🔞 Capitolo 36 🔞

Quando finisce il seminario, ci spostiamo nella aula magna. Riccardo l'ho visto poco e niente anche perché era sempre vicino a quei professorotti calvi e bassini.

Lui invece è il più bello di tutti.

Wow!

L'uomo più bello che io abbia mai visto è mio.

Entro nella grande sala che è sublime, mi guardo intorno e mi rendo conto di trovarmi in un evento davvero chic. Noto tra la folla la figura del bel professore e mi trovo a constatare che tutte le donne iniziano a fissare Riccardo con desiderio, conosco quelli sguardi e non le biasimo dato che è  proprio bono questa sera.

Smoking nero e camicia bianca... divino!

Ci guardiamo e ho un brivido lungo la schiena. Il telefono mi vibra.

"Vieni in bagno. 😈"

"Ok professore 😇"

E io eseguo i suoi ordini. Quando lo vedo noto che sta prendendo qualcosa dalla tasca della giacca.

"Con questo sarai eccitata per tutta la serata, ma solo per il tuo padrone." si avvicina a me  e inizia a infilarmi qualcosa di freddo nella vagina.

È una sfera!

La spinge fino in fondo, facendomi gemere dal piacere.

"Oddio, ma come funziona questo strano ordigno?" gli dico, mettendomi le mani in faccia.

Lui scoppia a ridere.

"Non avere paura, piccolina."

"Con te devo aspettarmi di tutto."

La sua faccia si tinge di un sorriso malizioso.

"Esattamente. Ma è molto semplice quello che devi fare. Quando ti alzi e cammini, devi stringere la tua fig***ta. Quando ti siedi, accavalla le gambe e godi per il tuo padrone."

"N-non ci riesco." balbetto.

"E invece sì che ci riesci. Così impari a provocarmi qui all'università..."

"Ma..." mi ferma dandomi una sonora pacca sul cu**.

"Niente ma Elena. Ti voglio vogliosa quanto ti fo***rò. Voglio che tu impazzisca e che desideri di essere sco**ta anche davanti a tutti quegli uomini."

"No! Io lo voglio già dentro e so che mi farai morire. Non so come farò ad aspettare. Sono troppo eccitata!"

"Io ti voglio così, desiderosa di avermi. Sempre pronta per me, pronta a soddisfarmi, dove e quando lo desidero. Il tuo padrone è insaziabile e tu sei la mia porca."

"Ma Riccardo, come faccio a non saltarti addosso se questa sfera mi sfrega il clitoride?"

"Devi imparare ad essere discreta." così dicendo  si aggiusta la cravatta ed esce dal bagno.  Io lo seguo e cammino piano, per paura che le sfere mi scivolino via o chissà quale diavoleria. Mi siedo subito verso il piano bar e accavallo le gambe. Mi sento le cosce bagnate dai miei umori: ho una voglia pazza e sto per esplodere, spero che non si noti troppo. Entrano nella stanza sei uomini e mi sorridono con leggera malizia, forse sarò strana io ma di recente sembra che io stia diventando una calamita per il se**o. 

Ecco perché Riccardo mi ha fatto questo, brutto figlio di pu***na!

Vuole mettermi alla prova!

Vuole testare la mia pseudo- fedeltà?

Questi uomini mi guardano con l'acquolina in bocca e mi stanno mangiando con gli occhi. Soprattutto il tizio con gli occhi azzurri, dallo sguardo sembra un gran maialone, ossia Gabriele Leone, il migliore amico di Riccardo.

Non so perché ma ha una faccia conosciuta quest'uomo come se lo avessi già incontrato da qualche parte, ma non all'università, ma non riesco davvero a ricordare!

Dove l'ho visto?

Forse al night!

Ogni tanto alzo la testa e noto che Gabriele mi guarda il seno e poi abbassa lo sguardo verso le mie gambe. D'un tratto si avvicina verso di me e un senso di disgustoso mi pervade quando lo sento avvicinarsi verso il piano bar.

"Mi permetta signorina questa sera è incantevole." mi volto di scatto e incrocio gli occhi azzurri di Gabriele Leone. È molto alto, capelli biondi e occhi azzurri, è fisicamente simile a Riccardo, ma opposto nei colori.

"Grazie..."

Riccardo si gira verso di noi e lo fulmina con lo sguardo.

"Le va un drink?" mi chiede Leone ma  Riccardo si avvicina a me assettato di rabbia, se**o ma soprattutto gelosia.

"Gabriele... ti presento una mia alunna del corso di Filologia italiana..." pronuncia Riccardo marcando il territorio.

È incredibile che sia geloso del suo migliore amico!

"Lieto, signorina?"

Riccardo sembra non gradire i convenevoli dell'amico, anche perché se proprio devo essere sincera mi sta guardando proprio come un leone fissa un pezzo di carne prima di sbanarla. La cosa mi disgusta profondamente perché il suo sguardo mi ricorda qualcosa di già vissuto al night.

Ma esattamente cosa?

Non posso saperlo perché i miei ricordi sono sbiaditi, dato che c'è stato un periodo di tempo in cui Nathan mi somministrava delle strane pastiche nelle mie bottigliette d'acqua. Io non me ne accorgevo e dopo essermi esibita, traccanavo l'acqua dalla mia bottiglietta personale e cominciavo a percepire uno strano senso di stordimento. Progressivamente perdevo il contatto con la realtà e il mio corpo cedeva fino a farmi svenire. C'è stato un episodio che ha impedito a Nathan di continuare a farmi ingerire strane pasticche, ossia una mia crisi epilettica.

Non voglio ricordare quel momento perché ancora oggi mi sento morire al sol pensiero che lui mi aveva stordita e umiliata concedendo il mio c***o ad uno sconosciuto.

Basta!

La memoria sta diventando una nemica in questo momento e inizio a tremare.
Riccardo se ne rende conto.

"Gabriele, forse dovresti andare via..." serra la mascella come un mastino.

"Le ho solo chiesto come si chiama!"

"Elena... m-i chi-amo Elena" balbetto in prede all'ansia.

Perché questo uomo mi spaventa?

"Nome incantevole. Nemmeno a farlo apposta la protagonista del Piacere."

"Eh già..." rispondo io fissando Riccardo che ha una faccia contrariata.

"Anche a lei piacciono i triangoli?"

"Prego?"

"Gabriele!" lo richiama all'ordine Riccardo. "Smettila."

"Era solo una semplice domanda. Le piacciono i triangoli? Sì o no?"

"No..." vibro tesa perché le sfere mi stanno dilaniando il clitoride e il timore mi pompa nel cuore.

Gli occhi azzurri di Gabriele mi fissano le te**e bramosi e sto quasi per vomitare.

Frequentava il night, ne sono certa.

Gabriele Leone, frequentava il Vonue.

Ho questa sensazione in corpo.

"E allora non perda tempo in situazioni potenzialmente dannose." credo che stia proprio alludendo alla storia mia e di Riccardo.

"Nella mia vita non ci sono triangoli, sa? Proprio perché il mio matrimonio è stato distrutto da una ragazzina come lei. Sa non vorrei succedesse la stessa cosa al mio amico. Quindi se le piacciono i maturi io sono disponibile... e single."

Riccardo lo guarda in cagnesco ma lui sembra non scomporsi e continua a fissarmi desideroso.

Quello sguardo... quello sguardo mi spaventa.

"Gabriele, basta!" gli occhi stanno per uscirgli fuori dalle orbite, sembra essere geloso e non poco.

Lui ignora l'amico.

"Quindi lo vuole o no questo drink?" continua Gabriele.

"Per il momento no grazie." rispondo io stringendo le gambe.

"Ecco, hai capito?! Non lo vuole il drink da te! Il drink lei lo prende con me." abbaia Riccardo e l'amico capisce bene che è meglio ritirare le tende.

"Va bene, avremo modo di parlare più tardi allora..." risponde il biondo e si allontana. Riccardo intanto, non mi parla, è freddo e non capisco perché sia così arrabbiato con me.

"Riccardo posso sapere cos'hai?"

"Adesso lo vedi cos'ho..." ringhia lui mentre mi porta in bagno, tirandomi per la mano come fossi una bambina.

"Quando ti comporti così, fai paura anche a me."

"Gli avrei messo volentieri le mani addosso ma il contesto mi ha bloccato." dice facendomi segno di appoggiarmi al lavandino e mi dà un colpo forte sul cu** e poi me lo morde fortissimo da lasciarmi il segno. Mi prende dai capelli e mi fa voltare. Mi guarda dritto negli occhi: è davvero inca**ato.

"Riccardo, perché sei così arrabbiato? Dimmelo. Ti prego."

Mi attacca al muro e con la sua erezione si strofina sulla mia vagina come un pazzo.

"Non lo capisci da sola? Cristo!"

Poi mi sculaccia a mano aperta e mi obbliga a voltarmi. Continua a schiaffeggiarmi come se si stesse sfogando sul mio c**lo tutta la sua ira. Lui mi solleva la gonna e tira il filo che collega le sfere e le estrae.

Ma perché deve interrompere questo gioco per una ca**ata?

"Il mio migliore amico ci stava provando spudoratamente con te!"

Il suo tono rabbioso e crudele dovrebbero farmi scappare subito da questo cesso, ma non mi muovo.

"E io che colpa ne ho?"

"Ho visto come lo guardavi..."

"Lo guardavo come si guarda uno sconosciuto..."

"Non credo. Ho visto il tuo desiderio! Stavi tremando!"

È proprio bipolare: appare empatico e sensibile ma poi si mostra morboso e str***!

"Riccardo tremavo perché avevo paura. So che per te è difficile crederlo perché è il tuo migliore amico ma è un viscido schifoso e mi ha intimorita il modo che aveva di guardarmi."

Lui si passa una mano fra i capelli e di gratta il capo.

"Scusami..." sussurra. "Non permetterò mai più una cosa del genere."

Adesso so già che si sfogherà del tutto, scop**domi per bene, e quindi non mi muovo, in attesa che si apra la patta dei pantaloni.

"Ma sei sicura che non lo conosci? Elena dimmi la verità, ho visto come ti parlava. Conosco Gabriele come le mie tasche e aveva un fare che mi ha insospettito parecchio."

"Io..." mi blocco.

Lui abbassa lo sguardo deluso.

"Riccardo, stai bene?" chiedo perché lo vedo nervoso e vorrei aiutarlo a rilassarsi.

"Inginocchiati." ordina. "Fallo. C****! In ginocchio!" ripete, sempre più duramente mentre si abbassa i pantaloni e mi sbatte il membro in faccia con prepotenza.

"Ci senti? Ho detto che ti devi ingocchiare, Cristo!"

Il suono della sua voce e la durezza di quelle parole mi portano a inginocchiarmi al cospetto del suo membro, già pronto. 

Ho paura improvvisamente.

"Fammi calmare, per favore altrimenti lo ammazzo. Succhiamelo."

Avvicino la bocca  e lui mette la mano dietro la testa e inizia a sco*armi la bocca con forza.

Non ho controllo sulla sua erezione.

Mi annulla e la cosa mi sconforta parecchio. Mi sento soffocare e inizio a tossire, credo di stare per vomitare perché non è mai stato così selvaggio e non riesco a sopportare questo ritmo.

Lui viene e  si ritrae dalla mia presenza, si ricompone e si gira, uscendo dal bagno senza dire una parola.

Mi ha trattato proprio come una svuota palle!

Che c**zo sta facendo?!

Che c**zo ha?

Inc****ta nera, esco dal bagno mentre lo colgo a chiacchierare allegramente con delle donne. Lui mi guarda sottecchi ma mi ignora. Il suo sguardo è freddo. Una donna dai capelli biondi mi fissa con fare interrogativo.

"Riccardo, che piacere vederti! Ti trovo benissimo."

"Oh, ti ringrazio Gloria."

"Gli anni per te sembrano non passare mai."

"Sempre troppo gentile."

"Davvero sei ancora bellissimo. Ricordo bene i nostri incontri durante il primo periodo dell'Università... non ho mai conosciuto un uomo passionale e autoritario come te. Se tu non ci fossi, ti si dovrebbe inventare!"

Quelle frasi mi stanno facendo girare davvero le p***e. Lo prendo dal polso violentemente e lo faccio allontanare da quella tizia sgradevole.

Lo guardo in cagnesco.

"Si può sapere perché c**zo sei arrabbiato con me?"

In questo momento vorrei schiaffeggiarlo. Detesto quando è così vicino ad altre donne e la sua freddezza, oltre tutto mi fa esplodere.

"Non sono cieco e ho visto come eravate complici." mi spiega mentre cerca di rimanere calmo ma non ci riesce.

"Ma che stai dicendo? Calmati, per favore, Riccardo! Ti ho detto che il suo sguardo mi ha parecchio imbarazzata." sono spaventata non l'ho mai visto così su di giri.

"Ma non mi hai risposto alla domanda che ti ho fatto: lo conoscevi già!? Vi siete visti al night? Dimmelo Elena perché conosco molto bene Gabriele..."

"Riccardo ma che c**zo stai dicendo?! Ma tu sei pazzo!"

"E tu una str***a."

Inizio a piangere, non sopporto che mi tratti così, mi ferisce la sua durezza. Umiliata e ferita, con il viso bagnato dalle lacrime, esco dalla sala. Vado fuori al giardino e mi accendo una sigaretta.  Ho bisogno assolutamente di tranquilizzarmi.Sento dei passi provenire da dietro e questa volta sono pronta a prenderlo per i capelli e ucciderlo di botte.

Io non sono la sua bambola!

Mi volto e... Gabriele!

"Una ragazza bella come te non dovrebbe piangere..."

Il cuore mi batte forte, fortissimo.

"Signorina, mi permetto di darti del tu. Se posso darti un consiglio, lascia perdere questa situazione. Io Riccardo, lo conosco da quando siamo nati." pronuncia mentre mi porge l'accendino e fa leva per accedermi la Malboro. Si unisce a me e io rimango in silenzio perché questa volta sono sicura che sto rischiando davvero grosso.

"Ti dispiace spiegarmi perchè stai piangendo?" la sua voce è decisamente più acuta rispetto a quella del mio uomo.

Mio uomo? Ma che dico... sono tutta scema. Mi sto facendo davvero troppe illusioni pretenziose ed inutili.

Una voce che mi parla del passato ma che non riesco ad identificare.

"Sono abbastanza matura da sapere affrontare la mia vita. Grazie." sottolineo.

"Beh, senti io direi proprio di no, ho qualche anno in più di te e so bene quanto Riccardo sia un uomo pericoloso."

Lo blocco.

A dir la verità qua l'unico pericoloso è lui.

"Professore, per cortesia. Le chiedo di lasciarmi sola. Non ho molta voglia di parlare."

"Elena, non so cosa ti abbia spinto a fidarti di lui  ma... stai attenta. Credimi."

"Cosa intende?"

"Meglio non sapere, credimi. " ride.

Rimango in silenzio.

Un gelido silenzio.

"Scappa finché sei in tempo."

Aggrotto la fronte.

"Voglio sapere, professore... per favore. Mi dice il perché mi sta mettendo in guardia in questa maniera?"

Ride. Si avvicina pericolosamente a me e mi sfiora una guancia.

"Cosa ti ha fatto credere? Che sei la sua donna? Che esisti solo tu per lui? Ti ha messo a credere che lascerà sua moglie? Tutte ca**ate e te lo dice uno che potrebbe essere tuo padre, eh."

Le sue parole mi fanno tremare.

"Tu hai bisogno di una relazione vera, fuori da tutte queste dinamiche strane. Lui è sposato, ha due figli, ha vent'anni in più di te ed è il tuo professore. Cosa credi? Pensi davvero che lasci tutto per te? Dai, Elena, sii matura. Stai lontana da lui: ma in particolar modo, stai lontana dalle sue perversioni pericolose."

Sento il bisogno di sapere la verità su Riccardo, il suo passato una è calamita che mi attrae.

"Mi dica quello che devi dirmi. Per favore."

"Non è mio dovere."

"E invece sì. La prego..."  sono agitata.

Decisamente troppo agitata.

Lui sospira intensamente.

"Non voglio avere io questa responsabilità. Non voglio sganciare una bomba pericolosa."

"Senti, sei stato tu a dirmi che potresti essere mio padre. Non metteresti in guardia tua figlia?"

Lui sospira intensamente, resta poi, un minuto in silenzio.

"Quando eravamo giovani, Riccardo amava divertirsi senza avere una relazione stabile. Sin qui, nulla di strano, se non fosse per il fatto che notavo in lui delle strane pulsioni che io non avevo assolutamente."

Alzo un sopracciglio.

"Cioè? Cosa è successo?"

Lui sospira di nuovo, fatica a parlare ed i suoi occhi blu non lasciano trapelare davvero nessuna emozione.

Mi sta spaventando parecchio.

"Frequentavamo l'ultimo anno di liceo e lui si divertiva con una ragazzina che si era innamorata perdutamente di lui. Alta, ben messo dai capelli rossi e gli occhi blu."

Non ci posso credere!

Sembra la mia descrizione!

"Questa ragazza era però fidanzata con un riccone della città. Io avevo intimato a Riccardo più volte di lasciarla perdere, anche perché i genitori avevano già combinato il loro matrimonio. Ma lui non ne voleva sapere."

Lui abbassa lo sguardo e si accende un'altra sigaretta.

"Così, un giorno, Riccardo ha trovato la forza di sfogare la sua indole. Io avevo ben capito quale fosse la sua reale natura che non aveva mai avuto il coraggio di esprimere. Ha sculacciato quella ragazza nel cesso della scuola, lasciando sul suo corpo evidenti ematomi."

Ho i brividi: con me ha fatto esattamente la stessa cosa.

Sta vivendo con me il ricordo di quel desiderio?

Di quella passione?

Maledizione!

Quanto sono stupida!

"Così il fidanzato di lei, vedendo quei segni, la lasciò a tronco e si diffuse a macchia d'olio la notizia che lei intrattenesse una relazione con Riccardo. I due non si sposarono e il sodalizio fra le due famiglie naufragò. La ragazza fu bollata agli occhi di tutti come una squaldrina e cadde in una profonda depressione. La ragazza, frattempo, aveva scoperto di essere incinta. Inutile dire che i genitori di lei l' avevano sbattuta immediatamente fuori di casa e Riccardo la rifiutò categoricamente."

Gabriele chiude gli occhi e quando li riapre ho paura.

"Si suicidò."

Non  ho la forza nemmeno per respirare.

"Al fianco del suo corpo trovarono una lettera in cui lei spiegava di essersi suicida per amore. Il suo amore era Riccardo. Un desiderio tormentato, tossico e morboso che l'aveva portata alla distruzione."

Gabriele ha iniziato a tremare, sembra che non abbia mai raccontato questa storia a nessuno e lo percepisco dai lunghi sospiri che emette quando parla e dalla tensione che c'è nelle sue parole.

"Quella notizia aveva distrutto la famiglia di Riccardo, in particolare  sua madre e sua sorella,donne molto serie e pudiche. Da quel momento in poi, Riccardo, è cambiato. Ha represso la sua vera natura, ha messo a tacere i suoi istinti pericolosi, ha indossato una maschera. Ai tempi dell'università, ha conosciuto sua moglie Anna, e per cancellare il male che aveva fatto, l'ha sposata.  Sino a questo momento, la maschera del marito gli si addiceva amabilmente ma poi... ha conosciuto te e..."

È terribile quello che sto sentendo!

Io sono una copia, una contraffazione, una eco per vivere il suo passato.
Quello che mi sta raccontando Gabriele è disgustoso.

Adesso capisco il potere che riesco ad esercitare su di lui: io gli ricordo quella ragazza!

"Ha negli occhi una strana cupezza, una indole che lo attanaglia, una passione che lo sta divorando. Lui non ragiona più! Sembra uno schizzato! Questa sera avrò anche sbagliato con te... ma perdonami, mi sembrava l'unico per modo salvare un amico. Ti avrei sedotta ed allontanata da lui, era questo il mio piano. Sono patetico, lo so... ma ho paura per te... per lui, per la sua famiglia."

Io abbasso lo sguardo.

"Cosa dovrei fare?"

Lui mi guarda basito.

"Elena... devi troncare con lui. Subito. Per favore. Trova un ragazzo della tua età, sii felice. Dimentica lui."

Tremo.

Mi stringo la testa fra le mani prima di iniziare a piangere.

Il dolore è troppo forte: decido di tornare a casa e di mettere la parola fine a tutta questa storia.

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