I Morti sono in Pace
Solomon Herbs, suo parente lontano, anche lui legato a doppio filo alle Bestie, alla caccia, a quella vita di sangue e dolore.
Dopo averlo sentito uscire di casa, Lucien rimase da solo per quasi un'ora, a sentire gli ululati del vento riempire il silenzio della notte. Col bicchiere vuoto in mano, rifletteva, si sforzava di trovare una soluzione a quella domanda che da decenni lo tormentava, ormai diventata un'ossessione che aveva logorato la sua vita, aveva distrutto la sua famiglia e la sua anima.
Perché non ricordava nulla del suo viaggio nel Mondo delle Tenebre?
Si scosse solo per raggiungere il cassettone nella camera da letto. Frugando tra la biancheria, infine, la sua mano si poggiò sulla pelle ruvida del sacchetto. Lo estrasse lentamente e si fece scivolare quello strano pezzo di ferro tra le dita. Era grande come la sua mano, solo parzialmente coperto da un alone scuro che sembrava sangue. Passò un dito su quelle incisioni dalle forme geometriche. Era pesante e sapientemente tagliato in modo da formare angoli e linee precise. Ripensò a Valerie, a suo padre e al nonno. Perché non ricordava?
Si scosse dai suoi pensieri quando qualcuno bussò alla porta. Cercando di ridarsi un contegno, andò ad aprire, infilandosi in fretta il sacchetto di pelle nella tasca. Si aspettava di ricevere di nuovo Solomon. La sua delusione era pari solo alla rabbia che cominciava a nascergli in corpo.
"Salve, Lucien" Eluay aveva sempre lo stesso sorriso enigmatico, in quei lineamenti da Aladel che venti miseri anni non avevano quasi per nulla sfiorato.
"Cosa vuoi?"
"Non mi fai entrare?" Lucien rimase a fissarlo, con un'intensità tale da mettere l'Aladel in soggezione.
"D'accordo – continuò l'Aladel – Sono venuto per sapere di Solomon" Lucien s'accigliò.
"Cosa vuoi sapere?"
"Voglio sapere se gli hai detto di ciò che hai recuperato nel Mondo delle Tenebre e del nostro accordo" Lucien strinse i denti. Avrebbe voluto prenderlo a pugni, come molte volte prima di quel giorno.
"Perché t'interessa così tanto quel pezzo di ferro, Aladel?"
"Non posso dirtelo, lo sai. Erano questi gli accordi. Non lo hai dato a Solomon, vero?" Eluay avrebbe preferito non fare quella discussione sulla porta, ma aveva avuto a che fare con Lucien diverse volte, e discutere non era il suo forte.
"L'ho dato via assieme al magazzino, te l'ho già detto. Se vuoi sapere chi lo ha adesso devi dirmi di Valerie" Eluay sentiva un nodo stringergli la bocca dello stomaco ogni volta che sentiva quel nome.
"Te l'ho già ripetuto decine di volte, io non so nulla di Valerie"
"Piantala. Quando ti deciderai a parlare allora avremo un accordo"
"Valerie stava a cuore anche a me..." replicò Eluay. Lucien non lo lasciò finire e cercò di colpirlo con un pugno. L'Aladel riuscì a schivare, e quando Lucien ci riprovò, finì per colpire solo l'aria.
"Va via" sussurrò l'Umano in uno spruzzo d'odio.
"Lucien..."
"Va via" urlò con tutto il fiato che aveva. Eluay si morse la lingua e, senza replicare, sparì nelle ombre della notte.
Una volta rientrato a casa, Lucien chiuse in fretta la porta e si gettò in cucina, dove, presa la bottiglia ingollò un altro bicchiere di brandy. Le lacrime sgorgarono irrefrenabili.
Un altro Connor era finito nelle mani degli Aladel e dei Cacciatori, e stavolta era colpa sua, completamente sua. Una vita rovinata dalla caccia a quelle maledette creature, dall'ossessione di un passato oscuro. Gli anni erano passati e, nonostante i suoi sforzi, non era riuscito a costruirsi una famiglia, a liberarsi sei suoi incubi. Non era riuscito a essere un uomo migliore di suo nonno Lucas. Trascorse la notte nel baratro profondo del suo odio per se stesso.
All'alba, quando i primi raggi di sole illuminarono il cielo terso sopra Folkrith, uscì di casa, trascinandosi come un'ombra della notte che fugge la luce. Risalì la collina dietro casa sua, diretto al cimitero di Blue Hills. Tremando per l'aria fredda del mattino e la stanchezza, arrivò di fronte alla lapide dell'unica persona di cui si era mai fidato.
"Mi dispiace – sussurrò singhiozzando – Mi dispiace di non averti dato retta. Lucas aveva te, io non ho nessuno"
Stringeva il sacchetto tra le mani, e piangeva, poggiato con una mano sulla lapide del Capo dei Cacciatori Norman Flynn.
Da lontano, fra le ombre del colonnato d'ingresso del cimitero, Eluay osservava Lucien, in ginocchio. Non aveva più il suo sorriso, scomparso per sempre assieme all'unica donna che si era mai concesso di amare.
"Siamo soli, amico mio" disse, mentre una lacrimasolcava il suo viso.
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