Capitolo 13. La profezia - Parte Prima

Quando la tensione della battaglia scemò, si voltarono tutti a osservare la massiccia porta di pietra che bloccava il cammino, e che CJ aveva solo scorto uscendo dal passaggio sotterraneo. Non aveva serratura, né maniglie o cardini visibili. Pareva scolpita nella pietra della parete, sagomata da un artigiano deciso a far credere all'osservatore che non fosse altro che un disegno dettagliato sul muro.

CJ si impegnò a lungo per scoprirne il funzionamento e alla fine fu costretto ad ammettere che il meccanismo d'apertura fosse all'interno e dunque inarrivabile.

Non vi era modo di proseguire oltre, e la delusione si impossessò di tutti loro; Jord in particolare faticava ad accettare quella conclusione della sua ricerca e continuava a guardarsi intorno, frugando ogni angolo della sala vuota con la torcia, alla ricerca di un meccanismo utile ad aprire la porta, ma come per l'halfling, ogni suo tentativo fu vano.

Erano ormai in procinto di arrendersi e tornare indietro, quando un pensiero colse CJ:

«Aspettate» disse improvvisamente, bloccandosi al centro della sala «il passaggio dal quale sono giunto fin qui proseguiva ancora nell'oscurità».

A quelle parole, il volto di Jord si animò «Pensi che possa portare alla prossima stanza?» chiese con un tono carico di speranza. L'halfling annuì, arricciandosi i baffi con fare pensoso.

«È molto probabile. Dovevano avere un modo di proseguire oltre. È il caso che scenda a guardare se quel passaggio può aiutarci».

Detto questo raccolse da terra lo zaino, che aveva posato sul pavimento affinché non lo impacciasse durante il combattimento e si diresse verso la lastra, per poi smuoverla di lato e calarsi all'interno. I compagni lo sentirono scendere qualche passo, per poi vederlo riaffacciarsi subito dopo «Qualcuno può darmi una torcia? È veramente buio lì sotto, fratelli. Potrei non vedere l'uscita». Scrollando la testa Daniel aprì il suo zaino e gli porse una torcia, poi, senza aspettare di sentirlo scendere esclamò, rivolto agli altri:

«Ma davvero facciamo affidamento su di lui?» per poi indicare la porta in pietra «Insomma, abbiamo cercato per tutto questo tempo un modo per passare e lui sapeva che il corridoio sotterraneo proseguiva?».

Gli altri si guardarono, cercando una giustificazione per la distrazione del compagno:

«Abbi pazienza» esordì infine Jake «Ha appena combattuto, e ha preso un bello spavento trovando il mephit dentro la stanza. Può succedere di dimenticarsi qualcosa».

«Be' certo, dimenticare l'ingresso che casualmente stai cercando dev'essere proprio una cosa comune...» borbottò lo stregone in risposta. Seccato dall'infinita, e irrealistica pazienza della quale gli altri parevano dotati superò l'arcata e si sedette sul piedistallo della statua mancante, una mano sotto il mento e il gomito poggiando seccamente sulla gamba. "Io continuo a trovarlo assurdo" pensò tra sé e sé, guardandosi in torno in quella stanza satura di frammenti di pietra sbriciolata "Esattamente com'è assurdo questo posto. Che senso hanno tutte queste statue dall'aspetto vagamente minaccioso? A scoraggiare i visitatori indesiderati? Direi che il globo e il mephit svolgono già più che bene tale compito". Sospirò ancora, allungando poi le orecchie verso la discussione che sentiva svolgersi nella sala accanto; quando realizzò che i compagni discutevano ancora del misterioso dio che viveva in quella fortezza però sospirò, e distolse l'attenzione.

Poco dopo, la parete di pietra decorata emise un suono cavernoso e Daniel si precipitò dai compagni, in tempo per vedere i piccoli frammenti di pietra e polvere cadere a terra, mentre la lastra intagliata ruotava sul cardine centrale, aprendo due vie adiacenti. In quella di destra, illuminato dalla torcia, CJ sorrideva loro, soddisfatto:

«Ve lo avevo detto che c'era un'altra strada». Dalla felicità che lessero sul suo volto immaginarono che non avesse sentito il discorso dello stregone di poco prima. O che fosse solo molto abituato a non farsi turbare dai commenti negativi.

«Venite, forse qui c'è qualcosa di interessante» continuò lui indicando la stanza.

Passarono in fila oltre la lastra e penetrarono insieme nella nuova sala, leggermente più stretta della precedente e del tutto vuota fatta eccezione per un grande e massiccio sarcofago in pietra, posto al centro esatto del pavimento. Oltre, in un angolo, si notava la nuova lastra smossa dal passaggio dell'halfling e ancora dietro una nuova porta in pietra.

«La strada prosegue di là» disse loro CJ indicando la porta «Si apre facilmente premendo una di quelle pietre al lato ma ho pensato che volessimo prima scoprire cosa c'è qua dentro» e così dicendo si sporse verso il sarcofago, del quale riusciva però a vedere a mala pena la copertura, visto che gli arrivava quasi al naso. Da quella posizione abbassata però, era in grado di notare quanto grezzo, e poco decorato fosse il blocco di pietra dal quale era stato ricavato.

«Mi sarei aspettato di trovare di tutto qui dentro, fuorché un sarcofago» mormorò Jord avvicinandosi e passando la mano sullo spesso strato di polvere superficiale, rivelando una serie di caratteri incisi nella pietra.

«Sei in grado di leggere cosa c'è scritto?» gli chiese Jake affiancandolo e guardando quei caratteri a lui sconosciuti. Il chierico scosse la testa desolato, mentre altra polvere cadeva ai lati al passaggio della sua mano.

«Qualcuno di voi è in grado?» lo sguardo di Jord li attraversò tutti, speranzoso, ma dovette arrendersi quando inchinandosi per decifrarli nessuno riuscì a carpirne i segreti.

«E se all'interno vi fosse il dio di cui ci hai parlato?» chiese Daniel.

Jord sospirò infastidito dall'incapacità di leggere quelle scritte che parevano così importanti:

«Non lo so... Non credo. Che senso avrebbe sconfiggere qualcuno e ricavargli un sarcofago nella sua stessa fortezza, dietro tutte quelle protezioni e vigilato da una schiera di statue di pietra? Sembra più un omaggio, che un modo di punirlo».

«E se lo aprissimo?» sussurrò CJ dal basso.

Cinque paia d'occhi lo fissarono e in esse ci lesse stupore, sdegno ma anche curiosità e speranza. Sicuro dell'interesse del suo pubblico continuò:

«Insomma, se qualcuno lo ha messo qui, in bella mostra... Magari voleva proprio che venisse trovato. Forse al suo interno ci sono i lasciti di cui parlavamo...».

«Non conosco le usanza del tuo popolo così bene da giudicarle, ma da voi si usa impiegare i sarcofagi come dispense?» chiese Ben con tono a metà tra il perplesso e lo scherno.

«Be' no, fratello. Ma se qualcuno muore, a volte le sue cose vengono sepolte con lui» rispose CJ distratto, osservando i grossi fermi in metallo che stringevano la lastra. «Da voi non si usa?».

«Quindi qualcosa funziona in quella piccola testa» esclamò Daniel entusiasta. «Sono d'accordo con lui, cosa ci costa provare a vedere cosa contiene? Al massimo sarà qualche ossa in putrefazione e a quel punto andiamo avanti come se nulla fosse».

«Violare il riposo di un morto? Non ti pare un po' sacrilego?» chiese Jord titubante, diviso tra la curiosità di scoprire qualcosa anche solo lontanamente correlata al misterioso dio del fuoco, e la ferma e decisa educazione clericale.

«Sono sicuro che non se ne accorgerà neanche» continuò Daniel. «Avanti, un'occhiata cosa costa?».

«Non sono tanto convinto...» mugugnò Jord, la curiosità che spingeva piano piano l'educazione in un cantuccio della mente «Però magari non facciamo troppo male a guardare... Forse c'è qualche antico documento all'interno... Magari un diario...».

«O magari questa è la tomba di un antico re e dentro c'è il suo tesoro!» disse CJ dal basso «Ho trovato come aprirlo. Bisogna solo rimuovere questi ganci e spingere di lato per far scorrere la lastra».

«Non correre. Non abbiamo ancora deciso. Dovremmo discuterne insieme e...»

«Qualcuno ha qualcosa in contrario? Oltre Jord ovviamente» lo interruppe Daniel alzando la voce e guardandoli ad uno ad uno. Jake scosse la testa, Spock lo guardò con sguardo distratto e annoiato e Ben scrollò le spalle. «Ottimo, allora procediamo! CJ, sgancia quei ganci, avanti».

«Molto volentieri». Le mani piccole e veloci dell'halfling si insinuarono tra le maglie dei ganci, facendoli scattare e liberando la lastra.

«È tutta vostra» disse poi, spostandosi di un passo per lasciare spazio ai compagni, che si disposero a un lato del sarcofago.

«Pronti?» chiese Daniel poggiandosi alla lastra tra Ben e Jord «Spingiamo». I muscoli si tesoro, e la pietra cominciò a scivolare, raschiando e sibilando tra i detriti e la polvere. La spinsero in diagonale, fino a liberare uno scorcio all'interno. La torcia mise in luce ciò che restava del corpo di un uomo, avvolto in brandelli di una stoffa un tempo rossa; per quanto in stadio di decomposizione avanzato, il corpo aveva ancora la pelle tirata tra le ossa, e alcuni residui di peli e capelli che contrastavano con l'idea temporale che si erano fatti fino a quel momento.

«Ma che...» fece in tempo a mormorare Jord, prima che le cavità dove un tempo alloggiavano gli occhi si illuminassero di un bagliore verde, agghiacciante in mezzo all'oscurità che lo circondava e il corpo cominciasse a tremare e contrarsi. Scioccati, gli avventurieri tesoro le mani alle armi, e il suono delle lame venne coperto da un orribile stridio di pelle sventrata: dentro il sarcofago, le vibrazioni del corpo erano cessate, lasciando spazio a quella che pareva a tutti gli effetti una metamorfosi; i pochi residui di muscoli rimasti si tesero e la pelle cambiò bruscamente colore, passando dal grigio spento della morte a un verde pallido ma vivo. Anche la testa mutò, le ossa si allargarono, il volto si schiacciò verso il basso e la bocca si allargò, creando lo spazio per due grosse zanne affilate; anche il corpo cambiò dimensione, gli arti si allungarono, i muscoli si ingrossarono e l'essere arrivò a riempire l'intero sarcofago.

Sbalorditi dalla spettacolo, nessuno di loro attaccò.

«Oh buon Pelor, sta mutando» sussurrò Jord afferrando il simbolo del sole che portava al collo e preparandosi a invocare il favore del suo dio «Sta diventando...».

«Un troll! È un troll!» realizzò improvvisamente Spock, e la sua rivelazione giunse agli orecchie dei compagni nello stesso momento in cui l'essere afferrava un bordo del sarcofago per cercare di alzarsi.
Un brivido di terrore li pervase, mentre il troll stringeva la presa e ruggiva alla stanza tutto il suo odio.

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