Capitolo 4: Di nuovo insieme

Il ragazzo che le stava di fronte era lo stesso che la aveva salvata la notte della sua fuga e in quel momento sorrideva tranquillo e divertito dalla sua reazione. "Sono lieto che ti ricordi di me, ma che ne dici di darci una mossa prima che qualcuno scopra che non sei con chi dovresti essere?" Disse. "Cosa vuoi dire?" ma, mentre la ragazza stava ancora cercando di dare un senso a quella situazione, lui era già sparito all'interno di una botola che si apriva nel mezzo della stanza e la incitava a seguirlo. Fece come le aveva chiesto e, non appena si calò nel buco, si ritrovò in una grande cavità, lunga e stretta, che doveva essere stata scavata nel terreno. Atterrò su qualcosa di morbido e, dai lamenti che ne seguirono, si accorse che era una persona. "Ma cosa..?" disse confusa. "quello lì a terra? Si chiama Beard, credo che sarebbe contento se scendessi dalla sua schiena" rispose il ragazzo con quell'aria divertita e strafottente che aveva sempre. "Sei stato tu a tramortirlo?" chiese lei scontrosamente . "Siamo veramente ingrati, è? E io che mi stavo tanto impegnando per organizzarti una fuga!" La faccia ironica e falsamente offesa del ragazzo la fece esplodere.  "Ora basta prendermi in giro! Ma se sei stato tu a portarmi qui! Perché dovresti aiutarmi a fuggire? e chi ti dice che io mi fidi più di te che di loro?  e..." il ragazzo si stava avvicinando con aria seria, senza più quel suo solito sorriso ironico sulla faccia e la cosa in qualche modo la spaventò. Ora che lo poteva vedere bene notò che era più alto di lei, la superava almeno di una decina di centimetri, ed i suoi occhi erano blu scuro, dello stesso colore delle profondità marine. Aveva i capelli corti e neri e i suoi lineamenti erano aggraziati e delicati. Ma la cosa che la colpì di più furono le sue orecchie leggermente appuntite e le pupille sottili, quasi come quelle di un gatto. Il ragazzo arrivò a pochi centimetri da lei e le disse con una voce glaciale: "Non ti fidi di me?" come se la cosa lo rattristasse infinitamente. "Dovrei?" rispose lei titubante allontanandosi un po' da lui e distogliendo lo sguardo. "No, in effetti no" le rispose, stupendola per il suo improvviso cambio di atteggiamento. –cosa?! Ma cos'ha questo qui, è lunatico?- "Non penso di poter essere considerato lunatico, al massimo sono un po' scostante" disse quello ridendo e girandosi "Ora seguimi, non preoccuparti ho solo bisogno di parlare con te prima del processo, credimi sto facendo tutto questo per te. Inoltre, ti ho già detto che se ci trovassero sarebbe un grande problema?". E detto questo si mise a correre lungo il corridoio. La ragazza rimase così di stucco, cercando di capire se avesse involontariamente parlato ad alta voce, che ci mise qualche secondo a capire che l'altro se ne stava andando lasciandola sola con una guardia stordita e senza alcuna spiegazione ragionevole. Gli corse dietro. "Aspetta! Dove stiamo andando!" ma quello la ignorò e continuò a correre. Percorsero interi corridoi di roccia, tutti uguali e, probabilmente, tutti scavati sotto all'enorme vallata dove era stata precedentemente. Giravano, svoltavano e cambiavano direzione ogni qualvolta sentissero un rumore e ad un certo punto udirono i passi di molte persone che parlavano e avanzavano nella loro direzione "Di qua svelta" disse il ragazzo tirandosela dietro in un vicolo laterale. L'aiutò a salire in una piccola apertura all'altezza della testa e vi si infilò anche lui. Lo spazio era angusto ma ben illuminato e la ragazza, affaticata per la corsa, ansimava per la mancanza d'aria. Sentirono le voci avvicinarsi e il suo rapitore/salvatore (non aveva ancora capito bene come avrebbe dovuto considerarlo) le fece segno di far silenzio. Ascoltarono muti le persone passare veloci sotto di loro fino a che non si sentì più alcun suono. "fermati, ora voglio delle spiegazioni! Non muoverò più nemmeno un passo prima che tu risponda alle mie domande!" disse la ragazza vedendo che l'altro stava già per uscire dal nascondiglio. "non abbiamo tempo, possiamo parlare più avanti" le disse, ma la determinazione negli occhi di lei gli fece capire che non ammetteva repliche e che il modo più facile per andarsene in fretta sarebbe stato rispondere alle sue domande. "ok ma dobbiamo sbrigarci".

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Il giovane si rinfilò nel pertugio dal quale era già fuori a metà: avrebbe ascoltato ciò che la ragazza aveva da dirgli, in fondo lui l'aveva trascinata lì solo per avere delle risposte, il problema era che avevano poco tempo. "Allora sentiamo cosa vuoi sapere?" "beh per esempio potresti cominciare con il presentarti" disse quella. Lui la squadrò come se non avesse capito bene: con tutte le cose che avrebbe potuto chiedergli e il poco tempo che avevano voleva seriamente fare le presentazioni? La guardò meglio per capire se scherzasse e per la prima volta da quando si erano incontrati poté studiarla bene. La ragazza era poco più bassa di lui ed aveva un bel fisico, asciutto ma muscoloso. Era decisamente umana, l'unica caratteristica fuori dal comune erano i suoi capelli bianchi e i suoi occhi celesti, dello stesso colore del cielo sereno che in quel momento lo fissavano tempestosi in attesa di una risposta. "Seret" disse "e ora se mi dicessi il tuo nome e andassimo velocemente avanti te ne sarei grato, vorrei fermarmi a prendere un tè e conoscerti meglio, ma temo di essere un po' di fretta" "Ma sei sempre così simpatico o è un trattamento speciale che riservi solo alle persone che rapisci?" "intenderai dire a quelle che salvo!" ribatté piccato.  "Kat" sussurrò lei arrossendo con un'espressione che il ragazzo non le aveva mai visto e che stonava con il comportamento che aveva tenuto fino a quel momento.  "Cosa?" "Il mio nome, è Kat.  E ora vorrei chiederti qualcosa, se hai finito con i commenti stupidi!" Riprese con il suo solito tono. -Niente- pensò il ragazzo –proprio non riesco a sopportare questa tipa!- ma rimase in silenzio. "Allora, potresti dirmi cosa sta succedendo, perché mi hai portata qui?" Chiese lei. "Ah, beh vedi il fatto è che tra pochissimo verrai sottoposta ad un processo per capire chi sei e cosa è successo la notte che ti ho portata qui." La ragazza si agitò leggermente "A proposito di quella notte.. non è che potresti dirmi cos'è successo?" "Non molto in effetti, stavi per andartene e poi sei svenuta, così ti ho portato qui per guarirti: la ferita che avevi.. beh diciamo solo che sono rimasto molto colpito che tu potessi ancora muoverti" "Si, questo lo avevo intuito, ma vorrei sapere cosa è successo prima." "In che senso prima? Sei tu che dovresti dirlo a me, non io" "Beh si, il fatto è che..." la ragazza sembrava molto titubante così   Seret decise di provare ad ottenere qualche risposta. "vedi ti ho portata qui per parlare con te non solo per sapere qualcosa di più, ma anche per aiutarti, posso dirti come ragionano quelli del consiglio, cosa è meglio che tu dica loro e soprattutto come fare per cavartela. Solo che non posso fare niente se non so nemmeno io nulla. L'unica tua scelta per ora è fidarti di me, anche perché se ti avessi voluta morta avrei potuto semplicemente lasciarti dove ti ho trovata invece di portarti qui." Nonostante molte di quelle cose le stesse dicendo solo per convincerla a parlare, e la ragazza ne era consapevole, in fondo aveva ragione, la sua unica possibilità era fidarsi. "io non posso, io non ricordo nulla." –cosa?- Seret rimase contradetto, si aspettava che la ragazza gli avrebbe detto tutto o mentito, ma quella non era una bugia, lui poteva dirlo con certezza, e non aveva minimamente messo in conto una possibilità del genere. "Questo complica le cose, anche se ti credessero come decidere di potersi fidare di qualcuno che nemmeno sa chi è...cos'è l'ultima cosa che ricordi?" Kat rimase un po' interdetta, non solo quel ragazzo stava credendo alla sua storia, ma stava anche cercando di trovare un modo per aiutarla. "Tu" rispose "Tu che mi guardi e io che cado. Questo è tutto ciò che ricordo prima del mio risveglio nella cella, e il mio nome, non so come ma è l'unica cosa del mio passato che ricordo." " di certo non sarà facile convincere quei vecchiacci del consiglio solo con questo, ma proverò a fare qualcosa. Ora non abbiamo più tempo, dobbiamo andare" "aspetta non hai ancora risposto alle mie domande!" protestò Kat. "mi dispiace ma ora non c'è proprio più tempo. Se non andiamo subito verranno a cercarci e si accorgeranno che qualcosa non va, a quel punto diventerebbe completamente impossibile che qualcuno ti dia fiducia o creda alla tua storia" "E sentiamo di chi credi che sia la colpa di questo?" rispose sarcastica la ragazza. "ancora?!" ora Seret iniziava veramente a non sopportarla più, stava cercando di aiutarla! "Andiamo o potrebbe venirmi voglia di consegnarti a qualche guardia qui vicino dicendo che sei scappata" rispose quindi uscendo dal piccolo nascondiglio. "Ah, si?" gli fece eco lei mentre lo seguiva "e come spiegheresti ai, cito a memoria, 'vecchiacci del consiglio', perché eri con me, come so il tuo nome e quello che è successo al povero Beard? non potrei certo essere stata io, non credi?" disse facendo una faccia angelica da bambina indifesa. Il ragazzo in una qualsiasi altra situazione ad una tale risposta avrebbe scatenato una rissa, ma qualcosa nello sguardo di lei lo blocco, non avrebbe nemmeno avuto bisogno della sua abilità per capire che quella reazione serviva solo a proteggersi dalla situazione nella quale si trovava senza sapere nemmeno il perché. In più c'era qualcosa infondo a quegli occhi color del cielo che non riusciva a comprendere, qualcosa che allo stesso tempo lo attirava e lo spaventava.

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