🔞 Capitolo 42🔞 🔥Lezione 14🔥

Lezione 14

Se**o in alta quota

"Mi sei mancato..." mi dice lei ancora intrecciata al mio corpo. Il suo trucco è ancora perfettamente intatto nonostante l'amplesso selvaggio.

È davvero bellissima.

Questo suo viso armonioso, questo suo corpo da sballo, questa sua voglia infinita che accende un peccato perverso sedimentato nella mia anima.

Il mio subconscio osserva attentamente il mio
atteggiamento: quando sono con lei divento un co***one. E ciò accade da quando l'ho conosciuta. Prima non riuscivo a comprendere perché ciò accadesse ma ora lo so e non ho più scusanti. Con lei rivivo il ricordo di una passione che ha tormentato tutta la mia vita.
Lei è la nipote del mio amore passato. Del mio grande amore.
E c***o, mi sono immischiato nel più brutto degli inferni. Sono stato uno sciocco, avrei dovuto pensarci, avrei dovuto riflettere sul modo che lei aveva di ipnotizzarmi. E invece, ci sono cascato dentro con tutte le scarpe e adesso non posso fare niente.

Non posso più fare nulla perché sono innamorato e lontano da lei mi sento morire. Quando incontri nella tua vita in morbo della passione amoroso, una volta nutritotene, non puoi più sottrarti.

Avrei preferito morire, credetemi.

Con la mia morte questo problema per me si sarebbe risolto.

Si sarebbe risolto per la mia famiglia, per mia moglie e soprattutto per lei.

E invece no, non sono morto e sono qui, di nuovo, a commettere gli stessi errori.

"Anche tu..." rispondo io mentre lentamente tento di rivestirmi perché non ho di certo dimenticato la minaccia di qualche tempo fa del Rettore.

Sono agitato e dopo quello che mi è successo basta un non nulla per allarmarmi.
Il mio corpo ha pagato lo scotto per aver giocato di continuo con il fuoco. Sono un fremito improvviso misto all'ansia e alla paura ma non riesco a starle lontano.

"Cos'hai avuto, Riccardo?" mi chiede lei tremante mentre io faccio un respiro profondissimo, poi faccio scorrere la cintura nei passanti dei miei pantaloni a sigaretta.

Non voglio pensare.

Non voglio tornare a quel momento in cui ho scoperto una tremenda verità.

Non ci voglio pensare, altrimenti dovrei uscire da questa porta e non vederla mai più.

Ma non ci riesco.

Ormai l'ossessione amorosa si è impossessata della mia mente, del mio corpo ma soprattutto del mio cuore.

"Allora Riccardo?" chiede, andando dritta al punto nel suo solito modo di fare. Getta i lunghi capelli rossi all' indietro preparandosi a ulteriori indagini.

Guardandola freddamente non rispondo perché quando sto con lei devo spegnere la razionalità altrimenti questa volta rischio davvero di andare al campo santo. Con uno sguardo le faccio comprendere la mia paura di essere beccati... sarebbe davvero la fine.

"Dobbiamo risolvere questo problema."

"Quale problema?" chiede lei tremante.

"Quello che ho bisogno di averti con me. Sempre. Verrai a Pescara con me."

"A Pescara? A fare cosa?"

"Domani pomeriggio dovrò sottopormi a una visita specialistica."

"Ma Riccardo, io devo organizzarmi, non puoi dirmelo così dall' oggi al domani."

Io chiudo gli occhi come fossero due fessure.

"E invece sì che posso. Stasera partirai con me. Abbiamo l'aereo alle 21.00." le spiego afferrando la mia ventiquattr'ore ed estraendo dal suo interno il suo biglietto aereo. Glielo porgo e lei timidamente lo afferra.

"Riccardo, cosa dirò a mia madre? E a lavoro? Io non posso venire."

Non appena sento citare sua madre rabbrividisco ed il mio cuore impenna un ritmo che non mi piace affatto. Tento di sminuire tutto il caos che ho nella mente e cerco di concentrarmi solo sul piacere che ci concederemo una volta insieme.

"Io credo tu possa, invece..." concludo allontanandomi da lei. La guardo dritto negli occhi come fosse una preda da sbranare.

"Hai capito? Tu puoi." concludo per poi sbattere la porta dell'ufficio.
Mi muovo per i corridoi con grande velocità perché devo tornare a casa in quanto devo stare con i bambini poiché Anna deve andare al lavoro. Quando torno a casa mi butto sul divano un po' affaticato perché era praticamente una vita che non avevo un rapporto se**uale e devo dire che sono appagato ma anche un po' scosso. Chiudo gli occhi per provare a riprendermi ma la voce di mia moglie mi desta immediatamente.

"Riccardo, dov'eri?"

"Ti ho detto che andavo a fare una camminata."

"Una camminata? Ma sei pazzo?! Non devi affaticarti! Guardati ora! Sembri morto!"

Alzo gli occhi al cielo scocciato. Da quando ho avuto questo imprevisto Anna è diventata molto apprensiva nei miei riguardi e ciò implica che sarà difficile da adesso in poi ritagliare dei momenti con Elena.

"Anna, tesoro... tutti i dottori hanno detto che piano piano devo tornare a svolgere le mie attività quotidiane. Non preoccuparti. Sto bene."

"Hai avuto un infarto, Riccardo! Non sminuire la situazione! Sei vivo per miracolo!"

Io la guardo con i miei occhi verdi che so che le piacciono molto e tento di tranquillizzarla.

Lei ha paura di perdermi.

Senza capire che sarebbe stato molto meglio che fossi morto quella sera.
Lei non può sapere tutto quello che le sto facendo e se esiste un Dio, lo prego affinché io possa riprendere il controllo della mia vita e fermarmi. Ma so che ciò non accadrà mai. So nuovamente che qualcuno si farà male e pagherà i miei errori a caro prezzo.

"Anna va tutto bene..."
Anna si siede sul divano ai miei piedi e comincia a massaggiarmi le gambe perché sa che questo gesto mi rilassa.

"Non ho voglia di andare al lavoro. Vorrei partire con te stanotte, Riccardo."

"Lo so." sussurro a bassa voce come fossi il peggiore dei traditori. "Ma non devi preoccuparti starò via solo 3 giorni. Il tempo di fare i dovuti accertamenti." le rispondo perdendomi nel nuovo perché, non ne capisco il motivo, mi è venuta in mente Elena.

"Mi guardi come se dovessi dirmi qualcosa..." capta lei nell'aria e io scuoto la testa alzandomi quanto basta per prenderle il viso tra le mani.

"Mi ami Riccardo?" mi chiede lei con uno sguardo capace di svuotarmi l'anima.

"Perché me lo chiedi di continuo?" le chiedo sfiorandole le labbra con un dito.

"Perché ... perché quella sera mi hai detto che ti trovassi a cena con Gabriele ma..."

Sento odore di guai. Dalle mie parti si dice che quando cachi sulla neve prima o poi si scopre. Non trovate?

"Ma non sono più riuscita a contattare Gabriele. Sembra sparito. Non è venuto a trovarti in ospedale e cosa più importante..." si ferma di scatto e continua a reggere il confronto con i miei occhi.

"È venuta solo una ragazza dai capelli rossi. Il suo nome è Elena e diceva che veniva a nome di tutti gli studenti."

Quando sento quel nome il mio cuore ha un leggero terremoto interiore. Non posso crederci, è venuta in ospedale a cercarmi. La cosa dovrebbe spaventarmi e invece mi compiace.

"Ah. Non me l'hai detto. Mi fa piacere. Sai bene che ho un ottimo rapporto con i miei studenti. Che c'è di male?"

Lei non è disposta a cedere e capisco benissimo dove vuole andare a parare quindi non devo mostrarmi impreparato.

"Riccardo... l'ho vista da lontano... quando eri nella camera sterile ti guardava e piangeva."

Io taccio perché adesso commentare qualsiasi cosa potrebbe essere sbagliato. Abbasso lo sguardo senza rispondere, profondamente colpito.

"Era lo sguardo di una donna innamorata."

Adesso devo fermarla e riprendermi in calcio d'angolo anche perché potrei fare non pochi danni se la lascio parlare.

"Anna, ti rendi conto di quello che stai dicendo? Quella ragazza avrà qualche anno in più di Leonardo! I miei studenti probabilmente volevano solo fare un gesto carino e ammetto per altro, che al loro posto, ai tempi dell'università, io non avrei di cerro gioito nel vedere il mio professore di filologia morente. Quindi la reazione della ragazza penso che sia più che lecita. Non trovi?"

Lei aguzza lo sguardo.

"Stai parlando di lei come se la conoscessi. Stavi forse con lei a cena, quella sera?"

Spalanco la bocca perché le mascelle stanno per cadermi a terra e forse anche le p***e. Adesso ho capito che non posso più andare avanti così. Prima prenderò una decisione e meglio sarà per il bene di tutti. Anna non è scema e giuro che prima di questo momento non avevo preso in considerazione questa ipotesi. Da buon scemo che sono credevo che per tutta la vita avrei continuato ad avere una doppia vita ma ad oggi, anche la mia salute mi ha dato un campanello d'allarme che non posso ignorare.

"La conosco, certo, è una mia alunna. Ha sostenuto un esame brillante e non vedo perché non dovrei ricordarmi di una alunna meritevole." mi schiarisco la voce mentre mi alzo in piedi dal divano e lei fa lo stesso. "Per il resto, faccio finta di non aver sentito ciò che hai insinuato."

Lei serra le labbra e penso che si sia appena messa vergogna per l'affermazione appena fatta.

"D'accordo, forse ho esagerato. Ti chiedo, scusa Riccardo. In questo periodo sono solo molto preoccupata per te. E... ho paura di perderti."

"Lo capisco ma non accadrà." la rassicurò sfiorandole una guancia.

Lei sorride debolmente guardando poi l'orologio che ha sul polso.

"Ora devo proprio andare al lavoro. Buon viaggio, Riccardo e stai attento. Se ti senti male comunicali immediatamente agli hostess."

Sto per rispondere quando veniamo interrotti dall'arrivo di Rebecca che non appena mi vede mi salta addosso.

"Papààà!" mi chiama la bambina gettandosi fra le mie braccia. Anna si allontana uscendo di casa per andare a lavoro.

Direi proprio che le sue insinuazioni non sono un buon presagio ma cerco di non pensarci.

Non voglio fasciarmi la testa prima di rompermela.

Passo un bel pomeriggio con i miei figli e verso le 19.00. comincio a preparmi la valigia. Quando sono le 20.30, porto i ragazzi dai nonni e mi reco in aereoporto. Sono febbricitante perché sono sicuro che la troverò qui ad aspettarmi per poter finalmente vivere tutto il tempo che abbiamo perso in questi mesi. Sto procedendo verso il gate quando d'un tratto sento una mano scorrere verso il mio sedere.

Ma che diavolo sta succedendo?

Una mano strizza il mio sedere con forza e solo in questo momento mi rendo conto che si tratta del tocco della mia ragazzina.

"Amore... ciao." mi saluta lei mentre mi volto per posarle un bacio delicato sulle labbra.

"Sapevo che saresti venuta..." lei mi risponde infilandomi la lingua in bocca. La rudezza del suo bacio si diffonde in ogni cellula del mio corpo.
È perfettamente cosciente del fatto che mi sta provocando e si diverte nel sapere che già lo ho duro come il marmo. Mi bacia e mi sorride maliziosa, mi accarezza il viso con la punta delle dita e non si
ferma.

Mi sta facendo ammattire!

"Piccolina..." mormoro fra un bacio e l'altro. "Non sai quanto ti desidero." sussurro mentre le faccio capire con i miei occhi di fuoco che voglio di più.

Me la sbatterei immediatamente nel ce**o di questo aereoporto!

"Alt... professore. C'è un aereo che dobbiamo prendere. Quindi, andiamo..." mi spiega lei afferando il suo trolley. Si avvicina verso il gate per procedere con l'imbarco e io faccio lo stesso. Durante le varie procedure aeroportuali, ci incrociamo poco poiché lei aveva una valigia piena di roba e spesso la security ha messo a soqquadro la sua valigia. Ho intravisto una serie di body in pizzo che mi hanno fatto venire l'acqualina in bocca.

Mamma mia!

La mia dea del se**o ha già captato le mie pessime intenzioni per questi giorni che saranno erotismo allo stato puro. Quando finalmente ci accomodiamo nella prima classe dell'aereo , io le poggio una mano sull'inguine cominciando a salire progressivamente verso l'alto.

"Cosa sta partorendo la tua mente diabolica?" mi chiede.

"Ho visto il tuo intimo nella tua valigia. So che vuoi farmi impazzire."

La malizia e la sensualità del suo sguardo sarebbero da
incorniciare e tenere come sfondo del cellulare.

"Sì. Ti voglio fare impazzire per questo motivo raggiungimi in bagno, dai, presto..." mi spiega seria.

"M**da..." le stringo forte una mano sul ginocchio quasi al punto da farle male per comunicarle tutta la voglia che ho. Lei si alza in piedi e sculetta verso il bagno dell'aereo.

Sono costretto a darmi una calmata all'uccello, che si sta agitando nella patta.
La seguo subito e mi sento eccitato come non mai.

È lei che è capace di farmi sentire così.

Busso alla porta e quando apro lentamente trovo lei che mi guarda bramosa. Le p**le mi esplodono dalla voglia.
Entro e mi chiudo velocemente la porta alle spalle.

"Che diremo se qualcuno busserà alla porta?" chiede.

Ora siamo solo noi, completamente liberi da ogni inibizione e possiamo fare tutto quello che vogliamo.

Beh, non proprio tutto perché ci troviamo dentro il ce**o di un aereo, voglio dire.

"Non preoccuparti, diremo che sei incinta e che stavi poco bene e io non me la sentivo di lasciarti sola."

"Incinta? Questa parola solo a sentirla mi terrorizza."

"Hai ragione... in effetti anche a me questi scenario mi inquieta parecchio." sghignazzo e mi avvento su di lei, regalandole un bacio languido ed intenso.
Ansimo e libero la mia erezione dal castigo dei pantaloni. Iniziamo a slinguare e leccarci in modo animalesco, fuori controllo. Io, con le mani sul suo cu*o, la stringo a me per farle sentire quanto la desideri.

"Lezione numero 14. Se**o in alta quota. Non ti nego che è la prima volta anche per me. Devi imparare a godere e a farmi godere anche qui sopra. Che dici sei in grado?"

"Sì!" risponde lei sicura.

"Ora vediamo..." in un secondo la mia mano è dentro le sue mutandine bianche di pizzo.

"Sì, ca**o sì, porcellina, sei già pronta... mi fai impazzire. Hai voglia?"

"Oh, sì... tanta... "

"Mi piaci quando fai la po**a !"

"Sono tua... sco**mi."

La bacio con foga e la spingo verso il lavandino. Con una mano lei mi stringo il cu** e mi accende una voglia matta.

"Sc**ami." mi dice, non voglio aspettare e non possiamo nemmeno monopolizzare il ce**o dell'areo.
Con un mano mi tengo appoggiato alla parete con l'altra invece, mi afferro il ca**o e mi avvicino alla sua entrata.

"Mettimelo dentro! Che aspetti?"

"Mmmm, c'è qualcuno qui che non riesce proprio ad aspettare, eh?" lei mi aiuta aprendo le gambe e posizionandosi l'uccello dentro che entra in lei in un batter d'occhio.

Mmmmm!

Il contatto con la sua carne me lo fa diventare talmente duro che comincia a farmi male.

"Aia! Quant'è grosso, amore mio!" rantola.

Lo guardo entrare in lei come ipnotizzato.

"Non credo che riuscirei a prenderlo tutto! Non sono più abituata è tanto che non lo facciamo!"

"Stringi un po' i denti amore. Sì che ce la farai... come questa mattina... lo senti?"

"Sì..." risponde lei con una espressione di dolore sulle labbra.

Ve lo posso assicurare: sco**re in areo non è per niente comodo, ma sono eccitato in modo incredibile e il ca**o entra ed esce deciso grazie alla sua fi** ben lubrificata.
Comincio a martellare velocemente mentre ansimiamo entrambi cercando di non alzare troppo il tono.

"Ce l'ho dentro... guarda, l'ho preso tutto!"

"Oh si!... amore. Lo vedo sei una brava por****lina." grugnisco, muovendo il bacino per meglio sentirla intorno al mio pene.

"Mmmm... come ti sento!"

"Ti sto facendo male?"

"Oh no! Sto morendo di piacere..."

"Merito della tua fi**... Ha imparato presto, ha saputo ingoiarlo tutto senza storie... Ora ti faccio godere!"

Aumento il ritmo e lei mi morde il labbro inferiore e dal modo in cui il suo respiro si fa più forte capisco che sta per venire. Chiudo gli occhi e mi godo ogni spinta dentro di lei mentre il suo seno sobbalza contro la mia faccia.
Prendo a morderle e a ciucciarle le te**e e sembra che il mio uccello la stia penetreando sempre più dentro.

"Sei bellissima, amore. Godi adesso, fammi vedere come sei porca... daiii!" lei è in preda all'orgasmo più intenso che abbia mai avuto.

"Sì amo godere, sono la tua pu**ana...tutta tua!" poi la testa si reclina, morde le sue labbra con forza e viene in maniera fortissima. Non appena si riprende dal suo orga***, le metto un dito nella vagina.

"Dai succhia le mie dita. Assaggiati...." e spingo le mie dita bagnate dall' or**smo nella sua bocca. Lei succhia forte e mi sorride maliziosamente. Questa sua espressione mi porta sull'orlo dell'org****.
Oramai le palle non ce la fanno più e così inizio a sbattergli la cappella sulle labbra. Le vengo sul viso, strofinando il mio pene sulle sue labbra gliene faccio ingoiare un po'. Le accarezzo dolcemente il viso con il mio pene.

"Ti faccio vedere io cosa ti combino appena scendiamo da quest'aereo."

L'aereo ha uno scossone, rischiamo entrambi di cadere e ci abbracciamo per non ruzzolare a terra. Scoppiamo a ridere pensando a quanto rappresenti bene il momento.

"Non vedo l'ora, professore."

Ci guardiamo e sorridiamo.

Felici di essere insieme.

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