●XI● Il Grande Show -Prima Parte-
Poco oltre le statue, nascosta in parte dall'oscurità, vi era una porta chiusa. Colmo di dubbio e curiosità, mi avvicinai cauto cercando di capire di cosa si trattasse: tutto intorno, incisi sulla parete, vi erano decine e decine di iscrizioni e raffigurazioni macabre. L'illustrazione posta più in basso rappresentava uno pseudo-labirinto complessissimo e di dimensioni colossali. Poco sopra, migliaia di persone in fila decisamente stilizzate e poco definite facevano come per dirigersi fin dentro il labirinto... Sperando che Jhalio avesse idea di cosa si trattasse, domandai lui quale fosse il significato della raffigurazione. Egli mi guardò con sguardo perso e scosse la testa. Perfetto, non ne aveva la più pallida idea. Abbassai la mia posizione contraendo le gambe e studiando l'ingresso sbarrato da un altra prospettiva: una fessura microscopica lasciava intravedere un lontano e leggero bagliore che rompeva il buio. Feci come per vedere meglio, avvicinando leggermente il volto, e fu in quel preciso momento che avvenne l'impensabile: uno stretto braccio robotico con all'estremità una sorta di occhio spuntò dalla fessura lanciando un raggio rosso intenso sulle mie pupille. Mi buttai all'indietro terrorizzato. Poi, una voce nell'aria parlò:
《Forma di vita riconosciuta. Razza: Shaniana. Modellazione virtuale in corso. Generazione del terreno, terminata. Benvenuti.》
La porta si alzò verso l'alto come una saracinesca, il piccolo bagliore visibile fino a poco prima era adesso scomparso, il tutto era avvolto nell'ombra e nel mistero...
《Cos'è questo posto?!》gridai sconvolto a Jhalio.
《Non è questo l'edificio giusto... non dovevamo trovarci qui! Non ho mai visto questo luogo prima d'ora, è come se qualcuno o "qualcosa" avesse manipolato il nostro passaggio dalla Terra al Tempio. Chiunque sia stato voleva sicuramente farci arrivare qui con l'inganno.》
《... oppure con la forza.》spiegai.
Con il passare del tempo si accatastavano e si accatastavano, le domande aumentavano a dismisura.
In principio erano giunti gli umani sulla nostra terra, Shana, seminando il terrore e uccidendo decine di innocenti. Da quando, poi, eravamo arrivati sulla Terra (quella della razza Umana), si erano presentate una marea di creature mostruose che ci avevano messo alla prova per tutto il globo passando per "mistici portali teletrasportatori".
Successivamente, ero stato catturato e imprigionato nella Reggia di Chrono da lui stesso senza capire come egli avesse fatto.
Dopo aver lottato per la pelle contro le sue bestie meccaniche dentro il Colosseo, io e la mia squadra eravamo stati presi e portati in salvo dai Lussuriani fino a Dubai, dove essi affermavano si trovasse il loro tempio segreto dedicato ai riti.
Adesso, dopo tutto quello che avevamo passato in precedenza, eravamo costretti a muovere i nostri passi in un tetro "edificio virtuale" dentro cui una voce robotica ci parlava.
Allungammo le nostre gambe in avanti superando il bordo della porta e addentrandoci nell'oscurità. Ogni tanto, dall'alto, provenivano delle piccole scintille accompagnate da dei ronzii bizzarri che suscitavano in noi parecchia ansia.
Hannah si aggrappò alla veste di Jhalio terrorizzata, probabilmente, dalla situazione e dal contesto surreale.
Lo spazio nel quale ci muovevamo dava l'idea di essere molto ampio. Pur camminando nell'oscurità, la sensazione era quella di trovarsi in una stanza immensa, con pareti molto lontane l'una dall'altra.
Sussurravamo tra di noi, cercando di scambiarci informazioni senza condividerle con altri ascoltatori che potessero trovarsi nei paraggi:
《Rimaniamo in gruppo. Qualunque cosa succeda, non separiamoci. Sarà la chiave per la salvezza... speriamo.》 Spiegò noi Jhalio, anche se udire tutte le sue parole fu abbastanza complicato dato il tono che teneva in quel momento.
Ad un tratto, mentre esploravamo cautamente la zona, inciampai in qualcosa. Tutto era buio, non riuscivo a capire di cosa si trattasse. Poi, come se qualcuno avesse azionato un interruttore, iniziarono ad accendersi decine e decine di luci, consentendoci di osservare il luogo. La mia teoria era, in effetti, corretta: la stanza era immensa, tanto da non riuscire a raggiungere con lo sguardo i confini. Abbassai gli occhi per vedere ciò in cui ero inciampato, poi la vidi. L'ala di una bestia oscura e colossale, nera.
I brividi mi percorsero tutta la schiena. Non era la prima volta che mi trovavo di fronte a quella cosa... anche se accaduto settimane e settimane prima, il ricordo mi riafforava spesso alla mente: le Fenici, le creature che avevano devastato la terra di Crateria.
Ad un tratto, essa si svegliò alzandosi in volo.
Non me ne ero accorto, ma appesi alle pareti vi erano decine di altoparlanti. Ad un tratto, essi iniziarono ad emettere un fischio, poi avvertii una voce tonante:
《Abbiamo colonizzato l'Universo. Col passare dei secoli, abbiamo fatto delle Galassie un fenomeno da baraccone. Abbiamo disseminato i pianeti di creature ostili, il tutto al fine di avvicinarci il più possibile al realismo. Voi, come tutte le altre razze del Cosmo, siete stati bersagliati dai sottoscritti e bombardati di calamità col passare del tempo. Tutte le sofferenze, tutto ciò che avete passato, non era altro che qualcosa di artefatto creato da noi, al fine di andare a creare svariate situazioni paradossali e inverosimili all'interno dell'Universo. Seriamente, pensavate potesse essere possibile che delle creature sovrannaturali avessero invaso i vostri mondi? Oltrepassate il passaggio posto in fondo alla sala per proseguire il vostro percorso guidato. Non tentate di fuggire, perché ogni vostro sforzo sarà stato vano. Non uscirete da qui, fino a quando non saremo noi a consentirvelo. Volevate la verità, eccola a voi...》
Una lacrima mi scese lungo la guancia. Eravamo stati presi in giro, manipolati da qualcuno o da qualcosa solamente per renderli contenti. Avevamo rischiato la vita solamente per essere protagonisti di un immenso "show". Ciò in cui credevamo, i principi su cui si fondava la nostra comunità, l'amore reciproco per i nostri compagni, erano stati spazzati via, letteralmente. Avevo voglia di sapere chi fosse al comando di questa follia, avevo voglia di torturarlo fino ad ucciderlo, ma nelle nostre condizioni, straziati da tutto ciò che avevamo vissuto, non ne ero in grado.
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