Albero

Raccontami caro albero, chi sei? Da dove vieni per essere così maestoso? Qual'è il tuo scopo? Perché sei così bello? Come ti chiami?...
Un giorno incontrai una quercia molto alta e grande. Dalle fattezze non sembrava esserlo, ma in qualche modo lo era. Mi incuriosirono molto queste sue peculiarità a tal punto da spingermi a dedicarle questa modesta descrizione...

Era un giorno come tanti altri, uno qualunque. Stavo appoggiato su una panca a braccia conserte, fermo ad ammirare la natura. Nella mia posizione, la testa poteva fare assai pochi movimenti, però riuscii a notare ogni dettaglio di quella stupenda radura. Era una bella foresta, piena di licheni, arbusti e piante di ogni genere. Il colore prevalente era il verde smeraldo, ma di tanto in tanto si adocchiava qualche tonalita vermiglia. Guardai a lungo dinnanzi a me, senza muovere un muscolo. Ad un tratto però, provai ad appoggiare la testa su un fianco e fu lì che la notai: la quercia dalle mille storie da raccontare. Per i più superficiali, era una comune quercia, ma per me fu altro. Era l'incarnazione della longevità, un albero dal grande passato, ma dal futuro ancora incerto. Il suo silenzio mi attirò più di quanto potessero farlo i mille rumori attorno a me. Mi alzai di colpo dalla panca, mosso dalla curiosità, e mi avvicinai a lei. Era bella, materna. Sembrava desiderare di avvolgermi in un abbraccio con i suoi lunghi rami. Dalla cima alla terra saranno stati massimo cinque metri, ma dalla mia prospettiva ne erano molti di più. Mi avvicinai con rispetto, fino a toccarla con il palmo. Aveva una corteccia affascinante. Sembrava fatta di pasta sfoglia, ma al tempo stesso, al tatto, si sentiva la cosistenza di chi non mollava mai. Era un po' appiccicosetta. I bambini purtroppo, la scorteccivano di tanto in tanto, facendo così uscire la resina. Povera pianta. Sembrava stesse sanguinando per quante gocce di quel fluido colloso uscivano. Era la sua unica tattica di auto difesa. In effetti al tatto la resina non ha una consistenza gradevole, e ciò bastava per tenere lontani i piccoli dispettosi. Nonostante fosse ferita, era pur sempre una bella quercia. Era possente, solenne, non aveva rivali attorno a se. Tra quegli arboscelli, e quei cespugli anonimi, spiccava questa meraviglia dalle imponenti fondamenta e dai potenti rami. Si faceva notare per quello che era, non si lasciava intimidire. Per quanto era bella, a tratti sembrava fosse anche mistica. Provai ad accomodarmi sopra le sue radici, allungando gli occhi verso il cielo, lì notai la vera magia. I rami facevano un effetto miracoloso alla vista. Sembravano voler afferrare il cielo come una mano tesa. Molto bizzarro, ma anche inedito e spettacolare. Provai un senso di leggerezza, di serenità, di pace interiore. L'azzurro del cielo si mischiava al verde delle foglie e al marrone del tronco in una sinfonia di colori senza eguali. Il sole condiva il tutto irrompendo tra i rami che lasciavano il passaggio solo a pochi timidi raggi.
Mi alzati di colpo preso da un turbinio di emozioni. La pianta mi voleva mandare un messaggio. La guardai con più impegno e con rinnovato stupore. Non era facile notarlo, ma il messaggio che passava era a tratti commovente. Il suo desiderio sembrava quello di afferrare il cielo con i rami, restando aggrappata al terreno con le radici che le fornivano sostentamento.
Rimasi di stucco. Sconvolto da così tanta piacevole semplicità. Lei non era una semplice pianta come tutti pensavano, lei era la poesia della vita.
Una vita difficile, ardua, complicata...
Una vita che a volte stanca e annoia...
Una vita pesante, dura, amara...
Una vita che però sa conservare in se tante meraviglie. Sa illuminare, sa splendere, sa gioire. Una vita rigogliosa se trattata con cura. Una vita di umiltà e sacrificio che pian piano crescendo ci porterà fino al cielo.
"Questa è la quercia della vita" pensai un attimo. "Una semplice e umile quercia" pensai l'attimo dopo. Tutto ciò che mi poteva soddisfarre era vederla rigogliosa davanti ai miei occhi. Bella! Avrei voluto tanto congelarla nel tempo, per fermarla in quel attimo di stupenda magia. Purtroppo per me, non potetti godere a pieno di quel momento. Era arrivata l'ora di andare. Salutai la quercia come se fosse una persona. Lei impassibile non reagì, ferma e immobile come sempre. Sembrava volerimi aspettare il giorno seguente, per deliziarmi con tanta altra meraviglia naturale. Mi voltai e la lascia dietro le mie spalle.
"Arrivederci dolce pianta, dolce amica cara"

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