𝟏𝟐. 𝐕𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐞 𝐜𝐚𝐫𝐧𝐞𝐟𝐢𝐜𝐞

D'improvviso il firmamento sembra aver deciso di trattenere le proprie lacrime, per permettere a Miss Morris ed io di passeggiare lungo gli infiniti filari di alberi che tessono i viali di Central Park.
I rami protendono le proprie braccia verso il cielo plumbeo, modellandosi in intrecci stravaganti, mentre le foglie variopinte tremano sulle nostre teste. Il vento fresco di inizio ottobre pare non attendere altro che cadano per invitarle a danzare con sé, per poi trascinarle via con subdolo inganno, in un vortice dai mille colori.

<<Dove ha conosciuto Isaac?>>

Gli occhi color caramello di Nancy non si premurano di celare un certo sbalordimento di fronte alla mia intuizione. Anzi, me lo servono direttamente su un piatto d'argento, senza sprecarsi in inutili convenevoli.

<<Non sono stupida, signorina Morris>> mi affretto a chiarire, fissandola con irriverenza. <<Mi ha detto lei stessa che sono l'unica a conoscerlo più di lei. Si preoccupa in maniera decisamente strana, per essere l'insegnante che lo conosce solo da una settimana. E poi Isaac l'ha chiamata Nancy, poco fa. Dubito si riferirebbe a lei in quel modo, se non ci fosse un rapporto più... profondo.>> Intimo, avrei detto, senza sapere bene perché quella parola abbia la capacità di torcermi lo stomaco in una morsa quasi dolorosa e nauseante.

<<Gli hai parlato?>> Ancora una volta, la mia insegnante sembra esageratamente sorpresa.

Scuoto la testa, poi le racconto ciò che è successo poco prima che la raggiungessi al parcheggio.
Riporto fedelmente le parole ambigue del corvino e, come se celassero l'inverno tra una lettera e l'altra, non posso far a meno di rabbrividire più volte.

<<È stato lui ad iniziare questo gioco del silenzio e io non ho alcuna intenzione di perdere la partita.>>

Non so per quale motivo le stia rivelando questa verità. Forse perché è la prima persona dopo anni con cui ho finalmente la possibilità di parlare di Isaac come la persona reale qual è, e non più come l'essere misterioso, al limite della mitologia, quale è stato per anni.

Ma, in fondo, so che nemmeno Nancy Morris è in grado di comprendere. Né io posseggo abilità oratorie, coraggio e fiducia sufficienti per spiegare.

E, infatti, pochi istanti dopo, la sento lasciarsi andare in una risatina di scherno, che finisce per inacidirmi e strangolarmi le parole in gola.

<<Gioco del silenzio? Quanti anni avete, quattro?>>

<<È... una cosa tra me e Isaac. Non può capire>> commento in maniera lapidaria, senza ricambiare il suo sguardo. Se lo facessi, temo non potrei evitare di lanciarle un'occhiata di fuoco, a incendiare la sua espressione divertita. E non posso permettermelo: nonostante le momentanee e fuorvianti circostanze, è pur sempre la mia insegnante.

<<A dire la verità, so molte cose su di voi.>>

Vertebra dopo vertebra, i brividi mi avviluppano totalmente la spina dorsale, finché dentro di me non rimane altro che ansia e curiosità in egual misura. Agognante di spiegazioni, il respiro incomincia a farsi irregolare, mentre mi affretto a domandare cosa di preciso sappia sulla nostra storia.

<<Quando l'ho conosciuto, qualche anno fa, Isaac non parlava molto di te. Del resto, non rivelava granché sul suo passato in generale. Ho dovuto insistere affinché mi raccontasse la sua storia - e tuttora sono convinta che abbia tenuto per sé gran parte dei dettagli. Comunque, alla fine, dopo ripetuti tentativi - e grazie anche alla mia straordinaria capacità di persuasione, è riuscito ad aprirsi.>>

Nancy si ferma dinanzi una panchina, una delle poche ad essere stata risparmiata dalla pioggia insistente delle ultime settimane, protetta dalle fronde variopinte di un'immensa quercia secolare.

<<Ci sediamo?>>

Prendiamo posto l'una accanto all'altra, mentre il suo sguardo non fa altro che passare in rassegna il mio volto come fosse un lente di ingrandimento: mi studia, mi analizza, sembra cercare tra i miei occhi una qualche soluzione a domande rimaste a lungo senza risposte.

Incrocio le braccia al petto, per nasconderne le mani alla sua vista, anche se sospetto ne abbia già colto in flagrante il tremore. <<Cosa le ha confidato?>>

<<Puoi stare tranquilla, Skye. Qualsiasi segreto tu possa star cercando di nascondere, è al sicuro. Isaac non ti avrebbe mai tradito.>>

Prima di proseguire, Nancy resta qualche istante a sondare la mia reazione. Ma il breve sospiro di sollievo rimane incastrato sotto le maschere. E sul mio volto non emerge altro che un'espressione indecifrabile, a tentare di confondere il suo sagace intuito.

<<Comunque, mi ha confidato quanto tu fossi importante per lui, tanto da spingerlo a proteggerti a qualunque costo.>> Per la prima volta, Nancy abbassa gli occhi e incomincia a fissare con insistenza le foglie umide ai suoi piedi. <<Lo sguardo che aveva quando parlava di te, non l'ha mai riservato a nessun altro.>>

Per tutta risposta, il cuore sembra inciampare un paio di volte sui propri passi. Una colonia di falene mi si libra nella stomaco, indirizzate a tutta velocità verso quella luce che sarà per loro fonte di vita e, allo stesso tempo, di morte prematura.

Rivolgo lo sguardo altrove, imponendo al mio cuore di calmarsi, mentre nella mente si fa di nuovo strada quella domanda, la stessa che la mia insegnante sembra aver scansato caparbiamente:

<<Dove l'ha conosciuto, signorina Morris?>>

Ancora una volta, anziché rispondere, Nancy leva uno sguardo – troppo - invadente su di me. <<Non vorrei essere indelicata, né farmi gli affari tuoi. Ma sono anni che attendo di porre questa domanda e adesso non posso davvero più fare a meno di chiedere: perché l'hai fatto, Skye? Perché l'hai...abbandonato?>>

Quindi è questo che le ha raccontato... Deduco, la delusione a infossarmi il cuore nel petto; le ali delle falene che mi bruciano nello stomaco.

Sto già per ribattere che non ho abbandonato Isaac. Che non lo avrei mai fatto. Non in questa vita, e di certo non di mia spontanea e libera volontà.

Ma sono stata costretta a farlo.

Perché non puoi incastrarti con forza tra le pieghe della vita delle persone. Puoi soltanto accaparrarti lo spazio che ti è concesso occupare – che nel mio caso, ad un certo punto, è diventato inesistente, e accontentarti.

C'è amore anche nel rinunciare a qualcuno, se lasciarlo andare comporta la sua felicità. Soprattutto quando ci si accorge di aver fatto tutto il possibile per trattenere la sua mano sfuggevole, nonostante si fosse improvvisamente fatta di spine, ma non è bastato.

E c'è sicuramente una buona dose d'amor proprio nel lasciarsi tristemente alle spalle chi non si decide a farci spazio nella propria vita; o - come nel mio caso - chi quello spazio ce lo strappa di dosso all'istante, decidendo di scartarci senza troppe spiegazioni, gettandoci al suolo come una sigaretta consumata.

Ma poi ci ripenso: non voglio aprirmi troppo. Questa donna sembra già possedere un ottimo intuito e non sarebbe prudente offrirle ulteriori dettagli.

<<Non voglio essere maleducata, ma ha ragione: non sono affari suoi.>>

Nancy annuisce comprensiva e non sembra granché delusa dalla mia risposta. Probabilmente se lo aspettava.

<<Ad ogni modo, può dirmi per quale motivo ne stiamo parlando?>>

Nancy estrae un pacchetto di Marlboro dalla tasca dalla giacca, un accendino argento dall'altra, e si affretta a bruciare la carta di una sigaretta.

<<La verità è che sono molto preoccupata per lui>> ammette finalmente, prima di inalare una profonda boccata di nicotina e lasciar volteggiare il fumo in eccesso nell'aria fredda. <<Quando l'ho conosciuto, stava attraversando il periodo peggiore della sua vita. Ma è riuscito ad uscirne a testa alta, come il ragazzo forte qual è. E anche grazie al mio aiuto.>>

Fa una breve pausa, durante la quale i suoi occhi si smarriscono nel vuoto. <<L'ho appoggiato sempre, in ogni decisione. Anche quando mi ha confidato di volersi trasferire in Italia, qualche anno fa: l'ho spronato a riprendere in mano la propria vita, a farne ciò che desiderava, a dispetto di qualsiasi circostanza. E quando diversi mesi fa mi ha informato che sarebbe tornato in città, sono stata io a consigliargli di iscriversi alla Westwood.>>

Nancy si porta ancora una volta la sigaretta alle labbra prima di continuare a parlare: <<Ho intuito che dietro il suo ritorno dovessero celarsi ragioni profonde, benché sconosciute. In cuor mio speravo che la mia vicinanza potesse essergli ancora una volta di conforto. Ma, questa volta, Isaac sembra essersi chiuso definitivamente in se stesso e non lasciarsi avvicinare da niente e da nessuno. La reazione che ha mostrato poco fa nei tuoi confronti, e ancora prima nei miei, ne sono la prova evidente.>>

<<Continuo a non capire quale sia il fine ultimo di questa conversazione, signorina Morris.>>

L'insegnante si lascia andare in un sospiro greve, prima di lanciarmi uno sguardo piuttosto ambiguo. <<Sono convinta che tu sia l'unica in grado di scoprire e comprendere cosa gli stia succedendo. Perciò non mi resta altro da fare se non chiederti di... indagare sulla situazione.>>

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Il cielo ha ripreso a liquefarsi, motivo per cui Miss Morris ed io siamo state obbligate a ripararci nella sua sgangherata - e anche piuttosto datata - automobile grigia.

Mentre resto ad ascoltare le lacrime del firmamento spezzarsi rumorosamente sul vetro del parabrezza, scuoto la testa in maniera dubbiosa. <<Non lo so, Miss Morris... Capisco e condivido la sua preoccupazione. Ma deve comprendere che la mia non è affatto una posizione comoda.>>

<<Nemmeno la mia, signorina Jones. Come le ho già detto, non dovrei nemmeno parlarle di questi argomenti. E di certo non posso permettermi di invadere direttamente quella che è la privacy di un mio studente, se non voglio rischiare un licenziamento.>>

<<Però sta cercando di convincere me a farlo e, ad essere sincera, non mi sembra granché onesto.>>

<<Non mi fraintenda: non le sto chiedendo di riportarmi fedelmente ciò che le dirà. Ma solo di stargli vicino e magari tenermi informata sugli eventuali progressi. In fondo, non stiamo parlando di uno sconosciuto, Skye, ma di colui che è stato il tuo migliore amico fin dalle fasce. Ho motivo di credere che, in qualche modo, adesso più che mai, abbia bisogno di quella migliore amica.>>

Perché le importa tanto?

Mi ritrovo ancora una volta a scuotere la testa contrariata e sto già per ribattere a tono, quando Nancy si sporge verso il sedile posteriore per afferrare la sua cartelletta di pelle marrone. Ne estrae un foglio - deduco lo stesso che stava mostrando ad Isaac qualche ora fa. Quando me lo sventola davanti agli occhi, mi accorgo che è inesorabilmente bianco.

Le sopracciglia corrono a modellare un'espressione scettica. <<Cos'è?>>

<<La prova di matematica di Isaac>> mi spiega. <<Il preside ha ritenuto necessario testare la sua preparazione con qualche test di ingresso - se così si possono definire. Questa è quella che ha consegnato a me. E questa...>> dice, tornando a rovistare nella borsa ed estraendone un secondo foglio intatto, <<È quella che ha consegnato a Michaelson. Il professore l'ha lasciata a me, affinché io possa mostrarla al preside Westwood. Ma se lo facessi, con tutta probabilità, finirebbe per sbatterlo fuori.>>

<<Conosco a fondo le sua abilità>> continua dopo una breve pausa. <<È uno studente modello. E Questa>> dice, indicando i fogli che tiene tra le mani, <<non è altro che l'ennesima prova che qualcosa non vada.>>

All'improvviso, il presentimento che Isaac stia cercando di dare in pasto il proprio vuoto al prossimo, svendendo le proprie voragini e i crateri che gli bucano il suolo dell'anima al miglior offerente, mi sommerge come un'onda gelida. Titanica.

Lo schianto mi obbliga ad ingoiare orgoglio e rancore in un unico sorso, come acqua di mare che mi brucia la gola.

La sua violenza mi costringe a guardare in faccia i miei peccati, gli sbagli che io stessa ho commesso nelle vite altrui.
E, soprattutto, nella vita di Isaac.

È facile individuare i passi falsi che si commettono sul proprio cammino. A dir poco naturale, condannare all'ergastolo gli errori che altri compiono nei nostri confronti.

Tuttavia, è decisamente più complesso, al limite dell'impossibile, riconoscere di poter essere stati, allo stesso tempo, vittime e carnefici della stessa persona.

Per la prima volta dopo anni, rammento che nonostante i giochi di silenzio, al di là dei suoi cocciuti tentativi di tenere i nostri passi a distanza, oltre le frecce d'indifferenza con cui ha tentato di avvelenarmi dopo quel maledetto giorno che ha spezzato le nostre vite...

Ad Isaac devo tutto.

Cinque anni fa, prima di decidere di condannarci al silenzio, ha davvero cercato di proteggermi ad ogni costo. E non mi capacito di quanto possa essere stata orgogliosa e ingrata da dimenticarmene.

Un tramonto rosso sangue ci ha colto di sorpresa, giungendo all'alba anziché nel tardo pomeriggio: ancora troppo presto, per restare a guardare la nostra storia perire prematuramente e svanire nel silenzio, in un battito d'ali, trafitta da un Fato beffardo e ingiusto.

Ma quello stesso Fato, in qualche modo, ha anche riportato il corvino sulla mia strada. E io ho finalmente la possibilità di ripagarlo per tutto ciò che ha fatto per me - anziché condannarlo per quello che non ha saputo fare dopo quel giorno d'inferno.

In fondo, Isaac ed io non condividiamo soltanto un passato di amicizia e un breve momento d'amore. Tra di noi aleggiano le pesanti ragnatele di un trauma; di un segreto che, per quanto abbia cercato di nascondere, vive ancora - perfettamente conservato - negli angoli più tetri del mio cervello, chiuso a chiave in stanze buie e prive di calore...

Ed ecco che lo scacco matto del destino pare starsi rivelando un'ottima occasione per provare a redimermi dalle colpe...

<<Aspetta, ho ancora una cosa da mostrarti>> rivela nuovamente Miss Morris, riscuotendomi dalle mie elucubrazioni.
Rituffa le dita tra i libri, estraendone un terzo pezzo di carta, che mi posa sulle cosce delicatamente.

<<Forse questo riuscirà a convincerti.>>

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Spazio autrice:

Breve - brevissimo - spoiler: forse ci siamo. Il tanto atteso momento potrebbe essere proprio dietro l'angolo...

Voi che dite, Skye riuscirà finalmente a "mettere a tacere" il silenzio, porre da parte l'orgoglio, e affrontare direttamente il misterioso Isaac?

Who knows.

Quello che è certo, è che se ciò dovesse accadere, qualcuno potrebbe non prenderla molto bene - per usare un eufemismo. 😂

Vi abbraccio. ❤️

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