Red Giant
Red Giant è un libro che, almeno all'inizio, deve essere letto con un po' di attenzione supplementare. Vi consiglio di prenderlo con calma. Ho dovuto rileggere il primo capitolo due volte per assaporare a pieno la drammaticità della storia che si stava creando.
Nel prologo si parla di donne terribili. Non lo si fa spesso (io sto ideando il mio secondo libro attorno all'argomento). Un certo moralismo femminista ci impone di pensare a tutte le donne, se non come a delle sante, come a creature innocenti. Non è vero.
Ho conosciuto uomini viscidi, uomini stupidi, uomini pieni di se. Ma le bisce più velenose della terra che ho conosciuto erano tutte donne.
Donne e uomini: amo solo quelli fra loro che si tengono aggrappati disperatamente ad un briciolo di fede.
Chiudo la parentesi. Ma questo per farvi capire che cosa ha spinto il mio interesse verso questo libro.
Scritto BENE, anzi, spesso ELEGANTEMENTE.
All'inizio (al fulmicotone, fantastico, veramente da 10) del libro pare delinearsi un bellissimo conflitto:
Da una parte il cinismo "adulto", ai limiti dello psicopatico, rappresentato molto efficacemente sia dalla zia Martha accecata dalla gelosia e dal denaro, sia una madre violenta ai limiti dell'assurdo, cui qualche perbenismo piccoloborghese aveva risparmiato la galera. Sia poi dalla sorella della madre, Zia Patricia, arpia anche quella, a cui viene offerto un bel tè all'arsenico.
Dall'altra parte questa storia d'amore responsabile e innocente, fra i padri e la figlia, fra la figlia e il fidanzato di lei. Alex è una ragazzina che è passata per cose terribili, tanto che viene adottata da due "padri" (l'argomento gay non c'entra, sono "solo" due uomini malati d'amore per questa ragazza). Una storia fuori dai generis, di una tenerezza assoluta. Insomma, Alex è un'eroina positiva. Non una mezza deficiente YA, ma una YA seria, che combatte per il proprio cuore coraggiosamente, di fronte ad un mondo pieno di gente fuori di testa, per difendere la propria innocenza con tutte le forze.
Lo YA tende ad annacquare i sentimenti per stampare carta. Qui invece i sentimenti si solidificano, acquistano di credibilità.
Tutto bene, allora?
No. Purtroppo secondo me da metà del terzo capitolo fino alla fine del settimo, non succede quasi niente.
Le litigate fra i padri diventano furiose e non si capiscono. Non loro, le litigate. Ho capito che da piccoli, George faceva il bulletto con Thomas (o/e viceversa). Ma sono cresciuti. Si fanno chiamare padre dalla stessa figlia. Non potrebbero trovare una via di mezzo?
Non si capisce neanche perché George, il padre che lavora, non abbia abbandonato quell'ambiente cui appartiene e in cui la figlia è esposta a pericoli. La zia all'arsenico ci circola e parrebbe pure la madre aguzzina e disgraziata in persona.
Ho semplificato in queste righe, non credo sia il momento di entare nel dettaglio. Contattata l'autrice, che si è dimostrata molto aperta alle critiche, mi dice di portare pazienza.
È un'opera che alla fine conterà 650 pagine (io ne ho lette circa 200), quindi lascio la mia critica in sospeso.
L'unico difetto "tecnico" che ho riscontrato è che, essendoci un sacco di personaggi, ogni tanto bisognerebbe ricordarne il ruolo (il figlio Evan, lo zio William, la moglie psicopatica del padre, la sorella Grace) quando rientrano in scena dopo un certo numero di pagine, o anche semplicemente all'interno dello stesso capitolo se vengono quasi appena accennati per nome e il loro ruolo è poco più che dire una frase.
Per il resto aspetto fiduciosa le prossime (sigh) 450 pagine.
Aggiornamento: ho letto Una splendida giornata (Red Giant:Thomas), prequel a Red Giant. Giorgia ha tutti i mattoni per scrivere una storia incredibile. Se li butta la strozzo.
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