Capitolo 12. Nel cuore della fortezza - Parte Prima
La migrazione della tribù di goblin si era rivelata più ardua di quanto avessero immaginato; radunare tutti i membri, convincerli della necessità di lasciare quei luoghi per recarsi altrove, verso una terra nuova e per loro spaventosa, era stato faticoso al punto da richiedere ogni risorsa fisica e mentale rimasta nei compagni. Anche con l'aiuto della chierica, far accettare quella realtà ai goblin, ancora scossi dal combattimento e dalla perdita del loro capo, non era stato semplice: le femmine avevano stretto i piccoli urlanti al petto e gli anziani avevano mugugnato confusamente qualcosa riguardo l'importanza di quel luogo per la tribù, e l'ingiustizia di quel trasloco forzato.
Tra gli avventurieri, solo Daniel era in grado di comunicare con quel gruppo sparuto e in difficoltà, il cui unico linguaggio era il goblin, se non si contava qualche parola stiracchiata e semi-incomprensibile in comune, dunque lo stregone era stato incaricato di affiancare la femmina hobgoblin e, in sostanza di fare da intermediario tra le due popolazioni. Il fatto che fosse anche il più adatto tra loro a convincere Yusdrayl a far migrare i goblin attraverso il suo passaggio, aveva rallentato ulteriormente il processo. Era toccato a Jord e Jake dialogare con lei, mentre gli altri aiutavano Daniel con la tribù, e per quanto infusi di buone intenzioni, i due non erano dotati anche della parlantina dello stregone, motivo per il quale la discussione si era protratta per tutto il resto della serata.
Riuscire a convincere i membri di quelle due tribù, cresciute nella diffidenza reciproca, alla necessità di collaborare, era stata un'impresa quasi più faticosa delle battaglie che quella fortezza aveva offerto loro fino a quel momento.
Nonostante questo però, quando fuori dal baratro il sole stava percorrendo il suo ultimo arco prima di sparire dietro le montagne, e Galatea sostava in loro attesa alla locanda del Vecchio Cinghiale, circondata da Sara, Timmy e i loro compaesani entusiasti per il ritorno del bambino, gli avventurieri avevano visto infine l'ultimo goblin sparire dentro il tunnel, diretto verso la nuova vita fuori dal tetro e conteso baratro.
"Chissà se abbiamo fatto la cosa giusta" si chiese Ben sospirando, quando il silenzio avvolse la fortezza. Il suo pensiero cadde su Drumm, capo della tribù di Greshr, che a detta della chierica aveva cominciato quella folla guerra solo per i pochi soldi trovati dentro il forziere, mettendo a rischio il suo stesso popolo pur di mantenerli; pensò ai suoi soldati, disposti a morire per proteggere lui e la sua follia. Quante vite si sarebbero salvate se la pace tra le due tribù fosse rimasta intatta? Quanto sangue risparmiato?
Prima che potesse fermarlo, il pensiero andò involontariamente a ciò che si era lasciato alle spalle, e al periodo della sua vita in cui si era trovato a eseguire ordini a sua volta. Era stato un soldato, probabilmente non uno dei migliori, ma sicuramente uno dei più leali; aveva rispettato gli ordini, senza opporsi neanche quando li aveva trovati ingiusti, incompleti, azzardati. E ora cosa gli rimaneva? Solo uno spadone insanguinato e cenere dietro le spalle.
Una mano sulla sua spalla arginò il flusso in cui stava scivolando, e voltandosi vide il volto di Jake; il suo gesto, il suo sguardo, valevano molte più parole di quelle che il ranger avrebbe potuto pronunciare e anche se l'altro conosceva poco o nulla di lui, di chi era stato, del peso che si portava dietro, sentì che capiva ciò che provava e questo fu sufficiente per far sbiadire i ricordi che minacciavano di sommergerlo.
Quando anche gli altri compagni li raggiunsero nelle sale, e Daniel ebbe mostrato loro i soldi e le perle trovate all'interno del baule, nonché lo zaino con il quale Jord era giunto fin lì e il suo equipaggiamento, furono costretti a realizzare tutti quanti di essere ormai allo stremo delle forze: la ferita alla testa di Jord pulsava e doleva, e lo stesso valeva per il grosso taglio alla gamba di Ben. Daniel e Spock avevano quasi esaurito la loro vena magica, e anche CJ e Jake, che non possedevano il dono della magia e non erano feriti, sentivano l'impellente bisogno di fermarsi per riprendersi.
Inoltre, la spiegazione offerta dalla sacerdotessa di Gruumsh su cosa realmente abitasse le profondità di quel baratro non aveva fatto che destabilizzarli ulteriormente e aumentare la loro confusione. Dalle sue parole, Linnormr appariva come un'entità sfocata e minacciosa, un signore ben più terrificante di quanto Drumm avrebbe mai potuto aspirare di diventare nella sua lunga e violenta vita, eppure al tempo stesso una presenza quasi impercettibile, per gli abitanti del sole come per quelli del sottosuolo. Neanche la chierica sapeva dire loro cosa fosse in realtà, ma era certa che fosse stata l'empietà di quel luogo ad attirare e nutrire la creatura in tempi antichi, la stessa aura di cieca malvagità che lei per prima percepiva distintamente, e che Jord e Spock sentivano spesso fremere ai margini della loro coscienza. Lei non l'aveva mai visto, ma era certa che Linnormr esistesse, ed esattamente come Yusdrayl aveva ordinato che l'unico contatto con la creatura fossero le offerte, segno di un servilismo ispirato più dalla saggezza che dalla reale necessità. Erano rare anche quelle, e solitamente esigue, salvo nei casi in cui al baratro giungevano viaggiatori incauti come Jord, che si calavano da soli e venivano catturati dai goblin per essere donati, ancora vivi, al loro silenzioso ospite.
Qualunque cosa quell'essere fosse, la chierica era certa che per il momento non desiderasse essere trovato, né riemergere da quell'oscurità con la quale conviveva probabilmente da secoli.
La decisione per il gruppo fu unanime. Non aveva senso, in quel momento, turbarsi per un essere che probabilmente viveva in quel baratro da secoli; il druido era stato chiaro fin dall'inizio, e le parole della chierica non avevano che confermato quella supposizione: qualunque cosa fosse Linnormr, era al di sopra delle loro possibilità. Così cercarono di archiviare quel pensiero, ripromettendosi di svolgere ulteriori indagini sulle leggende che circondavano quel posto. Sicuri che ora anche Timmy fosse in salvo al villaggio, già tra le braccia della madre, e fin troppo poco devoti a Galatea per doverle più di qualche scusa per il ritardo il giorno dopo, decisero che sostare lì la notte fosse la scelta migliore per tutti, e anche la più sicura.
Fu così che crearono un campo improvvisato in una delle stanza fino a quel momento dominio dei goblin, procurandosi legna da ardere dai resti dei mobili sopravvissuti al tempo, all'umidità e alla muffa e usando i rimasugli di giacigli della tribù come materiale d'accensione. Non parlarono quasi niente mentre consumavano il pasto frugale offerto dai coboldi; lasciarono che fosse il silenzio, e il crepitio del fuoco a parlare per loro e a raccontare alla sala della loro stanchezza. Si coricarono poi sui giacigli, lasciando che la notte ristorasse le loro ferite.
Quando l'alba illuminò i campi attorno al villaggio, risvegliando i suoi abitanti, anche Jord all'interno della buia fortezza si svegliò, muovendosi piano lungo la sala per non disturbare il riposo dei compagni. Trovo Spock seduto in meditazione in un angolo e lo superò in silenzio per non disturbarlo, uscendo dalla stanza per recarsi in una delle sale contigue. Qui accese una torcia trovata alla parete, si inginocchiò, e dedicò tutti i suoi pensieri a Pelor, ringraziandolo e onorandolo per il giorno prima e rinnovando ancora una volta la sua promessa di fede. Rientrando nella stanza, trovò i compagni svegli attorno al fuoco ormai esausto, che esalava le ultime spire di fumo.
«Buon giorno. Ora che l'alba è giunta, possiamo parlare di ciò che ieri abbiamo tralasciato» disse il chierico, sedendosi accanto a loro e osservandoli. «Avete trovato il bambino, la vostra missione è conclusa. Cosa farete ora?» La sua domanda ne celava una seconda, che aveva però difficoltà a porre. Temeva di sbagliarsi, ma al tempo stesso confidava nella grazia di Pelor e nel suo piano divino, e la notte appena trascorsa gli era servita per elaborare i numerosi eventi del giorno prima. Sentiva che non potevano essere tutti lì, attorno a quel fuoco spento, per caso.
«Be', non so voi, ma io sono veramente curioso di scoprire cosa c'è al di là di quella porta» rispose Daniel, estraendo la chiave dalla tasca. «Magari si tratta dei segreti del dio di cui ci hai parlato... O magari solo del suo lascito...»
«CJ adora i lasciti!» sospirò contento l'halfling, arricciandosi i baffi scarmigliati.
Jord scrollò la testa con una piccola risata che già affiorava tra le labbra. «E voi?» chiese, rivolto a Ben, Spock e Jake. «Tornate indietro o continuate con noi questo viaggio?»
«Io seguo Daniel» rispose con sicurezza il guerriero «Se lui resta, resto anche io».
Jake e Spock rimasero in silenzio più a lungo, immersi in pensieri diversi, ma che avevano molti più punti in comune di quanto pensassero.
«Hai parlato di un dio oscuro, di un segreto che i membri del tuo culto vogliono tenere nascosto. Mi sembrano due buoni motivi per andare avanti e scoprire cosa celi questa fortezza. Qualunque cosa sia, potrebbe rivelarsi un pericolo futuro ben più imminente di Linnormr per la gente di Collediquercia» disse infine Jake.
«O per la foresta...» continuò Spock.
«Vedo che siamo d'accordo» concluse Jord, pregando in silenzio Pelor di non aver sbagliato il suo giudizio «Scopriamo cosa si cela qui dentro.»
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