9. FILANTROPIA

L'odore pungente di detergenti e disinfettanti andò a solleticare il sottilissimo naso: il pizzicore gironzolava incontrollato per le cavità nasali, portando a contrarre e allungare i piccolissimi muscoli facciali di bocca e sopracciglia fino alla genesi dell'ultima e decisiva smorfia esplosiva.

-Salute!- replicò qualcuno.

-Chi devo ringraziare?-domandò Valerio in quel buio alquanto seccante; poco dopo inciampò goffamente su qualcosa sul pavimento e, reggendosi al muro per non cadere, urtò per caso l'interruttore.

-Bianca?! – la mente non credeva ai suoi occhi- Che ci fai qui!- sbottò con preoccupato stupore.

-In breve, potrei dire che mi hai portato via con te!- rispose lei con un candido sorriso- Ho semplicemente afferrato il lembo della tua camicia fuori dai jeans, e ora -sollevando gli avambracci e posizionando i palmi delle mani come due piatti di una bilancia- ..eccomi qua!

-Non avresti dovuto! –quella collera imprevista fece indietreggiare Bianca di un passo- Ora è tutto più complicato!- si lamentò sbuffando- Mi sentivo tranquillo perché ti credevo al sicuro– con le mani incrociate sulla nuca e i gomiti che strizzavano le tempie accennò nervosamente qualche passo (avanti, indietro e ancora avanti) per poi voltarsi di scatto verso di lei- ..e adesso?-lo sguardo terrorizzato avrebbe voluto scaricare su di lei tutto il peso di quel terrore.

Quella sua strana furia confuse Bianca a tal punto da farle pensare che fosse posseduto dal Diavolo; poi, nel verde acqua delle iridi riuscì a intravedere una limpida emozione di amore che la incoraggiò a sussurrargli frasi suadenti.

-Adesso siamo insieme; credo che sia una cosa bella.. - i grandi occhi scuri e tremanti d'amore si compiacquero di vedere Valerio calmarsi- questo gioco mi ha stancata, sai? Le probabilità di uscirne vivi, poi, sono tutte svanite; perciò la cosa più importante per me ora è sapere se tutto quello che mi hai detto nella stanza degli specchi è vero.

-Certo che sì! Mi piace tutto di te: perfino quelli che tu chiami difetti, per me non sono altro che i tuoi tratti distintivi. –le guance di entrambi arrossirono –Ma non trovavo mai il coraggio per dirtelo.

-Adesso però lo hai fatto.

E lo aveva fatto così bene che il suo ventre cominciò a sfarfallare così forte da farle credere di volare. Un istante dopo, Valerio la tirò a sé in un abbraccio squisitamente romantico, e la prospettiva mutò: Bianca era lì con lui e di questo ne era ovviamente felice; prendersela con lei sarebbe stato inutile. Così, con sguardo nuovo, decise: -Andiamo a scoprire cosa c'è là fuori. Per favore, stammi sempre incollata!

-Ci puoi giurare!- gli promise ridendo.

La porta apriva su di un corridoio che Valerio credette di riconoscere. Cautamente tirò fuori solo la testa per sbirciare al di là: a sinistra si andava verso la terrazza e a destra si raggiungeva il punto di ascolto.

-Ok, so dove siamo! –disse sottovoce girandosi verso Bianca- Mi raccomando, appoggia tutto ciò che dirò.

Con passo svelto si diressero al bancone. La signora all'accoglienza salutò Valerio con un bel sorriso.

-Buon pomeriggio Teresa, -Bianca lo fulminò con lo sguardo, stupita- come sta oggi il Professor Olinto?

-Come al solito, ma dopo la tua visita sai anche tu che starà meglio, vero?-la donna dal sorriso paffuto e il corpo generoso allungò lo sguardo su Bianca- Questa è una tua amica?

-Sì, vorrei presentarla ad Olinto..

-Fai bene, Valerio, un po' di novità interromperà la monotonia dei suoi giorni. Andate pure, ragazzi.

Sul lungo corridoio si affacciavano diverse porte. Bianca, a denti stretti e gli occhi nervosi, non smetteva di fare domande:-Come fai a conoscere quella signora? E questo Olinto.. ma chi è?

-Capirai tra poco..

La porta del professore era socchiusa; Valerio educatamente bussò tre volte con le nocche delle dita.

-Avanti.- Una voce non più troppo tonica invitò l'ospite ad entrare.

-Olinto, come va?

-Oh, il mio caro Valerio!- esclamò dalla poltrona nel bow-window, e qualche istante dopo- non sei venuto da solo questa volta!

-Già.- rispose il ragazzo dandosi due grattini sulla testa.

-Una ragazza!- disse sporgendosi nella sua direzione.

-Come ha fatto a capire?

-Be', a dispetto dei miei poveri occhi che sanno vedere solo ombre, l'olfatto si è ben sviluppato e in questa stanza è come se fosse entrata la primavera! –sorrise, annusando l'aria con godimento.

-Verissimo Olinto! Bianca ha davvero un buon odore.

-'Sarà forse per la mia crema al mirtillo e orchidea?'- pensò lei- 'Non credevo che si sentisse così tanto!'-e poco avvezza ai complimenti si pietrificò.

-Bene, allora che aspetti? Non me la presenti?

-Ma sì, certo! –e con un po' d'imbarazzo continuò- Questa è Bianca... un'amica di scuola... cui tengo moltissimo.

-'Andiamo bene.. mi presenta come un'amica..'- pensò lei.

-Caro Valerio, sii onesto con te stesso e con questo vecchietto che ti sta di fronte. Sono cieco ma certe cose le vedo assai meglio dei vedenti -disse scoppiando in una risata affettuosa- Comunque, molto piacere Bianca, io sono Olinto ed oggi mi sento davvero fortunato per averti con noi!

-Piacere mio.- Rispose lei, stringendo la mano che il professore le stava offrendo, sebbene in una direzione non troppo precisa.

-Coraggio, accomodatevi sul divanetto e raccontatemi di come va il mondo là fuori. – Cercò cautamente la tazza, che prima dell'arrivo dei ragazzi Teresa gli aveva cortesemente lasciato sul piccolo tavolo a lato della poltrona, e sorseggiò la profumata bevanda.

Il momento del tè, oltre a rappresentare uno dei rituali a cui una persona anziana avrebbe potuto, o dovuto, felicemente abituarsi per trascorrere al meglio il passare lento dei giorni, in Olinto rievocava le accese discussioni che lui e i suoi amici d'università tenevano nei Bar della città, ad emulazione della tramontata tradizione dei "Caffè letterari" di una volta. Momenti piacevoli di aggregazione e di reciproca crescita personale.

Valerio fu tentato di parlargli dei luoghi straordinari che avevano visitato, loro malgrado. Forse gli avrebbe creduto e allora avrebbe potuto approfittare dei suoi saggi consigli, oppure li avrebbe accusati di pazzia senza ottenere alcun conforto dalla narrazione di un evento tanto speciale. Inoltre c'era la possibilità che Bianca non avrebbe voluto confidarsi con uno sconosciuto.

-In effetti c'è qualcosa di più nel mio cuore, è solo che fino a poche ore fa io non esistevo per lei –e guardandola negli occhi, aggiunse- dico bene, Bianca?

-E' anche vero che tu sembravi molto diverso! – e dopo essersi presa la libertà di scarruffargli simpaticamente i capelli, avrebbe voluto nascondersi dietro il suo bauletto Betty Boop poggiato sulle sue gambe; non potendolo fare, si limitò a stringerlo forte.

-Ah! Quant'è bella la gioventù! Avete riempito questa suite di freschezza! Sento i vostri ormoni imbarazzati ma anche appassionati che scorrazzano nell'aria. Siete adorabili!

La giovane coppia, seduta sul piccolo divano sotto le tre grandi finestre del bovindo, prese consapevolezza di sé: lui, un po' più sciolto grazie alla metamorfosi in corso, i vestiti più morbidi sulla sua figura e i capelli liberi di ricadere anche sugli occhi, ne erano la più semplice dimostrazione; lei, più accogliente verso le proprie emozioni, diceva cose che non avrebbe mai confessato prima; capirono che, insieme, stavano diventando una vera forza.

-Sa, Olinto? Bianca ha una bellissima voce!- Abbandonando del tutto l'idea di confidargli la mistica avventura.

-Veramente?-domandò incuriosito.

-No, no, non gli creda!- replicò Bianca mentre ondeggiava la mano aperta e sprofondava nelle spalle, cercando disperatamente un nascondiglio.- Amo cantare e basta.

-Eh no, mia dolce fanciulla, se Valerio dice una cosa c'è sempre del vero. Nel salone comune c'è un pianoforte..

-Non se ne parla proprio- gli occhi schizzarono fuori dalla paura- mi vergognerei troppo! Per favore.. no.

-Se hai un talento devi trovare la forza di farlo sbocciare. Alle volte il talento resta per anni così nascosto nelle persone che nemmeno si accorgono di averlo; e giungere alla morte senza averne gioito è veramente uno spreco. Se il tuo, come dice Valerio, già traspare nella tua vita devi assolutamente nutrirlo e godere della sua forza.

-Il giudizio degli altri mi fa troppa paura non riuscirei neanche a respirare, si figuri cantare!

-Lo vedo benissimo, mia cara; ma tu liberatene! – le suggerì con affetto e, sporgendosi in direzione della sua voce, continuò- Sai, spesso siamo noi a giudicare che gli altri ci giudicheranno. -e ridendo del suo bizzarro ragionamento poggiò nuovamente le spalle alla poltrona.

-Ma come si fa a cambiare..- replicò lei, sgomenta.

-E' il pensiero- disse Olinto toccandosi la fronte con l'indice- a muovere le cose –e simulò nel vuoto i movimenti di un prestigiatore.- Se i tuoi pensieri si fissano su qualcosa, quel qualcosa entra nella tua vita e se il pensiero non è a tuo vantaggio, allora ti sei fregata con le tue stesse mani..- nella brevissima pausa in cui il professore sospese il discorso, per bere un sorso dalla sua tazza di tè, sui volti dei ragazzi si andò acuendo il turbamento. Lui non poteva vederli, di certo, ma il loro profondo silenzio, perfino nel respiro, quasi trattenuto, fu molto eloquente per Olinto. Posò allora la tazza e tuonò la sua sillaba di incoraggiamento:- Ma! –e per un secondo rimase col dito indice sospeso.

-Ma?- Bianca e Valerio pendevano ora dalle sue labbra.

-Se impari a togliere il pensiero da ciò che non vuoi, lo privi dell'energia necessaria per farlo esistere. –A queste parole, Bianca sospirò profondamente- Dirigi benevolmente l'attenzione su di te e ti sentirai libera di essere, anche nel caso in cui tu facessi degli errori.

-Eh già, la mia vita è piena di errori.. come la faccio, la sbaglio.

-Credimi, non esistono fallimenti ma solo esperienze. Perciò adesso visualizza la realtà che vuoi, mantieni l'emozione positiva che la sua realizzazione ti dà e, continuando a vivere normalmente, non smettere mai di credere che succederà. Quei discorsi risuonarono davvero strani e forse c'era solo da prenderli come meri vagheggiamenti, provenienti da un ultraottantenne. Non poteva intendere davvero che possiamo attirare la realtà che vogliamo, tuttavia il cuore di Bianca si sentì accolto e cullato da quegli incoraggiamenti sinceri, a prescindere dalla loro attendibilità. Cominciò a fantasticare su come avrebbe voluto essere e si sentì piacevolmente leggera.

Intanto il professore, a braccetto del suo accompagnatore, Valerio, stava uscendo dalla stanza. Ancor prima di comprendere consciamente il senso di tutto questo, Bianca fu come trasportata dal suo inconscio e li seguì fin nel salone dove tasti bianchi e neri attendevano il loro giocoliere.

Dal piccolo pubblico un pianista in pensione si propose di accompagnare Bianca, che interpretò fino alle lacrime la nota canzone di Giorgia.

"Cancellerò il passato per non tornare indietro
Mentre riguardo in uno specchio i segni di chi ero
È il tempo del risveglio, risalgo dal profondo
Dopo aver fatto a pugni con me stessa credo

E credo nelle lacrime che sciolgono le maschere
Credo nella luce delle idee
Che il vento non può spegnere

Io credo in questa vita, credo in me
Io credo in una vita, credo in te
Io credo in questa vita, credo in me

Credo nell'universo nascosto in uno sguardo
Nella magia del tempo che scandisce un cambiamento
E resterà il ricordo ma non sarà un tormento
Dopo aver fatto un patto col mio ego credo

Io credo in questa vita, credo in me!"

L'applauso che ne seguì fu così forte da toglierle il respiro. Incredula di ciò che aveva appena fatto, corse verso Olinto e chinandosi su di lui lo abbracciò forte come fosse stato suo padre; quel padre che sapeva di meritare e che, in questa realtà, credeva in lei.

Recuperò una certa compostezza e si sedette di lato al professore; prese un fazzolettino dal suo inseparabile bauletto, precedentemente messo sul tavolo per poter cantare e, guidata dallo specchietto, si asciugò gli occhi emozionati. Una volta finito, sospirò di gioia mentre una forza nuova le scorreva nelle vene.

-Bravissima Bianca, non solo per la tua voce ma soprattutto per aver tirato fuori il coraggio di credere in te!

-Grazie di cuore, Professore.- Così dicendo, sovrappose la sua piccola mano (graziosamente curata con il french madreperla e il glitter bianco sull'anulare) su quella di Olinto, distesa sul bracciolo dell'elegante sedia.

-E' stato un piacere- disse lui racchiudendole la mano tra le sue, molto più grandi- ma ti prego, chiamami semplicemente Olinto.

Mentre gli altri ospiti della Residenza continuavano a parlare del talento di quella ragazza anche coi loro parenti, giunti in visita, Olinto sentì che era arrivato il momento di approfondire con loro il Segreto, perciò chiese ai due giovani di spostarsi verso un tavolo più isolato.

-Sapete.. –cominciò piano, poggiando le mani aperte sul tavolo rotondo- la Legge di Attrazione agisce in ogni istante della vita anche se non la conosci, anche se non ci credi; e ti rimanda sempre l'immagine dei tuoi pensieri dominanti. Bianca! –disse a gran voce, facendola sobbalzare sulla sua sedia- oggi hai sperimentato che cosa sei in grado di attrarre con il tuo pensiero. Ti è piaciuto?

-E' stato.. è stato elettrizzante e rassicurante al tempo stesso, direi. Come un sogno, in cui sapevo di essere io ma allo stesso tempo non mi riconoscevo; pensavo di stare a guardare un'altra persona quando invece ero io, e mi piacevo, mi amavo!

-Sei stata fantastica!- la elogiò Valerio- Brillavi di luce propria.

-Purtroppo io ho scelto di credere in questa Legge in tarda età ma voi, che siete giovanissimi e avete mille progetti davanti, imparate ad usarla da subito!

-Cosa le ha fatto cambiare idea?- desiderò sapere Bianca- Se posso chiederlo..

-Insegnavo ancora fisica all'Università di Pisa quando un virus mi catapultò nella cecità e con essa nella disperazione. Il mio pensiero pessimista di certo non mi aiutò a superare l'angoscioso momento e in poco tempo mi ritrovai anche senza un parente; morti per l'età o per degli incidenti.

-E' stato allora che si è trasferito qui?

-Avevo ancora un nipote, residente negli States per lavoro. Per lui era difficile venirmi a trovare spesso e prendersi cura della mia depressione; così mi convinse a trasferirmi in questa Residenza per anziani soli. Un pezzetto di Paradiso, a detta di tutti; e in questa residenza di lusso, cosa potergli rimproverare? Ma la depressione non si accorge del lusso, la depressione è cieca, molto più di quanto lo fossi io.

-Ora, però, sembrerebbe uscito dalla depressione..- se ne rallegrò Bianca.

-Perché dopo essermi pianto addosso per non so quanti anni in questo piacevole luogo, mi ritornarono alla memoria alcuni princìpi che trovai nel libro "Il Segreto della mente quantica". Onestamente avevo sempre snobbato la fisica quantistica e le persone che vi si avvicinavano, ma in quel momento credetti di averne bisogno. Una frase in particolare illuminò il buio della mia condizione: 'Il pensiero diventa così potente da produrre cambiamenti significativi nel corpo'. Per me rappresentò una folle allusione all'autoguarigione.

-Perciò, ha pensato di poter ritornare a vedere?- La voce di Bianca tradì tutto il suo scetticismo.

-Dovevo assolutamente rileggere quel libro per capirne di più. Mi feci aiutare dalla gentilissima Teresa e, con la versione audio che riuscì a procurarmi, cominciai a studiare con ostinazione.

-Con tutto il rispetto, Olinto, non mi pare che abbia funzionato.- se ne dispiacque Valerio.

-Ancora no, ma non ho perso la speranza! Comunque, nei vari esperimenti che ho fatto con la mia Mente ho potuto pian piano attirare cose migliori nella mia misera esistenza; una fra queste sei stato tu con la tua straordinaria generosità. Ogni settimana mi fai sentire di avere ancora una famiglia e questo pomeriggio, a sorpresa, ti sei aggiunta pure tu, dolcissima Bianca, che con la tua voce e il tuo affetto hai arricchito ancor più la mia vita.

-Ne sono felice, Olinto.- A Bianca piacque moltissimo quella sensazione di sentirsi utile per qualcuno.

-La Fisica dei Quanti ci dice che l'osservatore e l'oggetto sono una cosa sola. La mente –Olinto fece una pausa- crea – altra pausa- l'oggetto.

Bianca e Valerio lo ascoltarono attentamente ma quello che diceva non era di facile comprensione; e la loro mente sbarrò la strada alla fiducia.

-Il concetto di sovrapposizione lineare degli stati e di ampiezza della probabilità –continuò il professore- stanno alla base di questa sensazionale scoperta. Perciò l'Olinto vedente potrebbe sovrapporsi all'Olinto cieco, come una Bianca sicura di sé e libera di essere chi è realmente potrebbe sovrapporsi alla Bianca insicura e pessimista. Chi lo può impedire?

-Ma non c'è logica in questo..- disse lei, a bassa voce.

-Perché nessuno ci ha abituato a pensare in questo modo. Ci hanno sempre detto che il tempo è lineare, passato presente

futuro, quando in realtà esiste solo il presente che contiene sia il passato che il futuro. –la smorfia di Bianca fu molto eloquente, al pensiero di aver perso oltre alle stagioni anche la linea del tempo- Oggi siamo quel che siamo grazie alle cause del passato e ciò che saremo dipende da ciò che facciamo o pensiamo nel presente. Ci hanno raccontato che gli eventi funzionano consequenzialmente secondo leggi di causa ed effetto, ma in realtà causa-effetto sono simultanei. Nel mio pensiero si trovano sia il seme che il frutto.

-Perciò – dedusse Valerio-dovremmo stare attenti ai pensieri che seminiamo...

-Esattamente! Se alimentiamo sempre più pensieri positivi e costruiamo visualizzazioni positive, attireranno coincidenze fortunate e creeranno realtà positive. Questo è il Segreto che tutti dovrebbero conoscere!

La narrazione del professore fece ricordare a Valerio la frase IN ME MAGO AGERE, che Federico lesse in quel libro speciale rilegato in madreperla, e domandò: -Secondo lei per creare la realtà c'è bisogno di immaginazione?

-Assolutamente! E' un elemento fondamentale: immaginare al punto da visualizzare nei minimi dettagli cosa vogliamo ottenere e con spirito rilassato mantenere una fede incrollabile in quello che ancora non è visibile ma che immancabilmente arriverà. Questo è il punto!

Bianca era preoccupata della natura della sua Mente:- Ma io come faccio a dirottare i miei pensieri negativi? Se non ci riuscirò, non farò che attrarre altre situazioni negative!-e spalancando gli occhi, gridò- All'infinito?

-Pensare è come emettere un segnale e se le immagini dei tuoi pensieri sono brutti è necessario calmare la mente attraverso una quotidiana meditazione. Una volta ottenuto uno stato di rilassamento e stabilità, che ti permetteranno di essere lucida e vigile e soprattutto incorruttibile agli stimoli negativi esterni, potrai liberamente attrarre ciò che è in sintonia con questo stato interiore di felicità.

-Sta dicendo che prima di realizzare i desideri dobbiamo sentirci felici?

-La gioia attira altra gioia e la gratitudine regala sempre altre occasioni per cui essere grato.

-All'infinito?- chiese, pronunciandolo questa volta con speranza.

-Potremmo farlo insieme.. allenarci a calmare la mente, intendo.- Le propose Valerio

-Perché, tu lo sai fare?

-No, ma la cosa non sarà facile e insieme possiamo incoraggiarci a vicenda.

-Bravi ragazzi! Sperimentate e poi raccontatemi come è andata.- Strizzò i suoi piccoli occhietti, fissi nel vuoto, in un riso di genuina soddisfazione.

Usciti dalla Residenza per anziani, Valerio rivelò a Bianca una sua sensazione: -ho quasi paura a dirlo, ma credo che siamo finalmente tornati nel mondo reale –lo sguardo aggrottato che lei gli indirizzò, gli fece aggiungere- più avanti ti spiego. Per di qua si arriva ad una piazza alberata; andiamo!

Con passo spedito raggiunsero la bellissima piazza pubblica della città in poco più di venti minuti.

-Sediamoci un attimo e riflettiamo con calma su quello che è appena successo.

-D'accordo.. ma ho già capito che vai a trovare il professore ogni lunedì pomeriggio per leggergli un buon libro, conversare con lui e alleggerire la sua solitudine.

-E' proprio questo il punto: il trovarmi qui mi fa credere di essere rientrato nella routine della mia vita.

-A me fa pensare che tu possiedi un grande cuore, Valerio, e tutti noi che ti abbiamo sempre snobbato e qualche volta anche preso in giro..-abbassando lo sguardo per la vergogna- siamo stati veramente degli stron**. –e guardandolo dritto negli occhi continuò- Tu stai regalando ad uno sconosciuto parte del tuo tempo, come fai? Gli adolescenti che conosco, a mala pena hanno il tempo per i loro divertimenti egoistici, figuriamoci per gli altri!

-Non so se è per una mia naturale disposizione d'animo oppure perché sono il quinto figlio di sei, tra fratelli e sorelle, e perciò nella mia famiglia si è dovuto imparare presto ad essere responsabili e a prenderci cura l'uno dell'altro. Insomma, siamo cresciuti imparando a buttare l'occhio sempre un po' più in là della nostra persona.

-Comunque sia, sei incredibile! Chissà perché i figli unici hanno mille attenzioni dai genitori e sembra che non abbiano mai il tempo di fare niente.

-Tu hai fratelli o sorelle?

-Figlia unica- disse, e dopo una pausa sospirata aggiunse- ma non per scelta.

-Che vuoi dire?

-Purtroppo la mia sorellina è morta prima di nascere.

-Mi dispiace tanto.. vieni qua. –Mentre Valerio l'accoglieva tra le sue braccia lei sussurrò- sai, tutti dovrebbero conoscerti per come sei davvero!

-Sono un timidone senza speranze- rispose sorridendo.- Invece, tornando alla tua prima domanda 'come faccio a regalare il mio tempo', posso dirti che nel farlo mi sono reso conto che quando regali qualcosa ad un altro alla fine fai un regalo anche a te stesso.

-Per esempio?-gli chiese, uscendo dal suo abbraccio.

-Socializzando con quell'amabile vecchietto ho avuto l'occasione di creare un legame che mi mancava moltissimo.

-Quale?

-Quello con mio nonno, che non c'è più da quasi tre anni. –affiorò della commozione nella sua voce- Non ci crederai, ma è come se lo avessi in parte ritrovato in Olinto. Voglio dire.. avere un nonno è come avere un rifugio e un sostegno, una persona saggia, ricca di esperienze e che non ti giudica, come invece fanno spesso i genitori; sai cosa intendo?

-Già, alle volte sono insopportabili: scatta il giudizio ancor prima che tu possa raccontare la tua versione dei fatti.- disse sorvolando sulla questione del padre che aveva abbandonato lei e sua madre quando aveva nove anni.

-Infatti c'è stato un attimo in cui ho pensato di raccontargli della nostra avventura..

-Ma sei matto! -esclamò lei, sgranando gli occhi- Ci rinchiuderebbero subito! Comunque, -continuò dolcemente e, nell'avvicinarsi a lui, le loro labbra quasi si sfiorarono- mi dispiace tanto per la perdita di tuo nonno.

In uno scenario degno di San Valentino questo adolescente tanto imbranato, riservato e così diverso dalla folla dei suoi coetanei, si trovò coinvolto in un bacio romantico.

La panchina dai braccioli in ghisa elegantemente disegnati, sulla quale le due anime si fondevano d'amore, spiccava su un tappeto di foglie, alcune dorate e altre color porpora leggermente mischiate dal vento.

Qualche ventaglio del preistorico ginkgo biloba era finito anche sulla testa di lui e qualche stella del liquidambar (l'albero dell'ambra) si era posato sulla spalla di lei.

La fontana lì vicina sembrò voler accompagnare i loro palpiti con le note dei suoi musicali zampilli che, sparati verso il cielo, ricadevano poi in una vasca sorretta dalle teste di quattro cavalli bianchi, per metà sommersi nelle acque dell'ampio bacino circolare sottostante.

Insieme a Valerio, Bianca si sentiva completa; avrebbe voluto rifarsi del tempo perso e conoscere ogni cosa di lui.

-Ti prego, parlami ancora di te. – gli disse scollandosi dalle sue labbra- L'unica cosa bella del gioco è stata la tua rivelazione!

-Il gioco!- gridò lui, schizzando in piedi come una molla.

-Che ti prende?

-Innamorarsi fa perdere la testa.. Che stupido sono!

-Calmati.. spiegati meglio.. non capisco!

-Varcando la soglia della porta numero 9 io pensavo di essermi sacrificato al Game Master per il benessere di tutti i miei compagni e invece sono io che mi sono salvato, non loro!

-Non ti seguo..

-Cosa sarà successo ai nostri amici? Devo fare qualcosa.. devo sapere. Come faccio a rientrare?

Camminava sconclusionato, talvolta mandando le braccia al cielo e talvolta mettendo le mani sui fianchi. Nervosissimo, non si dava pace. Si era avvicinato alla fontana e Bianca, dopo un po' che gli orbitava intorno, impotente, gli propose di usare il Segreto.

-Magari funzionasse!- esclamò lui

-Se non proviamo non lo sapremo mai.- Gli suggerì, inseguendolo come un'ombra.

-Ok, tentiamo..-si fermò di colpo e la fissò negli occhi- da dove si comincia?

-Bè, il professore ha detto che dobbiamo sentirci rilassati..

-E io, come puoi vedere, non lo sono affatto! – disse con rabbia.

-Chiudi gli occhi -disse lei prendendogli entrambe le mani- e concentriamoci sulla respirazione..

Inspirando ed espirando lentamente, i battiti di Valerio rallentarono; si ricordò di un mantra imparato da bambino; lo insegnò a Bianca e poco dopo si sintonizzarono sulla gratitudine.

Centrati sul loro comune obiettivo, visualizzarono il momento in cui avrebbero riabbracciato i loro compagni di classe.

Aggiungendo sempre più dettagli, con la loro immaginazione lo resero incredibilmente vero: Valerio credette di odorare il balsamo dei capelli di Samantha, mentre nelle orecchie di Bianca riecheggiava una delle solite battute di Jessica (a cui ora riusciva stranamente a sorridere); sembrava di sentire perfino la tediosa spiegazione di Filippo (a cui entrambi sorrisero con tenerezza) o di vedere lo sguardo provocante di Diego..

Di lì a poco ciò che regnava nell'invisibile mondo delle possibilità ebbe una scossa.

Quattro nitriti richiamarono la loro attenzione e l'impossibile divenne possibile sotto i loro occhi. Abbandonata la piccola vasca a roteare solitaria nell'aria, i cavalli, appena usciti dalle acque, rampavano fieri sul vialetto che girava attorno alla fontana. Ogni volta che i loro zoccoli anteriori ritornavano a terra in un sordo tonfo, l'acqua si cristallizzava modellandosi in anfiteatro. I ragazzi, seppur spaventati, si avvicinarono al bordo della fontana per vedere meglio: file di gradoni scendevano verso chissà dove. E in fondo alla gradinata..

-Li vedo! – esultò Valerio-Sono laggiù!

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