●VIII● Dentro un'arena con delle grosse bestiacce meccaniche...

Uno scoppio proveniente dall'esterno fece saltare in aria i vetri delle finestre: l'Ordine doveva aver avuto effetto e i miei compagni erano finalmente qui.
-Metrus!! Corri!!!-mi gridarono alcuni.
-Non così in fretta, signori...- replicò però Chrono.
Il tempo fu nuovamente fermato: io e i miei compagni ci vedevamo ancora, ma era impossibile scambiarsi anche solamente uno sguardo cosciente.
Gli attimi non passavano, nessuno di noi poteva scegliere in quel momento cosa fare della sua vita, l'unico almeno in grado di utilizzare il proprio cervello ero proprio io. Sicuramente non mi potevo definire uno stolto ma... il fermarsi del tempo dedicava alla mia anima qualche secondo di riflessione che nel mondo reale sarebbe stato difficile trovare...
Che ragionamento buffo, e al tempo stesso triste, stava influenzando i miei pochi pensieri in quel momento, e la mia coscienza... in qualche modo turbata o influenzata...
Purtroppo quegli attimi non consentivano noi di capire cosa stesse succedendo, cosa facesse accanto a noi quel pazzo di Chrono, e se ci trovassimo ancora lá dentro.
Poi, un'altra violenta onda d'urto ci ricongiunse nuovamente con il tempo: la reggia, tutto ciò che prima sembrava muoversi in verticale, era adesso in piano.
Non era cambiato niente: i colori di ogni singolo particolare erano ancora gli stessi, la posizione dei soprammobili e dei gadget era sempre la stessa.
Il soffitto, però, si stava inarcando e lentamente aprendo, lasciandoci sotto il cielo azzurro di quella tiepida mattina.
Dietro e davanti a noi, adesso, le pareti iniziavano ad abbassarsi scomparendo inspiegabilmente sotto i nostri piedi, mentre anche quelle ai nostri fianchi facevano la medesima cosa. Oramai della reggia era rimasto solamente il pavimento, il quale però era privo di ogni caratteristica fino a qualche secondo prima individuabile.
Io e gli altri ci guardammo prima tra di noi, e poi tutti insieme osservammo Chrono disgustati e pieni d'ira.
Dai nostri lati comparvero e salirono gradualmente alcune tribune molto alte anche se deserte, dagli angoli del pavimento sbucarono fuori alcuni mezzi archi, i quali si collegarono ai loro opposti concludendo la costruzione spontanea di quella "pseudo-arena".
La domanda adesso era: per quale motivo proprio noi ci trovavamo all'interno?
E dopo qualche istante di silenzio, il friggere di alcune ruote metalliche si fece forte nell'aria: una saracinesca si stava aprendo verso l'alto e ciò che si celava dietro di essa non mi era poi così sconosciuto: grosse macchine dall'aspetto di giaguari ruggivano e lanciavano gridi che incutevano terrore, molto simili alle altre che correvano per la reggia.

Sussurrai ai miei compagni:
-Non sarà facile con Chrono ancora tra i piedi... la prima cosa da fare è occuparsi di lui, prima che manipoli per l'ennesima volta il tempo.-
Egli si accomodò ad una tribuna rialzata rispetto alle altre e con un microfono in mano annunciò:
-Signore e signori, facciamo un bell'applauso ai protagonisti di oggi: un piccolo gruppo di soldati [e un Re...] provenienti da Shana! E un grande saluto anche alle mie bestioline, che si divertiranno presto...-
Poco dopo il discorso d'inizio di Chrono, lungo tutte le sedie, comparvero degli ologrammi che simulavano il "nostro" pubblico.
I giaguari si dimenavano dentro la gabbia mentre attendevano di essere buttati fuori, mentre il "presentatore" ridacchiava (come al solito) e osservava divertito la mia squadra.
Ci chiudemmo in cerchio tentando di creare nei pochi secondi che ci restavano un piano per liberarci prima di tutto di Chrono:
-Ci divideremo: la "squadra 1" si disporrà in cerchio, mentre la squadra 2, con me all'interno, si occuperà di Chrono cercando di non dare nell'occhio e di avvicinarsi il più possibile...-

[Dong!!!] Un rumore di campana suppongo servì a far cominciare la partita, dato che la sbarra che ci teneva lontani dai mostri iniziò a sollevarsi. Stavolta però, i cittadini di Roma erano tutti lá fuori ad osservare, colmi di terrore. Le madri tenevano stretti i loro bambini piangenti. Una ragazza in particolare, se ne stava più vicina, in modo tale da seguire attentamente la battaglia che si sarebbe presto svolta nella sua città... e i suoi occhi, erano i primi a non dimostrare paura.
Non c'era più tempo per pensare o dialogare, adesso.
Le macchine iniziarono ad avvicinarsi e a ringhiare di rabbia, lanciando talvolta sibili iper-acuti e surriscaldando i loro occhi a tal punto da diventare rosso fuoco. Uno dei quattro che avevamo di fronte balzò verso di me ferendomi duramente alla gamba destra. Il sangue scorreva e colava fuori dall'apertura che mi si era creata vicino al ginocchio, impedendomi adesso di camminare come avrei voluto per avvicinarmi al mio nemico. Poiché l'unica alternativa era mettersi a quattro zampe, mi accovacciai per terra, coperto dai miei compagni i quali avevano come me il compito di uccidere o almeno mettere K.O Chrono.
Intanto i componenti della "squadra 1" si stavano dando da fare e combattevano le macchine, mettendo in atto tutti gli Ordini che gli passavano per la testa, e riuscendo finalmente a poterli utilizzare contro degli avversari senza che quest'ultimi fossero in grado di resistere.
Chrono si concentrava, per nostra fortuna, soltanto sullo scontro dentro l'Arena e non si era reso conto della nostra scomparsa, quindi, anche se egli era situato ad almeno dieci metri di distanza, avvicinarsi sarebbe stato abbastanza semplice e sicuro.
Ad un tratto uno dei 4 giaguari sferrò un graffio ad un soldato. Riconobbi quel ragazzo, era lo stesso che giorni prima aveva deciso di parlare di ciò che sapeva riguardo ai Phoenix, lo stesso che aveva successivamente esplicato la sua teoria riguardo a ciò che ci avrebbe atteso più avanti nel viaggio, la conoscenza della nostra squadra... e adesso era a terra, ferito e privo di sensi.
Nel frattempo, io e gli altri eravamo riusciti ad accovacciarci dietro a Chrono senza fare rumore o esser visti:
-Al mio tre...- sussurrai.
-...uno, due... tre!-
Le lame di ogni nostra arma si conficcarono sulla schiena di quel mostro lurido ed egli non ebbe nemmeno il tempo di gridare di dolore, era già morto.
Gli occhi delle belve diventarono più accesi di prima e si rivolsero verso me e gli altri compagni vicini. Esse ruggivano e graffiavano il terreno facendo scricchiolare i loro bulloni arrugginiti e infestando l'aria.
-Sono arrabbiate... molto arrabbiate... al mio tre ce la diamo a gambe e fuggiamo da quella apertura sul retro... siete pronti?? Tre!!!-
Io e gli altri correvamo e correvamo, o meglio: ci assicuravamo di stare il più lontani possibile dai giaguari.
-Metrus! E lui?! Non possiamo lasciarlo lì!!-
-È troppo tardi, via!!-
L'Arena stava collassando su se stessa, iniziando a disperdere del fumo e della polvere, probabilmente a causa della morte di Chrono di qualche minuto prima.
I due giaguari rimasti furono schiacciati dal peso delle travi superiori che davano stabilità a tutta la struttura, e esplosero subito dopo sacaraventandoci su alcune lamiere di ferro staccatesi dalla costruzione.
《Ahh!》Uno dei miei uomini lanciò un grido di dolore, impossibile per me però capire in quel poco tempo se facesse parte della prima squadra o della seconda, speravo solamente che nessun altro ci avesse abbandonato...
Un macigno mi cadde addosso e sentii come una intera vita collassarmi sopra, poi... buio...

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