6 Omertà
Il sole, nella sua posizione più alta, illuminava tutta la città.
La pioggerellina era finalmente cessata e le persone ripresero a guidare con normalità.
La pioggia era la peggiore nemica degli automobilisti, perché le fosse delle strade si riempivano e a volte le ruote delle macchine rimanevano incastrate lì dentro.
Se andava tutto bene.
In presenza del sole, invece, i buchi abnormi potevano essere visti in tempo ed evitati, scongiurando omicidi involontari o risse accidentali.
Si stima un cinquanta percento degli omicidi registrati in città per colpa delle frenate brusche, seguite quasi sempre da sbandamenti o capovolgimenti vari.
I fossi rappresentavano una minaccia consistente per la popolazione adulta.
Gli unici che gioivano erano solamente i bambini, che vedevano costantemente la vita come un grande giocattolo.
Quei fossi rappresentavano la giornata sulle montagne russe che non potevano permettersi.
«Bastardo sole, mi vien da starnutire»
Parlò a tratti Paolo sul solito marciapiede, che ormai sembrava appartenergli.
Non seppe trattenere la serie di starnuti, che uscirono come dei fuochi d'artificio.
Quello spettacolo uscito dal naso attirò l'attenzione di un topo mezzo nero, padre di almeno venti topini e sempre in cerca di lerciume.
Paolo riconobbe quel topo grazie alle innumerevoli ore passate su quel marciapiede vicino ai cassonetti della spazzatura.
Il motivo per cui passasse tutto il suo tempo in quell'angolo fetiscente della strada rimaneva ignoto a tutti.
«Paolo» Disse Michele palesemente schifato. «Non sarebbe stato meglio aiutarli anziché lasciarli lì a morire?»
Qualche ora prima, finita le predica di Don Birra, si alzarono tutti e se ne andarono al cortile per giocare a pallone.
Nessuno prestò soccorso ai due fanciulli privi di coscienza. Non erano abituati ad aiutare i loro superiori.
Don Birra non provò interesse ad avvicinarsi, neanche per capire il motivo per cui pregassero con la bava che usciva fuori dalla bocca da più di tre ore.
Prima di avviarsi verso l'uscita, li guardò compiaciuto e chiuse pure la luce per paura che potesse rappresentare un disturbo per la loro preghiera.
Santino era immune alla morte, solo Barba Natale poteva rischiare di lasciarci le penne.
E Lucio, in tutto questo, dov'era?
Paolo, d'un tratto, smise di respirare e il suo viso si incupì seriamente.
Nella zona nord della città, invece, Santino e Natale si svegliarono legati su una sedia incollata a terra. Uno sopra l'altro.
La stanza era vuota e in lontananza si poteva intravedere un tappetino verde.
«Dove cazzo ci troviamo?» Domandò Natale a Santino.
«Non lo so. Se lo avessi saputo non saremmo di certo legati qui»
La risposta di Santino non era convincente, chi mai avrebbe agito contro di loro se non Lucio?
«È colpa del rossiccio maledetto se siamo conciati così»
Erano legati molto bene, Lucio riuscì a chiudere almeno dieci nodi.
Barba Natale provò a pensare intensamente ad una presunta morte dei suoi più cari amici così da avere lo scarico di adrenalina per liberarsi da quella stretta, ma il risultato fu la fuoriuscita di numerosi peti concatenati.
Santino, che si trovava sotto, impazzì per la rabbia e lo sdegno.
Barba Natale aveva appena sgommato sui suoi pantaloni.
«Coglione, appena ci liberiamo ti darò una lezione che non dimenticherai mai più»
Barba Natale rabbrividì per la seconda volta, capì che le avrebbe prese amaramente dal pazzo. Quest'ultimo non scherzava, era capace di sparare sulle gambe per molto meno.
Stese in silenzio, in quel momento forse pregava seriamente.
«Cazzo, non ci voleva»
Le dita di Santino sfiorarono un presunto lucchetto. Un oggetto insensato perché erano legati con delle corde, però si spaventarono ugualmente.
«Siamo fottuti, non ho neanche la pistola con me. Ho le mani e le gambe bloccate. Ci ha fregati»
Cominciarono entrambi a ridere per la tensione.
Il pazzo, nella sua breve vita, non si era mai trovato così in difficoltà.
Neanche i delinquenti più navigati si azzardavano a sfidarlo.
In quel momento avrebbe dato la sua vita per togliersi il peso dell'umiliazione che si portava dentro.
Fu lo svenimento improvviso di Barba Natale a consolarlo un po'.
Spinse in avanti con una testata il corpo del ragazzo morente, accantonò la sua finta risata e si lasciò andare in un pianto silenzioso.
Poteva finalmente dare sfogo all'inettitudine che viveva vergognosamente dentro di lui.
Se solo lo avesse mirato bene.
Era bramoso di vederlo stecchito a terra.
I suoi occhi divennero rossi per la rabbia. Le vene del collo si pronunciarono impetuose e pulsanti. Si era comunque ripreso dai pugni di Lucio anche se aveva la mascella leggermente deviata.
Barba Natale si riprese solamente quando Santino aveva finito le lacrime giá da un pezzo.
Passarono diverse ore, la luna diede il cambio al sole, e di Lucio neanche l'ombra.
La stanza divenne buia, non si vedeva nulla.
Santino non emetteva più alcun rumore, forse dormiva o premeditava l'uccisione di Lucio.
Natale, invece, cercava di rimanere sveglio. Teneva dentro un segreto che gli sarebbe costata la vita.
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