5 Sorpresa
I due ragazzini, Barba Natale e Santino Pazzo, si trovarono proprio nel cortile in quel momento.
«Sei stato un coglione! Non dovevi sparare alla finestra ma al rossiccio!»
Bisbigliò irritato Barba Natale ma venne zittito da una gomitata.
Santino era frenetico.
Quel grilletto non veniva premuto da almeno una settimana ed era così emozionato all'idea di affrontarlo che si sarebbe fatto arrestare di nuovo.
Il pomeriggio prima si era visto sotto casa sua con Natale e non lo aveva mai percepito così preoccupato; neanche quando avevano bruciato vivo suo zio per colpa di un malinteso.
Santino voleva proprio vedere la fonte delle preoccupazioni di Barba Natale.
Nel frattempo, la puzza invase l'aula, come se volesse proteggere i ragazzi da ulteriori danni indesiderati.
Tutti erano atterriti perché era insolito sparare di mattina.
Michele, il più codardo della compagnia, fu il primo ad affacciarsi dalla ex finestra.
Non credeva ai suoi occhi, aveva pregato intensamente per riavere in qualche modo i suoi giornaletti e Barba Natale era proprio lì davanti a lui.
«Dov'è quel rossiccio?» Urlò Santino guardando verso Michele.
Michele fece spallucce, non voleva di certo avere Lucio contro per una rivelazione così insulsa.
Lucio, nel frattempo, stava già camminando nel corridoio che portava verso l'uscita. In lontananza, i due ragazzi stavano confabulando tra di loro per decidere se ammazzarlo o gambizzarlo.
Finalmente si mostrò nel cortile, in tutta la sua ferma sicurezza.
Santino, nonostante il suo strabismo, lo scrutò senza troppi problemi dalla testa ai piedi. Non sembrava una minaccia per lui.
«Ma sei serio? Questo me lo mangio a colazione! ha pure le spalle strette»
Sbuffò e poi sputò la sua saliva amara per terra, era palesemente deluso; si aspettava una presenza prestante e muscolosa ma si trovò dinanzi ad un fisico da sollevatore di polemiche.
«Stai attento» Replicò Natale, «È pericoloso. Quando si incazza tira dei destri da paura. Non sottovalutarlo, sembra magro e poi ti frega»
Santino non stava ascoltando, anzi, il suo petto stava cominciando a gonfiarsi.
«Senti brutto Rossiccio, ho deciso di risparmiarti la vita ma in cambio dovrai essermi fedele e ubbidirai per sempre ai miei ordini» Sentenziò Santino.
Quello scambio di battute, che dal punto di vista del pazzo sembravano benevole, sorprese tutti i ragazzi della parrocchia; fu solo il soffocamento temporaneo del Don a interrompere quel frangente così intenso. Soffriva di una sorta di apnea notturna.
«Cretino» Aggiunse il pazzo, «Dove hai preso quelle nocche di acciaio?»
Capì subito dopo, ma era già tardi, cominciò a sparare a vuoto ma i pugni di Lucio erano già partiti; la pistola volò per aria, poi la stessa sorte toccò a Santino.
Un brivido percorse tutta la schiena di Barba Natale, come se lo stesse avvisando di scappare il più lontano possibile.
Non fece in tempo a voltarsi che ricevette non un destro bensì un sinistro all'altezza delle orecchie.
Il rumore dell'impatto fu simile alle marmitte modificate e scoppiettanti delle macchine clandestine che circolavano a tutta velocità nelle vie trafficate della città. Ora aveva seriamente la testa deformata.
Lucio sembrava una scimmia, forse in quel momento un orango furioso, era stato fulmineo. I due ragazzi privi di coscienza giacevano a terra.
«Qui siamo tutti in pericolo, Lucio è evidentemente più forte del nostro capo, anche Santino può niente contro di lui» Ammise Paolo con la voce tremante.
Non aveva mai visto la schiena di Santino poggiata a terra, neanche quando dormiva assumeva quella posa così poco dignitosa per quanto fosse grande la sua fama tra i ragazzi.
Michele, vittima dell'ennesima paura di non rivedere più i suoi giornaletti porno, si rivolse a Paolo con un filo di voce.
«Sei tu la nostra ultima speranza, sei forte quanto Natale e inoltre ti conoscono tutti i ragazzi per i tuoi pestaggi... di questo passo moriremo tutti! devi fare qualcosa»
Paolo non era abituato a ricevere tali lusinghe, sognava da diverso tempo di diventare il capo della compagnia e sembrava essere ad un passo per farcela; tutti riponevano la fiducia in lui.
Pure Don Birra sembrava approvare quel toccante discorso, anche se dormiva.
In quello stesso istante, fece ingresso il rossiccio che trasportava i fanciulli morenti come se fossero due buste della spesa e li adagiò delicatamente sulla sedia. Sbatterono fragorosamente la testa sul banco. Natale non emise alcun rumore per il liquido dentro la sua testa che ammortizzò il colpo.
A Paolo non brillavano più gli occhi, si sedette rassegnato, non aveva tanto fegato per affrontarlo direttamente.
Michele si sentì tradito e gli lanciò un'occhiataccia. Ma nessuno disse nulla.
Lucio si rimise accanto a Stefano e si sfilò le nocche d'acciaio. Quest'ultimo, codardo come il quattrocchi davanti a lui, fece finta di niente.
Ormai il danno era stato compiuto, da una parte era felice della finestra distrutta così da far circolare meglio l'aria.
Il freddo era un ottimo alleato contro la puzza di merda.
Don Birra riprese conoscenza.
La sua vista era sfocata, vide che c'erano due ombre coricate sull'ultimo banco ma non gli diede importanza.
Probabilmente fu il vento gelido a svegliarlo.
I ragazzi erano immobili, l'aria era così densa che si poteva tagliare con un coltello.
«Chi ha rotto la finestra?» Domandò infastidito il Don.
I suoi occhi erano leggermente più aperti rispetto a prima ma emanavano incertezza, fingeva lucidità per tranquillizzare i volti inanimati degli sbarbatelli.
Michele fu il primo ad aprire bocca.
«Natale ed il suo amico Santino hanno sbattuto per sbaglio la testa sulla finestra, l'hanno rotta e ora si sono raccolti in preghiera all'ultimo banco. Si sono pentiti»
Paolo tenne con fatica la risata, era una versione così irreale che anche un bambino di cinque anni avrebbe dubitato. Santino non conosceva neanche l'esistenza di un Dio.
Ma le birre in fermentazione nello stomaco del Don erano di tutt'altra veduta.
«Son contento che si siano raccolti in preghiera, forse i loro cuori si stanno ravvedendo. Penserò io a pagare i danni della finestra rotta. Sono contento che si sia smosso qualcosa dentro di loro»
Lucio sorrideva, non aveva voglia di spendere soldi per collette o sciocchezze simili e tirò un sospiro di sollievo per essersi parato bene le spalle anche da quest'altra noia.
La mattinata continuò senza chissà quale evento grandioso, Don birra ricominciò con i suoi discorsi preconfezionati e i due ragazzi rimasero in quella posizione per qualche ora.
Si risvegliarono entrambi in uno stato confusionale nel pomeriggio tardi.
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