🔞 Capitolo 45🔞

Ritrovarmi qui, seduta di fronte a lui in un bellissimo ristorante sul mare, su un Trabocco sull'Adriatico, con il battito accelerato e la mano stretta alla sua, mi conferma quanto sia perdutamente impazzita per quest'uomo che mi farà perdere la testa ogni giorno di più. Il trabocco è una struttura imponente di legno dotata di lunghi bracci, a cui viene legata una rete. È davvero molto suggestivo il paesaggio che si può scorgere da questo enorme monumento di legno che si trova come poggiato sul mare.

"Sai che nell'opera di D'Annunzio "Il Trionfo della Morte", i trabocchi sono descritti come macchine che parevano vivere di vita propria?"

"Descrizione perfetta, direi." gli sorrido mentre mi guardo intorno. Questo è un ristorante di lusso, sulle rive dell' Adriatico che regala paesaggi marini mozzafiato.

"Ti piace questo posto?"

"Molto."

"Adoro il fatto che ti piaccia il posto dove sono cresciuto."

"Sì anche a me. Sai, non capisco perché non te ne torni a vivere qua."

A lui scappa un risolino.

"Ma così sarei lontano da te."

Io scuoto la testa.

"Io verrei con te."

"Ovviamente..."

Lui è più bello che mai, ha una camicia bianca leggermente aperta e mi ha persino regalato una ginestra.

Il nostro fiore, un fiore che nasce nonostante le intemperie. Un fiore che viene bruciato dalla lava ma poi rinvigorisce subito dopo.

"Com'è andata la visita?" chiedo.

"Bene amore..." sorride e quel sorriso mi distrugge l'anima perché capisco che c'è qualcosa sotto.

"Sei sicuro? Ti vedo un po' strano... è successo qualcosa?"

Lui alza gli occhi al cielo.

"Elena, no. È tutto ok. Sto seguendo le cure e sto cercando di fare tutto ciò che mi raccomandano i medici. Perché dovrei essere strano come dici?" il suo sguardo mi trafigge e mi spaventa allo stesso tempo.

"Non lo so, Riccardo. Scusa per le paranoie ma ho paura... e appena ti vedo un po' pensieroso, torno a vivere quel momento."

"Lo capisco ma adesso sono qui e sto bene." i suoi occhi verdi diventano talmente piccoli che mi fanno rabbrividire. "Non hai di che preoccuparti. Sto bene. Forse mi vedi strano perché devo solo imparare a cercare di gestire il dolore."

"Quale dolore?" cerco di indagare magari potrei scoprire cose in più che non so.

"Tesoro... ho perso il mio migliore amico. Sai com'è ci conosciamo da quando siamo bambini."

"Non puoi semplicemente richiamarlo? E mettere da parte l'orgo-?" mi interrompo perché i suoi occhi mi fanno vacillare.

"No, Elena. Per me Gabriele è morto, è fuori discussione."

Nel sentire quel nome provo un certo disgusto ma cerco di contenerlo. Gabriele non mi piace affatto ma del resto, ognuno di noi è libero di scegliere di frequentare chi vuole. E poi so che ci sta male per la chiusura di questa amicizia e sapere che sono stata io la molla scatenante non è affatto piacevole.

"Hai chiuso un'amicizia solo perché secondo la tua modesta opinione, lui ci stava provando con me?"

Riccardo stringe i denti e la sua mascella si contrae. Non capisco perché è così arrabbiato, onestamente.

"Elena, senti, capisco il tuo impegno ma questo discorso si sta spostando verso una direzione che non mi piace. Sai bene che in questo periodo non posso innervosirmi. Quindi finiamola qui."

Non comprendo la sua reazione così esagerata. Sembra proprio che ci sia altro sotto.

"Riccardo... ti sto solo facendo ragionare. Chiudi un'amicizia storica e ne soffri solo per una banale crisi di gelosia. Ti rendi conto?"

"No, no! Io ho perso un amico per quello che mi ha detto non per una banale crisi di gelosia!"

Cosa gli ha detto? Continuo a non capire.

"Cosa ti ha detto?" chiedo curiosa anche se lo conosco bene: mi risponderà male. Non vuole dirmi cosa è accaduto e non ci riuscirò a fargli vuotare il sacco, almeno non per ora.

"Non ti importa. Fine della discussione." mi mette a tacere lui.

Come non detto!

Detesto quando si comporta in questa maniera; sto per aprire bocca ma mi interrompe la cameriera posando sul tavolo i nostri piatti. Lui ha ordinato per entrambi una porzione infinita di pesce, non so nemmeno cosa sia, ma mi fido.

"Si servono ai signori i crudi del nostro territorio." la donna ci serve e guarda esclusivamente lui.

"Grazie..." risponde lui mentre incrocia lo sguardo di lei che lo guarda come una gatta in calore. Lui sorride alla tizia biondo platino in uniforme come fosse un babbeo e mi fa innervosire terribilmente. Provo a lasciare la sua mano, ma lui rafforza la presa.

"Non ti ho detto di lasciare la mia mano..."

"Beh, potresti fartela stringere da Miss Tettona Bionda."

Scoppia a ridere.

"Miss Tettona Bionda. Bella questa. Ma dai, come ti vengono in mente certe affermazioni?" ride prendendomi in giro.

Non rispondo perché sono arrabbiata per questi suoi atteggiamenti sovversivi. Prima mi risponde male per via di una sciocchezza, poi fa il casca morto con una te**ona esplosiva e mi prende anche in giro come se non fosse accaduto nulla.

"Buon appetito..." dice galante mentre mi bacia il dorso della mano, anche se il discorso troncato a metà aleggia ancóra nell'aria.

"Devi essere sempre così str***? Voglio dire, prima ti ho fatto solo una semplice per cercare di farti ragionare e mi hai risposto di m***a. Poi per non bastare, ti metti a fare il casca morto con la prima bella donna che vedi. Riccardo , sai che ti dico? Forse dovrei smetterla di preoccuparmi così per te."

Lui si blocca per poi poggiare i gomiti sul tavolo.

"Quella è la moglie di un amico d'infanzia!"

Deglutisco perché questa volta non la spunta come crede.

"Rimane il fatto che voglio sapere cosa ti ha detto Gabriele."

Mi lancia un'occhiata al veleno e sbuffa.

"Tu mi stai davvero mettendo nervoso per senza motivo." insiste ma la sua voce è davvero seccata. Forse dovrebbe partire la mia ritirata, ho la sensazione che stia per farmi davvero una brutta dichiarazione.

"Il motivo c'è, eccome. Sei amante delle tue opinioni e quando qualcuno te lo fa notare vai su tutte le furie." spiego mentre avvento il pesce che ha davvero un aspetto succulento.

"Bah, quando fai così non ti capisco proprio." il suo tono è abbastanza offeso.

"Così come?" reggo il suo sguardo che diventa rovente.

"Elena, non sono un ragazzino incosciente! Se non parlo ho i miei motivi, fidati. Voglio tutelarti e lo farò sempre."

A quelle parole mi arrabbio ancora di più. Tutelare me? Non sono di certo una ragazzina!

"Tulare me? Ma stai scherzando?! Smettila di parlarmi come fossi mio padre!"

"Elena, per favore. Ti chiedo di non insistere. Sappi che ho allontanato Gabriele per il bene di entrambi. Soprattutto il tuo."

"Non ti permetto di parlare così. So io qual è il mio bene e non ci vedo niente di malvagio nel fatto che il tuo migliore amico ci ha provato con me con l'intento di farci allontanare con motivazioni più che lecite. È stupidissimo ciò che dici!"

Lui sgrana gli occhi e scuote la testa e capisco che ha perso le staffe.

"Elena, no credimi non è stupidissimo ciò che dico. Riguarda Nathan."

Si è creato un vortice d'aria intorno a noi. Un uragano di nervosismo vero.

"Cosa c'entra Nathan ora?"

Il sangue mi si gela.

"C'entra, c'entra eccome."

Rimango in silenzio pietrificata.

"Sei un bast***!" grido alzandomi dalla sedia e fuggendo fuori dal locale. Questa volta mi ha fatto davvero in****re e deve ringraziare Dio -qualora esista- dell'assenza di una stazione vicina altrimenti sarei immediatamente fuggita via.

Perché ha dovuto citare quel nome che solo a sentirlo mi fa tremare tutta?

Eccolo che fa la sua uscita trionfale fuori dal locale. Mentre mi allontano perché non voglio che mi raggiunga lo osservo: un metro e novanta, fisico perfetto, una meravigliosa faccia da attore, da predatore, da bast***.

Mi giro, non voglio vederlo, non voglio parlargli, per nessuno motivo.

Lo sento dietro le mie spalle ma lui non si muove e io mi rannicchio in me stessa e scoppio a piangere.

Nel mio cuore ho emozioni contrastanti. Delle volte mi chiedo come faccio a contenerle dentro di me senza farle esplodere. Basta solo un nome per farmi rivivere un olocausto.

"Elena, per troppo tempo mi sono tenuto dentro questa cosa. Ora è arrivato il momento per entrambi di affrontare questo demone."

Comincio a respirare con fatica, credo di essere sul punto di svenire.

"Non puoi comportarti così! Non puoi!" urlo girandomi minacciosamente verso di lui.
Comincio a tirargli dei pugni contro il petto mentre le lacrime mi scendono senza ritegno.

"Elena, io non volevo sbloccarti nessun ricordo negativo, credimi. E solo che devo dirti quello che so. E soprattutto dobbiamo procedere a prendere provvedimenti legali. Io ti aiuterò. Sarò al tuo fianco. Non devi avere paura. Ci sono io con te." il suo sguardo improvvisamente diventa dolce e mi penetra l'anima. Mi sento un tutt'uno con il suo cuore, non servono parole quando una persona ti penetra fin dentro le ossa.

"Riccardo, non ci riesco. No! Fammi dimenticare, ti prego. Se ti parlo, ricordo e io non voglio ricordare. Io voglio dimenticare per sempre."

Mi getto fra le sue braccia e lui comincia ad accarezzarmi i capelli.

"Amore, devi ricordare, solo così puoi dimenticare davvero. Chi ha sbagliato deve pagare. Non devi seguire le leggi del mondo che ti impongono il silenzio."

Io scuoto la testa.

"Dimmi quello che sai, Riccardo. Dimmi quello che ti ha detto Gabriele ma non farmi parlare. Ti prego." tiro su col naso ed improvvisamente tra le sue braccia, mi tranquillizzo. Incredibile, come un semplice abbraccio fisico può essere in grado di aggiustarti internamente.

"Te lo dirò. Ma prima voglio che tu mi racconti. Ti prego. Lo sai che io ti amo..." il cuore, il mio cuore viaggia verso di lui e decido di consegnargli le sue chiavi. Ci guardiamo dritto negli occhi e lui mi prende il viso tra le mani.

"Io sarò al tuo fianco. Non sei sola e non sarai mai più sola. Apriti con me. Togli questi macigni che hai sul cuore. Ti prego Elena." lui poi mi poggia un dolce bacio sulle labbra.

Sospiro, la mia mente si apre e si muove verso di lui.

"Avevo solo 18 anni quando in una banale serata tra amiche in discoteca ho conosciuto questo ragazzo molto più grande di me. Il suo nome era Nathan, aveva 28 anni, bellissimo, intrigante e passionale. Avevamo passato la notte insieme e la mattina dopo ero già pazza di lui. Tra noi c'era una chimica pazzesca che io non avevo mai sperimentato con nessuno e a quell'età , ero convinta che si trattasse d'amore. Ad modo oltre ad essere molto bello era estremamente carismatico. Questo suo lato affascinante in realtà nascondeva una personalità disturbata e manipolatrice. Infatti, nonostante il mio carattere combattivo, alla fine mi trovavo sempre a cedere dinanzi le sue richieste perverse."

Mi fermo e ispiro il suo profumo intensamente.
Non ho mai parlato a nessuno di tutta questa storia.

Lui è la mia cura.

"Mi faceva credere l'unica. Mi aveva abbindolata bene bene, mi aveva fatto credere cose dell'altro mondo. Era una relazione tossica e io ci ero cascata con tutte le scarpe. Pensa tu che mi diceva che una volta compiuti 20 anni mi avrebbe sposata strappandomi via dalla mia tragica vita famigliare."

Non riesco a vedere la sua faccia perché sono immersa fra le sua braccia, quindi non so dire se sarà sconvolta o meno, ma il battito del suo cuore è accelerato.

"In pratica al Venue, mi ci aveva spinto lui, perché il locale è di sua proprietà e io nel giro di un mese ero diventata la ballerina di punta. Ballavo e mi sentivo invincibile. Lui mi idolatrata e mi diceva che se mi fossi affidata a lui, di strada ne avrei fatta tanta. Ma io l'unica strada che volevo fare era quella di sentirmi importante per qualcuno e il Venue mi permetteva di essere speciale per Nathan e per i miei clienti. Ogni volta che salivo su quel palco, mi sentivo apprezzata, strano modo per elemosinare affetto ma..."

"Tu mi parlavi di libertà. Mi hai sempre detto che ballare ti faceva sentire libera. Libera da cosa?"

"Libera dalla mia sofferenza." abbasso lo sguardo verso il basso mentre lui mi accarezza la nuca. "Quando ballavo non pensavo a niente. Ero libera dalla mia prigione. La mia mente era leggera come improvvisamente svuotata. L'unico pensiero che avevo era quello di compiacere Nathan e i miei clienti. Ci riuscivo e mi sentivo soddisfatta d'essere riuscita finalmente nella mia vita, a fare qualcosa di buono. Nathan a fine mese mi dava dei soldi e la mia famiglia da quel guadagno ci traeva dei benefici. Io non potevo farne a meno, o meglio mia madre non poteva assolutamente farne a meno. Quei soldi ci servivano, mia madre ci contava." mi fermo per riprendere fiato.

"E tuo padre?"

"Si drogava, Riccardo."

"Perché parli al passato?"

"Parlo al passato perché è andato via di casa qualche tempo fa. È corso a vivere con la sua giovane amante di 28 anni. Non so che fine abbia fatto. So solo che ci ha lasciato a piedi senza una lira. Mia madre era sconvolta, ne ha sofferto molto e ha sviluppato problemi d'alcolismo."

Scoppio a piangere quando un ricordo si insedia nella mia mente e sento la necessità di raccontarlo.

"Era una sera d'estate. Mio padre ubriaco che stringeva nella mano destra una bottiglia di gin. Il suo sguardo gelido nascondeva un odio per una figlia mai voluta; mia madre era rimasta incinta per una dimenticanza della pillola e lui non mi aveva mai accettata perché io rappresentavo la causa per la quale lui era obbligato a rimanere con mia madre. Se fosse stato per lui, non avrebbe mai e poi mai sposato mia madre e sarebbe scappato via all'istante. E invece, c'ero io e dunque era stato obbligato dalla vita a sposare mia madre. Mia madre mi racconta sempre che lui non era abruzzese, ma si erano conosciuti a Pescara perché lui si trovava in città per lavoro. Ad ogni modo, mia madre mi racconta davvero poco di quel periodo perché dice che ha avuto un terribile shock in gioventù, una grave perdita che l'ha spinta immediatamente a fuggire da Pescara , seppur con un reietto come mio padre. L'importante era andare via, fuggire e dimenticare. Ancora oggi non so da cosa scappasse mia madre. Però come, vedi, tu e mia madre scappate entrambi da Pescara."

Il suo cuore batte funesto. Lo sento contro il mio petto.

Mi sento al sicuro.

"Quella sera era la prima volta che la trovai in overdose, con la testa immersa nel suo vomito, avevo compiuto da pochi giorni 14 anni. Lo avevo pregato di smettere e lui infastidito dalle mie preghiere, mi aveva tirato la bottiglia di gin addosso. Ecco perché ho tutti questi segni, questi tagli, ora lo sai Riccardo."

A quelle parole anche lui scoppia a piangere e mi abbraccia fortissimo.

Sento il suo cuore incollato al mio.

"Elena..." mi chiama lui ma trema. Trema fortissimo e piange.

"Mi fa male Riccardo. Tanto male." la mia voce è spezzata dalla lacrime. Alzo la testa e incrocio il suo sguardo spezzato dal pianto.

"Ci sono io, Elena. Ci sono io. Il nostro dolore sarà la nostra forza. Te lo prometto."

Lui mi guarda di nuovo dritto negli occhi.

Mi sento meglio, è come se avessi tolto un peso dalla mia anima e mi chiedo perché non l'ho fatto prima.

"Al night mi sentivo libera, poi progressivamente ho cominciato a sentirmi in gabbia. Ho scoperto la verità: Nathan mi usava solo per i suoi interessi economici. Mi aveva reso una sua pedina ed io ero solo una delle tante. C'è stato un periodo di tempo in cui Nathan mi somministrava delle strane pastiche, le scioglieva nelle mie bottigliette d'acqua. Io non me ne accorgevo e dopo essermi esibita, traccanavo l'acqua dalla mia bottiglietta personale e cominciavo a percepire uno strano senso di stordimento. Subito dopo perdevo il contatto con la realtà e il mio corpo cedeva fino a farmi svenire. Non so cosa accadesse in quei momenti. Riccardo, ho paura, tantissima paura di quello che stai per dirmi." piango ancora e le mie unghie si trafiggono nella sua schiena. Lui mi stringe forte e io mi lascio cullare. Il cuore comincia a pompare sangue alle tempie.

Lo amo così tanto... e vederlo soffrire mi devasta al punto che quasi mi odio per il mio passato.

"Poi, c'è stato un episodio che ha impedito a Nathan di continuare a farmi ingerire strane pasticche, ossia una mia crisi epilettica. Dopo quel momento, lui mi ha lasciata in tronco, non voleva vedermi più. Io ero disperata, lo amavo ma ero troppo arrabbiata, così ho minacciato di andarmene. Lui me lo ha impedito, non potevo licenziarmi. Mi minacciava: diceva che avrebbe diffuso le mie foto al night e che mi avrebbe reso impossibile la vita. Ecco, perché non avevo il coraggio di andarmene da quel posto schifoso."

Poi mi bacia. Baci vibranti, impazienti, affamati. Il calore del suo corpo, mi avvolge e oblitera il resto del mondo.

"Sei una donna meravigliosa. Piena di forza, coraggio. Meriti il meglio e ti prometto che ti aiuterò a fare giustizia su quanto hai subito." ha cercato di rallentare con il bacio ma io con le mani lo tiro più vicino a me.

"Riccardo, ho bisogno di sapere quello che sai. Ne ho bisogno perché sono sicura che io ne sono all'oscuro. Devo saperlo."

Lui scuote la testa.

"Mi fa troppo male." risponde lui facendo cadere una serie di lacrime sulla sua camicia bianca. "Mi fa male sapere che ti sono accadute certe cose. Mi fa male sentirmi impotente di fronte a certe situazioni. Mi fa male sapere che hai sofferto così tanto." scoppia a piangere a singhiozzi.

Mi metto in contatto con la sua fragilità ed è la prima volta che lo vedo piangere.

"Dimmelo Riccardo. Dimmelo." insisto mentre lui mi prende la mano destra e me la stringe forte.

"Vieni qui. Ho bisogno di abbracciarti..." mi dice lui.

"Dimmelo, Riccardo. Lo dobbiamo affrontare."

Lui inspira forte.

"Hai ragione." si tranquillizza e cerca di controllare il suo respiro. "Hai ragione..." ripete quasi per convincersi. Si blocca poi, prende un quantitativo d'aria così grande da generare la mia assenza di ossigeno.

"Gabriele e Nathan sono collegati tra loro perché quando lui ha divorziato con sua moglie ha iniziato a frequentare il night." si sta agitando parecchio e decido di farlo tranquillizzare con una serie di baci sul collo.

"Riccardo calmati." sussurro perché ha iniziato a tremare.

Ho troppa paura che si senta male.

Maledizione!

È sempre colpa mia!

"Ho bisogno di sedermi..." boccheggia lui e così lo aiuto a sedersi sul muretto di una casa antistante.

"Elena..." mi chiama lui. "Nathan pagherà caro per quello che ha fatto. Così come tutte le persone coinvolte che ti hanno fatto del male." grida lui tirando un calcio contro il muretto sul quale è seduto.

"Gabriele ha dato del denaro a Nathan per poter avere una prestazione sessuale con te. Deve essere stato in quei momenti nei quali lui ti drogava con quelle pasticche. È orrendo quello che è successo! Mio Dio!" strilla forte e ispira a tentoni.

Ca**o! Ecco perché mi ricordavo di lui! Ecco perché quando incontravo Gabriele avevo paura. Ecco perché il suo sguardo mi ricordava quello del diavolo... sto per svenire!

"Io... ca**o. Elena... devo calmarmi altrimenti mi sento male..." lentamente smette di piangere.

"Hp paura che il mio passato condizioni per sempre il nostro amore."

"Elena, io ti amo esattamente così come sei." e cominciamo a baciarci. Le nostre lingue si intrecciano percorrendo tratti inesplorati nelle nostre bocche come una dolce coccola sul cuore per entrambi.

"Ti prego... Torniamo a casa amore. Ho bisogno di sdraiarmi a letto e di stringerti forte. Fortissimo. Ho voglia di averti per tutta la notte tra le mie braccia." portandomi di corsa verso che si trova a pochi isolati da questo posto bellissimo. Non appena rientriamo a casa, ci dirigiamo in camera, ci togliamo i vestiti e ci allunghiamo sul materasso.
Lui poggia immediatamente le labbra sulle mie, sono morbide, io inclino il capo leggermente sulla destra, apro le labbra e ci baciamo nuovamente. Sento il calore delle sue labbra, il calore della sua saliva. Sento che il cuore sta per saltar fuori dal mio petto.

Ci stacchiamo, ci guardiamo negli occhi.

"Ti amo, Riccardo. Ti amo tantissimo. Mi hai liberata da un peso troppo grande che non riuscivo più a gestire da sola."

"Amore adesso ci sono io con te. E ti prometto che avrai la giustizia che ti spetta."

"Ma ho paura..." mi spingo verso il suo petto, cerco la sua protezione.

"Non devi. Ci sono io con te. Non mi arrenderò mai, se è questo che temi. Io ci sarò sempre per te. Sempre. E affronteremo questa cosa insieme." Si avvicina a me ancora di più a me e mi bacia il collo, la guancia, le spalle. L'eccitazione in me sale immediatamente e la sua mano scende lentamente sul mio basso ventre.

"Amore... oggi abbiamo tirato troppo la corda. Devi riposarti assolutamente." lo raccomando. Lui mi abbraccia e mi fa sentire la sua erezione pulsante contro le mie gambe.

"Lo so, però presto torneremo alla realtà e non potrò viverti così come abbiamo fatto in questi giorni. Almeno per ora. Quindi voglio godere questi momenti al massimo..."

Scuoto la testa.

"Devi riposarti. Prima ti sei innervosito troppo."

Lui si posiziona sopra di me con un movimento repentino e comincia a baciarmi il collo.

"Appunto amore... in questi momenti io ho bisogno di te. Tu hai bisogno di me. Abbiamo bisogno di noi. Ho bisogno di cancellare il tuo dolore, il nostro dolore. Ho bisogno di fare l'amore con te. Lasciamo fuori dal letto le paure, le ferite, i traumi..."

Sto per perdere l'autocontrollo mentre lui mi lecca il collo. Poi arriva un bacio, quel bacio sigilla il nostro amore. Per sempre.

"Stasera sei insolitamente dolce. Perché?"

"Forse perché adesso fra me e te non ci sono più segreti."

Le nostre anime sono in contatto, sento il suo respiro caldo. Adesso mi è salito sopra e ha iniziato a baciare ogni centimetro della mia pelle.

"Voglio cancellare tutto il tuo dolore..." mi sussurra lui.

"Fallo..." mi sento penetrare, piano ma fino in fondo, quando arriva in fondo si blocca. "Hai sempre avuto la capacità di sentire il mio dolore e di cullarlo."

"E adesso avrò anche la capacità di cancellarlo."

Mi guarda ancora e siamo diventati un tutt'uno.

"Ti amo, Elena, ti amo. Ti amo al punto da sentirmi scoppiare il cuore ogni volta che ti sto dentro." le sue mani mi toccano il seno con premura e dolcezza.

Lui è dentro di me, dentro la mia vagina, dentro la mia anima, dentro il mio cuore.

Alzo lo sguardo e guardo la scena dallo specchio posto di fronte al letto. Lui si muove lento dentro di me, con un ritmo serrato ma delicato.
Sento l'orgasmo montare,una sorta di uragano che mi sta esplodendo internamente.

"Ti amo, ti amo..." ansimo con affanno. Vengo e urlo senza controllo e lo sento svuotarsi dentro il mio corpo. Lui tira fuori il membro da me e mi stringe forte.

"Piccolina..." con le dita mi accarezza il viso. "Ci sono io con te, da ora in poi... per sempre."

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