Tallulah
I cavalli di Vento e Luce avevano percorso quasi metà viaggio quando il Ladro si fermò smontando da cavallo. Aveva sentito una specie di ringhio provenire dai cespugli che formavano il sottobosco.
-Cosa succede Luce?
-C'è qualcosa oltre quei cespugli nel sottobosco, non so cosa sia, ma teniamo gli occhi aperti. Non scendere da cavallo, Vento. Non sappiamo cosa ci sia qui. La foresta non è più sicura come un tempo. - dichiarò il ragazzo mentre Nymphe volava in avanti verso il sottobosco.
-Sta attenta, Nym.
La fata sorrise appena muovendo appena le mani, facendo spostare i cespugli rivelando una famigliola di volpi rosse alate. Il maschio si fece avanti per difendere la femmina e i piccoli ma Nymphe, sorridendo, gli disse di stare tranquillo che loro non erano nemici e gli consiglió un luogo più sicuro dove portare la sua famiglia.
-Come hai fatto a…?
-Mio caro Liunil, sono una fata ti basti questo. - sorrise Nymphe.
Luce si girò verso Vento facendo una faccia talmente infantile che il mago non riuscì a trattenere una risata cristallina.
Il Ladro rise a sua volta apprezzando l'allegerimento dell'atmosfera.
-Coraggio, andiamo, ragazzi miei. Le porte di Tallulah non sono lontane. - li incoraggió Nymphe.
Non voleva certo dare fretta ai ragazzi, ma sapeva che non potevano aspettare, presto sarebbe scesa la sera e dovevano arrivare alla capitale degli Elfi del Crepuscolo prima che le tenebre li lambissero.
-Certo, andiamo.
Luce risalí a cavallo e fece segno al mago di seguirlo. Dopo qualche ora di viaggio, che a Vento parvero un'infinità forse per via del fatto che iniziava ad avere fame, oltre che paura. Non pensava di iniziare a provare paura in quel momento, visto che aveva rischiato la vita fin dal primo minuto di vita. Forse perché iniziava ad avere la consapevolezza che la guerra era vera e vicina. Lui era solo un giovane inesperto che non sapeva nemmeno brandire una spada e si trovava nel bel mezzo degli eventi che altri avevano creato. Sospirò sentendosi di colpo inadeguato e si chiese se anche Luce si fosse mai sentito così. Sembrava così sicuro di sé, senza un minimo di paura che lui si sentiva terribilmente inadeguato di fronte al giovane Ladro.
-Non pensare che Liunil sia così forte, anche lui ha paura, Vento, solo che non è abituato a mostrarla davanti agli altri.
Non si era reso conto che Nymphe fosse seduta sulla sua spalla.
-Nymphe...
-Tutti hanno paura, Vento, anche i più grandi eroi della nostra storia hanno provato un minimo di timore, è questo che vi rende umani ricordalo sempre.
La fata sorrise e poi tornò da Luce che nel frattempo aveva annunciato di aver avvistato le porte color argento di Tallulah.
-Siamo arrivati.
Vento rimase a bocca aperta mentre osservava il grande portone decorato con pietre color del sole che tramonta, vi erano anche rovi che sembravano crescere spontaneamente sulla pietra. Non vi erano tracce di feritoie.
-Come facciamo a passare?
-Guarda e impara - gli sorrise Luce mentre poggiava una mano sul grande portone.
-Saggio Alcarohtar possiamo passare?
-Puoi passare Luce figlio di Morrigane, finché tu e i tuoi alleati sarete garanti di libertà sarete sempre i benvenuti a Tallulah.- rispose la voce potente dell'elfo.
Alcarohtar era anche colui che proteggeva la città e impediva ai malfattori di entrare.
I grandi battenti del portone scricchiolarono mentre si aprivano abbastanza per far passare sia Vento che Luce.
-Forza!
Luce spronó il cavallo oltrepassando il portone seguito dal mago.
****
Freya alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo sospirando. Era quasi notte e ancora non aveva avuto notizie di Vento o di Luce. La tenda era illuminata dalla fievole luce di una lanterna poggiata su un tavolino poco distante da lei che le permetteva di vedere bene le parole scritte sulla pagina.
-Non preoccuparti, il tuo promesso sposo è al sicuro con Luce - la voce era quella di Amy Lee.
Freya non si era nemmeno accorta che fosse entrata nella sua tenda.
-Buonasera, Amy Lee. Cosa vi porta nella mia tenda?
-Dammi pure del tu.
Freya sorrise mentre si alzava dalla branda poggiando il libro.
-So che sei preoccupata, ma vedrai andrà tutto bene.
-Non lo dubito è solo che... Mi sento così inutile.
-Non dire così.
La donna le fu vicina e le si inginocchió davanti prendendole le mani. La giovane non sapeva come reagire.
-Dentro di te c'è una guerriera che aspetta solo di essere risvegliata, io lo so molto bene. So leggere negli occhi di chi mi sta di fronte e tu sei forte. Noi donne qui a Ekbor siamo considerate proprietà dei nostri mariti, non ci è permesso lavorare né fare altro che non siano le faccende domestiche. Tuttavia posso dirti una cosa... quando mio padre arrivò a Ekbor la morsa sulla libertà femminile era meno forte, mia madre non era costretta a stare in casa. Purtroppo Bargund, da dieci anni a questa parte, ha messo in testa al popolo che è giusto così e di conseguenza anche le ragazze pensano che senza un buon matrimonio non sono in grado di fare nulla. Non è così. Freya io ti insegneró a combattere e non avrai bisogno di vestirti da uomo - il discorso della donna lasciò Freya senza parole.
Forse Amy Lee aveva ragione, forse anche lei aveva un ruolo in tutta quella storia.
-Quando cominciamo?
-Domani appena sorge il sole.
****
Vento non aveva mai visto niente di così spettacolare. Superato il grande cancello d'argento si entrava in una città enorme piena di giardini rigogliosi o almeno era quello che credeva Vento. Luce sorrideva ogni volta che dalle labbra del ragazzo dietro di lui usciva un'esclamazione sorpresa. Vi erano piante esotiche ovunque, osservando meglio il mago si rese conto che vi erano delle finestre intagliate nei tronchi millenari della foresta. Questo lo lasciò ancora più sorpreso. Migliaia di fuochi fatui illuninavano ogni angolo laddove non arrivavano i raggi argentei della luna.
-Accidenti, non ho mai visto una città come questa. - esclamò il mago.
-Benvenuto a Tallulah. - sorrise Luce.
Comprendeva alla perfezione lo stupore di Vento poiché anche lui lo aveva provato quando era entrato per la prima volta nella capitale degli Elfi del Crepuscolo.
-La casa di Alcarohtar non è lontana.
Vento annuì.
La casa del saggio Alcarohtar sembrava una grande quercia le cui radici rialzate impedivano a chiunque di vedere se vi fossero finestre.
-Bentornato Luce è da tempo che non ti vedevo devo dire che sembri sempre più tuo padre. -
Dalla casa era uscito un elfo dai capelli d'argento e gli occhi viola. Vestiva una tunica lunga fino ai piedi di ciniglia verde che lasciava intravedere i calzari color bronzo. Non aveva armi addosso, ma Vento sentiva una forte aura magica provenire dell'elfo. Non aveva mai provato una sensazione simile, forse perché non vi erano molte creature magiche a Millennium.
-Felice di rivederti Alcarohtar, ma non sono solo. - Luce indicò il ragazzo dietro di lui e l'elfo sorrise.
Il Ladro scese da cavallo aiutando Vento a fare altrettanto.
-Lo vedo.
L'elfo si avvicinò al ragazzo guardandolo come se lo stesse studiando.
-Venite dentro, immagino che avrete molto da raccontare.
Alcarohtar fece segno ai due giovani di seguirlo in casa.
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