Capitolo 1

Irlaviani, Sergente Maggiore Murrio Verdelli
Nave da battaglia Euribia, warp,
quindici giorni dopo la campagna di Regaxes XI, 107M42

La paratia rimbombò per l'ennesimo colpo. L'urlo strozzato lo fece sussultare per un momento, mentre altri colpi continuavano a piovere sul metallo.

Murrio sbadigliò, alzandosi in piedi e stiracchiandosi. Difficile capire chi fosse in camerata, non che gli importasse qualcosa. Si guardò intorno nel piccolo disimpegno fuori delle camerate, un grosso stanzone asettico, col pavimento zigrinato, alte porte ad arco acuto su un lato e rozzi tavoli metallici imbullonati dall'altro.

Era passato mezzo mese dal termine della spedizione su Regaxes XI, e i festeggiamenti della vittoria non accennavano a scemare.

Metà delle coppie che si erano formate appena tornati a bordo non avevano superato la prima ora, tra granatieri che avevano visto poche donne, genieri che non ne avevano vista nessuna, e fanti di marina che ne avevano viste troppe.

Il tenente di marina Navio, al momento impegnato a sbadigliare, era un fermo sostenitore del diritto di precedenza dei suoi ragazzi.

Murrio, dal canto suo, aveva più volte spiegato che due anni interi passati con una fiamma ossidrica in mano, e nient'altro, valevano ai genieri precedenza pure sugli astartes.

Ad ogni modo, la scarsità di elementi femminili, e l'impellenza di necessità festaiole, avevano risolto il problema a modo loro.

Murrio aveva "festeggiato" con qualche marinaia, per l'ebrezza di fare un torto all'amico e per la vasta scelta disponibile, e Navio spergiurava di essere passato nel letto di tutte le geniere. Che erano tre, quindi non serviva essere un gran seduttore.

«Ricordami cosa hai fatto con la sergente Rossini» disse Murrio, controllando se una della bottiglie sul tavolo fosse ancora piena. Dall'altra parte della paratia, i colpi avevano preso un ritmo meno cadenzato. I due dovevano star finendo.

«Te l'ho detto» rispose Navio, stropicciandosi i capelli neri. «Non posso ricordarmi tutto»

Il marinaio fece un sorriso furbo, il geniere uno furbesco.

La sergente Rossini, del secondo plotone, era, secondo molti, la disgrazia del corpo. Già era orrendo avere solo tre elementi femminili, averne uno con più baffi del maresciallo era un insulto.

Ma Murrio era certo che, nell'euforia della vittoria, più di uno non ci avesse fatto caso.

«Aspetta...» disse Navio, indicando lo schermo in alto, sopra la porta principale «aspetta...»

I numeri lampeggiavano, ogni punto che scandiva una diversa frazione temporale. L'ultimo sfarfallio di luci, e il numero s'aggiornò.

«Quindici giorni!» disse Murrio, afferrando una bottiglia e brindando. Ebbe fortuna, c'era ancora del liquore là dentro.

Navio dovette cercare in tre bottiglie, prima di rinunciare.

«Bah! Vado a cercarmi qualcuna» disse il tenente di marina.

«Vengo con te, devo inaugurare la giornata».

Era difficile definire giorno e notte su una astronave, e già che potessero scandire i giorni era un lusso. Secondo i piani alti, era uno dei vantaggi di avere così tanti membri del Navis Nobilite a bordo, ma per Murrio era indifferente.

«Punti a una navigatrice?» chiese, mentre svoltavano nel corridoio.

«Più facile un'ammiraglia» Navio sollevò le spalle, sconsolato.

C'era una scommessa permanente, comune, si diceva, a tutti i reggimenti ed a tutti i reparti nativi di Irlava.

Che fossero genieri, granatieri, fanti di marina, soldataglia semplice, e perfino ufficiali, c'era il tacito accordo che tutti loro, a prescindere dal grado, avrebbero dato dieci Troni a chiunque si fosse portato a letto un Navigator, maschio o femmina. A quanto ne sapeva Murrio, nessuno aveva mai riscosso.

«Stavo pensando alla vostra maggiore» disse Navio, dandogli di gomito. Murrio annuì suo malgrado, ma rise e mise una mano sulla spalla dell'altro.

«Ottimo, che vuoi scritto sulla lapide? "Qui giace Navio Bianchini, evirato"?» l'altro rise con lui.

La Maggiore dei genieri, Falerna Sidonia, era il sogno proibito dell'intero reparto; sia perché era una meraviglia per gli occhi, e Murrio ricordava con estremo piacere ogni volta, nei lunghi mesi sottoterra, in cui era venuta a controllare il loro lavoro, sia perché era la cugina del maresciallo.

E nessuno aveva voglia di provarci con la cugina di un maresciallo. Si raccontavano storie, molte storie, su come erano morti simili temerari.

Lanciati nudi da un obice era la versione meno cruenta.

Il duo stava percorrendo il corridoio, superando camerate dove la gente se la spassava allegramente. Trovarono un terzetto di marinai intenti a non farsi passare la sbornia; un gruppo non ben conteggiabile di uomini e donne ammucchiati su un unico letto; una tenente di vascello che, arrossendo fino alla punta dei capelli, li cacciò via strillando.

«Ecco, adesso sono curioso» disse Murrio, davanti alla porta chiusa.

Navio annuì. A nessuno dei due fregava nulla di chi fosse il fortunato, ma non avevano di meglio da fare.

«Sai il codice?» chiese il marinaio, accennando al pannello.

«No» Murrio ispezionò la serratura magnetica. «Vedi tecnopreti in giro?»

«Apri quella cosa» rise Navio.

Murrio venne interrotto da una staffetta, un ragazzino dagli occhi spiritati che arrivò correndo, vide i galloni sulle loro divise e quasi continuò la sua corsa scivolando sulla faccia, per come si contorse nel tentativo di fermarsi.

«Signori!» disse la staffetta, scattando sull'attenti. «Il lord capitano Corvo e la maggiore Sidonia chiamano tutti gli ufficiali a rapporto sul ponte!»

Navio imprecò. Murrio valutò se mandare a spasso la staffetta.

Fissando il ragazzino, forse sotto i quindici anni, avvolto nell'uniforme troppo grossa, sbuffò.

«Va bene, va bene... adesso fila!»

«Ma signore...» balbettò la staffetta.

«Ragazzo, o sparisci tu o ti faccio sparire io, decidi» si intromise Navio. La staffetta li guardò a turno, esitante. Il suo dovere di convocare la tenente di vascello si sommava alla voglia di partecipare allo scherno.

Murrio sghignazzò, accennando alla porta.

«Tenente» disse, bussando con tutte le sue forze sul metallo. «Deve uscire! Siamo tutti convocati!»

Navio, ghignando maligno, si aggiunse al bussare. Insieme, picchiarono così forte sulla porta che l'intera nave dovette sentirli.

Il ragazzo rimase lì, fino a quando la tenente di vascello, la faccia porpora per l'imbarazzo, ma con l'uniforme indossata in modo impeccabile, non uscì. Stivali neri al ginocchio, pantaloni azzurri e giacca a doppio petto blu scuro, dai bottoni bronzei con sopra incisa l'Aquila Imperiale. Le piastrine identificative del grado erano in perfetto ordine all'altezza del cuore, e la giovane finse di controllare il berretto nella tasca posteriore, pur di non guardarli in faccia.

Mentre la staffetta correva via ringraziando, Murrio e Navio, gettando uno sguardo di maligna soddisfazione all'altro occupante della camera, un poveretto che cercava di strisciare sotto il letto, scortavano la ragazza verso il ponte.


L'angolo dell'hobbista

Warp: una dimensione alternativa dove le leggi fisiche e dello spaziotempo non si applicano come di consueto, ma che permette all'umanità di viaggiare per distanze lunghe anni luce in relativamente poco tempo e in relativa sicurezza. È abitato da entità pericolose e voraci, che possono aggredire chi viaggia al suo interno senza le dovute precauzioni

Psionici: alcune persone, non solo umani ma anche di quasi ogni altra razza, hanno capacità psichiche come la telepatia, la telecinesi, la divinazione, solo per citarne alcune, traendo queste loro capacità dal warp citato prima; queste persone sono frutto di una "mutazione genetica" che da un lato li rende capaci di queste prodezze, quando non esplodono da soli, letteralmente, ma anche prede molto ambite per ciò che abita il warp, e che a volte può manifestarsi per aggredirle, portando gli psionici ad essere malvisti sulla stragrande maggioranza dei pianeti imperiali

Navis nobilite: una categoria particolare di psionici, la loro mutazione è abbastanza stabile da trasmettersi per via ereditaria; possiedono un terzo occhio che permette loro di viaggiare nel warp, orientandosi seguendo il "faro" che è il macchinario presente sulla Terra, oltre a simili strumenti sparsi per la Galassia. Visto quanto sono essenziali all'Imperium vivono in casate nobiliari che hanno un certo peso all'interno del governo

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