🔞 Capitolo 49 🔞
"Eccoci, tesoro... ti presento Gabriele..." il mio volto è talmente terrorizzato al punto d'aver visto un megalodonte, uscire dall'acqua per venirmi a sbaranare.
"Piacere..." lui invece fa finta di niente e mi porge la mano per stringermela. Tento di prendere fiato, l'ansia e la paura mi tolgono il respiro. Sono talmente nervosa che inizio a tremare come una foglia in Antartide.
Ca**o ! Non ci posso credere! Sta letteralmente recitando!
Si porge nei miei riguardi come fosse un perfetto sconosciuto e invece... sappiamo tutti la trama di questa orribile verità.
"Beh allora? Perché non gli dai la mano? Hai dimenticato le buone maniere?" mi sussurra mia madre all'orecchio.
Comprendo che voglia fare bella figura ma a tutto c'è un limite!
Non posso stringere la mano a questo lurido po*co schifoso!
"No mamma." rispondo secca. "Non stringo la mano a questo schifoso..."
Mia madre sgrana gli occhi e mi fissa inorridita.
"Elena! Ma come ti permetti?!" grida subito mia madre, agitata. Nel frattempo gli occhi di Gabriele mi guardano con sfida e ciò non fa che peggiorare la situazione. Se solo potessi gli tirerei il collo come una gallina.
"Ah beh, fatti spiegare da lui il perché mi permetto di parlargli così ! Io adesso vado via!" sono sul punto di defilarmi quando trovo la mano di mia madre sulle mie spalle che mi strattona.
"Tu non vai da nessuna parte ragazzina!" mia madre mi afferra per un braccio e mi fa barcollare.
"Io me ne vado. Non ceno con gli stupratori!!" il fiato mi esce come fossi una sclerata "E dammi il telefono!" urlo contro mia madre provando ad afferrare il telefono ma lei me lo impedisce.
Devo parlare con Riccardo. Immediatamente!
"Non ti basta tutto quello che mi avete fatto passare tu e tuo padre? Non ti basta?! Dovete sempre rovinarmi la vita? Anche adesso devi fare la str**nza? Adesso che sono felice!"
"Dammi il telefono mamma!!!" grido pazzamente e quando afferro il telefono, mia madre mi guarda indiavolata.
"Pu**ana! Vai a distruggere un'altra famiglia! Vai pure ! Ma non chiamarmi mai più! Non farti vedere più!" mi sbraita e la sua furia arriva potente con uno schiaffo sulla guancia.
"Certo mamma non ti disturberò mai più. Stai tranquilla. Tolgo il disturbo." scoppio a piangere e decido di scappare via all'istante.
Sapevo che non dovevo fidarmi di mia madre!
Non è cambiata affatto!
Credevo che, in questo momento, da lei avrei ricevuto l'affetto che in questi anni mi è mancato e invece no! Come sempre mi rinfaccia di essere stata per lei un errore che l'ha congiunta a mio padre. In quanto esseri umani, diamo per scontato che la nascita di un figlio debba essere accolta con gioia.
Ma io non ho avuto questa grande fortuna!
Non l'ho mai avuta!
Sapete, essere figli non voluti, è un peso difficile da sopportare, soprattutto quando vengono a mancare gli elementi fondamentali: l'amore,l'affetto e la presenza genitoriale.
Mi sento uno schifo e non posso fare altro che correre da lui.
In questo momento provo emozioni terribili che quasi mi spingono a farla finita per sempre.
È inutile negarlo: l'unica persona capace di trasmettermi amore è lui... Riccardo.
Con il telefono sul cuore, corro per le vie della città come fossi una sprovveduta. So che sto rischiando grosso questa volta -come quando sono andata in ospedale- ma sento davvero la necessità di vederlo. Potrei metterlo nei guai, so anche questo, ma il mio cuore è distrutto ed ho bisogno di lui.
Ho un disperato bisogno che qualcuno mi guardi e mi dica di amarmi.
Almeno lui.
Prendo il telefono e lo chiamo mentre la pioggia inizia a cadere, prima lentamente, poi sempre più forte, fino a diventare un vero e proprio scroscio; in mezzo secondo sono già zuppa dalla testa ai piedi.
"Dio mio, Elena! Vuoi farmi prendere un infarto? Che fine hai fatto? Che è successo?" la sua voce è un sussurro.
"Ho bisogno di vederti." dico fra le lacrime.
Un attimo di pausa.
"Dove sei? Sento il rumore della pioggia..."
"Non lo so dove sono, Riccardo. So solo che ora ho bisogno di te."
"Mandami la posizione, arrivo. Subito. Mettiti al coperto. Ok?"
Chiude la chiamata mentre un lampo squarcia il cielo nel buio e segue un rumore assordante. Dopo pochi istanti, lo vedo procedere verso di me e instintivamente gli corro fra le braccia.
"Pare che non riusciamo proprio a separarci oggi..." mi dice. Io lo guardo dalla testa ai piedi, il completo elegante, il cappotto appoggiato sul braccio piegato, questi dettagli lo rendono l'uomo mi sexy del pianeta Terra.
"Ho bisogno di te."
"Lo vedo. Che cosa è accaduto?"
"Un casino, Riccardo. Un casino..."
"Avviciniamoci verso quella tettoia. Piove a dirotto." si è avvicinato a me, sento il suo respiro affannato, ogni parte del suo corpo trema e non è di certo per freddo.
"Quindi? Che è successo perché hai spento il telefono? Mi sono preoccupato tremendamente ed ero sicuro che fosse successo qualcosa."
"Io non ci sto capendo più niente..." piango nelle sue braccia. Mi abbraccia forte e mi stringe come se volesse succhiare via il mio dolore, in quell'abbraccio ho sentito tante cose che le parole non possono dire.
Con il viso mi sono avvicinata al suo volto e ho iniziato a baciarlo, prima la guancia, poi l'altra, ogni centimetro del suo viso è sotto le mie labbra.
"Ti amo Elena. Ti amo. Dimmi cosa è successo altrimenti impazzisco. Ti prego."
Faccio un forte respiro.
"È successo che... " mi vergogno ad ammettere che avevo spento il telefono perché non volevo sentirlo, ma è necessario che io esprima ciò che ho provato.
"Ho racconto a mia madre di noi. Dato che tu sei fuggito via..."
La sua bocca si apre ed è eccessivamente sorpreso per quanto gli ho detto.
"Cosa hai detto a tua madre?!"
Ed ecco che di nuovo inizia a tremare.
Ma perché quando cito mia madre quest'uomo si spaventa? Non comprendo.
"Non dirmi che gli hai detto chi sono!" mi guarda spaurito.
"Riccardo no! E poi che problema ci sarebbe, se lo avessi fatto?"
Lui emette un respiro di sollievo.
"Non c'è nessun problema però per il momento è meglio di no."
"Ah e quindi per te è normale sc**armi davanti casa e poi fuggire quando vedi mia madre fuori il balcone? Ma dai, solo nei Promessi Sposi, funziona la figura dell'Innominato."
"Macché ! Piantala di fare la spiritosa! Ti chiedo scusa per come sono andato via. Ma non avevo molte possibilità. Non potevo salire sopra e presentarmi come avrei fatto in circostanze normalissime."
"E perché non puoi?"
Alza gli occhi al cielo.
"Elena, mi hai chiamato per litigare? Perché se è così me ne vado. Ho lasciato tutto per venire qui da te perché sapevo che avevi bisogno d'aiuto... me lo sentivo dentro le vene. Basta una chiamata e sono subito da te e questo lo sai. Io per te ci sono sempre ma... a tutto c'è un limite. Sono andato a prendere mia figlia a scuola e l'ho portata al parco a giocare con le amichette. Ho preso poi la scusa della pioggia per riportarla a casa e ora... Ca**o tu mi fai queste scenate perché non mi sono presentato a tua madre? Ma ti rendi conto?"
Le sue parole mi rimbombano nella testa. Serro i pugni perché sono parecchio nervosa.
"Non ho detto questo ca**o!"
"E cosa hai detto, sentiamo?"
"Ti stavo spiegando che cosa è successo!" urlo. "Ca**o ma la smettete di farmi sentire tutti sbagliata? Basta!! Non ce la faccio più! Mi sento constantemente non voluta..."
Lui non ha resistito e mi ha baciata... un bacio forte, pesante e intenso... come i baci che vedi soltanto nei film, oppure quelli che leggi in romanzi un po' sibillini.
"Anche adesso ti senti non voluta? Beh... credo di no..."
Guardo per terra.
"E adesso calmati e raccontami quello che è successo."
Deglutisco e devo ammettere che improvvisamente mi sento calma.
Solo lui riesce a regalarmi questa sensazione.
"Mia madre mi ha consigliato di lasciarti."
"Dipende cosa le hai raccontato..."
"Tutto..."
"Mh..." mugugna. "Era proprio indispensabile?"
"Riccardo ero triste! Sei andato via come fossi uno della banda bassotti! Dovevo sfogarmi con qualcuno..."
"E giustamente hai avuto la necessità di dipingermi a tua madre come un fedifrago, pedofilo, manipolatore. Omettendo che invece, sono sempre stato un marito fedele, un amico sincero, un uomo rassicurante."
Ca**o, uffa. Perché riesce a leggere i miei pensieri? Non è giusto.
"Comunque vai avanti..."
"E quindi mia madre mi ha fatto spegnere il telefono..."
"Wow, mi hai davvero dipinto come un soggetto pericoloso!" lui applaude.
"Non pericoloso. Ma tossico sì."
"E io sarei tossico?"
"Sì."
"Per quale motivo?"
I suoi occhi verdi, sembrano scrutarmi l'anima.
"Perché se non si fosse trattato di te io non avrei mai accettato questa situazione."
"Forse è perché mi ami e per questo sei disposta ad aspettarmi? Non sarebbe più facile descrivere così la situazione piuttosto che farmi passare come l'omuncolo di turno che si sc**a l'amante e poi torna a casa contento e rigenerato dalla moglie? Sai che non è così per me. Io ti amo e ti porto sempre nel mio cuore, anche quando torno in quelle mura. Io ti penso di continuo. Tutta oggi pomeriggio ti ho mandato dei messaggi e mi ha fatto male il fatto che tu non c'eri per me."
"Io... io c'ero."
"Lo so che c'eri perché mi arrivava il tuo pensiero. Ma in questo momento della mia vita ho bisogno di più del pensiero."
"Beh allora scusami."
Lui abbassa la testa.
"C'è dell'altro, continua."
Faccio un profondo respiro.
"Mia madre per farmi distrarre mi ha portata fuori a cena. Voleva farmi conoscere il suo nuovo compagno ed è finita nel peggiore dei modi."
"Non capisco, perché? Tua madre è una persona adulta dovresti accettare che voglia una nuova vita."
Chiudo gli occhi.
"Il suo nuovo compagno è Gabriele."
Riccardo sgrana gli occhi come se avesse visto la strega di Blair.
"Cosa?! Gabriele chi?"
"Hai capito bene, maledizione! Gabriele Rinaldi!"
La sua faccia è totalmente rassegnata contro questa sciagura.
"Ah..."
"Abbiamo litigato selvaggiamente perché io subito ho mostrato la mia ira nei riguardi di quel pezzente. Mia madre si è inca***a mi ha tirato uno schiaffo e mi ha detto di non farmi vedere più! Ti rendi conto? Una madre può parlare così? Mi ha cacciata di casa letteralmente!"
Lui si passa una mano sulla fronte.
"Ma come diavolo è possibile?"
"Non lo so, Riccardo. Non lo so. So solo che per me ci sei solo tu. Io ho solo te...." scoppio a piangere come una bambina e lui mi stringe nella sue braccia.
"Senti... io non parto."
"Cosa?! Non puoi! Verrebbe a galla tutto!"
"Non me ne frega un ca**o. Io non parto. Non parto affatto. Devo restare qui e prendermi cura di te. Senti io... so cosa voglio, tu sai cosa vuoi?"
"Sì..."
Lui a questo punto mi bacia con passione. Dopo il bacio non siamo riusciti più a fermarci, mi ha adagiata sul prato e mi ha guardata dritto negli occhi.
"Il momento è arrivato..." ha sussurrato. Occhi verdi... intensi, occhi che brillano ma soltanto quando guardano me.
Così abbiamo fatto l'amore questa sera su un prato verde e sotto la pioggia.
Ci amiamo, ma c'è anche del dolore nell'amarsi...
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