🔞🔥 Capitolo 62🔥🔞

Siamo fermi sotto il mio hotel, e la notte ci avvolge con il suo silenzio marino. L'aria di Pescara è tiepida, e il mare in lontananza sussurra docilmente.

Vorrei che questa notte non finisse, ma so che tra poco dovrà tornare da sua moglie.

Non può restare qui con me, anche se lo vorrebbe. 

Lui sospira, e io prendo coraggio poiché non posso lasciarlo andare senza chiedergli quello che mi tormenta da tempo.

"Riccardo, promettimi una cosa," dico, cercando il suo sguardo. "Da oggi ci sarà un nuovo inizio per noi. Basta bugie, basta segreti, basta mezze verità. Io voglio crederci davvero ma per farlo devo poter sentire il mio cuore libero e leggero da ogni angoscia"

Annuisce con decisione, prendendomi la mano.

"Te lo giuro, Elena. Quando tornerò a casa su nel Nord, parlerò con mia moglie e la lascerò. Voglio un futuro con te, solo con te. Queste vacanze sono solo per i miei figli, ma dopo... sarai tu la mia priorità. Per il momento però devo mantenere la calma perché almeno queste due settimane voglio che per i miei figli siano spensierate. Quello che verrà dopo per loro non sarà affatto facile, per cui..."

"Sai, mi piacerebbe vivere qui, a Pescara," dico, con un sorriso sognante. "C'è il mare, mi fa sentire libera. E sai una cosa? Quando guardo nei tuoi occhi vedo il mare. Come se mi stessi guardando dentro, come se fossi a casa."

Riccardo sorride, stringendomi la mano con forza.

"È una bella idea, davvero. Ma prima devi laurearti, lo sai, piccolina. Ci tengo molto"

"Ah sì?"

"Oh sì..." si lecca le labbra  in maniera talmente seducente che mi manda in tilt, " Tu meriti di laurearti nei tempi giusti e, soprattutto, con il voto che ti spetta. 110 e lode, naturalmente. Non accetterò nemmeno un punto in meno."

"Professore come sei esigente" il mio tono è molto malizioso.

"Uuuuuh! E non hai visto ancora niente!A settembre ci avrai un esame molto importante. E sai chi sarà il tuo professore, no?"

Lo guardo, fingendo innocenza.

"Sì... tu."

Lui ride, con quello sguardo che ha sempre quando vuole provocarmi.

"Esattamente. E come tuo professore di filologia, ti avverto che non ti farò sconti."

Il suo tono cambia, diventa più allusivo.

"In aula, sei solo un'alunna. Ma fuori... beh, quello è un altro discorso."

Il suo sguardo si fa più intenso e sento un brivido corrermi lungo la schiena.

"Oh, quindi mi aspetta un esame particolarmente difficile, immagino?" provo a scherzare, anche se so già dove sta andando a parare.

"Molto difficile," conferma con la sua voce roca "E non dimenticare che oltre a essere il tuo professore, sono anche il tuo Padrone. Le lezioni che facciamo insieme non terminano a settembre e per quanto riguarda l'esame finale... beh, per quel che riguarda me le lezioni saranno eterne"

"Lezioni eterne, eh?" dico, cercando di mantenere un tono giocoso, anche se l'eccitazione si fa strada nel mio corpo. "E quando pensi che io possa superare questo esame, professore?"

"Quando avrai imparato tutto quello che c'è da imparare, Elena. Ma ti avverto, per me sarà un piacere prolungare il corso. Non ho fretta di concluderlo."

"Allora, immagino che dovrò impegnarmi parecchio," rispondo, cercando di mantenere la calma, anche se dentro di me fremo al pensiero delle "lezioni" che ancora mi aspettano.

Riccardo mi accarezza leggermente la schiena.

"Non ti preoccupare, Elena. Sarò severo, ma so che ce la farai. Dopotutto, hai già imparato tanto... ma c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, e io sarò lì per guidarti." So che non ci sarà mai un vero "esame finale", perché con Riccardo, ogni lezione è un viaggio senza fine. E forse, è proprio questo che amo di più. "Comunque, quando te ne vai da Pescara?" mi chiede.

"Domani. Devo tornare a lavorare in libreria."

"Rimani di più. Non devi andare via subito. Stai qui con me ancora qualche giorno. Io starò due settimane. Ti prego. Come faccio a starti lontano? Impazzirei ora come ora" lui mi fissa, quasi implorante.

Scuoto la testa, anche se una parte di me vorrebbe accettare poiché stare con lui per me è la mia cura, la mia medicina, il mio Pacemaker per un cuore che senza di lui non batteva più.

"Non posso, Riccardo. Devo tornare al lavoro. Sai bene che quel lavoro mi serve, soprattutto da quando mia madre non mi parla più"

"Licenziati, Elena. Non devi preoccuparti di nulla. Ti troverò io una casa qui , per qualche giorno, vicino alla mia, sul mare. Pagherò io l'affitto, ti prometto che non dovrai pensare più a nulla, né al lavoro né ai soldi. Ci sono io per te, anche economicamente. Amore, tu non sei sola"

"Non posso, Riccardo," mormoro. "È una scelta importante... e non mi va di dipendere economicamente da te"

"Ma stiamo o no progettando una vita insieme? Come puoi pensare di dipendere economicamente da me? Voglio dire, io sono un adulto e modestamente sono anche benestante. Mi piacerebbe che tu seguissi i tuoi studi con spensieratezza e serenità senza distrazioni di alcun tipo. Anche perché studiare e lavorare è un qualcosa di davvero complicato. E non vedo perché tu debba complicarti la vita quando non ce ne bisogno alcuno. Fidati di me. Voglio solo che tu sia felice. Non dovrai più preoccuparti di nulla, ci sono io adesso."

Gli sorrido e lo abbraccio perché il fare Paternò che lui ha con me, mi scioglie davvero il cuore.

"Grazie" dico mentre lo stringo più forte a me "Buonanotte"

"Buonanotte amore"

La mattina mi sveglia il suono della sua notifica. Sbatto le palpebre ancora pesanti di sonno e allungo la mano verso il telefono.

"Buongiorno amore💘.  Ho pensato che oggi potremmo visitare il Museo Casa Natale di Gabriele D'Annunzio. So che ti piace. Ti va di vedere un po' la mia città?🥰"

Sorrido tra me e me come fossi una bambina. Gabriele D'Annunzio è uno dei miei autori preferiti, e l'idea che Riccardo abbia pensato di portarmi lì mi scalda il cuore. In particolar modo, sono molto contenta che lui voglia farmi vedere la città in cui è cresciuto perché è come se volesse condividere con me un grande pezzo della sua vita.

"Buongiorno professore, certo 🥰" rispondo con entusiasmo e in pochi minuti sono già pronta, emozionata all'idea di esplorare un angolo di Pescara che ancora non conosco.
Ci incontriamo sotto l'hotel e camminiamo insieme verso Pescara Vecchia, il cuore antico della città e  attraversiamo corso Manthonè. Osservo le strade strette, le case basse dai colori tenui e tutto sembra sospeso tra passato e presente.

"Corso Manthonè, è stata per secoli il fulcro della vita cittadina, il punto di incontro di artisti, poeti e politici. Lo sapevi che qui, proprio in questa via, D'Annunzio passeggiava spesso?" mi chiede Riccardo con un sorriso complice. "Era il suo mondo, il luogo dove la sua immaginazione si intrecciava con la vita reale"

"Non dirmi che anche Flaiano..." non faccio in tempo a finire la frase che lui mi anticipa.

"Certo, anche Flaiano camminava per queste strade" ascolto affascinata, mentre la città sembra prendere vita sotto i suoi racconti. Pescara Vecchia, con i suoi vicoli e le sue atmosfere, sembra raccontare storie antiche, e mi sento sempre più legata a questa terra che è anche parte delle mie origini. Poco dopo, arriviamo al Museo Casa Natale di Gabriele D'Annunzio. Appena varchiamo la soglia sento l'atmosfera densa di storia di questo edificio. Ogni stanza sembra un pezzo di vita vissuta dalla famiglia D'Annunzio. Riccardo mi fa da guida in ogni stanza e devo dire che è davvero molto appassionato e ascoltarlo è un vero piacere. Mi mostra il salotto dove il giovane D'Annunzio, tra i libri e le lettere, ha iniziato a sognare la grandezza delle sue opere. Mi parla della sua famiglia, delle sue ambizioni e dei suoi tormenti.  Non sapevo che fosse molto legato a sua madre, tanto da instaurare con quest'ultima un vero e proprio rapporto morboso. Camminiamo fra le stanze che raccontano la sua infanzia, la sua passione per l'arte e per le donne, la sua eterna ricerca di bellezza e piacere.

"Elena Muti. Una donna che fa impazzire Andrea Sperelli, il protagonista de "Il Piacere". Un'ossessione, una passione senza freni, un amore impossibile. Mi sembra che ci sia una certa coincidenza, no?"

"E pensi che io possa fare impazzire qualcuno come ha fatto Elena Muti?"Sorrido lusingata.

Riccardo si avvicina e mi guarda intensamente. "Credo che tu stia già facendo impazzire qualcuno, piccolina" mi dice pizzicandomi una guancia "La differenza è che il nostro non è un amore impossibile"

Ci scambiamo un sorriso complice e continuiamo il nostro tour. Mi sento viva, desiderata, come se stessi entrando anche io in un romanzo di D'Annunzio. Dopo aver visitato ogni stanza e respirato l'aria di storia e letteratura, usciamo e ci dirigiamo verso un ristorante tipico di Pescara per il pranzo. Riccardo insiste per farmi provare tutte le prelibatezze locali. Ci accomodiamo ad un tavolo all'aperto e la leggera brezza del mare ci accarezza.

"Devi assolutamente assaggiare la chitarrina alla teramana. È una pasta al sugo che è uno spettacolo. Quando ero piccolo, mangiavo solo 'sta pasta" ride e si lascia sfuggire un influsso dialettale della sua regione. È la prima volta che lo fa, - di solito è sempre atono -  e ciò mi affascina parecchio. Significa che si sente a suo agio e con me non sente la necessità di essere impostato.

"E poi devi assaggiare gli arrosticini," mi dice, mentre ordina per entrambi. "Sono degli spiedini di carne di pecora. Mamma mia! Sono la cosa che mi manca di più in assoluto dell'Abruzzo!"

"Ne ho sentito tanto parlare! Non vedo l'ora di assaggiarli"

"E poi le pallotte cacio e ovo. Sono un classico. Mia nonna era un portento nel cucinarle! La domenica preparava forse un centinaio di Pallotte per me e i miei cugini!"

Il cibo arriva e ogni morso è una scoperta intrecciata a goduria e piacere per il palato. I sapori ricchi e genuini, mi fanno sentire a casa. È come se ogni cosa mi legasse sempre di più a questa terra, e inevitabilmente a Riccardo.

"È bello conoscerti meglio anche attraverso questi sapori," gli dico, mentre sorseggio un bicchiere di vino locale, il Montepulciano d'Abruzzo.
"E sai, mi sento sempre più legata a Pescara. Forse perché mia madre è di qui, o forse perché sento che c'è una parte di me che appartiene a questo posto"

"Lo so amore, anche a me fa tanto piacere"

"Mi insegni qualche parola in abruzzese? Non lo parli mai! Dai, Riccardo, insegnami qualche parola nel tuo dialetto! Sono curiosa di sentirti parlare in abruzzese!"

"No, lascia stare. Al nord ho imparato a parlare senza accento, ormai sono diventato... come dire...  atono" ride incrociando le braccia e scuote la testa.

"Atono? Non ti ci vedo proprio! Dai, non fare il difficile! Solo qualche parola! Prometto che non ti prendo in giro..." rido di cuore "perlomeno non troppo!"

"Ecco, lo sapevo! Alla prima occasione mi prendi in giro!" ridacchia lui.

"Io? Mai! Sono serissima. Voglio solo capire meglio le tue origini. Non mi dirai che ti vergogni del tuo dialetto, vero?"

"Non è che mi vergogno... È solo che al Nord, se inizi a parlare con la mia cadenza, pensano che sei appena sceso dal trattore. Quindi, ho imparato a camuffarmi. Ovviamente, quando sono qui fra amici e parenti posso dare sfogo alla mia abruzzesità" scoppia a ridere.

"Dai, su, dimmi almeno come si dice 'ciao'."

Riccardo alla fine cede, alzando le mani in segno di resa.

"Va bene, va bene... Allora  per salutare puoi dire 'Weeeee'"

"Weee? Ma è fantastico! Ora capisco perché non vuoi insegnarmelo! Hai paura che io diventi più simpatica di te"

"Ma chi sti dì!" * grida con goliardia.

(ma cosa stai dicendo!, in senso - di cosa vai sblaterando)

"Al nord ho dovuto imparare a fare l'indifferente, a non dare troppo nell'occhio. Se ti lasci scappare un 'Weeee', sembra che hai appena portato le pecore al pascolo" continua.

Scoppio a ridere perché questo momento si sta rivelando davvero molto divertente.

"Immagino già la scena! Sai, ti ci vedo a fare il pastore. Dai , ora insegnami qualche modo di dire!"

Riccardo scoppia a ridere di nuovo.

"Ok, dunque adesso preparati perché questa è una chicca"

"Sono tutta orecchi"

"Fregheteee" dice lui prolungando questa parola e con un tono sorpreso che mi fa scoppiare a ridere.

"Sembra liberatorio"

"Lo è! È una di quelle esclamazioni che usiamo per dire 'accidenti!" o 'cavolo'. Di solito lo si dice allungando la vocale finale per dare più enfasi, tipo per scrollarsi di dosso qualcosa o per dare maggior enfasi ad una situazione"

"Fregheteee... Sì, devo ammettere che ha un certo effetto. Non vedo l'ora di usarlo!"

"Attenta però, dipende dal contesto! Potrebbe sembrare un po' sgarbato, quindi usalo con parsimonia."

"Tranquillo, lo userò solo quando ne vale davvero la pena. Tipo quando facciamo l'amore e fai qualcosa che mi fa godere molto potrei dire... Fregheteee!"

"O mio dio, sto decisamente creando un mostro!" scoppia a ridere come un disperato. "Ok, e poi c'è un'altra parola simile ma un po' più volgare 'nguloooo'". È ancora più forte e diretto! Si usa  quando succede qualcosa di davvero inspiegabile o sorprendente. Come quando vedi qualcosa di incredibile o ti arriva una notizia che ti lascia senza parole. Devo dire che è una espressione che si usa davvero tanto"

"'Nguloooo', tipo quando vedo un bel ragazzo!"

Lui mi guarda sermione.

"Sì, è così. Ma nel tuo caso non esattamente" risponde secco e chiude gelosamente gli occhi a fessura.

"Dai sto scherzando! Nguloooo come sei pesante" scoppiamo entrambi a ridere.

"Ma, come puoi immaginare, 'ngulo' è una espressione che usi tra amici o in situazioni molto informali. È una parolaccia"

"Perfetto, allora me lo tengo per le grandi sorprese! Però mi piace, è liberatorio. 'Nguloooo', ora capisco perché lo usate tanto!"

Riccardo sospira, ma cede divertito.

"Esatto. Poi c'è 'mo' che si usa tantissimo per dire 'adesso' o 'ora'. Non c'è una frase in cui non infili un 'mo'. Tipo, 'mo vediamo' significa 'ora vediamo'. 'mo aspitt' significa 'ora aspetta', "mo vaj ", significa "adesso me ne vado"

"Quindi se ti dico 'mo vaj', posso sembrare una vera abruzzese?" chiedo ridacchiando.

"Più o meno! Ma devi dirlo con la giusta intonazione, altrimenti sembri una che sta imparando l'arabo"

"Mo vaj..." provo a imitarlo.

"Brava piccolina. Devo dire che..." lui si blocca.

"Che?"

Riccardo mi guarda con dolcezza.

"Grazie, Elena. Non sai quanto significhi per me tutto questo. Nessuno, mai, ha voluto veramente capire la mia terra, il mio dialetto... nemmeno mia moglie."

Resto in silenzio, lo osservo, colpita dalla sua sincerità. Lui, ha sempre nascosto dietro una dura corazza ogni traccia delle sue origini abruzzesi.
A quanto pare per lui il dialetto è qualcosa che ha dovuto nascondere quando si è trasferito al nord, fino a diventare "atono", come mi ha detto poco fa, ridendo.

"Quando ho lasciato l'Abruzzo, ho dovuto cancellare una parte di me," continua, lo sguardo perso nel vuoto. "Al nord, chi parla un italiano con influsso regionale è visto come un ignorante. Mia moglie detestava la mia cadenza... tu pensa che mi ha persino proibito di insegnare il dialetto abruzzese ai nostri figli"

"Davvero? E perché?"

"Ah, non lo so! Forse perché i miei suoceri mi ridicolizzavano. Le mie 'umili origini terrone', dicevano. Ma non mi sono mai vergognato. Nonostante tutto, non mi sono mai sentito senza contatti con la mia terra. Però... Pescara per me è anche il luogo dove sono successe cose che... che mi hanno allontanato dalla mia casa"

Lo guardo, incerta. "Cose tragiche?"

Lui si irrigidisce.

"Non importa," mormora, ma il suo sguardo mi parla di un dolore antico, radicato ormai nella sua anima. Come fosse realmente una ginestra, lui cerca di estirparlo ma ricresce più forte di prima. Sento che c'è qualcosa di grosso sotto. Ho sempre avuto la sensazione che ci fosse un pezzo del suo passato che non mi ha mai voluto rivelare.

"So a cosa ti riferisci," dico, cercando di sondare il suo sguardo. "È per quella ragazza, vero? Quella che è morta? Eva?"

Non risponde. E qui nasce la mia diffidenza. È successo troppe volte che Riccardo mi abbia nascosto delle cose. Troppe volte che ha preferito il silenzio e le bugie, lasciandomi con dei dubbi, con delle verità mai dette. Mentre il pranzo continua, la conversazione si sposta su di noi, sui nostri sogni, sul futuro. "Sai, mi piacerebbe diventare una grande scrittrice," confesso. "Come te. Hai un modo di scrivere che cattura e riesce a far sognare"

Riccardo sorride, leggermente imbarazzato. "Ti ringrazio. Sono lusingato. Tu hai tutto il potenziale per diventare una grande scrittrice. Hai la sensibilità e la passione."

"E il tuo romanzo? Come sta andando?" chiedo curiosa.

Il suo volto si incupisce leggermente. "In questi giorni... anzi, in questo periodo non ho scritto molto. Anzi direi che non ho scritto proprio per niente. Il mio editore è preoccupato. Non me la sono passata bene, ho avuto troppe cose a cui pensare. Soprattutto a te. Stavo uscendo fuori di testa. Ero irrequieto. È stato un mese veramente complicato. Però adesso che sei qui con me, sono tranquillo e posso tornare a scrivere"

"Sarà un romanzo grandioso, come tutto quello che fai"

"Dovrà esserlo. Il mio editore vuole anche che il mio libro diventi un film"

"Ma è fantastico. Non sei felice?"

"Sì che lo sono. Ma ecco vedi, devo avere degli stimoli importanti affinché io riesca a scrivere un best seller. Tu devi esserci. Se ti allontani di nuovo penso anzi, sono sicuro che questo progetto naufragerà"

"No, Riccardo, non accadrà"

C'è una connessione speciale tra noi, come se ogni parola, ogni sguardo, ogni rivelazione, ci avvicinasse sempre di più. In questo momento, mi sento pronta a condividere qualcosa di intimo, qualcosa che ho tenuto nascosto anche a me stessa per molto tempo.

"Sai, durante il periodo in cui non ci siamo visti..." comincio, cercando le parole giuste. "Ho scritto delle poesie."

Riccardo mi guarda con un misto di sorpresa e curiosità. "Davvero? Non me lo avevi mai detto. Mi piacerebbe molto leggerle."

Sento un leggero rossore salire alle guance, la mia scrittura è qualcosa di così personale e intimo, una parte di me che non ho mai condiviso. Ma con Riccardo è diverso. Nonostante tutto, sento di potermi fidare di lui.

"Va bene," dico, quasi con un sussurro. "Ma c'è una condizione: puoi leggerle solo quando io non ci sono, quando sarò lontana da te"

"Amore tu non sarai mai più lontana da me. Non so se l'hai capito ma quando torniamo su, non voglio continuare una vita di separazioni e attese. Voglio che viviamo insieme"

Lo guardo negli occhi, cercando di capire se davvero sta dicendo quello che penso io. "Cosa?" riesco a dire, quasi sottovoce. "Vivere insieme?"

"Sì"continua deciso. "Quando andrò via di casa perché dovremo vivere separati? Non ha molto senso... Anche perché adesso, tu dove vivi?"

"Da quando ho litigato con mia madre, beh... temporaneamente sto da Arianna , la mia migliore amica"

"E secondo te io potrei mai accettare una cosa del genere? No, mi spiace; voglio che tu abbia un casa, un posto tutto tuo. E ti voglio nella mia quotidianità e in ogni momento. Voglio svegliarmi con te accanto e condividere con te ogni cosa. L'anello che ti ho regalato è un impegno serio e reale e mi piacerebbe che tu lo indossassi. Pensavo lo avessi capito, no?"

Rimango senza parole.  Non avevo mai pensato che potesse spingersi fino a questo punto, che potesse davvero prendere una decisione così importante.

"Vuoi vivere insieme a me?" chiedo incredula, con le lacrime di commozione agli occhi. Provo una gioia rara che probabilmente io nella mia vita fatta di umiliazioni e  abusi,  non ho mai e dico mai sperimentato.

"Sì," ripete, più dolce. "Voglio costruire qualcosa di vero con te. Non solo serate passionali, non solo attimi rubati o uscite nascoste. Voglio che questa sia la nostra vita, non una parentesi. Tu sei la donna che voglio al mio fianco ogni giorno, per sempre"

Mi sento tremare dinanzi alle sue parole. Così intense, profonde e commoventi che non riesco ad aprire bocca. Vorrei dirgli che lo amo da morire e che sta realizzando il mio sogno più grande ma sono come immobilizzata da tutta questa felicità.

È troppo bello, troppo perfetto!

Riccardo mi sta offrendo tutto ciò che ho sempre desiderato, tutto ciò che temevo non avrei mai potuto avere.

"Amore... se non te la senti o sto correndo troppo devi dirmelo però! Capisco la tua età e il fatto che sia una responsabilità importante. Quindi se vuoi aspettare, non ti fare problemi a dirmelo. Sarò paziente"

"Riccardo... no! Hai frainteso la mia forte emozione! Non mi aspettavo che arrivassi a propormi una cosa così importante. È tutto quello che ho sempre desiderato, ma non osavo sperarci" forse ha letto nella mia forte commozione, una sfumatura di incertezza ma non è affatto così. Lui mi sta dando tutto ciò che ho sempre sognato. Il pensiero di svegliarmi accanto a lui ogni mattina, di vivere la nostra quotidianità, di cucinare insieme e quindi di avere una casa tutta nostra, mi riempie di una felicità così intensa che mi paralizza.

"Ma i tuoi figli, Riccardo? Come faranno ad accettare tutto questo?"

"Elena, lo so che i bambini potrebbero avere bisogno di tempo per accettare tutto questo. È normale, è un grande cambiamento. Ma io sarò sempre un padre presente per loro, non li abbandonerò mai. Questa nuova vita non muterà il mio amore per loro, né le mie responsabilità genitoriali. Comprerò una casa grande dove anche loro potranno sentirsi a casa e soprattutto sereni. Farò di tutto perché possano capire che, nonostante tutto, continueranno ad avere il loro papà al loro fianco, sempre. Anche se ama una donna diversa dalla loro madre"

"Sarà difficilissimo" rivelo abbassando lo sguardo, lui mi prende il mento e mi costringe a guardarlo negli occhi.

"Non importa. Per me questo è quello che conta: far star bene le persone che amo. E questo vale sia per te, sia per loro."

Mi prende il viso tra le mani  e mi bacia la fronte con estrema cura "Elena, non voglio più tornare indietro. Questa volta, voglio che tutto sia fatto con cura e con amore. Ti amo"

"Grazie Riccardo. Ti amo da morire. Grazie. Mai nessuno nella vita mi ha fatto un regalo così grande! Grazie" mi commuovo per la forte gioia e lo abbraccio e mi sento protetta.

Sono finalmente tra le braccia del mio uomo.

Tiro fuori il mio taccuino dalla borsa, lo stesso taccuino in cui ho sfogato ogni emozione, condiviso ogni pensiero, impresso ogni lacrima durante i momenti più bui dell'assenza di Riccardo. Lo consegno nelle sue mani con le dita leggermente tremanti per l'emozione.

"Custodiscilo gelosamente," gli chiedo, guardandolo dritto negli occhi. "È una parte di me."

Lui prende il taccuino con delicatezza, come se fosse qualcosa di sacro.

"Amore, di me puoi fidarti. Avrò rispetto e cura delle tue emozioni e dei tuoi sentimenti. Non preoccuparti, lo proteggerò gelosamente. E ti dirò esattamente cosa penso. Te lo prometto sarò sincero"

Ci alziamo da tavola e cominciamo a passeggiare per le strade del centro di Pescara. Mentre camminiamo per le strade del centro di Pescara, Riccardo inizia a raccontarmi della città con una passione che non avevo mai visto in lui prima.

"Sai, Pescara, è una città che ha attraversato molte fasi storiche. Anche  se oggi appare come una città moderna, con il suo lungomare, i negozi eleganti e i locali notturni, la sua storia affonda le radici in tempi molto più antichi" rimango affascinata dal sì modo accurato di parlare della sua città e delle sue origini. Proseguiamo lungo Corso Umberto, un grande viale costellato da vetrine e alberi "Durante il medioevo, la città è stata saccheggiata e ricostruita più volte, fino a diventare una piazzaforte militare sotto il Regno di Napoli. Poi, con l'arrivo dei Borboni, nel Settecento, è stata costruita una grande fortezza"

Mi fa segno di guardare verso il mare.

"Durante la Seconda Guerra Mondiale, Pescara è stata devastata dai bombardamenti poiché è una città strategica, e molte delle sue costruzioni vengono distrutte. Però vedi, noi pescaresi, noi gente di mare abbiamo sempre avuto una forza incredibile. I cittadini hanno ricostruito tutto con determinazione, creando una città moderna e dinamica"

Attraversiamo Piazza della Rinascita, meglio conosciuta come Piazza Salotto. Questa piazza è gremita di persone e l'atmosfera che si respira è davvero frizzante.

"Per me, ogni volta che torno qui, è come tornare a casa. Non importa dove vivo ora, Pescara è parte di me, delle mie origini, del mio sangue."

Lo guardo mentre parla, rapita dalla sua voce, e capisco quanto questa città significhi per lui. Ogni passo che facciamo su queste strade sembra avvicinarci sempre di più, non solo l'uno all'altra, ma anche a questo luogo che, in qualche modo, ora sento anch'io un po' mio. Ma ad un certo punto, quando ci secidiamo su un muretto bianco che ci offre una splendida vista sul mare, noto che Riccardo si irrigidisce leggermente, guardandosi intorno. Lo seguo con lo sguardo e mi accorgo che c'è qualcosa di strano, come se sentisse il peso degli occhi su di noi.

"Che succede?" gli chiedo, preoccupata.

Lui scuote la testa, cercando di mantenere la calma.

"Nulla, è solo che... ci sono degli sguardi indiscreti. Ho visto mia sorella."

Il mio cuore perde un battito. Ricordo molto bene, quel momento, in cui sua sorella  ci ha sorpreso insieme e ci fatto una sceneggiata. Quelle parole terribili urlate contro di me, l'umiliazione provata, la tristezza causata, il senso di colpa, sono ancora un peso sul mio cuore.

Meglio non ricordare.

"Presto dovrò affrontare mia sorella. Le devo far capire che la storia con mia moglie è finita. In realtà, l'amore per lei non c'è mai stato davvero, ma l'ho capito solo quando ho incontrato te."

Lo guardo sorpresa, e rimango in silenzio.

Non sapevo che la sua vita fosse stata tanto condizionata da me!

"In che senso?"

"Elena, capisci... la mia famiglia, mia madre e mia sorella, hanno sempre deciso per me. Non mi sono mai sentito libero di vivere la vita che volevo. Hanno sempre avuto una mentalità chiusa, rigida, bacchettona e io non ho mai avuto il coraggio di oppormi davvero perché mi sentivo in colpa. Troppo in colpa"

Lo vedo combattere contro i ricordi, macchie di veleno inzuppate nella sua anima.

"Mi hanno condizionato anche a sposare mia moglie. Mi hanno spinto a credere che fosse la scelta giusta, quella che mi avrebbe garantito stabilità, rispetto, fedeltà, una vita senza problemi o tribolazioni. Un matrimonio tranquillo e piatto senza essere turbato dalla passione e dall'erotismo. E io ci ho creduto, perché dopo quello che era successo con... con quella ragazza, ho dovuto cambiare vita. E loro hanno deciso per me."

Ho compreso che quel dolore lo ha spinto nelle mani della madre e della sorella, che hanno preso il totale controllo della sua vita.

"Sono sempre stato minacciato dalle loro aspettative, dalle loro regole, dalle loro imposizioni perché mi sentivo in colpa e loro hanno manipolato il mio dolore. Non sono mai stato libero di scegliere cosa volevo davvero. Mi hanno fatto credere che sposare lei fosse la mia unica possibilità per  redimermi. Ma quando ho conosciuto te mi sono reso conto che non ho mai amato veramente mia moglie. Quell'amore era solo una costruzione, un fantoccio, una loro e anche una mia invenzione. L'ho capito quando ho conosciuto te. Porca putt**a! Devo assolutamente parlare con mia sorella," continua con lo sguardo fisso verso il cielo. "Deve capire che il mio matrimonio è finito. Che io non posso più vivere sotto il peso delle sue decisioni. Ma è difficile... lei non capirà mai. Mia sorella e mia madre hanno sempre scelto per me, e mi hanno portato a credere che quello che volevo davvero fosse sbagliato."

Mi viene spontaneo appoggiargli una mano sulla spalla, cercando di mostrargli che gli sono vicina.  So che Riccardo ha sofferto, che è stato intrappolato in una vita che non ha scelto.  Ma so anche che mi ha nascosto troppe cose. E anche adesso, mentre si confida, c'è qualcosa che non riesco a ignorare: quella sensazione che ci sia sempre un pezzo mancante, una verità che non mi viene detta.

Chi è davvero quella ragazza?

Chi è Eva?

"Non devi affrontare tutto da solo," gli dico, anche se una parte di me è ancora incerta. "Io sono qui. Io ti accompagnerò a parlare con tua sorella. Lo farò, perché so quanto è importante per te chiudere quel capitolo della tua vita."

"Cosa? No Elena no... sarebbe peggio se venissi tu. Non ti ricordi quello che successe quando ci beccò insieme? No, non posso esporti in questa maniera e farti mettere in croce. Non ci pensare!Conosco mia sorella e non ci voglio nemmeno pensare a quello che potrebbe urlarti. Lei non ragiona. No, non voglio che tu ti faccia così male. Io devo tuterlarti e lo farò"

"Beh, io ti sto dando il mio supporto ma è una scelta tua rifiutarlo. Ora  tu devi promettermi che farai lo stesso per me."

Lui aggrotta le sopracciglia.

"Cosa intendi?"

"Voglio che tu mi accompagni a parlare con mia madre. Non posso continuare a vivere così, Riccardo. Ho perso mio padre... ma non posso accettare di vivere senza mia madre. Mio padre è scappato via con un'altra donna, mi ha sempre maltrattata, e sono riuscita ad accettarlo, a lasciarlo andare. Ma mia madre... no, non ci riesco"

Riccardo rimane in silenzio. Sento che non vuole affrontare questo discorso.

"E se mi avesse voluto davvero bene, avrebbe lasciato Gabriele. Lo sai anche tu, Riccardo. Sai quello che è successo tra me e lui, anche se non ne parliamo mai. Quella notte, quando ero sotto effetto di quella pasticca... quando Gabriele ha abusato di me. Non lo ricordavo, non sapevo cosa fosse successo. Ma ora sì. E non posso più far finta di niente."

Il suo viso si irrigidisce.

"Amore sono d'accordo che tu devi parlare con tua madre. Hai assolutamente ragione. Però non so quanto possa essere utile la mia presenza. Dovete parlare voi due a quattr'occhi. Voglio dire, conoscere tua madre in questo contesto non mi sembra appropriato. Sono un uomo adulto e non so come potrebbe prendere il fatto di vederci insieme. Non voglio crearti ulteriori problemi con lei"

"Non m'importa quanto sarà difficile," lo interrompo, con una determinazione che mi sorprende. "Se non mi stai vicino in questo momento, se sei disposto ad affrontare solo i tuoi demoni e non i miei, allora tra noi non è vero amore. Non puoi esserci solo in camera da letto, Riccardo."

Lui sospira, chiudendo gli occhi per un momento. "Va bene," dice a voce bassa. "Ti prometto che verrò con te. Parleremo con tua madre, e cercheremo di chiarire tutto."

"Grazie" sussurro mentre camminiamo tra le vie del centro della città.

"Ma c'è una cosa che dobbiamo affrontare," dice con voce ferma. "Se te la senti... dobbiamo denunciare Gabriele."

Non mai ho considerato l'ipotesi di denunciare. La paura, i ricordi sbiaditi, il terrore, tutto ciò che è successo quella notte mi ha sempre spaventato terribilmente.

Ma ora, guardando Riccardo negli occhi, capisco che non posso più nascondermi  dietro al passato.

"Non possiamo permettere che quello che è successo rimanga impunito," continua, la sua voce più decisa. "Gabriele deve pagare per quello che ha fatto. Non posso accettare, in nessun modo, che il mio migliore amico, colui che consideravo un fratello, abbia fatto questo a te. È inaccettabile, e non possiamo far finta che non sia successo"

"Riccardo..." inizio, ma non riesco a continuare.

"Lo so che è difficile," dice Riccardo, avvicinandosi a me e prendendomi le mani nelle sue. "Ma tua madre deve capire che tipo di uomo ha accanto. Deve scegliere, Elena. Deve scegliere te!"

"Lo so Riccardo. Hai ragione"

Lui chiude gli occhi e sospira. Comprendo subito cosa sta per dirmi

"Oltre a tutto ciò, tu devi avere anche il coraggio di scegliere te stessa e denunciare il tuo ex. Nathan. La vostra è stata una storia di abusi e anche lui deve pagare. Se decidi di andare fino in fondo," dice con un tono rassicurante, "io ti starò accanto. Ti aiuterò a denunciare entrambi"

Io rimango il silenzio perché nel sentire quel nome il passato mi assale come un leone pronto a sbranarmi.

"Ci riusciremo," mi dice, stringendomi le mani. "Te lo giuro. Non sarà facile, ma non possiamo continuare a vivere con questi segreti. Il tuo passato deve uscire fuori. Devi lasciare andare via quei brutti ricordi e ci riuscirai solo denunciando quell'uomo. Amore scusami se ti sto facendo del male ma è necessario"

Le lacrime iniziano a salirmi agli occhi senza preavviso, e per quanto cerchi di trattenerle, non ci riesco. Nathan. Il padrone del club notturno, il mio ex, il primo uomo che ho amato. Ma anche l'uomo che mi ha distrutta pezzo dopo pezzo, senza mai dover alzare un dito.
Mi imponeva di essere quella che non ero, una "mangia uomini",  o ancor peggio "una pu**Ana di classe" come diceva lui, capace di dominare le situazioni e di stendere gli uomini. E io ci avevo creduto. Mi ero convinta che quella fosse la mia realtà. Ricordo le notti trascorse a fingere che niente potesse toccarmi; Palpatine, commenti volgari, abusi di uomini, schiaffi, morsi, grida. Notti passate a nascondere la mia fragilità sotto strati di spavalderia e una maschera impenetrabile.

E poi è arrivato Riccardo.

È stato l'unico uomini che ha visto oltre quella facciata che avevo costruito con tanta cura, l'unico che ha riconosciuto la vera Elena, quella che nemmeno io avevo mai osato guardare in faccia. Con lui ho scoperto che non ero una "mangia uomini". Con Riccardo che io sono una donna che desidera amare ed essere amata. Scoppio a piangere in maniera cruenta. Le lacrime svendono freneticamente, e non faccio nulla per fermarle. Piango per la ragazza che sono stata, per quella che Nathan ha distrutto, e per quella che Riccardo ha salvato.

"Amore..." Riccardo mi chiama con voce preoccupata, avvicinandosi a me. Mi stringe a sé, e io mi lascio andare tra le sue braccia, vulnerabile e piccola.

"Mi ha umiliata così tante volte che ho dimenticato chi ero davvero."

Riccardo mi stringe più forte, come se volesse proteggermi da quei ricordi che ancora mi tormentano.

"Non meriti di portare ancora questo peso addosso"

Riccardo mi ha dato il coraggio di essere me stessa, di abbandonare quel ruolo che Nathan mi aveva imposto e di riscoprire la mia vera identità.

Intanto, Riccardo mi prende per mano e camminiamo a passo lento. Lui mi guida lungo una strada stretta e isolata che costeggia il mare. Dopo qualche minuto, arriviamo in un luogo tranquillo, quasi fuori dal tempo. Davanti a noi, vedo delle strutture di legno che si stagliano contro il cielo arancione del tramonto.

"Questi sono i trabocchi," mi dice Riccardo con un sorriso. "Voglio che tu li veda. Sono affascinanti, vero?"

Annuisco, incantata da queste strutture così particolari. Sembrano sospese tra la terra e il mare, con lunghe braccia di legno che si estendono verso l'acqua come a volerla toccare. Il sole sta lentamente scendendo sull'orizzonte, dipingendo il cielo di sfumature dorate e rosse. Mi sento in pace, come se il tempo si fosse fermato solo per noi.
Ci sediamo su delle pietre, con il mare che lambisce dolcemente la riva sotto di noi. "È incredibile," sussurro. "Vorrei che questo momento non finisse mai."

Riccardo si avvicina a me ed il suo viso è illuminato dalla luce calda del tramonto.

"Ti prometto che non finirà mai,l. Voglio che questo sia solo l'inizio della nostra vita insieme"

Riccardo approfitta della situazione per avvicinarsi ancora di più. Mi guarda negli occhi per un attimo e poi mi bacia. Le sue labbra sono dolci, ma piene di passione. È un bacio che sa di promesse, di desideri non detti, di sogni che presto, diventaranno realtà. Le sue dita tracciano un percorso sicuro, ma delicato sulla mia pelle. Mi alza delicatamente la gonna e mi abbandono completamente al suo tocco, affidandomi a lui senza riserve, e ogni fibra del mio corpo risponde alla sua presenza, al suo controllo.

"Riccardo..." il suo nome mi sfugge in un sussurro, quasi involontariamente quando il suo indice entra nella mia intimità pulsante e bagnata.  Quando le sue dita affondano ancora più in profondità, un gemito mi sfugge dalle labbra, e non posso fare a meno di stringermi a lui.

"Sono vicina," gli sussurro mentre le sue dita esperte mi fanno godere e sono gia troppo vicina all'orga**o. Lui continua, ad affondare il suo indice in me, mantenendo un ritmo lento e ipnotico.

"Non smettere," lo prego, perché so che basta poco, solo un attimo, per farmi precipitare oltre quel confine che ci separa dall'estasi più pura. Quando finalmente l'onda mi travolge, è come se ogni nervo, ogni muscolo del mio corpo vibrasse all'unisono, per lui. Per il mio uomo. È un'esplosione di piacere che mi lascia senza fiato e il mondo intorno a noi scompare.

Restano solo il mare, il cielo, e noi.

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