🔞🔥Capitolo 60🔥🔞

Quando arrivo sotto l'hotel dove allogia Elena, il motore della macchina si ferma ma il battito del mio cuore accelera repentinamente. Mi sento nervoso, più di quanto voglia ammettere, e continuo a fissare lo specchietto retrovisore come se potesse darmi qualche risposta.

Poi la vedo uscire dalla porta, e in quell'istante tutto intorno a me sembra di nuovo diventare colorato.

È così che un uomo torna a vivere dopo mesi di apatia assoluta.

Elena cammina verso di me con una sicurezza che mi toglie il respiro. Le gambe lunghe e slanciate che spuntano di fuori da una minigonna nera e il suo sedere tonico mi ammazzano. La sua figura è perfetta, ogni suo  passo è una provocazione e devo rimanere calmo se non voglio venirmi all'istante nei pantaloni.

Con lei è sempre stato così, dal primo momento, in cui l'ho vista sono diventato un adolescente arr*Pato che per poco non si schizza nei pantaloni.

I capelli rossi sciolti le cadono morbidi sulle spalle, e i suoi occhi blu, sotto quel leggero trucco sembrano brillare di una luce che mi mancava terribilmente.

Il cuore mi si spacca in due.

È un dolore amore quello che provo, un misto di desiderio e consapevolezza.

Desiderio, perché ogni parte di me la vuole, ora, qui, senza più barriere.

Consapevolezza, perché so quanto l'ho ferita, e sono consapevole di quanto io sia stato co**ione e bugiardo.

Appena si avvicina alla macchina, sento il respiro bloccarsi in gola. Apro la portiera e lei si siede, accavallando le gambe con una sfacciataggine che mi manda fuori di testa. Il profumo che emana mi invade, e mentre chiudo la portiera, realizzo quanto sia difficile mantenere il controllo in sua presenza.

Maledizione! È già duro come una pietra!

"Buonasera," dice con un sorriso appena accennato, come se fosse consapevole dell'effetto devastante che ha su di me.

"Ciao..." riesco a dire a fatica, mentre cerco di mantenere lo sguardo su di lei senza sembrare troppo affamato.

Ma è impossibile.

Ogni dettaglio di lei, dalla curva delle sue labbra al modo in cui si muove nel sedile, alla scollatura del vestito ai suoi occhi da gattina, mi colpiscono come un elettroshock.

Ma sono consapevole che se ora prova ad allungare le mani , mi prendo un bel ceffone.

Metto in moto la macchina, cercando di concentrarmi sulla strada, ma la mia mente è altrove, rivivo le scene di folle se**o e passione che si sono accumulate fra di noi. Ma non è solo il desiderio fisico quello che provo per lei , è il sentimento che sento per lei, l'amore folle e incondizionato, che mi fa scoppiare di voglia.

"Sei bellissima," le dico, cercando di mascherare l'agitazione nella mia voce, ma lei se ne accorge. "Davvero bellissima"

"Lo so," risponde con un sorriso sciampo, abbassando lo sguardo come se fosse sorpresa dal mio commento, ma consapevole di essere esattamente l'effetto che voleva avere con me.

Quando entriamo nel ristorante il cuore mi si blocca per un istante. 

È bellissima come sempre, capace di stendere anche il più puro e devoto degli uomini.

La guardo camminare verso il tavolo e sento il peso delle bugie che ci hanno separati, quel nodo che mi stringe lo stomaco.

Non so come reagirà davanti al mio discorso, ma so che non posso perderla.

Non posso davvero. Devo giocarmi tutte le carte che ho in possesso questa volta.

Si siede senza dire una parola, il viso freddo con gli occhi fissi su di me.

Il silenzio è così freddo che quasi mi soffoca.

"Non so nemmeno perché sono qui," sputa fuori, la voce carica di disprezzo. "Hai idea di quanto mi abbia ferito, Riccardo? Hai mentito! Mi hai fatto credere che avessi lasciato tua moglie!"

Il colpo arriva dritto, come un pugno allo stomaco.

Non posso negarlo.

Lei ha ragione.

L'ho ingannata, e adesso devo trovare il modo di spiegarmi, di farle capire perché. In realtà non c'è un perché... sono solo un codardo che ha avuto paura di dire la verità.

"Elena, lo so che ho sbagliato..." inizio, ma lei mi interrompe subito, quasi scattando dalla sedia.

"No, tu non hai solo sbagliato! Mi hai fatto credere che c'era un futuro per noi, che avresti sistemato tutto. E invece? Mi hai fatto vivere in una bugia. Mi hai uccisa nel peggiore dei modi"

La sua voce si spezza, e per un attimo vedo il dolore dietro la sua rabbia.

Questo mi dà il coraggio di continuare.

"Elena, ti prego, lasciami spiegare. Non è così semplice. Non potevo lasciarla, almeno non ancora. Lei... mi sta minacciando"

"Minacciando? Oh poverino..." il suo tono è aspro.

"La mia situazione è più complicata di quanto pensi. Se provo a lasciarla adesso, mi distruggerà. Distruggerà tutto ciò che ho costruito in questi anni. E non parlo solo del lavoro o dei soldi. Lei ha detto che farà di tutto per impedirmi di essere felice. Mi toglierà i figli e ha minacciato di levarsi anche la vita"

Vedo Elena abbassare lo sguardo per un attimo.

So che le sto chiedendo tanto, ma non posso più mentirle.

"Non ti sto chiedendo di capirmi, so che ti ho deluso. Ma ti sto dicendo la verità. Non posso lasciarla adesso. Perlomeno non nell'immediato. Ora ho anche riacquistato la fiducia dei miei figli. Sono solo dei bambini, hanno vissuto un trauma forte"

Mi sporgo in avanti, cercando il suo sguardo.

"Elena, sei tutto per me. Non passa giorno in cui non pensi a te, a noi. E ti giuro, un giorno tutto questo sarà alle nostre spalle. Ti chiedo solo di avere pazienza, di restare con me, anche se... anche se non possiamo essere insieme come vorremmo, per ora. Perdonami. Perdonami, ti prego!"

"Non capisci proprio niente, vero? Non è questione di scuse, di promesse o di gesti plateali! Hai distrutto tutto! Non possiamo tornare indietro!"

"Ma io ti amo, Elena, ti giuro che non succederà mai più! Non posso immaginare la mia vita senza di te. Ti prego"

Elena scuote la testa, esasperata, la voce le esce spezzata ma forte.

"L'amore? L'amore non basta, non hai capito? Quando rompi la fiducia, quando tradisci quest'ultima, è come... come se spezzassi qualcosa dentro una persona. E quella cosa non si può riparare! Capisci? Non si può più tornare indietro! Tu hai giocato con me! Come hai sempre fatto! Non vuoi prenderti le tue responsabilità, non l'hai mai voluto fare e ora paghi il prezzo delle tue bugie e della tua immaturità"

Mi avvicino, cercando di prenderle la mano, ma lei si scosta bruscamente, come se il solo contatto la irritasse ancora di più.

"Per favore, dammi solo un'altra possibilità. So di aver sbagliato, ma posso rimediare, te lo prometto! Hai visto come abbiamo fatto l'amore oggi pomeriggio in un semplice camerino? Questo dimostra quanto ci amiamo noi due e quanto ci mancavamo. Appena ci siamo visti non abbiamo potuto fare a meno di resistirci, e questo quindi cosa dimostra? Che ci apparteniamo"

Elena sbraita, il volto contratto dalla frustrazione.

"Non abbiamo fatto l'amore! Abbiamo solo sco**ato perché io avevo voglia, chiaro? E poi rimediare? Non puoi rimediare! Una volta che perdi la fiducia di qualcuno, perdi tutto! Anche il suo amore! Io... io non posso, non voglio perdonarti! Perché perdonare significherebbe fare finta che non sia successo niente. Ma è successo! Hai fatto la tua scelta e ora io faccio la mia!"

Si ferma un attimo, cercando di controllare il respiro, ma la voce le trema ancora di rabbia.

"Non sono più la tua Elena. Non lo sarò mai più!!! Io non ti amo più! È finita! Non hai visto che stavano scegliendo lingerie questa mattina? E sai perché? Sai perché? Perché me la sarei spassata con qualche belloccio di 20 anni questa sera che non ha tutti questi problemi come te"

La gelosia mi attraversa le vene, frase più sbagliata proprio non poteva gridarmela. Mi si chiude la gola, e un'ondata di gelosia mi travolge, mi brucia da dentro.

"Cosa diavolo hai detto?" Le parole mi escono con un ringhio, senza controllo.

"Hai sentito bene professorino da 4 soldi, qui a Pescara me la spasserò" Elena mi osserva, sfidandomi, con quello sguardo che sa come farmi impazzire.

Ma questa volta non riesco a trattenermi.

Mi avvicino a lei, furioso, e ogni pensiero razionale svanisce.

"Non lo dire neanche per scherzo, Elena. Non osare. Non ci provare perché sai che sono capace di tutto. Lo sai benissimo. Non vedermi tanto calmo e tranquillo, Elena," esplodo, avvicinandomi a lei con una furia che non riesco più a trattenere, "perché se ti vedo anche solo con un altro, divento un demonio."

La mia voce è ruvida, tremante di rabbia e gelosia. Il solo pensiero di lei con un altro uomo mi fa impazzire.

"Non sai cosa potrei fare," continuo, il cuore che mi batte nel petto come se volesse esplodere, "non sai che cosa scateni in me."

Le mie mani tremano mentre parlo, e i miei occhi la fissano, carichi di un'energia che non riesco più a contenere.

"Non ci sarà nessuno che potrà guardarti, nessuno che potrà toccarti. Perché, te lo giuro, Elena, se ti vedo con un altro... non rispondo di me. Divento un dannato demonio, e non mi fermerà niente."

Le mie parole sono una promessa, e lo so che lei lo sente. "Non voglio nemmeno immaginare qualcun altro al tuo fianco, perché se accade... non sarò più io. E tu lo sai cosa può succedere quando perdo il controllo."

Le mie parole escono dure, taglienti. Non riesco a sopportare l'idea che qualcuno altro possa sfiorarla, nemmeno per un istante.

Elena mi guarda, gli occhi pieni di rabbia e disprezzo, mentre incrocia le braccia al petto, serrando la mascella.

"Non hai nessun diritto di fare questa scenata," ribatte, la sua voce potente come una bomba. "Non sono più tua, Riccardo. Non lo sono da tempo. Dovresti preoccuparti di essere geloso di tua moglie, non di me."

Mi immobilizzo per un momento, la furia che mi avvolgeva un attimo prima si spegne bruscamente. Ogni singola sillaba mi scava dentro, ma non posso darle quello che vuole: una lite furiosa. Non voglio farla esplodere perché altrimenti so che la perderò per sempre.

Devo calmarmi.

Respiro profondamente, cercando di trovare un minimo di controllo, anche se ogni parte di me vorrebbe gridare, negare tutto, urlare che è mia, solo mia. Ma non posso farlo.

Non così.

Non adesso.

"Elena..." inizio, cercando di ammorbidire la mia voce, facendo un passo indietro. "Non sono qui per litigare. Non voglio..." spiego mentre le mie mani tremano leggermente mentre parlo, ma continuo a fissarla, incapace di accettare anche solo l'idea che lei possa appartenere a qualcun altro.
La guardo negli occhi e tiro fuori il mazzo di ginestre che ho portato con me.

"Elena," dico, porgendole i fiori. "Queste sono per te. Sai quanto significano per noi questi fiori. Forti, resistenti, come te. Come noi, se riusciremo a superare tutto questo."

Lei abbassa lo sguardo sui fiori e, per un attimo, il suo viso si distende.

Lo riconosce subito: la ginestra, il nostro fiore.

Ogni volta che lo vedeva, sorrideva. O almeno, sorrideva prima che tutto si complicasse.

"Riccardo no..." mormora, prendendo il mazzo con mani esitanti. La vedo gettare a terra il mazzo di ginestre che le ho portato. Il suono dei fiori che colpiscono il pavimento è un colpo sordo, ma dentro di me rimbomba come un tuono.

Non riesco nemmeno a parlare, ogni parola sembra inutile, vuota.

"Elena, ti prego..." riesco solo a mormorare, ma lei non vuole sentirmi e così raccolgo i fiori da terra e li rimetto sul tavolo. Lei non mi guarda neanche, è furiosa, tremante, e so che l'ho persa.

"Non osare!" sbraita, con la voce incrinata dall'odio e dal dolore. "Non osare cercare di giustificarti, Riccardo! Mi hai umiliata! Davanti a tutti! A Disneyland, per l'amor di Dio! Non tentare di manipolarmi come fai sempre!!!"

Vederla così... mi fa male più di quanto avessi mai immaginato.

"Non avevo intenzione di..." provo a spiegare, ma lei mi interrompe, alza la mano, fermandomi prima che possa dire altro.

"Intenzione? Non me ne frega un ca**o delle tue intenzioni!" I suoi occhi si stringono in fessure. "Mi hai portata lì con l'inganno , e poi mi hai lasciata a pezzi. Non solo davanti a estranei, ma anche... anche davanti ai tuoi figli! I tuoi figli, Riccardo! Non ero pronta a conoscerli, non volevo essere messa in quella posizione. È troppo! Non posso sopportarlo!!!"

Il nodo in gola mi soffoca.

Le sue parole mi penetrano come lame affilate ricordando quel momento.

So che ha ragione, so che ho sbagliato, ma non riesco a capire come fare a rimediare.

Come posso cancellare quello che ho fatto? Come?

"Non sapevo che li avresti incontrati quel giorno poi... in quella maniera... È successo all'improvviso, non l'avevo preventivato. Te lo giuro io volevo solo stare con te e farti felice. La situazione mi è poi sfuggita di mano io..." balbetto, cercando disperatamente di trovare una spiegazione.

Ma le mie parole suonano patetiche, lo so.

Lei scuote la testa con disprezzo.

"Non ti rendi conto? Mi hai fatta sentire una stupida, Riccardo. Mi hai umiliata! Ma che schifezza che hai combinato e hai ancora il coraggio di parlare! Basta! Basta!!"

La sua voce si spezza, e posso vedere la vulnerabilità dietro la sua rabbia. Mi fa sentire ancora peggio.

"Ti amo, Elena..."

Lei ride, una risata amara, vuota, che mi gela il sangue.

"Amore?" Mi guarda come se fossi un estraneo. "Non è amore, Riccardo. Amore è rispetto, fiducia, e tu hai distrutto tutto. Hai fatto la tua scelta e ora io non riesco ad andare avanti. Non dopo questo. Non dopo quello che hai fatto. È troppo!!! Torna da tua moglie e scop**ela pure dato che stavate scegliendo lingerie questa mattina"

Devo trovare il modo di raggiungerla, di farle capire quanto lei sia importante per me. Devo farle capire ciò che provo.

"Elena, ascoltami..." inizio, cercando di catturare il suo sguardo. "So che adesso non vedi altro che il dolore e la delusione, e so di averti ferita più di quanto tu possa sopportare. Ma devi capire una cosa: io ti amo"

La vedo scuotere la testa, gli occhi pieni di rabbia e tristezza, ma continuo, sperando che le mie parole la raggiungano.

"Prima di conoscerti, ero convinto di sapere cosa fosse l'amore. Ho sposato mia moglie pensando di esserne innamorato, di aver trovato la persona con cui condividere la mia vita. Ma poi sei arrivata tu... e tutto è cambiato. Te lo giuro. Io non avevo mai pensato di tradirla, mai. Solo con te"

Elena sembra irrigidirsi, ma so che devo andare avanti, devo aprirmi completamente con lei.

"Quando ti ho incontrata, Elena, ho capito che quello che pensavo fosse amore non era nient'altro che abitudine. Non sto dicendo che non ci fosse affetto, ma tu mi hai fatto riscoprire qualcosa che credevo perduto da anni. Con te, ho capito cos'è davvero l'amore: un sentimento travolgente, forte, passionale che non posso controllare. Non faccio altro che pensare a te, ogni giorno, ogni notte. E ora mi rendo conto che non ho mai provato qualcosa di così forte per nessun' altra. Dio, tu mi hai fatto impazzire tant'è che a volte credo di essere tornato un ragazzino"

Elena sembra sul punto di interrompermi, ma la sua espressione cambia leggermente. È un piccolo spiraglio, e mi ci aggrappo con tutte le forze.

"Io non posso lasciarti, Elena. Non posso. Noi siamo destinati a stare insieme. So che abbiamo avuto una grossa incomprensione, e so che ti ho deluso, ma non posso credere che tutto finisca qui. Non dopo tutto quello che abbiamo vissuto insieme. Ti prometto che farò tutto, tutto ciò che è in mio potere per farmi perdonare. So che non sarà facile, ma io non posso perderti. Ti lascerò il tempo che ti serve, ma non abbandonerò la nostra storia. Troverò il modo di lasciare mia moglie. Questo matrimonio, credimi, per me non significa più nulla. Non lo ha più fatto da quando ti ho conosciuta. Non è una scusa, è la verità. Ho capito con te cos'è il vero amore, e non posso più vivere una menzogna"

Lei non risponde, sembra tanto, troppo distante.

"Elena," rinizio, il cuore che mi batte forte in petto mentre cerco le parole giuste. "Quando sei entrata per la prima volta in aula, ho capito subito che sarebbe cambiato tutto. Ti ho spogliata con gli occhi, lo ammetto. Non riuscivo a togliermeli da dosso. E da quel momento, ho capito che ti amavo, anche se ancora non sapevo dove mi avrebbe portato tutto questo."

La sua espressione rimane tesa, ma continuo, perché so che devo dirle la verità, tutta la verità.

"Sono uscito fuori di testa, Elena. Fuori di senno, completamente. Ho perso il controllo di me stesso, tanto da fare cose che non avrei mai immaginato. Ho messo a rischio tutto: la mia famiglia, il mio matrimonio... i miei figli. Ho perso la mia dignità di fronte a loro, e davanti a mia sorella. Ma non è solo questo. Ho perso anche il mio migliore amico, la persona che conosceva tutto di me. E tutto per te."

La guardo negli occhi, cercando di farle vedere quanto tutto questo mi stia distruggendo, quanto io stia pagando per quello che provo per lei.

"Se questo non è amore, allora non so cosa lo sia. Io ho perso tutto per te, Elena. Perché non potevo fare altrimenti. Non si tratta solo di desiderio o di passione. È molto più profondo, e lo sai anche tu. Questo è amore. L'ho capito dal primo momento in cui ti ho vista, e non ho potuto fermarmi. Non posso fermarmi. Questo amore mi sta consumando, mi ha distrutto, ma non mi pento di nulla. E lo rifarei. Perché tu sei l'unica cosa che mi fa sentire vivo."

Elena non risponde, ma vedo che le sue mani tremano leggermente. È confusa, ferita, ma devo continuare.

"Mia moglie mi ha minacciato di non farmi più vedere i miei figli, di distuggermi e persino di suicidarsi. Ma ti prego, cerca di comprendere: non voglio che questa situazione ci divida. Io non sto scappando dalle mie responsabilità, ma ora che ti ho nella mia vita non posso immaginare di rinunciarci. Non posso. Tu ed io siamo destinati a stare insieme, e anche se ora tutto sembra perso, possiamo risolvere questa situazione"

Prendo un respiro profondo, la mia voce si fa più intensa.

"Lascerò mia moglie, Elena. È la mia promessa. E farò qualsiasi cosa tu mi chieda per riconquistare la tua fiducia. Ma ti prego, non rinunciare a noi. Non lasciarmi. Ti amo troppo per permettere che finisca così. Ti amo, ti amo"

Mi sento sollevato, ma so che non basta.

Devo mostrarle che non sono solo parole vuote.

Così, prendo un respiro profondo e dalla tasca della giacca tiro fuori una piccola scatola di velluto blu. La apro lentamente, rivelando un anello con un brillante solitario, scintillante sotto le luci soffuse del ristorante.

"Elena, questo è per te," le dico, con la voce che quasi trema. "So che adesso tutto sembra impossibile. Ma ti prometto, ti giuro che un giorno, quando sarà tutto risolto, quando avrò chiuso quel capitolo, quella donna che sarà al mio fianco e mi avrà solo tuo, sarai tu. Questo anello è la mia promessa. Un giorno sarò solo tuo, e tu sarai mia. Per sempre, amore mio"

Lei guarda l'anello, visibilmente sorpresa. I suoi occhi passano dall'anello a me, e per un momento vedo la sua maschera di durezza vacillare.

"Riccardo..." sussurra, con la voce spezzata dall'emozione. "È bellissimo, ma... io non posso accettarlo"

"Elena, ti prego," insisto, cercando il suo sguardo. "Non devi indossarlo subito, non devi sentirti obbligata a nulla. Ma voglio che tu sappia che il mio amore per te è vero, ed è per sempre. Questo anello è solo un simbolo, ma ciò che rappresenta è reale. Non voglio perderti. Ti prego. Stamattina quando ti ho riavuta fra le mie braccia , solo in quel momento sono tornato a vivere. Ora ho il terrore che tutto ritorni buio"

Lei fissa l'anello per qualche istante, poi solleva gli occhi su di me.

C'è una lotta dentro di lei, lo vedo.

La rabbia, il dolore, l'amore che cerca di trovare spazio in mezzo al disastro che ho creato.

Alla fine, sospira profondamente e chiude la scatola con un gesto delicato, ma non respinge l'anello.

"Non lo indosserò, almeno non ora," dice, con la voce dolce ma ferma. "Ma lo terrò solo perché penso che sia il minimo che tu possa fare per me"

Non è un perdono completo, ma è un piccolo passo verso di noi.

"Riccardo, c'è una cosa che mi chiedo..." esordisce, guardandomi negli occhi con una luce interrogativa. "Cosa ci fai qui a Pescara?"

"Cosa ci faccio io a Pescara? È la mia città! Semmai che ci fai tu qui"

"Io sonno qui perché ho bisogno di stare un po' da sola. Mi sembrava giusto andare nella città dove è nata mia madre, per sentirla più vicina. Anche lei non mi parla più, dopo tutto quello che è successo... è come se l'avessi persa." La sua voce si incrina appena, e capisco quanto le costi ammettere quel distacco.

Mi sento in colpa, profondamente.

So quanto fosse legata alla madre e quanto questa rottura la stia devastando.

"Sono qui perché i miei figli volevano venire al mare"

Lei non sembra del tutto convinta, ma prosegue, alzando un sopracciglio.

"Sai ... mi chiedo spesso dato che Pescara non è così grande: come facevi a non conoscere mia madre? Voglio dire, non è che ci siano così tante persone come lei in città."

Il suo tono è tagliente, e il mio stomaco si stringe.

Sta cercando di scoprire qualcosa.

Faccio del mio meglio per mantenere il viso impassibile, fingendo una totale innocenza.

"Elena, davvero non ho la più pallida idea di chi sia tua madre," rispondo, cercando di sembrare sorpreso dalla sua domanda. "Non l'ho mai incontrata, o almeno non me lo ricordo."

Lei mi fissa per qualche istante, come se stesse analizzando ogni mia espressione.

In realtà, come è già noto, io conosco molto bene la sua famiglia.

Proprio sua zia.

Quella donna che  è stata una parte del mio passato che non posso certo rivelare a Elena.

È stata il mio grande amore per qualche tempo, molti anni fa, quando ero giovane e la mia vita era un eros continuo. Poi, è stata proprio quella donna a gettarmi in un mare di disperazione da cui solo il mio matrimonio ha potuto redimermi.

Ma questo Elena non lo saprà mai.

Non può.

Questo proprio no!

"Mi sembra così strano..." mormora, abbassando lo sguardo. "Mia madre ha vissuto qui per anni. Mi sembra impossibile che non l'abbia mai incontrata."

Resto in silenzio per qualche secondo, poi decido di cambiare argomento.

"Elena, non importa chi ho conosciuto o meno. L'unica cosa che conta è che voglio stare con te, costruire qualcosa di reale con te. Ti ho mentito in passato, lo so, ma non posso permettere che altre bugie ci separino di nuovo."

"Lo spero, Riccardo. Lo spero davvero," risponde, tornando a guardare il mazzo di ginestre accanto a sé, quasi come se cercasse conforto in quei fiori che significano così tanto per noi.

Usciamo dal ristorante in un silenzio che sembra sospeso, carico di tutto quello che non ci siamo detti.

L'aria è fresca, la notte calma ma noi di certo non lo siamo.

Dentro di me, c'è una tempesta.

Elena si stringe nelle sue spalle con il viso rivolto verso la strada. La guardo e non resisto più.

"Elena..." la chiamo a bassa voce, mentre mi fermo. Lei si volta  e ci fissiamo per un attimo che sembra durare un'eternità.

Il tempo si ferma.

Faccio un passo avanti, e lei non si ritrae. Anzi, sembra avvicinarsi impercettibilmente, quasi senza volerlo. Le mani mi tremano leggermente mentre le sfioro il viso, con la paura che possa allontanarsi.

Ma non lo fa.

Resta lì, immobile con gli occhi nei miei, e in quel momento so che siamo esattamente dove dobbiamo essere.

In un attimo le mie labbra trovano le sue. All'inizio è un bacio lento, incerto, quasi come se entrambi stessimo cercando conferme nell'altro.

Ma poi, tutto scoppia.

La passione, la tensione, il desiderio prendono finalmente il sopravvento. Il bacio si fa più profondo, più intenso. Sento le sue mani aggrapparsi alla mia giacca, come se non volesse lasciarmi andare. E io faccio lo stesso, stringendola a me, sentendo il suo corpo contro il mio.

C'è un'energia tra noi, una scintilla, una chimica che ci è sempre stata. È quello che ci lega, oltre la logica, oltre i torti e le bugie. È quel fuoco che ci brucia entrambi, che ci rende incapaci di staccarci l'uno dall'altra, nonostante tutto.

E già, è proprio queo nonostante tutto che ci ha fatto attraverso i momenti più buii.

Quando finalmente ci separiamo, Elena mi guarda, con gli occhi lucidi e brillanti, e so che sente esattamente quello che sento io.

"Non posso fare a meno di te," mormoro con la voce rauca. Lei non risponde, ma mi guarda come se avesse trovato la risposta che cercava. Poi, con un sospiro, appoggia la testa sul mio petto.  E in quell'istante, sotto il cielo stellato, so che, nonostante le difficoltà, siamo ancora noi.

"Voglio tornare in albergo. Ho bisogno di riposare"

"Va bene..." le rispondo. Una volta entrati in macchina, parcheggio l'auto senza dire una parola. Il silenzio tra di noi è denso e non so cosa dire. Guardo Elena scendere dalla macchina, i suoi movimenti sono rigidi, come se stesse cercando di mantenere il controllo.

"Buonanotte, Riccardo"

Non voglio lasciarla andare così.

Non posso.

"Elena," dico mentre scendo anche io, seguendola fino all'ingresso dell'hotel. "Posso accompagnarti alla stanza?"

Lei si ferma per un attimo, senza voltarsi.

"Non pensare male. Ti accompagno solamente, perché voglio passare più tempo possibile con te. Ti saluto e me ne vado e poi sarai tu a prendere la tua decisione"

"No. Devi andare via"

Non mi guarda.

Ma io decido comunque di seguirla e quando arriviamo all'ascensore io entro con lei. Le porte si chiudono, e all'improvviso siamo soli. La cabina si muove lenta, ed è come se il tempo si fosse fermato. Il silenzio tra di noi diventa insostenibile, e sento il cuore battermi nel petto.

"Avevo detto che dovevi lasciarmi sola"

"Lo so ma non ci riesco" Le prendo il viso tra le mani e la bacio; lei si gira, cerca la mia bocca e le labbra si sfiorano e lasciano subito spazio alle lingue. Così, inizio a baciarla ancor più focosamente, toccandole quel grosso seno che, oramai, è troppo stretto in quel pezzo di stoffa. Senza perdere tempo, le sbottono i due bottoni del vestito che danno proprio sul seno e poi immergo la mia faccia tra le sue grosse te**e.

"Dio, Elena," mormoro, "ca**o, non hai idea di quanto mi sei mancata. Sei la mia ossessione. Ogni parte di te mi fa impazzire, ogni volta che ti guardo non riesco a controllarmi. Sei perfetta... sei mia."

Sono sode...tonde...divine, due te**e che mi chiedendo ardentemente di piazzarci in mezzo il mio ca**o.

"Lo so che non mi sono fatto sentire, e so che hai tutto il diritto di odiarmi per questo... Ma dovevo staccarmi da te. L'ultima volta ho distrutto tutto, e l'ultima cosa che volevo era farti ancora del male.  Avevo paura di distruggerti. Ma ca**o... non ce l'ho fatta. Mi sei mancata troppo. Ogni fo**uto giorno, ogni notte, non riuscivo a toglierti dalla testa. E non a caso, la vita ci ha fatto incontrare qui, nella mia città. Ogni volta che ti vedo, ogni volta che penso a te, impazzisco. È come se il mio corpo e la mia mente fossero prigionieri di tutto quello che sei. Lo sai quanto è stato difficile starti lontano? Una tortura."

Così, velocemente, mi sbottono i pantaloni, calo le mutande e le metto il mio membro già duro tra le te**e.
Lei ha già capito tutto e così, senza mie istruzioni, inizio a muovermi il membro tra te**e e bocca. Tra un grugnito e l'altro non posso fare a meno di esprimerle ciò che sento perché la amo infinitamente.

"Una volta tornati all'università, ero consapevole che non sarei riuscito a fare altro che sbavarti dietro. Lo sapevo già. Perché non c'è modo di resisterti. Non ci sono abbastanza parole per spiegare quanto mi sei mancata. Ogni curva, ogni sguardo che mi lanci... sono la mia rovina. Ma senza di te, non sono niente, non sono nessuno. Ti amo"

D'un tratto la prendo in braccio, poggiandomi con le spalle contro l'ascensore e le metto una mano tra le gambe, iniziando a giocare con il suo bottoncino.  È così bagnata che mi fa perdere la ragione. Dopo un po' le scanso per bene le mutandine e la faccio  piegare leggermente in avanti.

"Anche tu mi sei mancato," dice e la sua voce è un sussurro. "Sono stata malissimo senza di te, Riccardo. Ogni notte ti sognavo nel mio letto. E ogni mattina mi trovavo invece  senza di te... era un dolore che non so nemmeno descrivere. Un incubo. Ti amo..."

Sappiamo entrambi che da un momento all'altro l'ascensore arriverà al piano, la porta si aprirà e potremmo essere sorpresi da chiunque, ma questo è maledettamente eccitante.

"Ti voglio amore. Ti voglio adesso" sussurro.

"Sei... tutto. Sei la mia rovina, il mio desiderio più profondo. Ogni notte ti immaginavo accanto a me, nel mio letto... e senza di te, mi sentivo vuota. Tu sei l'unico che può riempire quel vuoto. Ti amo"

Poi aiutandomi con una mano imbocco il membro all'apertura della sua vagina, poi semplicemente spostando il peso in avanti, le sono dentro completamente. In quel preciso momento, sento l'ascensore  che si ferma con il solito contraccolpo e la porta si apre.

Per fortuna non c'è nessuno!

Ci troviamo così: lei appoggiata al muro, io dietro di lei che la sco*o con maestria.

La porta si richiude e dopo le iniziali spinte, divento  rude, senza fronzoli come piace a leiZ Con una mano raggiungo il suo seno e stringo il cape**olo grosso e duro, con l'altra scendo a stimolare il clito**de gonfio e bagnato. La sento emettere un grido e percepisco le contrazioni dei suoi muscoli va**nali.

"Amore... sei tutto per me, non riesco a pensare ad altro" il respiro si fa sempre più veloce.

Lei mi guarda negli occhi, il suo sguardo è intenso, carico di emozione e di passione. "Riccardo... non fermarti. Ti voglio. Sì! Sì! Solo tu riesci a farmi sentire così!!!"

La possiedo ancora più forte, incapace di fermarmi, incapace di resisterle. "Ti sento, Elena... non riesco a smettere. Sei mia, lo sarai sempre."

"Riccardo, sei l'unico che mi fa sentire così viva... Non fermarti, ti prego. Più forte!!!"

"Non potrei fermarmi neanche se lo volessi, Elena. Sei mia, solo mia... nessuno ti toccherà mai come faccio io!!!"

Le sue mani si aggrappano a me, come se stesse cercando di trattenere ogni istante.

"Sì...Sì! Sì!!! Non ho mai voluto nessuno così! Sei dentro di me in ogni respiro"

A quel punto mi lascio trasportare e vengo copiosamente, con un numero indefinito di spasmi che mi fanno quasi mancare il respiro ed emettere un suono gutturale.

Lei come se nulla fosse si tira su mutande, e si ricompone.  Cerco l'ultimo bacio ma lei non me lo concede.

"Buonanotte" mi saluta mentre l'ascensore si chiude.

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