Self-publishing Revolution Manifesto

Cari Wattpaddiani, io mi sorprendo. E mi dolgo di voi. Spesso vedo la gente qui dentro, chiudersi nel proprio universo autoreferenziale. Coltivare il proprio orticello di letture e stelline, di piccole regole idiomatiche, e non riuscire a vedere il quadro generale della situazione.

Guardate: io non sono una persona avida. Anche io, come molti qui dentro, alla fine vivo delle mie passioni e un piatto di pasta al burro è più che sufficiente per saziare la fame. Però per scrivere, e per scrivere bene, serve anche il denaro.

Noi siamo seduti sopra alla miniera d'oro di noi stessi, della nostra passione e del nostro amore per la letteratura. Ci siamo seduti e, stupidamente, non ne facciamo nulla.

Eppure abbiamo tutto per cominciare un'avventura 2.0 del mercato editoriale.

Abbiamo revisori, recensori, fans, amici. Grafici, impaginatori ed editors, tutti nello stesso posto.

I mezzi per autopubblicarsi un libro sono a disposizione di tutti, tutto quello che ci rimane da metterci è il nostro cuore e la nostra fantasia.

Certo, però, non lo possiamo fare da soli. Ma non nel senso che abbiamo bisogno di agenti, redattori editoriali e case editrici. Quello di cui abbiamo veramente bisogno siamo noi. Noi tutti, come gruppo.

Il mondo non sa cosa vuole. Gli editori pubblicano solo ciò che sanno che si può vendere. Ma quello che si può vendere non lo sanno. E, a dir la verità, secondo me non lo sa neanche il pubblico che cosa vuole.

Tutta questa gente, infatti, va a caccia di influencers, ovvero di quella gente su internet che dice al popolo come si deve comportare.

Ora: di influencers ce ne sono due tipi. Essenzialmente quelli che vivono sulle spalle delle peggiori pulsioni umane come razzismo, moralismo, conformismo, voyerismo, sadismo da gossip, PDF (che per chi non lo sapesse non vuol dire Portable Document Format).

Poi ci sono gli influencers intelligenti: quelli che hanno opinioni, intelligenza, qualcosa da dire.

Ecco, qui dentro, noi siamo un esercito di influencers. A naso di entrambi i tipi.

E potremmo dire agli altri, anzi scrivere per gli altri, qualcosa di cui valga la pena leggere.

Armati dei nostri account social potremmo spammarlo ai 4 venti. Potremmo mettere un libro in vendita su Amazon e , ognuno, metterci un semino per provare a lanciare un piccolo successo editoriale.

Un giorno, certo, arriveranno, qui dentro! Piccole armate di giornalisti culturali, editori veri, etc etc, che cercheranno di creare il "caso editoriale".

Ma credo che già ora, il "caso editoriale", ce lo potremmo creare da noi.

Però non lo facciamo, non lo stiamo facendo, e la spiegazione del fenomeno è prettamente letteraria.

"Essere o non essere", dice il dubbio amletico. Ecco: noi cosa vogliamo essere? Star di Wattpad? Scrittori a tutto tondo? Dove è il nostro pubblico? A chi vogliamo arrivare?

Lo so quanta gente, qui dentro, in segreto sogna di essere pubblicata. E allora cosa la frena.

Ma su, come, non lo sapete?

È la paura del cambiamento.

Lana Wachowski, tempo addietro, fece un bellissimo discorso, in cui si parla di "scale". Scale che ti portano da un punto all'altro dell'esistenza. Che ti permettono di scoprire stanze segrete dove c'è qualcosa che vorresti essere, ma che non avresti mai potuto sognare di poter fare.

Per arrivarci, però, c'è bisogno di scale.

Ora: cari fratelli e care sorelle Wattpaddiani, io vi leggo. E sto imparando a leggervi in mezzo alle righe. E in quello che scrivete ci sono dei desideri di cui, presumo, anche voi siate poco coscienti. Quanti di voi scrivono i loro libri come fumetti? Quanti come film? Quanti, addirittura, scrivono perché le cose che sentono vorrebbero gridarle al mondo? Ai popoli, agli stati. Alla gente normale?

Io stessa sono arrivata a scrivere perché non avrei i mezzi per arrivare a qualcos'altro.

Scrivere per me è una scala per arrivare a qualcos'altro. Una di quelle scalate avventurose che mi piacerebbe mi portassero da qualche parte.

Voi non vorreste andare da qualche parte? Non è quello, in fondo, il desiderio più cocente che vi spinge a mettervi li a scrivere, leggere, redigere recensioni?

Ok. Questa era la parte ideale della faccenda. Credo che ci sia anche una dura realtà. Una realtà che mi prefiguro ma che non ho ancora affrontato e che non saprei come affrontare.

Quella in cui questo gioco cominciassimo a giocarlo e come ogni bel gioco, poi iniziassero anche i problemi. Le gelosie, le guerre intestine, i problemi di soldi, di "sentirsi in debito nei confronti degli altri". Di quelli che se ne approfittano, di quelli che non rispettano. Di quelli che copiano. Di quelli che non fanno le cose generosamente.

Sono problemi reali, che ci sono e ci saranno. Il genere umano ha una tendenza quasi magica direi a trasformare in cacca tutto quello che tocca. Siamo dei Re Mida all'incontrario.

Io mi impegno, ad essere onesta. Il più onesta che posso. Intellettualmente prima di tutto. E umile. Perché non sono niente. Nessuno di noi è qualcosa senza gli altri. Onestà non vuol dire che sarò supina, accerchiata e schiacciata da quello che dicono gli altri. Onestà è onestà. L'onestà è un patto di ferro.

Però, francamente, mi sembra stupido che per paura del cambiamento, che per grettitudine e poca lungimiranza, noi, invece di raggiungere l'esterno, ce ne rimanessimo qui dentro a coltivare il nostro orticello di stelline.

Ecco: l'ho detto. Ora fate quello che volete. Fate gli indifferenti e ditevi che non è possibile. Ditemi che sono matta. Giratevi dall'altra parte. Lo so, adesso non avete tempo e ci sono altre cose. Inoltre avete paura e, giustamente, non tutte le paure si affrontano facilmente.

Però, visto che siete li, pensateci. Fate lavorare l'immaginazione. Pensate a come potrebbe essere. A con chi lo fareste. Magari non oggi, magari non domani, ma uno di questi giorni magari vi verrà voglia di buttarvi in un'avventura dal genere..

Baci

B.

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