Caitolo 4:Il primo omicidio non si scorda mai

L'addestramento venne portato avanti a ritmi sfrenati.

La mattina veniva a conoscenza dei segreti della setta, mentre il pomeriggio era pieno di esercizi estenuanti.

Fenula e Sherva lo spingevano al limite nei più svariati esercizi come la tonificazione e l'allungamento dei muscoli, o esercitazioni d'equilibrio. Poi l'allenamento con le armi. Demar apprese svariate tecniche, tra cui i punti vulnerabili di un essere umano.

Quando ne usciva la sera, ogni fibra dei suoi muscoli urlava vendetta. E dopo cena crollava esausto sul letto.

Mese dopo mese, notava con sorpresa il cambiamento del suo corpo.

Il ragazzino sparuto ma comunque ben piazzato, aveva lasciato spazio a uno forte e tenace. Poteva sentire chiaramente i suoi muscoli allenati allentarsi senza alcuno sforzo. Inoltre i suoi movimenti erano diventati più agili e silenziosi.

Aveva recuperato senza difficoltà il distacco con gli altri coetanei. Ora riusciva a tener loro testa senza alcun problema.

Era riuscito a farla pagare anche a Jalo, sfidandolo in un corpo a corpo durato solo pochi minuti, e concluso con la sua vittoria. Fenula aveva assistito allo scontro senza dir niente. Ma in cuor suo sapeva che era fiera di lui.

Un anno dopo fu convocato da Yeshol.

Quando entrò nello studio incrociò i pugni al petto in segno di saluto.

«Vostra Eccellenza».

Yeshol lasciò perdere i fogli che stava consultando.

«Ah, Demar. Vieni. Accomodati».

Il ragazzo prese posto sulla sedia davanti alla scrivania.

«Immagino tu sappia perché sei qui».

«Per avvalervi delle mie capacità di assassino»disse, con tono emozionato.

Yeshol sorrise compiaciuto.

«Infatti. Fenula mi ha riferito dei tuoi passi avanti. Sei pronto per il tuo primo incarico».

Fece una pausa teatrale, poi proseguì.«Vorrei affidarti un incarico piuttosto delicato e pericoloso».

Demar iniziò a perdere un po' di spavalderia iniziale.

«Dovrai uccidere il generale Darim inviso a Dohor a lungo suo collaboratore, e ora alleato dell''esercito delle terre libere. Il suo accampamento si trova nei pressi di Majd poco lontano dal confine con la Terra del Fuoco».

Demar annuì con decisione. Doveva farcela. Stava per congedarsi, quando Yeshol lo bloccò.

«Non sarai solo. Fenula ti affiancherà nella missione, per saggiare definitivamente le tue capacità».

Demar ebbe un tuffo al cuore, ma il suo viso rimase una maschera impassibile.

«Sarà come volete. Col vostro permesso».

Non appena uscì dalla stanza, sospirò.

La missione doveva filare assolutamente liscia, così Fenula sarebbe stata fiera di lui e di quello che era diventato.

La mattina dopo trovò Fenula già pronta nel tempio. Aveva il cappuccio calato sul viso, facendola sembrare un'ombra tra le ombre.

«Prima di andare, c'è da compiere il rito».

Gli insegnò la preghiera.

Non appena ebbero finito, Demar si diresse velocemente verso il pesante portone d'ebano. Lo spinse con tutte le sue forze. L'odore di bagnato lo investì in pieno. Nuvole compatte nascondevano la poca luce lunare, trasformando il paesaggio in una landa tenebrosa.

Sentì i passi leggeri di Fenula dietro di lui.

«Andiamo. Majd dista a tre giorni di cammino da qui».

Per tutto il viaggio Fenula mantenne un atteggiamento freddo e distaccato, ma Demar non se ne curò. La sua mente era già calato nella missione.

Qualcosa cambiò l'ultimo giorno di viaggio.

Fenula guardò attentamente Demar. Cercava, con scarsi successi di mascherare la tensione.

Per la prima volta da quando gli era stato affidato, gli sorrise.

«è stato duro anche per me il primo omicidio. L'agitazione, la tensione mi annebbiavano la mente. Devi imparare a svuotarla e pensare unicamente alla missione, nient'altro».

Demar rimase sorpreso da questa improvvisa apertura di Fenula.

Annuì con convinzione.«Seguirò il tuo suggerimento. Sono sicuro di potercela fare, dopo aver avuto una maestra come te».

Fenula gli sorrise con dolcezza, ma durò un istante appena.

Si richiuse nuovamente nel suo distacco.

"Un giorno le toglierò quel velo per sempre"pensò con convinzione.

La mattina dopo arrivarono a Majd.

Seduti a un tavolo della locanda più famosa del paese "La tana dell'Orco", discussero della loro vittima e la tattica da adottare. Il suo accampamento era appena fuori dalla città, e contava non più di venti tende. Intorno a difesa un muro di assi di legno. La sua tenda di trovava proprio al centro dell''accampamento.

Il piano era semplice. Sarebbero entrati di soppiatto. Fenula avrebbe lanciato l'incantesimo del Lungo Sonno ai soldati, mentre Demar si sarebbe occupato dell''omicidio.

«Sei libero fino all'ora di cena. Stanotte, al sorgere della luna, colpiremo».

Demar si rinchiuse nella stanza che aveva affittato.

Si sedette a gambe incrociate sul pavimento.

"Svuota la mente".

Apparve l'immagine di sua sorella, con il viso sconvolto.

La cancellò.

"Svuota la mente".

Vide se stesso bambino accucciato dietro il cespuglio, armato di freccia. Davanti, una lepre ignara di quello che gli stava per capitare. Non gli sarebbe sfuggita. Sentiva l'adrenalina pompargli nelle vene, l'ebbrezza che la vista del sangue gli provocava. Scoccò la freccia. Colpì mortalmente l'animale che emise uno squittio che sapeva già di morte. Gli si avvicinò piano, e assistette agli ultimi respiri della bestiolina. Non provò rimorso per quello che aveva fatto. Era cattivo e maledetto.

Cancellò anche quest'episodio, e tanti altri.

Quando aprì la porta a Fenula si sentiva calmo e rilassato.«Sono pronto».

Si mossero nell'ombra, là dove la luce lunare non riusciva a colpire.

L'accampamento apparve loro davanti. Albergava un silenzio irreale.

«Aspetta qui»

Fenula entrò nell'accampamento addormentato. Tutto secondo i piani.

Bisbigliò:«Slytha*»ad ogni tenda che incontrava. Tutte, tranne a quella del generale.

Demar attese con il cuore in gola la compagna. Quando la vide comparire da dietro una tenda, si lasciò scappare un sospiro di sollievo.

Le si avvicinò silenziosamente.«Dormono tutti?»

Fenula annuì.«Si. Avanti, forza. La tua vittima attende».

Lo condusse alla tenda del generale, esattamente al centro del campo.

«Farai tutto tu. Ti aspetto qui fuori».

Demar deglutì. Era giunto il momento. Finalmente.

Darim era steso a letto, e leggeva pigramente un saggio di guerra. Colse un leggero fruscio. Alzò gli occhi. Non c'era nessuno.

"Sarà stato il vento"pensò, tornando alla lettura.

No, di nuovo. E stavolta più vicino.

Colse un'ombra alla sua destra.

Non ci pensò neppure. Sguainò la spada, e si mise in posizione di difesa. L'ombra era lì davanti a lui. Scorse un luccichio argentato. Fece appena in tempo a gettarsi a terra per evitare un piccolo coltello da lancio.

«Chi sei?»

L'ombra di tutta risposta scostò il mantello.

Il cuore prese a martellare nel petto. Un adepto della Gilda degli Assassini.

Con un urlo si accanì sull'assassino ma questi scartò agilmente di lato e provò un affondo. Sulla spalla di Darim si aprì un taglio superficiale.

Si ritrasse, e Demar ne approfittò. Un altro colpo andato a segno. Un altro taglio sul braccio che reggeva la spada. Darim disperato si portò dietro il tavolo d'ebano su cui erano adagiate le mappe delle terre del Mondo Emerso. Per fortuna suo padre era stato un valente mago, quindi aveva una conoscenza rudimentale della magia.

«Malthinae**»lattrò.

Ceppi invisibili incatenarono il ragazzo, visibilmente scioccato.

"Maledizione!"pensò con rabbia, cercando inutilmente di divincolarsi.

«Uomini!»tuonò Darim, correndo fuori dalla tenda.

Si bloccò. Davanti a lui c'era una ragazzina, con spietati occhi azzurro ghiaccio che sembravano volergli perforare l'anima. Aveva il mantello scostato, per cui poté vedere i suoi vestiti. Un altro Assassino.

"Non è altro che una stupida ragazzina. Posso farcela"pensò, in modo arrogante.

Ma, prima di ucciderla, voleva divertirsi un po'.

«Guarda, guarda. Cosa ci fa una bastardella come te qui?»le domandò, con tono canzonario.

Fenula lo inchiodò con un'occhiata agghiacciante.

«Che ne è stato del mio compagno?»

Darim rise sguaiatamente.

«Tranquilla per il tuo amichetto. è al momento...come dire...immobilizzato»disse con un ghigno.

Fenula agì d'istinto. Si gettò contro il generale mirando al cuore. Darim dovette capire le sue intenzioni, perché parò efficacemente il colpo. Il combattimento durò solo una manciata di minuti. Darim abbassò la guardia, pregustando già la vittoria, e Fenula ne approfittò colpendo con tutta la forza che aveva il collo dell'uomo, recidendo di netto la testa. Per un attimo il corpo senza testa rimase in piedi. Poi si accasciò a terra.

Fenula riprese fiato. Doveva recuperare Demar. L'Incantesimo che aveva evocato, stava per perdere intensità. Avevano perso troppo tempo.

Udì uno scricchiolio dietro di sé, seguito da un urlo.

«Fenula!»

Fu la voce di Demar che urlava disperata il suo nome a ricondurla alla realtà.

Un soldato emerse da dietro una tenda. Guardò con orrore il corpo sfigurato del suo superione.

Sguainò la spada. Il viso una maschera d'odio.

Caricò il colpo. Fenula si ritrasse, ma troppo lentamente. La colpì in pieno il fianco destro.

Cadde a terra, le mani sulla ferita, da cui usciva copiosamente sangue.

Ebbe un flash.

Vide la schiena di Anaïr davanti a lei trapassata da parte a parte.

Nella realtà, il soldato preparò il colpo.

"Morirò come lui"pensò con angoscia Fenula.

Chiuse gli occhi. Era finita.

Ma il colpo non arrivò. Sentì un lamento soffocato, e il rumore di un corpo che cadeva pesantemente a terra.

Aprì lentamente gli occhi. Demar era alle spalle del soldato, e brandiva il pugnale imbrattato di sangue.

«Stai bene?Sei ferita?»

C'era preoccupazione nella sua voce. Il cuore di Fenula si sciolse. Nessuno aveva dimostrato un simile affetto nei suoi confronti.

Dopo pochi secondi, Demar notò con orrore la ferita slabbrata della ragazza.

«Ti devo portare al sicuro».

Fenula non protestò quando il ragazzo la prese in braccio. Provava un sottile piacere a contatto con il petto caldo di lui.

Il sangue continuava a scendere copioso, ma Demar non demorse. Doveva raggiungere velocemente la locanda.

Pian piano i contorni cominciarono a fumare. Fenula vide appena il chiarore della locanda; percepì vagamente due voci confuse discutere, lo scricchiolio di assi di legno sotto gli stivali di lui. Poi un buio agognato l'avvolse.

Demar l'adagiò delicatamente sul letto.

Il volto della compagna era terreo, e il piccolo torace era attraversato da un respiro irregolare.

Per fortuna la spada non aveva intaccato nessun organo vitale, ma era uscito parecchio sangue e c'era il rischio di un infezione.

Il locandiere entrò con ciò che gli aveva chiesto:le pezzuole immerse in una bacinella d'acqua, e tre radici di consolida maggiore e un piccolo aggeggio simile al mortaio.

Ringraziò mentalmente sua madre.

Pulì accuratamente la ferita dai grumi di sangue.

Poi con gesti precisi e determinati, preparò il macerato di consolida maggiore, che poi spalmò diligentemente sulla ferita.

A operazione finita si sedette sulla sponda del letto, e attese.

Poco a poco, la pelle riprese un po' più di colorito, l'emorragia si bloccò, e il respiro si fece più regolare.

Ce l'aveva fatta in quella corsa contro il tempo. L'aveva salvata.

*Traduzione:dormi

**Traduzione:Lega

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