🔞 Capitolo 46🔞 🔥 Lezione 17 🔥

Lezione 17

Shibari

La mattina, quando apro gli occhi e mi trovo davanti il suo bel cu*o, immediatamente il mio amico sotto nei paesi Bassi, compie una serie di giravolte. In maniera istintiva la mia mano accarezza questa pesca dorato per poi strizzarla nel palmo della mia mano. Lei ha un leggero sussulto ma continua a dormire beatamente.

Direi che merito un risveglio del genere ogni mattina. E Dio solo sa, che farei di tutto affinché ciò si realizzi. Adesso che ho assaggiato un goccio della mia natura, non posso tornare alla mia piatta e apatica normalità. So che non sarei in grado di gestire la mia routine senza impazzire, senza andare fuori di testa; quando conosci il brivido non torni ad essere di certo una pecora.

Lei sta ancora dormendo e così decido di accarezzarle i lunghi capelli ramati.

È bellissima!

Poco dopo mi alzo per andare in bagno poiché il pise*** sta per scoppiarmi e devo farlo calmare, dato che ha iniziato a farmi male e non poco. Intanto lei mugugna mentre piano piano apre gli occhi.

"Cosa ci fai già sveglio? Ho freddo, vieni a scaldarmi..." e scoppiamo entrambi a ridere.

"Freddo con questo caldo?! Dai... potresti inventare delle scuse migliori per avermi vicino. Sei venuta qui perché hai bisogno di me, e io ti darò ciò che vuoi veramente."

"Nemmeno io so cosa voglio..." obietta.

"Stai mentendo." stiamo ridendo e non sappiamo entrambi il perché lo stiamo facendo. Sarà forse il pessimo alito del mattino ad averci mandato entrambi su di giri. Oppure la semplice felicità di due amanti nel godere delle loro ore di libertà.

"Hai ragione, non so dire le bugie. Forse dovrei dire semplicemente la verità... ossia che ho voglia di sentire la mia pelle sulla tua..." mi allungo di fianco a lei e ora la mia erezione tesa si conficca fra le sue natiche. Sono praticamente dietro di lei, mentre lei è rivolta su un fianco. Se solo lo volessi, potrei entrare dentro di lei con un solo semplice colpo di reni. Ma mi trattengo, non voglio essere brutale dopo quello che ci siamo confesssati ieri sera. Comincio ad accarezzare le sue spalle, per poi scendere sulla sua pancia e quando arrivo verso l'inguine comincio a baciarla con passione crescente. Quando la mia mano si posa sul monte di venere, non posso resistere e le infilo una mano nelle le mutandine.

È umida, bagnata, calda e sapere che riesco a fare questo effetto ad una ventenne mi manda su di giri.

"Mmm... hai detto che sentivi freddo, ma non mi sembri affatto fredda in mezzo alle gambe."

"Sono a fuoco. Tu mi mandi a fuoco, professore."

"Sono indeciso. Dovrei spegnerti oppure invece, farti ardere maggiormente?" accarezzo la sua vagina senza penetrarla.

"Io direi di fare propagare questo incendio ovunque sul mio corpo..." le mie carezze sulle grandi labbra stanno diventando una dolce tentazione.

"Uuuh... non sai quanto mi piacerebbe scatenare l'inferno su di te." lei solleva il bacino quasi ad obbligare le mie dita ad entrare. Nel frattempo le nostre lingue giocano smaniose mentre lei mi posa anche una serie di morsi sul mento. Sento i suo denti affondare nella mia carne, stringerla, sempre più forte, per poi lasciare la presa e passarmi la sua lingua sulla labbra...e poi ancora un morso sempre più forte, sempre più doloroso.

"Fallo..." adoro i suoi occhi blu, li guarderei all'infinito, è un mio debole, un mio grande punto... debole.

"Io... vorrei dare il via alla nostra lezione numero 17. Che ne dici?"

Ho paura, terrore per quello che sto pensando, ho paura che sia troppo. Almeno per ora. Non so se devo andarci piano, del resto è la nostra lezione numero 17, potrei provare a spingermi oltre. Oppure dovrei continuare a rimandare qualcosa che sogno da quando l'ho conosciuta?

Da sempre è grande la mia ammirazione e passione per le corde. Ho sempre fantasticato e goduto anche solo all'idea dell'utilizzo di questo strumento, fin dalla giovane età.

"Dimmi cosa hai in mente?"

"Non so se è il caso. Ho paura sia troppo."

Lei sospira.

"Sai che per me la parola 'troppo', nella sfera se**uale è pressoché inesistente."

"D'accordo ma..." mi blocco.

"Ho capito dove vuoi andare a parare, Riccardo. Sono una donna forte e ciò che ci siamo raccontati ieri sera non mi rende più debole, ma semplicemente consapevole di quello che mi è accaduto. Tutto qui. Non devi di certo trattarmi come la piccola fiammiferaia. Non voglio sentirmi più una vittima. Non voglio sentirmi una donna bloccata dal suo passato. Non voglio sentirmi un oggetto rotto. Voglio sentirmi donna ..."

Tremo per la consapevolezza di avere varcato un limite, superato un confine... essere entrato ufficialmente nell'inferno.

"Amore, non intendo quello. È solo che... non voglio rovinare niente. Capisci?"

"Riccardo, non rovini niente, durante le nostre lezioni, tu mi fai sentire la tua schiava, la tua putt***a, ma soprattutto la tua donna. Tu sei il mio ossigeno ed è come se entrambi tornassimo a respirare ogni volta che ci uniamo. Io mi sento legata a te in una maniera assoluta."

Sgrano appena gli occhi perché ciò che mi ha detto mi ha parecchio sorpreso. Lei è una tipa che dice poco quello che pensa ma quando lo fa mi lusinga parecchio. E quindi decido di attuare ciò che ho in mente senza nessuna esitazione.

"Beh, sì, è così. È vero tutto ciò che dici. E dato che ti senti legata a me, come io lo sono a te... potrebbe essere bello concretizzare ciò che dici."

"E come?"

"Shibari..."

Solo a pronunciare questo nome mi diventa duro. È una pratica che sogno da quando ho 16 anni... e... adesso che si fa spazio l'ipotesi della sua concretezza, quasi non ci credo.

"E cos'è?"

"È una disciplina giapponese che consiste nel legare una persona in un contesto erotico...."

Lei annuisce.

"Ah, questa mi è nuova."

"Io sarò il tuo Rigger. E tu la mia Bunny. In parole povere il tuo corpo si legherà a me  utilizzando le tecniche dello Shibari."

"Affascinante... mi piace, mi fido, voglio farlo. Sono nelle tue mani, professore."

"Lo so che la mia immaginazione ti eccita."

"Non mi eccita la tua immaginazione ma la tua perversione. Quell'allontanamento dalle norme morali e sociali riconosciute e condivise che entrambi bramiamo."

"Amore, voglio che tu sia sicura poiché affidarsi in questa pratica, diventa un elemento fondamentale e necessario."

Lei alza gli occhi al cielo.

"E secondo te, io non mi sono sempre affidata a te?!"

"Non hai tutti i torti. Ma voglio che tu sia rilassata e soprattutto sicura."

Per un istante la stanza mi sembra quasi girare intorno a me. Quando le mie dita stanno per infilarsi dentro il suo punto caldo, sento che una goccia mi inumidisce la cappella mentre le mie dita finalmente entrano,  e si muovono voraci.

"Sono sicura e sono rilassata..." risponde lei gemendo. "Molto rilassata." la sento già vicina all'orgas** e quindi ritraggo le dita per poi guardarla dritto negli occhi.

"È necessario che tu abbia la mente libera."

"Ce l'ho... ce l'ho, Riccardo. Adesso per favore, toccami..." piagnucola lei avvicinandosi ingorda alle mie mani.

"Aspetta, aspetta. Dimmi: quanto sei disposta a legarti  a me?"

"Non conosco limiti quando si tratta di te."

"Bene." rispondo alzandomi in piedi. Allora decido di attuare i miei desideri più sporchi perché io solo con la mia Schiava riesco ad essere me stesso.

"Alzati in piedi amore..." e lei lo fa, si mette nelle mie mani.
Solo con lei posso concretizzare ciò che la mia mente non ha mai osato partorire.

Decido di legarla come ho visto nelle centinaia di video sulle quali mi sono masturbato sopra.  Prendo le corde che ho comprato apposta per questo momento, sono rosse, di un rosso vivido e scarlatto, le ho scelte perché il rosso è il colore che arriva prima al cervello. Ho pensato che sarebbero state d'impatto per entrambi.
Vorrei impedire alle mie mani di tremare, ma non riesco a controllarle.

"Fai un bel respiro..." le dico. "E non essere agitata."

"Non sono agitata. Mi sembri tu ad essere quello agitato."

"Un pochino... è perché non l'ho mai fatto."

"Quindi è la nostra prima volta per entrambi." annuisco.

"Sì..." un sospiro esce dalla mia bocca. "Concedimi l'alibi della prima volta."

Poi d'improvviso senza che lei possa rispondermi l'afferro per il collo e premo leggermente sotto la gola. Poi la faccio stendere sul materasso.

"Da questo momento in poi farai tutto ciò che ti dico io!" alzo volontariamente un po' il tono della voce.

"Sì Padrone." mi risponde lei a tema come una perfetta schiava. Mi piace quando si cala nella parte e devo ammettere che questa situazione si sta mostrando probabilmente la più eccitante di tutte.

Cosa dovrò pagare per questo piacere?

Di solito la vita quello che ti dà, poi te lo toglie a caro prezzo. E questa volta, per tutto questo piacere so che dovrò scontare parecchio.

"Brava schiavetta. Ora sdraiati a pancia in giù, poi resta immobile."

Lei esegue e  aggiunge un sospiro deciso. Ben presto nodi, prendono vita su di lei, come se fossi un artista in fase di creazione del suo capolavoro. Il suo bellissimo e giovane cu*o inizia a sfiorare il mio membro perché la sua lieve inarcata di schiena cerca di avermi più vicino.

È  un momento quasi surreale, delle emozioni che non ho mai provato prendono vita di me.

Mi sento Padrone del tutto.

"Offriti a me..."

"Sempre Padrone." uno spasmo forte all'uccello quando la vedo completamente calata nella parte da sottomessa.
A quel punto le passo la corda tra le gambe.

"Dio come sono lunghe queste cosce... ca**o." e con un dito le sfioro le labbra va**nali gonfie e bagnate.

È confusione mista a follia quella che provo.

È fradicia!

Sapevo che le sarebbe piaciuto da morire!

Io e lei siamo fatti della stessa materia, della stessa pasta, della stessa perversione.

"Tu mi togli il fiato..." commenta lei in preda all'eccitazione totale mentre la mast**bo. Tiene gli occhi chiusi, forse per mantenere la concentrazione e assaporare meglio le sensazioni di questo momento erotico allo stato puro quasi da sembrare magico.

"In ogni attimo, in ogni tuo respiro, tu ti ricorderai che mi appartieni..." quando la corda si attorciglia fra la sua intimità lei si lascia andare ad un grido di assoluto piacere poiché la canapa ha sfregato il suo clitoride gonfissimo. Faccio passare la corda, attorno e sotto il suo se**o e una striscia di corda si perde poi in mezzo ai suoi glutei. Dopo essermi assicurato che i nodi non siano troppo stretti, mi metto a cavalcioni su di lei.

"Dio mio...." geme lei. "È una sensazione così strana..."

"Strana come? In senso positivo o negativo?"
le bacio la schiena e poi le massaggio le spalle per rilassarla.

"Straordinariamente positivo..."

"Sicura?" chiedo facendo rotolare il clitoride tra le mie dita.

"Wow sì..." risponde lei mentre continua a divincolarsi come una preda catturata, ogni tocco è fuoco. Così sposto la corda che copre a malapena il suo se**o provocandole degli spasmi, poi la rinfilo nella sua intimità. Questo giochetto lo effettuo per almeno 5 volte e lei è già al limite.

Direi che è davvero vicina all'orga***! Mamma mia queste corde sono un prodigio!

Amo le contrazioni della vagina lungo tutto il suo corpo e la voglia infinita mi spinge a masturbarmi dinanzi a questa visione. Lei legata, letteralmente sotto di me mentre la sua vagina è pulsante e bagnata. Continuo a muovere la corda sul suo clitoride e nel momento più intenso, le insinuo tre dita dentro e lei sussulta perché probabilmente non se lo aspettava proprio.

"Riccardooooo." grida mentre un getto potentissimo esce dalle sua labbra vaginali e mi schizza addirittura in faccia.
Rimango a bocca aperta perché una cosa del genere l'avevo vista solo nei film porno e mai mi aspettavo che potesse accadere.

Ed è in quel momento che anch'io arrivo all'apice e comincio ad eruttare contro le sue natiche solo vestite di corde.

"Oh... " gemo. "Wow, Ca**o. Mi hai tolto il respiro..." realizzo sconcertato per quanto avvenuto poco prima.

È stato meraviglioso!

Poi rimango fermo qualche secondo ad ammirarla e osservo lei divincolarsi con il corpo, facendo attrito sulla mia erezione.

"Non ti basta mai eh?"

"Tu non mi basti mai." mi risponde lei a tono. "Prendimi... ti prego..." mi implora.

Non aspetto un secondo in più... Non posso! Devo averla!

Le afferro la coda di cavallo che si è fatta ai capelli pronta per cavalcarla e poi, le infilo la mia erezione ancora di pietra nella sua vagina e cominciamo a farlo intensamente. Lei gode e si dimena come una disperata. Muove il cu**o in maniera eccentrica e lo sbatte sulle mie palle ritmicamente. Adoro prenderla così da dietro, perché posso essere selvaggio e soprattutto, non vedendo il suo volto, posso figurarlo nella mia mente. Proiettare nella mia mente le sue guance rosse e i suoi occhi che roteano ogni volta che il mio u**ello entra ed esce da lei.

Mi sta facendo uscire di testa.

Si muove come una leonessa e riesce a domarmi anche da legata, anche piena di corde, anche con i nodi che le sfavoriscono i movimenti.

"Ca**o. Sì, sì, amore, mi stai facendo impazzire. Ti sfondo!!" grido mentre il mio pise**o la possiede instancabilmente. Colpi duri, forti, potenti che le comunicano tutta la mia passione per lei. Baci, urla, morsi accompagnano la nostra unione. Divento carnale, primordiale e più la sento bagnarsi perché le piace il mio furore e più mi indurisco. È una sensazione che mi fa sentire onnipotente, non so come rendere l'idea, ma trovarsi sopra una donna legata, ti rende il suo Dio.

Inizio a piantarle delle s*ulacciate decise sul sedere perché voglio vederlo rosso.

"Oddioooo..." geme lei godente mentre ha la testa affondata nel cuscino che stringe con i denti vigorosamente.

"Elena, ca**o, questa fi** ti gocciola a fiumi..." sussurro mentre i suoi umori bagnano le lenzuola e la mia voglia è sul punto di esplodere di nuovo. Nella mia vita, è vero, che sono stato sempre un grande amatore, ma raramente mi era accaduto di avere due or**smi con distanze così brevi.

Eppure con lei ciò è possibile.

Quello che io vivo con lei è unico, intenso, è qualcosa che ti consuma le ossa, i muscoli, il pise**o.

"Sto venendo. Sto venendo. Sto venendo!!!" mi comunica lei e quando le afferro i fianchi e con una spinta decisa le arrivo nella sua più intima profondità, lei viene di nuovo e io mi libero.

A questo punto, stravolto dall'orgasmo, abbiamo entrambi il fiatone. La slego velocemente e rimaniamo distesi a pancia in su in silenzio per qualche secondo.

"Beh, devo dire che approvo le corde... bella scoperta!"

Sto per risponderle ma d'un tratto, sento squillare il telefono e purtroppo non posso fare a meno poiché si tratta di Anna, ho una suoneria diversa per lei e la riconosco all'istante.

"Scusami..." sussurro un po' umiliato mentre mi alzo dal materasso.

"È lei, vero?"

Annuisco dimesso come quando da ragazzino mia madre mi sorprendeva in bagno a mastur***mi, era una vergogna che nella mia vita penso di non avere provato mai più. Se non ora, in questo momento.

"Beh? Rispondi, cosa aspetti?" mi chiede lei mentre la mia suoneria continua a farci da sottofondo.

"È che... non è propriamente una bella situazione. Mi sento uno str****."

"Rispondi." il suo tono di voce è artico così come il suo cuore  che sembra essere diventato freddo. Mi alzo dal materasso e faccio per rispondere a mia moglie, alla donna a cui sono sposato, quella con la quale dovrei trascorrere il resto della mia vita, quella donna che dovrebbe essere il mio universo, il mio mondo.

Ma non lo è.

"Buongiorno." la voce di Anna tuona nella camera da letto, nella camera che fino a poco tempo fa condividevo esclusivamente con lei. Ed invece adesso ho profonato il talamo nuziale, persino con delle corde.

Un marito modello, direi.

"Devi partire immediatamente."  la sua voce giunge lontana, ovattata.

"Certo, lo so. Ero in fase di risveglio..."

"In fase di risveglio? Ma smettila, tutte tu te le inventi! Devi fare subito, Riccardo."

"Va bene, ma come mai tutta questa fretta? Volevo andare al cimitero a salutare mia madre prima di ripartire..."

Anna sbuffa. Onestamente non capisco perché sia così agitata. Ok, prima di partire avevamo avuto un battibecco però non ha senso che continua ancora a portarmi il muso. Fra l'altro, non mi sono nemmeno reso conto del fatto che lei non mi abbia assolutamente chiamato per sapere come sia andata la visita.

"È il compleanno di tua figlia, Riccardo!"

Porca miseria, è vero!

"Rebecca si aspettava di trovarti appena sveglia ma non è stato così. Quindi adesso vedi di tornare per ora di pranzo, così la vai a prendere tu a scuola."

Si interrompe e io serro i pugni perché me ne ero completamente dimenticato.

Adesso sì, che mi sento una m**da.

"Riccardo, credevo te lo ricordassi. Credevo che tua figlia fosse la luce dei tuoi occhi. E invece mi sbagliavo."

Quello che mi dice mi fa male, tanto male.

"Le cose fra di noi possono non andare bene, certo. L'amore fra di noi può essere cambiato ... certo, ma l'amore per i figli, beh, quello non cambia. Quello è incondizionato e dura per tutta la vita."

Inspiro sonoramente.

"Lo so, Anna. Ed è così. Dammi solo il tempo di sistemarmi e parto immediatamente."

Poi il silenzio.

"Riccardo..."

"Sì?"

"Con chi stai?"

"Con nessuno, Anna. Con chi devo stare? Ti ho detto che mi sono appena svegliato..."

Lei sospira intensamente.

"Non è assolutamente da te fare una cosa del genere. Dimmi cosa stai tramando. Dato che ieri ho chiamato tua sorella e non mi ha risposto. Hai comprato il suo silenzio?" mentre la ascolto comincio a vestirmi con inerzia.

Non credevo che saremo mai arrivati sino a questo punto.

"Hai chiamato mia sorella ma non hai chiamato me. Non hai chiamato tuo marito che aveva una visita importante. Ma ti rendi conto?"

"La tua abilità nel dissimulare ha iniziato a farmi veramente schifo. Quindi sai che ti dico? Non tornare per niente a casa."

Stringo i pugni anche se so di essere in torto marcio.

Non so per quanto potrò andare avanti così.

"Non ci pensare neanche per sogno. Alle 13.00 sono lì e andrò a prendere mia figlia a scuola. I nostri problemi non devono assolutamente interferire con i nostri figli."

"Nostri problemi?!!!" mi rifà l'eco. " I problemi sono tuoi, Riccardo, ca**o, sono tuoi! Non miei! Io non ho nessun problema con mio marito! Da quando hai riniziato il nuovo accademico ti sei impazzito completamente! Non so cosa ti è preso! Hai dimenticato me, hai dimenticato i tuoi figli, hai dimenticato di essere padre, sei assente! Stai fuori di testa!"

"Ma semmai tu sei fuori di testa! Che ogni due per te mi accusi di cose inesistenti! Io assorbo semplicemente le tue tensioni... cerco di mettere un freno alle tue angosce ma è normale che dopo un po' le tue ansia diventano anche di mia proprietà. Perché non mi hai chiamato?"

C'è un silenzio imbarazzante, con la coda dell'occhio intravedo Elena che si è vestita e sta armeggiando con il telefonino.

"Perché ero sicura che ti trovassi con lei!"

"Ma lei chi?"

Silenzio.

"Certo che hai la faccia come il cu**."

Sbuffo.

"Anna, porca miseria, ma perché dobbiamo litigare di continuo per dei motivi infondati!?!? Io volevo venire con te qui a Pescara, lo sai bene. Tu non puoi lasciare il lavoro e va bene... che ti devo dire? Sono venuto qui da solo! Io ti avrei voluto avere vicina e pensa tu, nemmeno mi hai chiamato per sapere com'è andata la visita. Sarei potuto crepare nelle mura di questa casa e tu non l'avresti saputo perché sei convinta che io abbia l'amante. Ma ti rendi conto? Ho avuto un infarto e tu pensi a queste ca**ate. Ti pare che dopo tutto quello che ho avuto mi metto a fare questi tracheggi? Roba da pazzi."

Lei silenzia di nuovo.

Un silenzio che mi inquieta.

"Almeno ti ricordi che domani partiamo per Disneyland per il compleanno di Rebecca?"

Ah... no che non me lo ricordo.

Però prendo spunto per ricordarmelo e fare finta di niente.

"Certo che me lo ricordo. E adesso vado in macchina. Ci sentiamo quando arrivo. Ciao." chiudo bruscamente la chiamata e davanti i miei occhi mi trovo lo sguardo furente di Elena.

Sto per aprire la bocca per dire qualcosa ma lei me lo impedisce perché mi vomita tutta la sua rabbia.

"Prendi una ca**o di decisione, perché avrò anche  20 anni, saprò poco della vita, sarò facilmente manipolabile ma non sono un oggetto. Non sono una stupida e mi sono stancata di giocare a questo ca**o di gioco malato!" urlo come impazzita.

"Il nostro non è un gioco, mi pare..."

"Lo stai facendo diventare un gioco invece. Anzi un circo. Hai visto come stava schizzata tua moglie? Vuoi far diventare anche me così? Non ci pensare neanche per sogno! Le hai persino detto che l'avresti voluta vicina dopo che hai finito di sc***re con me... fai schifo. Le tue bugie mi fanno veramente schifo..."

"Elena, dire bugie è l'unica cosa che mi permette di stare con te. Mia moglie è schizzata in questa maniera da quando sei entrata tu nella mia vita. Che ti credi che una moglie non se ne accorge di certe cose? Guarda caso ... prima non si comportava così. Che cosa dovrei fare? Cercare di rassicurarla è l'unica cosa che mi rimane." mi giustifico forse non come lei vorrebbe.

"Nooo! L'unica cosa che ti rimane è dirle la verità." strilla come una pazza mentre mi pungola.

Io apro la bocca perché sono un po' sconcertato da questa reazione.

"Lo farò." rispondo secco.

"Lo farai oggi, come torni a casa."

Sgrano gli occhi perché mi infastidisce questa sua stupida presa di posizione.

"Mi stai minacciando, non capisco? Non puoi essere tu a dettare le decisioni. So io quando parlare con mia moglie. E il momento migliore non è di certo oggi. Mi devi dare tempo."

"Il tempo non te lo do. Ci devi parlare oggi. E posso deciderlo io sì, dato che faccio parte anch'io di questo gioco schifoso. E sai cosa mi fa ancora più schifo?"

"Sentiamo..." rispondo sarcastico.

"Mi fa schifo che ieri sera sei stato ad ascoltarmi. Mi sono aperta con te sull'accaduto con mio padre e poi tu cosa fai? Ti comporti esattamente come lui! Sai, per essere un bravo padre basta poco, altrettanto per essere un cattivo padre, sai? Basta pochissimo."

Ma... perché deve parlarmi così? Non capisco. Adesso i nervi stanno davvero per schizzarmi.

"No! Non ti permetto di parlarmi così. Se sto ancora insieme a mia moglie è proprio per l'amore che provo per i miei figli. Io sto annullando le mie emozioni, i miei desideri, i miei sentimenti, per i miei figli chiaro? Non ti permetto di dire queste cose. Io sono un buon padre e lo sarò per sempre per i miei figli." commento stizzito. "E poi un buon padre non si vede di certo da questi dettagli futili." continuo.

"Sarebbe un dettaglio futile il fatto che hai dimenticato il compleanno di tua figlia perché eri troppo preso a sco**re con la tua amante?"

Ma questa mattina c'è per caso la fine del mondo architettata dalle donne ai danni degli uomini? Mah.

"Lo sai che per me la nostra storia è diventata ben oltre le varie sco**te.. non capisco perché devi sempre sminuire quello che proviamo l'uno per l'altra."

"Non sono io a sminuirlo. Sei tu che lo fai."

"Ah, ne prendo nota perché come vedo il troppo storpia."

Ci guardiamo in cagnesco entrambi. Lei è già vestita di tutto punto e ha la valigia tra le mani.

"Me ne vado è troppo per me." mi strilla come una pazza.

"Non ci pensare. Non fare la bambina. Tu torni con me." la prendo per il polso.

  "Non sono più una bambina e tu lo sai bene. Non sono più una bambina!" grida ripetutamente, in una maniera che mi sembra un po' esagerata.

"E quindi cosa vuoi? Dimmelo! Dimmelo, ca**o!" strillo con un tono di voce pari al suo.

"Lo sai cosa voglio!!!!" risponde lei gettando la valigia contro il muro.

"Cristo Santo!" impreco perché sento la mia testa scoppiare. "Non posso fare quello che mi chiedi! Non posso! Non ora!"

"Allora io me ne vado!!" urla lei. "Me ne vado per sempre."

"Nooo!" controbatto io, lei rimane in silenzio per un buon minuto. Cerca di calmarsi e quando lo ha fatto apre la bocca.

"Domani partirai per Disneyland con lei?" mi chiede e subito scoppia a piangere.

Ho capito cosa vuole chiedermi e no. Non lo farò.

"Elena... non chiedermelo." dico chiudendo gli occhi. "È per il compleanno di mia figlia. Per favore. È il suo sogno. Me l'hai detto poc'anzi che basta poco per essere un buon padre e altrettanto poco per non esserlo. Non mi mettere in questa brutta posizione."

Le sue lacrime sono di rabbia, una reazione insintiva a questo stato di agitazione che io di certo, non volevo causarle.

"Non voglio perdere i miei figli, Elena."

"Allora vuoi perdere me?"

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