Capitolo 2. Il baratro - Parte Prima

La compagnia improvvisata lasciò Collediquercia, per inoltrarsi nella foresta che la cingeva ai fianchi e quando le poche case scomparvero dietro gli alberi, Jake prese a spiegare al gruppo come stessero le cose. «Vivo qui da qualche anno e ormai mi sono rassegnato al rapporto che c'è tra gli abitanti e il baratro: se possono, lo evitano come fosse maledetto, e sentendo le storie che raccontano a riguardo, forse lo è veramente» cominciò, imboccando uno dei suoi sentieri di caccia. «La pochissima vegetazione che cresce ai suoi margini, l'odore che risale dalle sue profondità e che giunge fino al villaggio quando il vento sale, le misteriose sparizioni che sono avvenute prima che venisse abbandonato. Sono tutti elementi che hanno convinto gli abitanti della sua pericolosità.»

«Tu lo hai mai visto di persona?» domandò Daniel, alle sue spalle.

«Sì, la prima volta che ne ho sentito parlare, qualche mese dopo il mio arrivo al borgo. Volevo sapere quanto delle leggende fosse vero, ma non mi sono azzardato a scendere al suo interno, e quando saremo lì capirete il perché.» Sospirò, proseguendo lungo la pista spianata. «Ora che ci penso, l'oscurità oltre il ciglio del dirupo è totale, quindi avremo bisogno di torce e soprattutto di una corda per scendere. Oltre ovviamente a tutte le armi e le risorse di cui disponiamo.»

Ben lo affiancò, spostando alcuni rami sottili che crescevano lungo il passaggio. «Ma nessuno ha mai pensato di informare le autorità della zona delle sparizioni?» gli chiese, dubbioso.

«No, purtroppo la gente di Collediquercia non vede di buon occhio le autorità locali.» Il ranger scosse la testa, rallentando poi il passo per voltarsi verso gli altri. Per un momento, lo sguardo di Ben cadde sullo sfregio nel volto dell'uomo, e il guerriero ebbe modo di osservarlo da vicino. "L'impronta di una lama, senza dubbio" pensò, prima che quella constatazione perdesse di importanza, offuscata dalle parole di Jake. «Li accusano di averli abbandonati a loro stessi. Avrete visto che, per essere un villaggio in una posizione così strategica, al crocevia tra due grandi strade, è veramente sottosviluppato. La gente di qui accusa il governo di Sassofratto di non essersi preoccupato di bonificare il luogo». Jake riprese a marciare, levando la voce affinché fosse udibile alle sue spalle. «Tutte le leggende che circolano sul baratro sono sufficienti a tenere lontani i potenziali nuovi abitanti, e anche gli stranieri se possono evitano di fermarsi a Collediquercia e proseguono dritti fino alla più grande Sassofratto, più fornita e con molte meno leggende.»

«E un luogo così misterioso non ha mai attirato altri avventurieri in cerca di fortuna?» lo interruppe Daniel, sistemandosi lo zaino sulle spalle affinché non rimanesse incastrato sui rovi, che ora iniziavano a invadere lo stretto sentiero.

«Se lo ha fatto, i malcapitati non sono più tornati a raccontarlo al villaggio. È possibile arrivare al baratro anche da nord, dai territori di Anarsi e di Merny, e qualsiasi viaggiatore che passasse da quella parte potrebbe non giungere a Collediquercia; se sparisse nel baratro nessuno se ne accorgerebbe. Dubito però che qualcuno ne sia uscito con una grande fortuna, perché la voce si sarebbe sparsa e avrebbe raggiunto anche il borgo. Il silenzio fa pensare che nessuno ci si sia più spinto di recente o che, se lo ha fatto, non ne sia più uscito.»

Le ultime parole furono accompagnate da un silenzio teso, mentre nella mente di tutti s'insinuava la portata di quell'ultima affermazione: anche loro rischiavano di non uscire più da quel baratro. Come era arrivata, quella consapevolezza venne presto accantonata, sostituita dall'abitudine all'avventura e dai diversi motivi personali che li spingevano a proseguire.

«Vedo che siete armati, e sembrate in grado di difendervi, ma mi sembra importante precisarlo: potremmo trovare di tutto lì sotto, quindi siate pronti all'impensabile» disse Jake, fermandosi e lasciando che il suo sguardo si posasse prima sul robusto guerriero, a qualche passo da lui, poi sull'elegante mezz'elfo con la lunga spada al fianco, sulla sottile e affascinante elfa dai capelli corvini e dallo sguardo glaciale ed infine sul piccolo halfling, che li seguiva a qualche passo di distanza. Non conosceva le loro capacità, ma a guardarli, trasmettevano un'impressione di competenza. Sperò con tutto se stesso di non sbagliarsi; non si sarebbe potuto preoccupare della loro incolumità, una volta penetrati nel baratro.

«Stai tranquillo, Jake. È così che ti chiami, giusto? Sappiamo badare a noi stessi. A proposito, io sono Daniel, e loro sono Ben e Galatea. E il piccoletto dietro di noi è...»

«Sono CJ, amico e vai tranquillo, una volta dentro non saprai distinguermi dalle ombre, come non lo saprà fare qualsiasi cosa ci aspetta lì sotto» e così dicendo l'halfling si assicurò le armi e lo zaino al corpo, in modo da essere sicuro che non producessero alcun rumore.

«Bene, allora proseguiamo, siamo quasi arrivati alla mia abitazione. Da lì, una volta recuperate le mie armi, potremo inoltrarci nella foresta per raggiungere Spock.»

«Un tuo amico? Facciamo una riunione di cacciatori?» ribatté Galatea, attirandosi un'occhiataccia da Ben, che ignorò.

Il ranger però non parve scomporsi. «Non è esattamente un mio amico, e non si tratta di un cacciatore, bensì di un druido. Ci servirà il suo aiuto per arrivare fino al baratro, lui è il solo a conoscere ogni sentiero di questa foresta, saprà trovare quello più rapido. Inoltre, la sua simbiosi con la natura potrà tornarci utile, quando entreremo nel baratro.» E così dicendo, si volse e riprese la marcia, seguito a ruota dai quattro forestieri. Percorse una nuova pista di caccia, appena accennata, ma sufficiente da permettere loro di muovesi agevolmente nel sottobosco, e proseguì finché la volta arborea non si aprì in una radura, dove finalmente si fermò.

Una piccola casetta di legno occupava buona parte del luogo, sorretta a una parete da una maestosa quercia, che ne costituiva anche parte della struttura. Al lato dell'abitazione, un esile ruscello scorreva placido, riproducendo i tenui bagliori dei pochi raggi capaci di superare il tetto di rami e foglie, e perdendosi poi oltre i tronchi e i cespugli carichi di more.

Con un cenno del capo, Jake li invitò ad attenderlo, ed entrò nell'edificio in legno, riemergendo qualche minuto dopo con uno zaino consunto ma capiente, e due foderi ai fianchi, nei quali Ben riconobbe l'elsa di una spada lunga, allacciata alla sinistra, e il pomolo di una più corta alla destra. Sulle spalle, l'uomo aveva allacciato un lungo arco, e una faretra colma di frecce, mentre sopra gli abiti da cacciatore, che indossava poco prima, aveva indossato un'armatura di cuoio, leggera e poco impacciante.

Il ranger raccolse alcune bacche e riempì un'otre al ruscello, poi ripose entrambi nello zaino e fissò quest'ultimo alle spalle accanto all'arco, prima di invitare la compagnia a seguirlo lungo un nuovo sentiero, che dalla radura si immergeva nelle profondità della foresta.

Quando il gruppo si accodò alle sue spalle, Jake riprese a parlare. «Ci tengo ad avvisarvi, il druido di questa foresta è una persona, diciamo... Particolare. Vive il più possibile lontano dalla civiltà e non lo si incontra quasi mai al villaggio, salvo i rarissimi casi in cui si avvicina, solitamente all'alba o al tramonto, per comprare qualche oggetto indispensabile che non può fabbricarsi da solo».

Ben lo affiancò nuovamente. «Come sai dove trovarlo, allora? Sei in contatto con lui?» chiese, incuriosito.

«Non esattamente. Io so dove vive lui, e viceversa. Ognuno conduce la sua esistenza nel suo lato di foresta, rispettando il territorio dell'altro. Ci siamo incontrati solo rare volte, e sempre da lontano.»

«E sei così sicuro che vorrà aiutarci? Non lo conosci neanche!» ridacchiò Daniel, visibilmente perplesso.

«Non ne sono affatto sicuro, ma confido nel suo legame con la terra. Se riesco a convincerlo che potrà dare una risposta agli strani eventi che avvengono al baratro, forse accetterà di accompagnarci fin lì».

Lo stregone si mostrò tutt'altro che soddisfatto da quella risposta. Era convinto che inoltrarsi in una foresta, per cercare un uomo che probabilmente li avrebbe cacciati, fosse un'incredibile perdita di tempo. Inoltre, era tormentato dall'idea che qualcuno avrebbe potuto precederli, magari passando all'esterno del bosco, per entrare nel baratro prima di loro e guadagnarsi non solo la fama per aver salvato il ragazzino, ma soprattutto gli eventuali tesori che si potevano trovare all'interno.

Continuò comunque a camminare dietro il ranger, ma rallentò involontariamente il passo, perso nei suoi pensieri. Quella scampagnata nei boschi non era decisamente il motivo per cui si era messo in cammino da Anarsi e a dirla tutta neanche la compagnia era esattamente l'ideale. Salvo il fedele Ben, che lo avrebbe seguito fintanto che lo avesse remunerato a dovere, non gli andavano a genio né l'elfa dallo sguardo truce né lo strano halfling nero, che li seguiva a pochi passi di distanza. Sapeva, dalle poche parole che aveva scambiato con Galatea che, come lui, la giovane era in grado di incanalare energia dal mondo per usarla a suo piacimento, e questo più che un vantaggio sarebbe stata solo concorrenza; essere l'unico incantatore del gruppo era spesso una posizione privilegiata e la presenza di lei non faceva che indebolire la sua. Mentre l'halfling, be', era chiaro come il sole che fosse un ladro, quanto abile era ancora da verificare certo, ma l'idea di girare con la borsa delle monete sempre sott'occhio non poteva che innervosirlo.

Rimaneva solo il ranger, sul quale ancora stentava a dare un giudizio: per il momento era parso un uomo piuttosto esperto, o molto bravo a trasmettere questa impressione, e capace di farsi gli affari suoi. C'era solo da sperare che le cose rimanessero così.

Daniel ebbe tempo abbondante per continuare a rimuginare su queste considerazioni: la marcia si era fatta più lenta e difficoltosa mano a mano che penetravano nel cuore della foresta e, in poco tempo, il sentiero scomparve alla vista, nascosto da un sottobosco ricco e intricato.

Le vesti, che l'incantatore aveva scelto per la loro comodità durante il viaggio, si rivelarono inadatte a quell'ambiente, perché presero ad impigliarsi di continuo sui rami ritorti e sui rovi bassi, che non era facile evitare. L'irritazione del mezz'elfo era mitigata solo dal vedere come anche Galatea avesse i suoi stessi problemi, anche se, a dirla tutta, lei staccava le vesti dagli appigli in modo meccanico e disinvolto, come se quel fastidio fosse solo parte di un'abitudine alla quale ormai si era rassegnata. L'halfling cercava invece di arginare quell'inconveniente camminando subito dietro Ben, che al contrario degli altri procedeva dritto, poco preoccupato delle condizioni dei suoi abiti e totalmente concentrato sulla conversazione che stava avendo con il ranger; in ogni caso, il guerriero sembrava avere poco di cui preoccuparsi, dato che quando camminava calpestava buona parte dei rovi e, quanto ai rami, erano pochi quelli che sopravvivevano indenni al suo passaggio.

Solo il ranger si muoveva fluidamente e con sicurezza, cercando al contempo di limitare il disagio alla compagnia, scegliendo sentieri naturali più ampi e meno contorti. Ma la discussione con l'altro uomo lo assorbiva, e spesso la foresta stessa sembrava non offrire di meglio di terreni accidentati e piante insidiose.

Quando ormai la sopportazione dell'incantatore per quella camminata stava raggiungendo il limite, Jake si fermò e disse piano: «È meglio se mi aspettate qui. Come vi dicevo, Spock non apprezza i visitatori» e quando gli altri confermarono con un cenno del capo, si spinse oltre la cinta di alberi e sparì alla loro vista.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top