Capitolo 18

Non si sentiva a suo agio. Per nulla a suo agio.

Si odiava per quello, perché per l'ennesima volta si stava mostrando debole e vulnerabile, cosa che avrebbe portato gli Eremiti a dubitare di lei.

E odiava anche l'Inquisitrice, in quel momento, per averle tenuto nascosto l'altro inquisitore.

Lotara si ricordava appena che una nave rifornimenti era arrivata qualche settimana prima, ma proprio non le veniva in mente che fosse sbarcato qualcuno.

A quanto aveva capito la ragazza, nessuno sulla nave lo sapeva, a parte i più stretti collaboratori della Lady Inquisitrice Mainyu.

Mentre fumava di rabbia, Lotara la sapeva dare direttive ai suoi subordinati, coordinando l'attacco del sul reggimento personale, circondata dai suoi servitori.

Lotara se ne stava lì, nella sua armatura a carapace, a digrignare i denti seduta su un pezzo di ferro cemento caduto, fuori dal piccolo hangar occupato dall'Inquisitrice.

La sua presenza non serviva a nulla, Mainyu poteva benissimo dirigere lo scontro da sola, o farsi aiutare dal maggiore Va'nna Al'Mahi'ou, che comandava le truppe da sbarco.

Invece era dovuta scendere a terra, e non ne era felice.

Se la Lady Inquisitrice la voleva con lei, significava che le sue abilità erano richieste.

Il che significava che Lotara avrebbe passato qualche settimana in infermeria, a riprendersi.

Il che significava anche che tutti i marinai avrebbero ripreso a trattarla come un'appestata, in maniera più evidente di come lo facevano adesso.

Inoltre, quella strana donna che accompagnava l'inquisitore sconosciuto le aveva messo i brividi.

I loro sguardi si erano incontrati appena un istante, ma Lotara si era sentita soffocare.

Le era sembrato che qualcosa le tappasse di colpo la bocca, mentre il cuore non voleva saperne di battere.

L'aria non entrava o usciva dal suo petto, e la ragazza aveva sentito tutto il corpo fremere, pur non potendo nemmeno pensare di muovere un muscolo.

La mente le si era svuotata, per un lunghissimo istante Lotara non era riuscita a fare un singolo pensiero. Pareva che tutto in lei si fosse paralizzato, pur lasciandola perfettamente lucida.

Sapere che avrebbe dovuto lavorare, spalla a spalla, con quella tizia la terrorizzava.

Ma, ovviamente, la sua lamentela non era stata accolta da Mainyu.

E, tanto per aggiungere la beffa, la Lady Inquisitrice le aveva anche fatto ordinare a quello strambo tenente Irlaviano di raggiungerle a terra.

Da una parte una tizia misteriosa che poteva paralizzarla, dall'altro un tizio che si divertiva a insultarla. Non era un buon modo per iniziare una missione.

Di colpo, Lachan si mise a far fremere i suoi sensori, fischiando e lampeggiando come infuriata. La ragazza sapeva cosa voleva dire.

«Lotara!» disse la voce gracchiante di uno dei servitori di Mainyu.

Lei lo guardò, respirando a fondo per poter mantenere la faccia rilassata.

Pius era alto, dalla bocca larga, con i capelli in perenne disordine e una barba incolta che sembrava divertirsi a tagliare male.

Era un avanzo di galera, condannato lei non voleva sapere per cosa su un mondo dimenticato, ma che per qualche motivo l'Inquisitrice aveva voluto con lei.

Teneva il grosso fucile a pompa sulla spalla, e senza ritegno si grattava in mezzo alle gambe, coperte da un pantalone rattoppato, impegnandosi a farlo nel modo più osceno possibile.

Come sempre, la sua armatura era sudicia. La spada a catena d'ordinanza, con i denti che iniziavano ad arrugginire, era affiancata da una pistola e altri coltelli. Lotara non voleva sapere come se li fosse procurati.

«Cosa vuoi?» la cosa buona, almeno, era che nessuno si faceva problemi se lei gli rispondeva male, nemmeno l'Inquisitrice.

«Non vuoi sapere cosa vorrei fare con la tua boccuccia» rise Pius, scoprendo i residui giallastri dei suoi denti «la Lady dice che ti vuole, l'altro pezzo grosso sta tornando e devi esserci anche tu».

Lotara si alzò, spazzolandosi la polvere dalla tunica e aggiustandosi la spada potenziata alla cintura. Come sempre, Pius le stava fissando le gambe, leccandosi le labbra spaccate.

«Non sai che ti farei...» sbiascicò il viscido criminale, le pupille dilatate.

«Provaci» gli rispose lei, superandolo. Se avesse allungato anche solo una mano, Lotara era certa che nel suo stato attuale non si sarebbe nemmeno trattenuta.

Odiava usare i suoi poteri, e odiava uccidere senza motivo, ma in quel caso avrebbe fatto un favore a tutte le donne della nave.

Ma nemmeno lui sarebbe stato così folle, quindi Lotara poté solo ignorare il suo sguardo e dirigersi da Mainyu.

Trovò l'Inquisitrice al centro dell'hangar, attorniata dai suoi servitori.

Un quartetto di eremiti scelti, con le maschere argentate e l'icona dell'inquisizione dipinta in rosso su di esse, stazionava in uno stretto quadrato, i fucili puntati all'infuori, come se attendessero un nemico.

Il servitore arma, Eyn, stava seduto in un angolo, il braccio sinistro, sostituito dall'immenso cannone plasma, al momento spento mentre le gambe meccaniche si muovevano su e giù. Aveva come sempre lo sguardo perso nel vuoto, la metà inferiore del volto sostituita da un ammasso di cavi, e la parte destra del cranio da una piastra di metallo liscio, con un occhio bionico rosso scuro al centro. L'occhio umano, invece, fissava il nulla senza vederlo.

A Lotara aveva fatto pena, prima di scoprire perché era stato ridotto in quello stato. Da quando l'aveva saputo, la ragazza era fermamente convinta avrebbero dovuto lasciarlo a marcire dov'era.

Incanto, il suo servoteschio era stato affiancato da un altro, con un imponente libro al di sotto della mascella.

«Ciao, Gatha» disse Lotara all'altro servoteschio «Vairya sta bene?»

L'orbita del drone sfavillò rossa e blu, prima che rispondesse.

«L'unità interrogatrice associata a questa unità è operativa, le sue funzioni vitali sono stabili»
Lotara si concesse un sorriso sollevato; Vairya era l'unico dei seguaci dell'Inquisitrice, e dell'intera nave, che la trattasse come una persona, e non come un'arma o un mostro.

Era l'unico con cui potesse parlare, e a differenza di Lachan era capace di rispondere.

Purtroppo, al momento stava svolgendo un qualche compito per l'Inquisitrice.

Così, Lotara si limitò a dirigersi verso Mainyu, trovandola a soppesare un apparecchio vox.

La lady inquisitrice era alta, il più alto degli Eremiti le arrivava a malapena alla spalla, e perfino il mastro di guardia non riusciva a guardarla dritto negli occhi.

Indossava la sua armatura potenziata, nera e ornata del sigillo inquisitoriale in oro dovunque fosse possibile, con sotto la lunga veste color ebano e la mantella color sangue.

Un Eremita riverente le reggeva il bolter condemnor, lo strano mix di fucile e balestra.

«Lady Inquisitrice, la commodora Lotara a rapporto» disse lei, Mainyu pretendeva che chiunque si identificasse davanti a lei.

Avvolgendosi i corti capelli biondi attorno a un dito, l'altra parve non notarla.

La fece stare lì, immobile, per qualche minuto, mentre fissava il muro.

«Arrivano» disse, alla fine.

In quel momento, uno strano gruppetto varcò la porta dell'hangar.

Lotara non sapeva chi voleva evitare di più.

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