Capitolo 12- Ipotesi amare
La mattina dopo, Godwyn e gli altri apprendisti furono trascinati giù dai letti da Maestro Igor qualche minuto prima dell'alba, quando il cielo stesso non era ancora sveglio e la Foresta d'Alabastro ronfava cullata dai placidi soffi del Nord. L'intero gruppo si radunò quindi nella stanza principale della baita ma, mentre i pulcini di Fenice si rannicchiavano attorno al camino acceso, sbadigliando profusamente, il Maestro camminava nervosamente per la stanza ripassando la lista delle provviste che avevano portato con sé.
«Sicuro di aver preso tutto?» chiese a Fraxinus, per la terza volta in poco più di qualche minuto. Marciando senza meta, rischiò che la spada assicurata al suo fianco si incastrasse tra le gambe del tavolo su cui avevano mangiato in quel paio di giorni, trascinandoselo dietro; se ne accorse all'ultimo momento e, aggrappando l'elsa di Giglio Bianco, la inclinò verso il retro delle sue gambe con nonchalance, evitando l'incidente.
Godwyn diede le spalle al camino per osservare meglio il Custode; era un apprendista da quasi sei anni, ovvero metà della sua vita, eppure in tutto quel tempo passato fianco a fianco con i Maestri, e Maestro Igor in particolare, non aveva mai visto nessuno dei suoi insegnanti tanto agitato. Comprendeva che nella loro situazione fosse più che naturale provare ansia o timore, se non per se stessi almeno per i propri allievi, ma non riusciva proprio ad accostare l'imperscrutabile guerriero dall'aria severa e seriosa con quell'uomo dall'espressione contrita.
«Per quanto ne sappiamo, c'è un intero esercito di Chimere in giro per i boschi e non ci sarà possibile tornare tanto presto. Dobbiamo assicurarci di non lasciare nulla indietro» insistette, fermandosi a sospirare quando si accorse che Fraxinus era sul punto di addormentarsi e non lo stava affatto ascoltando.
«Cosa?» gli domandò lui, stropicciandosi gli occhi.
Godwyn seguì lo sguardo di Maestro Igor e si soffermò sul volto stanco ed emaciato dello stregone, con un paio di borse biancastre al di sotto degli occhi bordeaux che risaltavano nella pelle abbronzata. Tra il combattimento con la Chimera, le guarigioni, le bende incantate di Billy, Arthur e Godwyn e il baule animato attivo da due giorni il giovane Uruls sospettò che Fraxinus fosse allo stremo delle sue forze; e a giudicare dal cipiglio preoccupato di Maestro Igor, lui aveva ipotizzato lo stesso.
«La lista» gli ricordò Igor, sventolando il pezzetto di pergamena. «Abbiamo preso tutto?»
Fraxinus, seduto sulla poltroncina rossa accanto al camino, titubò per un attimo prima di annuire con poca convinzione. Alle sue spalle il baule con le gambe piegava le articolazioni al rallentatore, quasi totalmente privo dell'allegria che gli era stata infusa.
Fraxinus, che si alzò dalla sua seduta coprendogli la visuale sul baule, si diresse verso la porta. «Vado a controllare il perimetro, tu fa' in modo che siano tutti pronti a partire a bre-» Si interruppe di colpo, aggrappandosi al pomello.
Igor e Kalika, che gli stava lanciando occhiatine inquiete dal momento in cui l'avevano visto quella mattina, gli si avvicinarono in fretta, pronti a sorreggerlo in caso di un mancamento, ma l'Uruls drizzò la schiena e scoccò loro un sorriso stanco come per rassicurarli.
«Forse dovrei controllarlo io il perimetro e tu radunare i ragazzi...» propose Igor, già conscio della risposta dell'amico.
«Sto bene, sul serio» affermò, uscendo.
«E poi dice che sono io a non accettare mai l'aiuto degli altri» borbottò sottovoce, incrociando le braccia.
Lo fissò avanzare con lentezza nel manto di neve, che si era posato durante il giorno, in cui affondava fino ai polpacci; Kalika sembrò intenzionata a seguirlo fuori, ma si fermò alla fine degli scalini di legno del patio limitandosi a tenerlo d'occhio.
«Quanta magia ha consumato Maestro Fraxinus nello scontro con la Chimera?» chiese Godwyn, cogliendo di sorpresa l'uomo.
Lui si lisciò i baffi in preda al nervosismo prima di parlare con tono serio. «Molta. Speravo che voi apprendisti non ve ne accorgeste.»
Godwyn sbirciò i suoi fratelli, che si comportavano come se nulla fosse. «Io pensavo che l'avrebbero notato tutti.»
Igor sorrise. «Persino Billy e i gemelli?»
Il giovane Uruls notò il ragazzone schiacciare un pisolino occupando l'intero divano mentre Malcolm gli disegnava sul volto e Duncan contemplava il pulviscolo che danzava nel cono di luce che filtrava dalle tende a quadri.
«Non proprio tutti» si corresse, scuotendo la testa.
«Smettila!» lo sgridò Arthur; eppure nell'ammirare il capolavoro non riuscì a soffocare una risata e decise di aggiungere dei baffi come proprio tocco personale.
Arold, poggiato con la schiena a uno spigolo del camino in mattoni, si piegò di lato per controllare lo sviluppo di quell'opera d'arte e continuò a sgranocchiare con un ghigno divertito il pezzo di carne essiccata che aveva scelto per colazione.
Il baule di Fraxinus, che fino a quell'istante aveva continuato a saltellare su e giù, si schiantò al suolo di faccia, con le gambe metalliche dritte come lame invece che leggermente piegate.
«È un'altra Chimera?!» Billy scattò in piedi, scandagliando freneticamente la stanza con gli occhi castani.
Il Maestro si portò una mano sul fianco, e indicò con l'altra il ragazzone. «Levategli quelle oscenità dalla faccia!»
«Voi non capite la mia arte!» si lamentò Malcolm, sventolando il carboncino.
Il Custode roteò gli occhi, ma poi li assottigliò. «Più che la tua arte, non capisco come facciate a conoscere certi dettagli del corpo di una donna.»
Arthur e Malcolm si guardarono l'un l'altro con rapidità mentre Billy cercava di strofinarsi via gli scarabocchi.
«Perché non li hai fermati?» ringhiò il ragazzone. «Sono il tuo migliore amico, Arold!»
«Proprio perché sei il mio migliore amico non mi sono unito a loro e ho solo guardato.»
«Grazie ai tomi della biblioteca dedicati alle... ninfe?» Si azzardò il Leis, rispondendo a Igor.
«Maestro Etherlweard li ha censurati anni fa.»
«Al circo!» esclamò Malcolm, dando di gomito al fratello affinché lo confermasse. Duncan, completamente ignaro, stava giocando con una piuma di Malobecco sfuggita all'imbottitura del divano; se la poggiò su un dito e la soffiò in alto osservandola cadere lentamente.
«Non sto ascoltando, quindi potrei sbagliarmi...» La penna ricadde e Duncan la sollevò ancora. «Però Mal sembra piuttosto convinto di ciò che dice.»
«La vostra compagnia circense era composta da soli uomini.» Igor li squadrò uno alla volta. «Qualcun altro vuole tentare la sorte con una risposta idiota?»
Kalika, sull'uscio, bussò contro lo stipite della porta d'ingresso per richiamare a sé l'attenzione. «Non ci sono Chimere in vista, meglio muoversi.»
Malcolm colse l'occasione dorata al volo. «Noi portiamo fuori il baule! Vero, ragazzi?»
Arthur concordò subito, aiutandolo a sollevare il pesantissimo forziere... che misero giù dopo appena un istante.
«Duncan!» lo richiamò il gemello.
«Ah, scusate.» Lasciò il liuto sul divano e si unì ad Arthur e Malcolm, ma neanche allora riuscirono a staccare il bagaglio di Fraxinus, più le gambe in ferro che ora erano solo zavorra, dal pavimento.
«Potremmo aver bisogno di una mano di natura magica» disse il Leis, sorridendo con innocenza.
Godwyn iniziò a sganciarsi le catene, ma Igor schioccò la lingua per fermarlo.
«Rivelatemi dove nascondete le illustrazioni volgari e, forse, permetterò a Godwyn di alleggerire il baule.»
«Non so di cosa stiate parlando.» Malcolm fece spallucce, continuando a scuotere la testa.
«Peccato. In tal caso sono sicuro che non vi dispiacerà portare il baule di Fraxinus nelle sue stanze.»
«Fino al castello?!»
«Sì, e mi aspetto che lo scarrozziate anche fino in cima alla torre.»
«Andiamo, Maestro.» Arthur allargò le braccia. «Volete davvero punirci per una sciocchezza del genere? Siamo uomini ormai.»
Igor rise. «Uomini? Ma se non avete nemmeno un pelo di barba!»
«E questi cosa sono?» Duncan si puntò un lembo di pelle poco sopra la fine delle labbra.
«Io non vedo un bel niente.»
«Forse dovreste avvicinarvi di più.»
Igor sbuffò e agitò la mano in aria. «E magari usare anche un cannocchiale.»
Kalika ridacchiò e il piccolo di Piumartiglio, rannicchiato nel cappuccio della sua cappa, si affacciò oltre la sua spalla per identificare la fonte di quel chiasso.
«Finché non sarete adulti, e vi atteggerete da tali, vi proibisco di insozzarvi la testa con immagini sconce. Dirò a Idunn di perquisire le vostre stanze e si occuperà lei di trovare un castigo consono a un comportamento tanto vile.»
«Ci ammazzerà...» mormorò Malcolm.
Arthur gli tirò un pugno sulla spalla. «Almeno non confessare davanti al Maestro!»
«Mi dispiace davvero interrompere, considerando che guardarvi mentre vi scavate la fossa da soli è stata la cosa più divertente del mese, ma vi ripeto che è meglio muoversi.» Kalika indicò la porta d'ingresso con il pollice.
Igor si voltò verso Godwyn. «Se non ti dispiace, potresti alleggerire il baule?»
«Vi ringrazio!» Malcolm unì le mani in segno di preghiera.
Il Maestro gli scoccò un'occhiataccia. «Acconsento soltanto perché, a sollevare quel forziere, Arthur rischia che la sua ferita si riapra.»
Il giovane Uruls si tolse la catena sinistra, acchiappò la maniglia di corda e si avviò fuori con naturalezza, quasi stesse portando a spasso un cucciolo particolarmente mansueto.
«Forza, andiamo. Prima torniamo a Castel Neve e meglio è» commentò Igor, dietro di lui. Attese che i suoi allievi fossero usciti e poi chiuse a chiave la baita. Avanzarono in fila per due, con Fraxinus davanti e Igor a chiudere la fila per alcune ore, finché non arrivarono nei territori della Gilda e presero a salire il sentiero che conduceva alla Gilda.
Ormai al sicuro sulla strisciolina di ghiaia che si arrampicava su per il fianco del Vulcano Gelato, Igor si affrettò ad affiancare Fraxinus in capo al gruppo.
«Come ti senti?» chiese all'amico, che aveva già il fiatone dopo pochi passi di salita.
«Sto bene, smettila di preoccuparti» gli rispose, liquidando in fretta la questione.
Igor non demorse. «Non stai bene, Fraxinus. L'ultima volta in cui ti ho visto in questo stato fu il giorno in cui Ethelweard morì e tu e Tybalt cercaste in ogni modo di salvarlo. Ci hai messo settimane per riprenderti e-»
«Igor» lo interruppe, chiudendo gli occhi per qualche secondo. «Abbiamo questioni più urgenti della mia salute. Tu sai cosa significano quelle Chimere.»
«No, invece, potrebbero significare qualunque cosa ed essere state costruite da un Uruls qualsiasi.»
«Da un Uruls qualsiasi? C'è soltanto un Uruls ancora in vita in grado di assemblare quelle creature con tale maestria e a possedere la formula del Canto del Ghiaccio, dopo che il suo inventore, ed ex assistente, Iarlaith fu ucciso nella Conquista. E tu sai anche questo però non vuoi ammetterlo.»
Igor si accertò che gli apprendisti non stessero origliando e, quando li trovò immersi in una discussione atta a scegliere il nome della piccola Piumartiglio, continuò a parlare senza remore. «Puoi biasimarmi? Se hai ragione e le Chimere che abbiamo affrontato sono frutto del lavoro di Zirante...»
Fraxinus abbassò lo sguardo e inspirò con difficoltà, e Igor capì che non era per la stanchezza, ma per la gravità di ciò che stava per dire. «Allora sta per scoppiare una guerra.»
«Mi rifiuto di credere che Zirante scatenerebbe una guerra. E mi sorprendo che tu ne sia invece così convinto! Stiamo parlando di tuo padre, Frax.»
Fraxinus sbuffò con amarezza. «Non sarebbe la prima volta che un membro della mia famiglia compie azioni indicibili che nessuno si sarebbe aspettato.»
«Zirante non è Erica.»
«Infatti non intendevo Erica.»
La sola ipotesi che Fraxinus potesse riferirsi a se stesso sconvolse Igor che, per la prima volta da quando si erano riuniti, vide l'Uruls adulto al posto del ragazzo mingherlino e dall'indole solare con cui era cresciuto.
«Cosa vorresti dire?» domandò, quasi temendo la risposta.
Fraxinus smise di guardare l'amico negli occhi per concentrarsi sulla sagoma di Castel Neve che svettava sulla cima del monte, appena una lega più avanti. «Che in questi trent'anni non sempre ho percorso la via giusta. A Marvìa come oppositore del Principe Edward, prima di accogliere Kalika, ho spesso camminato sul filo che divide giusto e sbagliato, e mentirei se affermassi di non essere mai scivolato nel lato sbagliato.»
«"Sbagliare è importante, riconoscere di aver sbagliato fondamentale".» Igor citò il Gran Maestro Hans, che aveva preceduto Gregory, e strinse la spalla di Fraxinus. «Non ho idea di cosa tu abbia fatto, o ti sia sentito in dovere di fare a Marvìa, ma ti conosco e sono sicuro che avessi le migliori intenzioni.»
Fraxinus parve incupirsi, ma l'istante successivo sul suo viso comparve un sorriso abbozzato. «Spero che il Drago la pensi allo stesso modo e possa perdonarmi.»
Alla fine, il tratto in salita si appiattì e la Gilda, con le sue alte torri e il corpo principale squadrato che scompariva nella montagna, fu ben visibile a meno di un quarto di lega di distanza. Gregory e Idunn erano sulla soglia del cortile, immersi nella neve fino e oltre le caviglie.
«I miei poveri bambini» piagnucolò la Dul. Corse da Arthur, misurandogli la febbre con il palmo, dato che il dorso di roccia delle mani non era sensibile, e gli alzò mantello e camicia per controllare di persona la ferita.
Il Leis batté i denti mentre manteneva il lembo dei vestiti per permettere alla governante di sbirciare il taglio avvolto dalle bende. «Non avresti potuto aspettare che mi fossi piazzato accanto al fuoco?»
Idunn si allontanò subito, agitando le dita con nervosismo. «Scusami, tesoro. È che mi sono preoccupata da morire. Senti ancora il Canto del Ghiaccio in circolo?»
Arthur cacciò una risata nervosa e strabuzzò gli occhi. «Canto del...? Cos'è un veleno? Ho avuto del veleno in circolo?»
La governante si voltò verso i Maestri, coprendosi la bocca. Igor sospirò e si massaggiò le tempie.
«Idunn!» la sgridò Gregory.
«Mi è scappato, va bene?!»
Fraxinus farfugliò per qualche secondo prima di riordinare la frase. «Sì, ma ricordavo bene la formula della tossina e non sei mai stato in pericolo. Ho esplicitamente chiesto ai ragazzi di non dirti nulla per non angosciarti.»
«Quindi ne erano a conoscenza tutti tranne me?»
«Beh, adesso lo sai anche tu» disse Idunn, forzando un sorriso. «Perché, piuttosto, non mi seguite nella Sala Grande? Ho preparato un abbondante pranzo.»
«Vi raggiungeremo dopo» li rassicurò Igor che, dopo un cenno d'intesa con Fraxinus, si avviò nell'ufficio del Gran Maestro.
Una volta in cima alla torre, Fraxinus si lasciò cadere sul divano e Igor prese posto accanto a lui. Gregory invece, marciava nervosamente dietro la scrivania, con la luce del tramonto che attraversava appena i vetri incrostati di ghiaccio della grande finestra arcuata.
«Non ne capisco il senso» disse Gregory, dopo essere stato messo al corrente di tutto. «Perché liberare le Chimere nei territori della Gilda? Perché anche solo costruirle? Fu il primo a opporsi al loro utilizzo ai tempi in cui la Repubblica Uruls era ancora una regione autonoma.»
«Si tratta di un malinteso, non c'è altra spiegazione» sostenne Igor.
Fraxinus si passò una mano sul volto. «Vorrei tanto crederlo, ma mio padre non si prenderebbe la briga di calpestare i propri ideali e riesumare una tattica bellica dimenticata da decenni per una ragione di poca importanza.»
Gregory si poggiò con le nocche alla scrivania. «Zirante ha sempre rifuggito la violenza in ogni sua forma, perché dovrebbe cominciare di punto in bianco a fabbricare macchine da guerra?»
Fraxinus espirò e allargò le braccia. «Difendersi? Attaccare? Non ho sue notizie dirette da quasi dieci anni, ma tra i figli delle bestie di Marvìa giravano delle voci a cui, prima di trovarmi faccia a faccia con una Chimera, non avrei mai dato conto.»
«Ovvero?» lo spronò Gregory.
«Si diceva che uno degli Uruls più anziani stesse covando vendetta contro la famiglia reale e avesse intenzione di mettere su un esercito e marciare su Marvìa per restituire ai figli le regioni d'origine.»
«E perché non hai dato peso a questi pettegolezzi?»
Fraxinus scrollò le spalle. «Perché di storie del genere ne spuntava una ogni settimana, ma nessuna si è rivelata veritiera... almeno finora.»
«Forse questa volta non è diversa dalle altre. Non possiamo sapere con sicurezza se c'è Zirante dietro questo ipotetico vento di ribellione» sottolineò Igor.
«Te l'ho detto, Igor, è l'unico Uruls ancora vivo con l'attitudine per la Creazione, Negromanti tra i suoi discepoli, le risorse per costruire delle Chimere e la formula per il veleno più letale mai concepito dagli Uruls.»
Gregory, mani incrociate dietro la schiena, si voltò verso la finestra che affacciava sulla Foresta d'Alabastro, ma il suo sguardo parve spingersi oltre la linea dell'orizzonte e la sua attenzione ignorava il panorama che si spandeva davanti a lui. «Hai modo di contattare tuo padre? Conversare con lui di persona ci permetterebbe di chiarire la questione una volta per tutte.»
«Mio padre no, ma può darsi che riesca a raggiungere Erica.»
Sia Fraxinus che Igor si accorsero delle ampie spalle di Gregory irrigiditesi all'improvviso alla menzione di Erica, ma non dissero nulla.
«Bene» fece il Gran Maestro. «Dille di mandare le informazioni in suo possesso tramite fuoco-fatuo.»
I due amici si guardarono l'un l'altro e fu Igor a prendere parola.
«Se Zirante stesse davvero preparando un esercito in vista di una guerra, non credi che affidare delle informazioni così delicate a dei fuochi-fatui sarebbe imprudente?»
«Non abbiamo un'alternativa.»
«Se la invitassimo a Castel-»
«È fuori discussione!» ringhiò Gregory, interrompendo Fraxinus. «Morirei prima di permetterle di varcare di nuovo la soglia di questo castello. Sarebbe un insulto alla memoria di Ethelweard.»
«Gregory, sii ragionevole» lo supplicò Igor. «Se dei fuochi-fatui del genere finissero nelle mani sbagliate, Fraxinus e di conseguenza la nostra Gilda ci andrebbero di mezzo. Rischiamo di essere accusati di alto tradimento per aver cospirato contro la corona.»
«L'Ordine dei Custodi è al di sopra delle parti, lo è sempre stato. I reali non muoverebbero mai alcuna accusa nei nostri confronti, un attacco a una Gilda è un attacco contro tutte le Gilde. Si ritroverebbe tra le mani un conflitto impossibile da vincere.»
«I nostri rapporti con il resto dell'Ordine non sono dei migliori, non sono sicuro che si schiererebbero dalla nostra parte.»
«Lo faranno.»
«E se non accadesse?» lo incalzò Igor.
«Allora affronteremmo da soli qualunque conseguenza!»
«E lasceremmo che siano anche i ragazzi ad affrontarla?»
Gregory schiuse le labbra per controbattere, ma le strinse subito dopo. «Cosa vuoi che ti dica, Igor?»
«Che se Fraxinus avesse ragione, se Zirante stesse davvero organizzando una marcia su Marvìa ed Erica fosse in grado di confermarlo, la accoglieremmo per parlarne a quattr'occhi e avere delle risposte.»
«No» sentenziò all'istante. «Incontratela pure senza di me in una delle innumerevoli bettole del Nord, ma Erica non metterà mai più piede in questa Gilda.»
«Non possiamo discuterne in una taverna!»
Fraxinus sospirò. «Gregory, so che odi mia sorella per ciò che ha fatto, ma le sue intenzioni erano-»
«Credi che mi importi qualcosa delle sue intenzioni?» urlò di colpo, il viso severo contrito dalla furia. «La mia compassione per lei è andata persa molti anni fa, quando decise di macchiarsi di un tale peccato! Non rammenti le urla atroci di nostro fratello? Il suo corpo contorto e putrescente, l'anima agonizzante?»
«Li ricordo eccome» ribatté lo stregone, per niente sorpreso da quell'esplosione d'ira.
«Li ricordiamo tutti» disse Igor.
«E osate rimproverarmi l'odio che nutro per lei?»
Igor si alzò in piedi e poggiò i palmi sulla scrivania, fissando Gregory dritto negli occhi. «Ti rimprovero l'attaccamento morboso all'orgoglio. Nessuno ti sta chiedendo di perdonarla, ma-»
«Ma di ignorare ciò che fatto finché non veniamo a capo di questa faccenda. Beh, io non posso ignorarlo, nemmeno per un singolo istante, Igor!»
«Basta!» urlò Fraxinus. «Non sappiamo ancora nemmeno se ho ragione! Le invierò un fuoco-fatuo per chiederle se ha notizie recenti di nostro padre, cosa che dubito conoscendo la sua allergia al restare in un luogo per più di cinque minuti e il brutto vizio di non avvertire mai nessuno dei suoi piani di viaggio. Riprenderemo il discorso solo in caso sapesse qualcosa, altrimenti dimenticheremo questa conversazione, va bene?»
«Bene» latrò Gregory.
«D'accordo» sibilò Igor.
«Piuttosto...» Si sedette sul bracciolo del divano. «Cosa diciamo ai ragazzi?»
«Non occorre che sappiano nulla.» Il Gran Maestro si accomodò al suo scranno, sistemando con rabbia documenti e soprammobili. «In fondo, le nostre sono solo congetture. Potremmo aver mal interpretato le azioni di Zirante.»
«Su questo hai ragione» convenne Igor, con un certo disappunto. «Però trovo giusto rassicurarli. Essere inseguiti e quasi ammazzati da una Chimera deve averli terrorizzati a morte.»
Gregory si massaggiò la mascella. «Per adesso neghiamo di essere a conoscenze di alcunché. Nella sventurata circostanza in cui i nostri timori si avverassero, allora li avvertiremmo.»
«Mi sembra giusto» commentò Fraxinus, prima di essere colto da uno sbadiglio,
«Hai una pessima cera...» constatò Gregory. «Hai di nuovo ecceduto nell'utilizzo della magia?»
Fraxinus si voltò verso Igor. «Gliel'hai detto tu?»
Igor scosse il capo.
«Come se ce ne fosse bisogno! Ti conosco, Fraxinus. A meno che gli apprendisti non siano in pericolo di vita, la prossima volta lascia ai loro corpi il compito di guarire le ferite.»
«E a me il compito di sbarazzarmi di belve e mostri» aggiunse Igor.
«Ehi, sono pur sempre l'Incantatore di questa Gilda! Se lascio tutta la gloria a voi, a me che resta?» chiese, in tono scherzoso.
I suoi amici non stettero al gioco, quando si trattava della pericolosa abitudine di Fraxinus di oltrepassare il proprio limite non lo facevano mai.
«È una cosa seria, Fraxinus» lo riprese Gregory.
«Ogni volta che passi il limite il tuo corpo si indebolisce e la tua energia si ricarica sempre più lentamente. Arriverà presto il giorno in cui non reggerai lo sforzo e morirai, se non ci dai un taglio.»
«Lo so, Igor» replicò, tentando senza successo di nascondere il fastidio che provava quando Gregory e Igor mettevano bocca sull'argomento. «Non c'è bisogno di ricordarmelo.»
«Spero che sia davvero così.»
«Questa riunione è finita?» domandò, rivolgendosi a Gregory, che annuì. «Bene, se qualcuno mi cerca, sarò nella torre» soffiò, uscendo dalla stanza in fretta.
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