Capitolo 6. Alle porte della città - Parte Seconda

Gamos spronò i cavalli da tiro verso l'imboccatura della struttura, affiancato dal baio di Jord, e al chierico non sfuggì il lamento di malcontento dell'uomo. «Cosa vi turba?» gli chiese, sporgendosi appena verso la cassetta.

Il mercante grugnì, mantenendo il viso rivolto verso le guardie «Pago già una tassa alla confederazione dei mercanti per queste merci» borbottò, mantenendo un tono basso «Trovo assurdo dover pagare anche per accedere alla città».

Jord guardò perplesso i quattro uomini fermi al centro del ponte, osservando come la sottile brezza facesse ondeggiare i loro mantelli azzurri, mettendo in evidenza lo stesso simbolo inciso sui busti di cuoio dell'armatura: un albero cavo, tagliato da un fiume sinuoso. «Per quale motivo fanno pagare l'accesso alla città?» domandò ancora al mercante, mentre i cavalli da tiro posavano gli zoccoli anteriori sulle prime travi del ponte, facendole vibrare e sussultare.

«Sulla carta, l'accesso è libero» spiegò Gamos «Ma se non si vuole essere sottoposti ai controlli, allora è necessario pagare».

«Controlli?». Il chierico lo guardò, senza mascherare la sorpresa «Perché dovrebbe essere un problema se controllassero?».

Gamos ridacchiò leggermente, scuotendo la testa per evidenziare l'ingenuità di quella domanda «Come pensi che possa prendermi cura di una moglie e due figli?» gli chiese, mentre i cavalli rallentavano, a qualche passo dalle guardie «Le ceramiche non bastano di certo. E il sidro è buono, e si vende bene» sussurrò poi, prima di spostare lo sguardo verso quello che doveva essere il comandante del manipolo, che lasciava i suoi soldati per raggiungere il carro.

«Benvenuti a Riverwood» esordì l'uomo fermandosi accanto alla cassetta; osservandolo distrattamente, Jord notò che teneva la mano posata sull'elsa, le nocche strette rigidamente in un segno intimidatorio, più che in una posizione di riposo. Guardando oltre l'uomo, il chierico vide gli altri soldati farsi un cenno, per poi disporsi al centro del ponte a bloccare il passaggio.

«Cosa vi porta in città?» chiese il comandante, sporgendosi verso il mercante. Dietro Jord, il cavallo di Jake nitrì per l'impazienza, prima di arrestarsi sbattendo lo zoccolo sulla trave.

«Io e la mia famiglia siamo qui per affari» rispose Gamos in tono affabile, con un cenno al carretto «e questi gentili signori, con i quali abbiamo condiviso la strada, sono qui per vedere le bellezze dell'isola dei templi».

«Ci hanno parlato molto bene della città» confermò Daniel, conducendo la sua cavalcatura fino a fermarla accanto alla cassetta, proprio davanti al soldato «Siamo veramente curiosi di vedere con i nostri occhi le meraviglie di cui tutti parlano!».

Il comandante gli concesse un sorriso rapido, poi tornò a concentrarsi sul mercante «Prima ci sarebbe un piccola formalità da sbrigare» disse, abbassando appena la voce, affinché solo lui sentisse quella frase.

«Certamente» grugnì Gamos, voltandosi verso il retro del carro «Carthana, tesoro. Porgimi il sacchetto». La donna si alzò per recarsi alle casse e Jord la seguì per un momento con lo sguardo, prima di tornare a puntarlo sugli uomini al centro del ponte. Si muovevano leggermente sul posto, come fossero tesi o impazienti, e quel dettaglio lo incuriosì. Dovevano essere lì dal mattino, per controllare il passaggio dei numerosi carri che arrivavano in città, ma ciò nonostante, trovava difficile immaginare che fossero già stanchi e impazienti di terminare il turno; a quanto immaginava, non avrebbero ricevuto un cambio fino all'ora di pranzo, com'era d'uso in molte altre città come Riverwood, e dunque a diverse ore da quel momento.

Li osservò, stupito dalla tensione che leggeva nei loro movimenti, e si chiese se la città avesse ricevuto qualche attacco nell'ultimo periodo. Prima di tornare a concentrarsi sul comandante, notò con la coda dell'occhio uno dei soldati voltarsi verso la foresta, fissando un punto imprecisato oltre la prima cinta di alberi.

«Qualcosa non mi torna» sussurrò Jake, e quel flebile commento arrivò appena alle sue orecchie, tanto che né il comandante, né il mercante che attendeva pazientemente la moglie, parvero notarlo. Ma il chierico vi trovò una conferma, e si concentrò sulle parole dei compagni alle sue spalle, rese attutite dai colpi degli zoccoli dei cavalli di Galatea e Spock, che iniziavano a risalire il ponte con le loro cavalcature.

«Anche a me» mormorò Ben, che superato il pony di CJ, si affiancò adagio al cavallo del ranger, per potersi concentrare sul comandante delle guardie, ancora chino sul carretto. Qualcosa della postura di quel soldato lo lasciava perplesso: sembrava nervoso, teneva la mano posata saldamente sull'elsa e spostava lo sguardo irrequieto dalla sagoma di Carthana, celata dalle pesanti tende, agli uomini sul ponte. Sotto il cappello a tesa larga, che portava calato a coprire gli occhi dalla luce intensa del sole di mezza mattina, Ben notò una fitta barba incolta, molto simile a quella che compariva anche sul suo volto. "Strano per un soldato all'ingresso della città" pensò il guerriero, ma la sua attenzione venne sviata dalla moglie del mercante, che aprì la tenda e porse al marito un sacchetto rigonfio.

Il comandante parve tranquillizzarsi, e alzò il capo per posare gli occhi sulla pelle lisa che il mercante aveva appena afferrato. Ben approfittò di quella distrazione per fare un cenno a Daniel, indicandogli il soldato con sguardo perplesso.

Lo stregone si prese qualche secondo per interpretare l'occhiata di Ben, intuendo che qualcosa avesse turbato il compagno. Lesse la stessa perplessità anche nello sguardo di Jake, prima di tornare a concentrarsi sul soldato. Una rapida occhiata lo portò a notare le stesse stranezze, e a soffermarsi sugli stivali in pelle dell'uomo, alti fino a metà gamba e con uno spesso strato di fango fresco a ricoprirli fino alla caviglia. Quel dettaglio lo incuriosì: non pioveva da giorni in quella zona, e in più la strada che dal ponte correva fino alla città, che scorgeva in lontana, pareva lastricata in pietrisco fitto e asciutto

«Scusate, permettete una domanda?». Daniel interruppe lo scambio, costringendo il comandante a sollevare la mano dal bordo di iuta che stava per prendere, per alzare lo sguardo su di lui. L'uomo storse la bocca, ma cercò di ripiegare in un sorriso di cortesia quando si rivolse a lui «Sì?» chiese a denti stretti.

«Posso chiedervi a cosa è dovuto questo scambio?» indicò il sacco di monete che Gamos teneva ancora in mano e ignorò l'occhiataccia che il mercante gli rivolse, ma non gli sfuggì la smorfia sul viso del comandante «Anche noi abbiamo da pagare una tasse per entrare?» continuò imperterrito, mantenendo lo sguardo attento sull'espressione dell'uomo.

Notò che l'altro inarcava le sopracciglia, rese appena evidenti sotto l'ombra della tesa, prima di rispondere «Si tratta solo di una formalità, un accordo tra la città e i mercanti che vi entrano. Niente che possa riguardarvi». Lo disse in tono frettoloso, quasi volesse fugare ogni dubbio solo con quella frase, ma allo stregone non sfuggì l'inflessione tesa della voce, come anche l'occhiata rapida che rivolse oltre il carro, verso la foresta.

«Non volevo turbarvi» lo stuzzicò ancora, sorridendogli cordiale «È solo che, come straniero, ho una certa curiosità per le usanze del posto. E ditemi, è in uso da molto tale abitudine?».

«Daniel vi prego, lasciate correre» lo supplicò il mercante, ma lo stregone finse di non sentirlo, mantenendo la sua attenzione sul comandante. Questi grugnì, osservando lui e i compagni con una punta di astio mal celata «Vi prego di tenere per voi la curiosità» rispose infine, dando alla frase un velo di minaccia «Altrimenti sarò costretto a procedere con i controlli».

«Fate come vi dice, si tratta di una cosa normale, amico mio» si inserì ancora Gamos, balbettando preoccupato.

Daniel scosse la testa, ridacchiando con leggerezza all'indirizzo del soldato «Quanto siete esagerato», riprese «alla fine era solo per fare conversazione. Dico bene, ragazzi?». L'ultima frase la pronunciò voltandosi verso i compagni, intercettando i loro sguardi e leggendovi gli stessi dubbi «E poi, che volete che siano dei controlli? Sono sicuro che il nostro caro mercante non avrà nulla da nascondere...». Il volto di Gamos si fece leggermente paonazzo, e Daniel lo vide boccheggiare, gli occhi sgranati rivolti verso di lui. Il comandante ammutolì, preso alla sprovvista da quella proposta.

«Sono d'accordo», si intromise Jord, prevenendo la risposta dell'uomo e adocchiando i tre soldati sul ponte muoversi irrequieti «d'altronde non trovo corretto tassare un povero mercante e le sue merci. E sono certo che il nostro Gamos acconsentirà a un controllo rapido». Il mercante spostò il capo verso di lui, e lo guardò sconcertato «Ma cos...?»

Il soldato però parve titubare, e CJ, più in basso rispetto ai compagni, notò un sottile rivolo di sudore muoversi sotto il cappello, abbracciando gli zigomi marcati dell'uomo, per poi perdersi oltre il bordo della camicia chiara. «Siete a caccia di contrabbandieri, fratello?» chiese l'halfling allegro, accompagnato da un gemito del mercante.

«Ehm... Sì. La città desidera che... Che certe merci non varchino le mura» esordì, incerto l'uomo, tornando ad osservare i margini della foresta. Questa volta, anche gli altri compagni notarono l'impazienza mal celata in quelle parole, e lo sguardo del soldato che si spostava verso gli alberi.

«E quali merci sono illegali a Riverwood?» lo rimbeccò Jake «Da stranieri, sarebbe bene che lo sapessimo».

«Non vedo come questo...» iniziò il comandante, ma Daniel lo bloccò «Potrebbe aiutarci per muoverci in città. È sempre meglio sapere cosa fa irritare i soldati, sappiamo bene tutti quanto siano suscettibili» lo disse con un sorriso, osservando poi con attenzione la sua reazione.

«Sì, be', sarebbe meglio che chiedeste conferma in caserma» provò a svincolare l'altro, senza dare accenno di aver notato l'offesa insita nelle parole dello stregone.

Il sospetto si intensificò in tutti i compagni, raggiungendo anche Gamos, che perse l'espressione stupida in favore di una più attenta, e preoccupata.

«O magari, potremmo essere interessati a entrare anche noi nel giro» si inserì CJ, ridacchiando «Nel caso, a chi dovremmo rivolgerci?».

«Ma che...?» iniziò l'altro, poi si bloccò e un lampo di consapevolezza parve illuminarlo. Prima che gli avventurieri potessero reagire, si voltò di scatto verso il mercante e gli strappò il sacco con le monete, per poi lanciarsi in corsa verso gli uomini sul ponte, ordinando loro di disperdersi nella foresta.

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