Capitolo 15. Il divino Dóiteáin tornerà a solcare Irvania - Parte Terza


Dopo una rapida consultazione, fu Daniel a prendere la parola per raccontare nel dettaglio le vicende che li avevano investiti in quelle ultime settimane. Per un momento, lo stregone accarezzò l'idea di modificare leggermente i fatti, ancora influenzato da un residuo di diffidenza che neanche l'incantesimo era riuscito a diradare.

Ma, forse proprio a causa del monito rappresentato da quest'ultimo – che sentiva aleggiare su di lui e influenzare il suo pensiero– o forse solo persuaso dalle aspettative dei compagni, decise di mettere da parte anche le ultime reticenze e narrare i fatti nella loro interezza.

Aveva appena finito di raccontare dell'ultimo attacco subito nella bottega in città – con qualche licenza sulle sue intenzioni ottenuta aggirando la barriera magica e omettendo alcune cose, piuttosto che mentendo – quando sulla stanza calò il silenzio e Nielman si piegò sulla sottile pergamena che teneva nuovamente in mano, per rileggere quelle parole elfiche antiche e misteriose. «Fiamme purgatrici lambiranno la terra, distruggendo il mondo che gli ha voltato le spalle...» mormorò, dopo qualche secondo, il vecchio chierico. Poi alzò lo sguardo su di loro e lo fece scorrere dallo stregone, ancora sporto in avanti sulla panca, al guerriero e al chierico di Pelor, il cui simbolo scintillava debolmente sotto la luce tenue delle candele quasi esaurite.

Sospirò leggermente, perso nei suoi pensieri, prima di voltarsi per osservare il ranger e il druido, seduti in attesa come gli altri e ciascuno con la mente ancora avvinta da teorie e dubbi.

Infine si soffermò sul piccolo halfling, che muoveva le gambe sulla panca come un bambino monello. L'unico a non sembrare turbato o preso da quella faccenda. Eppure, Nielman si concentrò su di lui qualche istante, prima di riprendere a parlare. «Non posso dire con sicurezza se questa profezia sia autentica, né se si riferisca a un evento vicino o a qualcosa di talmente lontano da essere per noi irrilevante. Ma una cosa è certa: il culto la rivuole, lo dimostrano gli attacchi che avete subito fino ad ora. Che questa sia la vera Parola di Dóiteáin o che sia qualcos'altro, non c'è dubbio che abbiamo il primo vero vantaggio sui nostri nemici da decenni. E voi fate parte di questo vantaggio.»

Si schiarì la gola e nessuno interruppe il suo discorso in quell'intermezzo. Lo osservavano tutti con curiosità, domandandosi dove lo avessero portato le elucubrazioni che avevano mantenuto il suo sguardo sfocato per tutto il racconto dello stregone. «Vedete, siete un elemento inaspettato, in questa guerra» riprese, poco dopo. «Nessuno di noi era preparato alla vostra comparsa e lo dimostra, soprattutto, l'incapacità dei nostri avversari di riappropriarsi di questo foglio. Come se non bastasse, ci avete appena offerto uno scorcio delle volontà del culto, uno spiraglio che forse ci permetterà di comprendere più a fondo le loro azioni. Ma non posso che muovere un ulteriore passo avanti e domandarvi: siete disposti a offrirci ancora il vostro aiuto?»

Daniel sospirò, scrollando il capo. «È una richiesta un po' vaga, non crede? Cosa dovremmo fare? Come potremmo esservi d'aiuto in tutto questo? Avete la pergamena, ora. Noi cosa vi serviamo?»

«Ve l'ho detto, voi siete l'inaspettato» sussurro Nielman, puntando lo sguardo su tutti loro e studiandoli con attenzione, fino a carpire ogni elemento a sostegno dell'idea che cominciava a prendere forma nella sua mente. «Dalle vostre parole, è chiaro che non siete i primi sbandati capitati per caso. Il vostro aspetto lo conferma. Sapete difendervi, avete abilità e volontà. E siete ancora sconosciuti. Chi vi ha visto è morto o è stato minacciato a sufficienza da convincersi a non parlare di voi. Avete via libera e potete arrivare dove noi non possiamo.»

Jord fu il primo ad annuire. «Per me non c'è mai stata l'ipotesi di abbandonare questa strada.» Voltò lo sguardo verso i compagni e gli bastò un'occhiata per notare la stessa determinazione che li aveva trascinati, tutti insieme, fino a Riverwood. Erano arrivati troppo lontano per tirarsi indietro proprio in quel momento. «Penso di poter affermare con sicurezza che valga per tutti» esclamò Ben, arrivando alla sua stessa conclusione e ricevendo gli assensi degli altri membri della compagnia.

«Quindi, quale dovrebbe essere il nostro ruolo in tutto ciò?» domandò Spock incrociando le braccia e osservando il chierico con curiosità.

Questa volta la pausa fu più lunga e Nielman diede segno di voler riflettere qualche istante, prima di proporre loro una strategia. Infine si alzò, stringendo ancora la pergamena tra le dita, e riprese a camminare tra loro. «L'unica cosa che sappiamo, di questa profezia, è che potrebbe avere attinenza con la Parola. Se questa attinenza esiste, allora la leggenda vuole che in ognuna delle quattro fortezze erette dal culto, durante la Grande Guerra, sia racchiuso un lascito del dio del fuoco e che solo letti insieme, i frammenti acquistino un significato.»

«Quattro frammenti, quattro luoghi da visitare, dunque» lo anticipò Jord.

«Esatto. Poiché è la prima volta che sento parlare di questa profezia in tempi recenti, sono portato a pensare che nelle fortezze restanti possa ancora celarsi il suo continuo. E, in questo caso, voi sareste i candidati ideali per scoprire se questa supposizione fosse veritiera. Qualunque membro della nostra organizzazione che lasciasse la sua sede per inoltrarsi in questo viaggio, attirerebbe inevitabilmente l'attenzione su di sé. E, forse, spingerebbe il culto a modificare le sue carte. Mentre voi potreste muovervi liberamente, raggiungere le fortezze e scoprire cosa leghi il culto a questa Parola.»

«Dimentica un dettaglio importante: quella pergamena viene da una fortezza sprofondata» lo interruppe Ben. «Potrebbe essere successo lo stesso alle altre.»

Nielman scosse il capo. «Solo la fortezza dell'antica piana di Ohlem, l'attuale Collediquercia, è stata inabissata alla fine della Guerra. Le altre fortezze sono state al massimo riconvertite e nel tempo possono essere cambiate. Non so dirvi quali siano le loro attuali condizioni, come vi dicevo nessuno, in questi secoli, le ha mai considerate un elemento importante di questa contesa. Ma in ogni caso, le troverete ancora lì.»

«Lì dove? Fin dove dovremo viaggiare?» lo incalzò Jord.

«Una delle fortezze si trova a nord, oltre il muro e dentro i territori dei nani. Eretta dai Liberanti come simbolo della dura lotta e della vittoria contro il popolo delle montagne, agli inizi della Grande Guerra, oggi è diventata la base sopra cui è cresciuta la città di Arfnar, attuale orgoglio dei popoli del nord. La fortezza però esiste ancora, nel sottosuolo, e il suo accesso è direttamente collegato al palazzo di Rurik IV.»

Sospirò, ragionando qualche istante in silenzio, prima di riprendere.

«Se ha senso procedere in un ordine, questa è probabilmente la prima che visiterei, poiché è nata solo pochi mesi dopo quella di Ohlem. Poi viaggerei verso sud-est, nel cuore dei territori elfici di Foraoise na Betha, fino all'antica città elfica di Ehwwa. E infine muoverei verso est, verso il mare e la più giovane delle fortezze, eretta nella città di Anarsi.»

«Anarsi?» mormorò Daniel, con voce sconcertata. «Una delle fortezze si trova ad Anarsi?»

«Sì, dove oggi sorge il palazzo reale, un tempo era stata eretta le quarta fortezza, e...»

«Aspetti, questo non è possibile.» Lo stregone alzò la voce, senza riuscire a mascherare la confusione che provava e che ne modificava il tono e lo sguardo. «Sono abbastanza certo che ad Anarsi non ci sia nessuna fortezza. Soprattutto, non dove sorge il palazzo reale.»

La sorpresa era tale, che lo stregone non fece neanche caso agli sguardi perplessi dei compagni, né al fatto che l'incantesimo lo stesso guidando a dire più di quanto avrebbe voluto rivelare in quel frangente.

Nielman alzò solo un sopracciglio, leggermente turbato da quell'obbiezione accalorata. «Ve l'ho detto, potrebbe essere stata riconvertita in qualcos'altro negli anni. Forse il palazzo stesso era un tempo la fortezza.»

«Io non credo...» riprese lo stregone, ma Ben lo precedette, prima che la confusione e la zona di verità lo spingessero ad andare oltre. «Se le fortezze sono state modificate, è possibile che le pergamene non si trovino più all'interno» osservò il guerriero, dando l'ennesima prova del suo senso pratico.

«È vero» annuì Nielman. «Ma, come vi dicevo, nessuna voce sulle pergamene è mai giunta fino a me in questi anni e vi posso assicurare che non se ne fa menzione in nessun testo che sia mai arrivato tra le mani della nostra organizzazione. O si trovano ancora lì, nascoste in qualche stanza segreta di cui nessuno conosce l'esistenza oppure sono state spostate da qualcuno in segreto, in tempi passati. In ogni caso, l'unico modo per saperlo è verificare di persona.»

«O fare domande a coloro che hanno vissuto a stretto contatto con le fortezze» aggiunse Jake. «Forse gli elfi e i nani hanno più possibilità di ricordare e raccontare.»

«Purtroppo questo non sarà possibile» sospirò il vecchio chierico, ora fermo accanto alla porta. «Affinché la vostra missione abbia un senso, dovrete agire in segreto, evitando di attirare ancora su di voi l'attenzione del culto. Dovrete rifuggire ogni domanda diretta sulle fortezze, sulla profezia e soprattutto su Dóiteáin.»

«Saremmo soli, dunque» mormorò Spock.

«Sì, anche il mio aiuto potrà essere limitato. Ogni ulteriore contatto tra noi genererà sospetti, e ci farà perdere vantaggio.»

«E se lo avessimo già perso? Chiunque può averci visto arrivare fin qui e qualcuno può aver ascoltato questa conversazione.» Jake pronunciò l'ultima frase indicando al contempo la porta alle spalle del chierico, che li separava dal resto del tempio.

L'altro però scosse il capo. «Ne dubito. Ho fatto in modo che non si sapesse del vostro arrivo, vi ho fatto accogliere da un chierico fedele alla nostra causa e questa stanza è costruita affinché nessuno, dall'esterno, possa carpire ciò che stiamo dicendo.»

CJ indicò la finestra, aperta sull'esterno e sul profilo dei templi dell'isola. «E quella, fratello?»

«Anche la finestra è protetta magicamente. Nessuna parola esce da questo ambiente, non finché l'incantesimo resta attivo. Ho preso tutte le precauzioni del caso quando Silveride mi ha informato dell'arrivo di stranieri in cerca di informazioni sul culto. Anche se ancora non sapevo se vi sareste rivelati nemici da far sparire in silenzio o alleati preziosi.»

Un sorriso sfuggì sul volto del ranger, prima che riprendesse a parlare. «Alleati... Siamo arrivati a Riverwood da appena due giorni e già iniziavamo a credere che non ne avremmo mai più trovati.»

«Vale lo stesso per noi» annuì Nielman, ricambiando il sorriso. «Ma forse da qualche decennio in più. In ogni caso, adesso il tempo è il vostro peggior nemico. Dovete partire al più presto, se volete cogliere il culto impreparato. Ancora la notizia della disfatta nella bottega non sarà giunta ai vertici, questa è l'occasione giusta, per voi, per lasciare la città indisturbati. Se vi attardate, rischiate che qualcun altro, in città, individui la vostra posizione».

«Non penso che sarà un problema» rispose Jord. «Nulla ci trattiene a Riverwood, dico bene?»

Ben stirò lo schiena, cominciando ad accusare la scomodità della seduta di proporzioni troppo ridotte. «Assolutamente» rispose, allungando le gambe. «Anzi, inizia ad andarci piuttosto stretta. Troppi attacchi a sorpresa, per i miei gusti.»

«Allora siamo d'accordo. Dobbiamo solo recuperare alcune cose rimaste indietro e possiamo partire» confermò Jake, con un cenno del capo. Il pensiero di Galatea attraversò la sua mente per un secondo, ma il ranger scelse di metterla da parte, per il momento, e di concentrarsi sulle domande restanti da rivolgere a Nielman. «C'è altro che può dirci e che potrà esserci d'aiuto?»

«Lasciatemi pensare...» sussurrò il chierico, riprendendo a muoversi lentamente per la stanza. «Se scegliete di dirigervi prima ad Arfnar, potreste muovervi via fiume, imbarcandovi in uno dei porti a nord della città in modo da passare inosservati. Risparmierete del tempo ed eviterete di inoltrarvi nel deserto.»

«Il fiume è un'idea, concordo. E ci serve una mappa per muoverci con sicurezza, ma posso occuparmene io» continuò il ranger, la cui mente lavorava già alacremente sull'elaborazione di un piano. «Se voi lasciate la città stanotte e mi aspettate all'esterno, posso trovare il modo di procurarmene una all'alba, e di raggiungervi subito dopo» disse ai compagni.

«E Galatea?» chiese Spock a quel punto. «Dovremo avvisarla.»

Jake sospirò, ripensando alle ultime parole scambiate con l'elfa qualche ora prima. "Chissà cosa ne penserà di tutto questo."

«Alcuni di noi possono passare da lei, mentre gli altri si dirigono in taverna» propose Ben. «Se ci muoviamo separati, abbiamo meno possibilità di farci scoprire. Una volta terminato tutto, ci ritroviamo fuori dalle mura, in un punto poco visibile.»

Il vecchio chierico rimase in silenzio, lasciando che gli avventurieri mettessero in atto un piano e sentendone i dettagli sono in parte, occupato a riflettere su qualcosa che gli stava particolarmente a cuore. Quando il silenzio scese nuovamente nella stanza, realizzò che il gruppo fosse in attesa delle sue parole, così si voltò a osservarli, riuscendo a stento a celare la gioia che l'avere un nuovo piano e una nuova speranza avevano invariabilmente riversato in lui.

«Lasciatemi dire che la vostra presenza, in questo momento, in questa missione, è qualcosa su cui non facevo più affidamento, una fortuna per la quale non smetterò mai di ringraziare St.Cuthbert» esclamò infine, muovendo lo sguardo da l'uno all'altro dei suoi ascoltatori per poterli osservare ancora una volta, prima di vederli partire. La necessità di essere d'aiuto, e di contribuire almeno in parte a quel momento fu sufficiente a fargli mettere da parte la cautela, e a fargli pronunciare le parole successive senza dare troppo peso alle possibili conseguenze. «Lasciate però che vi offra il mio aiuto. Anche se in misura assai minore di quanto vorrei, desidero darvi modo di rivolgervi a me, nel caso in cui foste in estremo pericolo e aveste bisogno di alleati.»

«Non si preoccupi, non ce ne sarà bisogno» ribatté prontamente Ben. «Ha già fatto abbastanza raccontandoci ciò che sapeva, e non è il caso di metterla ulteriormente in pericolo...»

Nielman alzò una mano, interrompendo le sue parole. «Sarà un aiuto esile, eppure spero che possa giungere quando ne avrete la necessità. Serve solo che mi mostriate un oggetto e che siate certi che questo verrà con voi in qualunque situazione. Poi al resto penserà la grazia di St.Cuthbert.»

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