. Come ben saprai, il professor Michaelson non ama gli assenteisti.>>

Come se il pezzo di carta si fosse improvvisamente fatto rovente, lo eclisso tra i libri, all'interno della tracolla. Poi, mi obbligo a raschiare via tutte le morbose illusioni, a spazzare gli ombrosi significati, a ripulirmi delle emozioni contraddittorie, nel tentativo di riordinare il caos che è riuscito a scatenare tra le pareti della mia testa.

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I silenzi, nel momento in cui si frappongono tra due persone, creano passi di distanza incalcolabili e, talvolta, impercorribili a ritroso. Ma se ciò che le unisce è un legame che va oltre ogni orizzonte visibile ad occhio nudo, al di là di ogni razionalità umana; se è un nodo di un filo invisibile che le aggroviglia, un solo fiato è sufficiente per far crollare qualsiasi parete di silenzio.

Mentre Miss Morris ed io procediamo a ritroso in direzione della Westwood, ognuna silenziosamente segregata all'interno dei confini dei propri pensieri, quella frase torna a pungolarmi come una scheggia di vetro infilatasi sotto pelle.

Sono sicura di averla letta tra le pagine del libro che stavo sfogliando durante la lezione di matematica e, per quanto da tempo mi discosti da quelle sciocchezze da poeti romantici, devo ammettere che incomincio a credere nell'esistenza di quel legame.

A maggior ragione dal momento che, da quando Isaac è tornato a New York, è come se avvertissi quell'invisibile filo tirarmi, trascinarmi, strascicarmi quasi con violenza in direzione del corvino, senza poter fare nulla per oppormi a quella forza brutale e inspiegabile.

E quando finalmente giungiamo a destinazione, nel momento in cui Nancy ed io varchiamo le soglie della Westwood, nell'istante in cui in lontananza scorgo Isaac affogare le proprie iridi di petrolio in quelle cerulee della mia migliore amica – quasi ad inquinare quel mare di perfezione, sorridendole addirittura in maniera sghemba - a rispecchiare l'espressione raggiante che si distende anche sulle labbra di Alice... non c'è orgoglio, razionalità o buon senso che mi impedisca di vedermi letteralmente divorata dalle fiamme.

Per quanto insensata, al limite della follia, l'orda di gelosia mi travolge, sciogliendomi lo stomaco nel suo stesso acido. Le dita incominciano nuovamente a fremere per il bisogno di lacerare quei sorrisetti dai loro volti, squarciare quell'intesa che aleggia già nell'etere insieme all'odore pungente di fogliame umido, graffiare via dalle labbra di Alice l'espressione compiaciuta e trionfante di chi sa di aver appena compiuto un piccolo miracolo.

Quel sorriso nato inspiegabilmente sul volto di Miller non è sfuggito nemmeno agli occhi vigili di Miss Morris, che sento irrigidirsi come una stalattite accanto a me.

Ma la cosa che più di tutte mi lascia attonita, è il déjà-vu che segue quella visione e che mi fa render conto di non aver avuto la medesima - estrema e forse esagerata - reazione nel momento in cui, quasi una settimana fa, ho assistito ad una scena simile, ma con protagonisti diversi.

Forse è perché ti eri ormai abituata agli sguardi di intesa tra Adam e Claire, prima di scoprire cosa celassero. Mentre questa è una scena che non ti saresti mai aspettata.
La coscienza tenta di trovare una spiegazione logica, ma forse non molto credibile.

<<Alice Russo?>> sibila semplicemente Nancy, ancora una volta incapace di trattenere il proprio stupore - e forse anche un pizzico di risentimento.

<<A quanto pare si sbagliava, signorina Morris>> mi pronuncio freddamente, cercando di non farmi udire da altri se non dalla mia insegnante, indossando la maschera più indifferente della mia collezione. <<Come vede, il suo benamato studente non ha affatto bisogno dell'aiuto della sottoscritta. Né tantomeno del suo.>>

Le ombre affilate di gelosia e orgoglio mi avvolgono, eclissando ogni raggio dei buoni propositi, ogni goccia di luce delle ottime intenzioni sorte poco fa e adesso nuovamente affogate nell'oscurità più tetra.

<<Ma non avevi detto che se n'era andato?>>

La domanda più che lecita di Miss Morris aleggia nell'etere senza risposta. Come se avesse raggiunto il diretto interessato – o, più che altro, come se il moro avesse avvertito i nostri sguardi penetrargli la fronte, Isaac leva il volto nella nostra direzione.

Ha ancora la schiena appollaiata comodamente agli armadietti, le braccia intrecciate al petto in un atteggiamento disinvolto e sicuro di sé. Un sorriso sornione che, immediatamente, si adombra, sostituito da una smorfia seria e illeggibile. Per qualche misterioso motivo, quello sguardo amaro, dello stesso colore del caffè, mi attrae fino all'inverosimile, in maniera quasi ipnotica, nella sua direzione.

Il magnete mi arresta proprio alle spalle della mia migliore amica, che si accorge subito della mia presenza incombente come un'ombra. Quando si volta, scie di incredulità sfrecciano nel suo sguardo azzurro, più limpido di un cielo estivo.

<<Skye Jones, finalmente!>> Esclama fingendosi seria, puntellando teatralmente i minuscoli pugni sui fianchi. <<Ma dov'eri finita? E perché hai tutta l'aria di una cospiratrice di seconda categoria?>>

Mi impegno per non assottigliare lo sguardo, ma sul volto abbronzato di Alice compare comunque una breve smorfia colpevole.

Neanche l'avessi appena colta in flagranza di reato, con le mani inzaccherate di torta alle mele.

<<Non credo che riuscirò ad esserci, ma grazie comunque per l'invito>> pronuncia Isaac, rivolgendosi alla mia migliore amica in quella che deduco essere lingua italiana, ma senza riuscire a comprenderne il significato. Dopo essersi guadagnato l'ennesimo sorriso da parte della bambolina di porcellana, si allontana, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo, figuriamoci di un saluto.

Quando mi passa accanto per oltrepassarmi, ho la netta sensazione di essere diventata inconsistente. Improvvisamente fatta della stessa impalpabile sostanza di uno spettro.

<<Be'?>> Insiste Alice, distraendomi dalle riflessioni. <<Che ci facevi, dunque, con Miss Morris? Ho saputo da Harry che avete trascorso la mattina insieme per lavorare ad un misterioso progetto.>>

<<Forse prima dovresti dirmi che ci facevi tu con Isaac.>> Non posso più fare a meno di sputare acida, pentendomi subito dopo di essermi lasciata dominare dall'istinto. <<E cosa ti ha detto prima di andarsene>> aggiungo, questa volta cercando di assumere un tono più pacato, dissimulando mera curiosità. Ma ormai temo sia già troppo tardi.

Alice assottiglia leggermente lo sguardo, studiandomi con circospezione. Poi incrocia le braccia al petto. <<Sembra quasi ti dia fastidio che parli con lui.>>

<<E perché mai dovrebbe?>> Esclamo, lasciandomi persino andare in una risatina. <<Sono solo curiosa.>>

Infatti, Jones, conferma la mia scrupolosa coscienza. Perché mai dovrebbe importarti di chi diavolo frequenta Isaac?

<<E vorrei evitare che ti facessi male>> proseguo in tono neutro, facendo spallucce. <<Insomma, sappiamo benissimo quanto tu sia un'inguaribile romantica, alla perenne ricerca del principe azzurro. E lui... beh, non è esattamente quel genere di ragazzo.>> Dato che non sembra granché colpita dalle mie parole, rincaro subdolamente la dose: <<Non è un tipo raccomandabile, Alice, davvero.>>

<<Che tremenda frase fatta, Jones>> mi biasima lei in tono piccato, voltandosi per raccogliere il materiale per le lezioni dal proprio armadietto. <<Da te non mi sarei mai aspettata pregiudizi del genere.>>

<<Non si tratta di pregiudizi>> obietto con sicurezza. <<Conosco Isaac e, credimi, ci sono cose di lui che non sai e che è meglio che tu non sappia.>>

Non so perché sto cercando a tutti i costi di convincerla a stargli lontana, quando io stessa fino a mezz'ora fa ero convinta che il corvino avesse bisogno di qualcuno che gli stesse vicino; che tendesse le mani nella sua direzione, per salvarlo dai suoi stessi crateri lunari; che lo aiutasse a riemergere dalla voragine in cui sembra essersi fatalmente inabissato.

L'unica cosa certa è che un avvicinamento tra Alice ed Isaac non può che originare guai.

L'italiana si volta a guardarmi, stringendo a sé libri e quaderni con fare difensivo. Le guance rosse, cosparse di petali di papavero, sembra cercare di trattenere tutto il proprio fervore. <<Nemmeno Adam è esattamente quello che si definisce un tipo raccomandabile. Eppure stai ancora con lui, mi pare.>>

Touché.

Apro e chiudo la bocca più volte in cerca di una risposta che possa trasformare la sua freccia in un boomerang. Ma, presto, mi rendo conto che lo stupore mi ha trasformato in un momentaneo pesce rosso.

<<Comunque>> fa lei, lasciando volar via un sospiro, lo sguardo divenuto nuovamente fragile come ali di una libellula, <<L'ho semplicemente aiutato a risolvere una spiacevole situazione creatasi con Harry: il ragazzo non voleva che Miller rientrasse a scuola, dal momento che questa mattina se n'è andato senza mostrare alcun permesso, e sono riuscita a convincerlo a chiudere un occhio. Isaac mi ha dimostrato la propria gratitudine e, tra una presentazione e l'altra, non ha potuto fare a meno di notare l'origine del mio cognome. Mi ha confidato di aver vissuto in Italia in questi ultimi quattro anni e di saper parlare piuttosto bene la lingua. Proprio come me. Per questo si è rivolto a me in italiano, quando ha meramente rifiutato il mio invito alla festa di inizio anno di domani sera.>>

Quelle parole sono come balsamo per il mio cuore spettinato dall'improvviso vento di burrasca, infuriato dalla gelosia. Ma ancora non riescono a dominarlo del tutto.

Non è paradossale il fatto che Isaac ad Alice si ritrovino a condividere la medesima, inusuale lingua straniera - che li permette addirittura di tagliarmi fuori dalle conversazioni, mentre il corvino ed io non spartiamo altro che silenzio da cinque anni a questa parte?

<<Ad ogni modo, anche se per il momento non c'è assolutamente nulla, sappi che le tue parole non riusciranno a impedirmi di conoscerlo>> afferma sentenziosa Alice, tornando a stringere la presa sul proprio materiale scolastico fino a sbiancarsi le nocche. <<Isaac non è Adam e io non sono Claire. L'hai detto tu stessa: qualunque cosa ci sia stata tra di voi, appartiene al passato. Perciò, se permetti, per quanto ti voglia bene... decido io chi frequentare o meno.>> Non c'è cattiveria nella sua voce. Solo piccata determinazione.

Dopodiché, nonostante sia ancora piuttosto presto, l'italiana chiude il proprio armadietto con un tonfo deciso, gira sui tacchi e si avvia a passo svelto in direzione dell'aula dove si terrà la consueta lezione di Michaelson – e all'interno della quale deduco sia sparito anche il corvino.

Rimango a lungo a fissare le sue spalle magre, lungo le quali scivola fino a metà schiena una cascata di capelli dello stesso colore del caramello fuso, lucidi e lisci come un drappo di seta, allontanarsi progressivamente dalla mia vista.

Mi ritrovo a scuotere la testa impercettibilmente, mentre avverto la presenza di qualcuno allungarsi come un'ombra alle mie spalle.

Successivamente, è il profumo femminile di Nancy Morris ad insinuarsi in un tutta la sua dolcezza nelle mie narici; ad acquietare per un istante la nausea che mi stritola lo stomaco - probabilmente dovuta anche al fatto che non mangio nulla da ieri sera.

<<Avevo già in mente un modo per incoraggiare un riavvicinamento>> si pronuncia in tono rassegnato, affiancandomi in tutta la sua altezza. <<Ma dopo quello che ho sentito, credo non...>>

<<Si sbaglia>> la contraddico, stupendo persino me stessa, mentre continuo a fissare con freddezza il vuoto, tanto che se gli occhi fossero fatti di ghiaccio, temo finirei per raggelare la parete oltre la quale la bambolina di porcellana è sparita. <<Invece voglio proprio sapere cosa sta architettando.>>

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Spazio autrice:

Mi dispiace avervi - forse - un po' deluso, ma temo dovremo aspettare almeno fino al prossimo capitolo prima della rottura definitiva del silenzio (che potrebbe riservare qualche sorpresa 🤐).

Nel frattempo: che ne pensate di questa inedita Alice - altresì detta "l'italiana", estremamente determinata a conquistare il misterioso Isaac?

Prima di lasciarvi, un piccolo consiglio: non fidatevi di nessuno, perché in questa storia - così come nella vita reale, chiunque potrebbe star indossando una maschera.

Come sempre, un abbraccio. ❤️

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