4. O Giochi o Muori

Will non chiuse occhio per diverse notti. Pensava e ripensava a Ruben che crollava inerme a terra, il suo sangue che ricopriva il pavimento, l'assoluta leggerezza con cui Golìr e i suoi potevano togliere la vita a qualcuno. Non aveva mai visto morire qualcuno in quel modo, trafitto da una lama e sgozzato come un animale. Lui non era un assassino. Era bravo in quello che faceva, ora il problema era se sarebbe stato abbastanza bravo da fare il passo successivo. Non che avesse scelta.

Non voleva essere una persona senza scrupoli come il Grigio, quella era una vita ancora peggiore di quella in cui si era infilato con le sue mani. Mentre i giorni passavano, e l'attesa lo logorava, nella sua mente cominciarono a formarsi trame tra le più varie, che includevano piani di fuga più o meno strutturati e, addirittura, la remota possibilità di ingannare Golìr e il Grigio e tirarsi fuori da tutta quella storia. Fantasie impossibili da realizzare, ovviamente. Non aveva idea di che fine avesse fatto Josh, ne quando si sarebbe rifatto vivo il Grigio.

Una mattina, poco dopo l'alba, qualcuno bussò alla porta di casa sua. Will, col cuore in gola, andò ad aprire. Il Grigio lo fissò con uno sguardo che poteva ucciderlo.

"Dieci minuti. Raccogli la tua roba, non tornerai qui per un bel po'" disse solo questo, poi si voltò e risalì a cavallo. Will preparò il suo zaino in fretta e furia, senza pensare troppo a quello che stava facendo. Riusciva solo a pensare al suo prossimo lavoro, e a cogliere la prima occasione per fuggire e non farsi più trovare. Improvvisamente Folkrith gli sembrò un posto meraviglioso, seppure tale convinzione nascesse dal terrore per ciò che lo aspettava e non per tutti gli anni che aveva trascorso lì.

Cavalcando dietro al Grigio, dopo diverse ore di viaggio, Will si rese presto conto che la situazione era reale. Stava rischiando la pelle e a breve avrebbe scoperto per quale assurdo motivo. Forse era arrivato il momento di smettere di scappare, da suo padre, dalla sua vita, dai suoi problemi. Forse era arrivato il momento di crescere ed affrontare la vita per quello che era, una sfida all'ultimo sangue, dove scappare, dal pericolo, dalla morte e dalle proprie responsabilità, serviva solo a ritardare l'inevitabile senza mai avere la possibilità di tirare il fiato.

Basta scappare, era giunto il momento di far vedere i suoi numeri.

Cavalcarono per tutto il giorno, in silenzio, per accamparsi al tramonto accanto a un ammasso di rocce poggiate su un fiume le cui acque scorrevano pigre, tra il muschio e i sassolini colorati. Il Grigio non lo aveva mollato nemmeno un secondo, e, nonostante non gli avesse mai rivolto la parola, aveva percepito il suo sguardo glaciale per tutto il tempo.

Lo aveva studiato, le sue reazioni, i suoi silenzi, la sua capacità di sopportazione.

"Hai un nome d'arte? Oltre a Will, intendo" Will aveva lo sguardo basso sulla sua ciotola di zuppa fumante.

"No, solo Will" il Grigio posò la sua ciotola e si pulì le mani per cominciare ad affettare la sua mela.

"Allora dimmi 'Solo Will', pensi ancora al tuo amico?" Will annuì.

"E sei dispiaciuto per la sua fine?"

"Solo un mostro non lo sarebbe" rispose Will trattenendo il rancore.

"Capisco – continuò il Grigio affettando un altro pezzo di mela – Allora lascia che ti dica una cosa. Non avete derubato un comune dottore di Rock Crystal, si da il caso che il distinto Mr.Pinckle sia cugino di Golìr, nonché nostro associato a Rock Crystal. Quindi, quando è venuto da noi in cerca di giustizia, siamo riusciti a rintracciare la finta guardia che stava tentando, con molto poco zelo, di rivendere la spilla con la farfalla"

Ruben, maledetto idiota.

"Quando lo abbiamo beccato piagnucolava come una femminuccia. Vi ha venduto subito sai? Tu, Josh. Non abbiamo nemmeno dovuto insistere" Will abbassò lo sguardo. Dannato Ruben.

"Il motivo per cui lo abbiamo giustiziato è proprio questo. Golìr non ama la concorrenza, come l'inettitudine e svariate altre mancanze nello spirito di un criminale che si rispetti. Quelli che proprio non sopporta, però, sono i chiacchieroni e le spie. Alcune cose vanno fatte e basta, che ti piacciano o no. Il tuo amico andava punito, che lo facessi tu o noi ha poca importanza, e con te ci si poteva fare qualche soldo. Perciò, tu sei qui e lui riposa in un buca nel terreno, capisci?"

Non era colpa di Ruben, a malapena sapeva dove abitava, forse Ruben non era nemmeno il suo vero nome, non poteva sorprendersi che non ci fosse stata lealtà tra di loro.

Il Grigio si allungò, per guardarlo meglio. Will si sentiva morire ogni volta che lo faceva.

"E il motivo per cui lo abbiamo fatto di fronte ai tuoi occhi terrorizzati e non lo abbiamo semplicemente scaricato da cadavere in un fosso come facciamo di solito era per chiarire un punto. Tu non hai intenzione di fare lo stesso errore, dico bene?"

"No" rispose con un filo di voce Will. Il Grigio, dopo quella breve tregua, tornò nel suo astioso e inquietante silenzio.

Quando, la sera seguente, giunsero alla locanda dove dovevano incontrare gli altri, il Grigio cambiò atteggiamento.

Sembrava preoccupato, concentrato su pensieri oscuri, con uno sguardo che Will non gli aveva mai visto addosso. Lasciarono i cavalli alle scuderie comuni, pagando l'affitto per le stalle e facendo il giro largo. Will conosceva la locanda, suo padre ci andava spesso da giovane, e solo dopo anni si rese conto che era sempre stato un covo di malviventi. Il Grigio lo portò per vie parallele, guardandosi spesso attorno ed evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di chiunque. Quando giunse all'ultima svolta, arrestò il passo e si sporse di poco oltre l'angolo. Dopo qualche secondo gli fece segno di seguirlo e rimanere in silenzio. Si avvicinò all'affollata entrata di un pub piccolo e stretto, incastrato tra le mattonelle scure degli alti palazzi attorno. Chiese una sigaretta e ne offrì una anche a Will. Il suo sguardo sembrava abbastanza eloquente, e un rifiuto non sembrava essere un opzione. Mentre fumava, il Grigio guardava distrattamente in direzione della locanda, facendo finta di essere un cliente del pub e niente più.

"Quando saremo dentro cerca di sembrare un uomo – lo istruì il Grigio avvicinandosi – Le cose potrebbero farsi movimentate. Ora entro io, aspetta un paio di minuti, poi entra anche tu e raggiungimi al tavolo – disse prima di avviarsi – Tanto non hai intenzione di scappare, vero?" Will annuì, mentre le budella gli si attorcigliavano dalla tensione.

Vide il Grigio salutare un paio di clienti, dirigersi verso la piazza e sparire dietro le porte scure della locanda. Quei due minuti furono di estenuante attesa, minuti in cui nella mente di Will si combatteva una battaglia tra il desiderio di fuggire, ora che era solo, e il terrore per le conseguenze di un suo gesto così stupido e avventato. Coprì il tragitto tra il pub e la locanda col cuore in gola.

All'interno della locanda c'erano decine di clienti, tutti intenti a bere birra, straparlare e cantare. Attorno a un tavolino appartato sulla parete Nord vide il Grigio assieme ad altre tre persone. Mentre li raggiungeva, tentò di darsi un contegno, invano. Il Grigio lo accolse allungandogli una sedia. Due dei commensali del Grigio si assomigliavano molto, probabilmente fratelli, alti e robusti, biondi, con la pelle ruvida e segnata da una rete di cicatrici, tutto l'opposto del terzo, magro e dal fisico atletico, vestito con una camicia pesante sbottonata sul petto.

"Will, ti presento Sam e Neil Blum, e lui e Widon Whinfield" Will salutò tutti e rimase in silenzio.

"Come stavo spiegando ai tuoi nuovi colleghi, il lavoro non è semplice, quindi pensateci bene prima di accettare. Questo è un incontro preliminare, se avete delle domande chiedete ora" Will rimase in silenzio, anche se avrebbe voluto scappare di lì senza nemmeno sentire la proposta. Gli altri si guardarono e annuirono.

"La loro presenza la posso anche capire, e la tua è ovvia – disse Widon – Ma lui, chi è?"

"Golìr garantisce per ognuno di voi, non avete mai lavorato assieme quindi le guardie non sospetteranno nulla. Golìr ha i suoi motivi per avervi scelto, e non li ha spiegati ne a me ne a nessun altro, ovviamente. Se vuoi puoi andare a chiederglielo di persona" Widon annuì e non disse altro. Dopo qualche secondo, il Grigio riprese a parlare.

"Molto bene, agli affari allora. Si tratta di un prelievo. Entriamo, prendiamo quello che dobbiamo prendere e usciamo, semplice e pulito"

"Sicurezza?" chiese Sam

"Minima, una guardia di ronda, due all'interno"

"L'obiettivo?"

"Un deposito a Deyn, nella zona del porto, niente di vistoso. Una scatola di piccole dimensioni e poi tutto quello che riuscite a trasportare con le vostre forze" i fratelli Blum annuirono soddisfatti, mentre Widon, fino a quel momento silenzioso e intento a distrarsi con le gonna della cameriera dai capelli rossi, non aveva detto nulla. Will cercava di seguire, e finora aveva capito poco di cosa gli aspettava. La sua testa si affollava di centinaia di domande, oscurate dal timore di aprire bocca e fare la figura del principiante.

"Mi sembri perplesso" disse infine il Grigio. Widon si rimise comodo, e la sua espressione dimostrava che non era affatto contento.

"E' un lavoro in diurna o in notturna?"

"Notturna" Widon storse la bocca e scosse la testa.

"Qual è il problema?"

"Golìr ha voluto noi tre perché non abbiamo mai lavorato assieme per lui, e questo qui è nuovo. Da come l'hai messa giù sembra un lavoro parecchio complesso, ci sono molte variabili e non mi convince. Per un lavoro del genere dovremmo essere il doppio, e ci vuole gente che sa come muoversi, gente che si conosce e si fida l'uno dell'altro" il Grigio ci pensò su un attimo.

"Tu non sarai abituato a discutere gli ordini di Golìr – stava continuando Widon – ma è lui stesso a volere professionisti. Non posso accettare un lavoro così al buio, ho bisogno delle specifiche prima di accettare, e se sei d'accordo a discuterne, dobbiamo cambiare aria" sia il Grigio che i fratelli cambiarono espressione, poi il secondo di Golìr annuì e si alzò. Will, mentre il Grigio si dirigeva al bancone, aveva notato uno strano movimento tra la folla. Alcuni uomini si erano piazzati di fronte alla porta, altri vicino alle finestre, sembrava che si stessero mettendo in posizione. Poteva avere qualcosa a che fare col fatto che nessuno aveva mai ordinato al loro tavolo ma le birre erano continuate ad arrivare. In cosa diavolo si era cacciato?

Quando raggiunse l'oste, il Grigio ordinò del sidro di mele. Da quanto ne sapeva Will, nel Nord di Astrand solo le donne bevevano sidro di mele. Pochi secondi dopo, gli uomini alla porta scoppiarono a ridere e a cantare facendo un baccano infernale, gli uomini alle finestre controllarono l'esterno prima di annuire e, con rapidità ed efficienza, quattro persone all'interno del locale vennero uccise a sangue freddo, il collo spezzato da coloro che avevano a fianco e con cui stavano bevendo in allegria solo pochi secondi prima. Will, senza capire cosa stava succedendo, sentì la mano di Widon che lo afferrava per un braccio e lo trascinava via.

I cinque si diressero sul retro mentre la folla attorno a loro continuava a bere e chiacchierare come se nulla fosse, facendo sparire in pochi istanti i quattro cadaveri senza farsi notare. Vennero fatti uscire in un vicolo che puzzava di acqua stagnante e sterco di cavallo. Senza fiatare entrarono nel palazzo di fronte, salendo tutte le sei rampe di scale che li dividevano dall'ultimo piano. Una volta riunitisi nella stanza all'ultimo piano, il Grigio illuminò la sala con una lampada ad olio. Erano solo loro cinque ora, riuniti attorno a un tavolo. La tensione stava uccidendo Will, il quale, alla fine, non riuscì a trattenersi.

"Ora basta – sbottò – Qualcuno vuole spiegarmi cos'è successo?" Il Grigio gli poggiò una mano sulla spalla.

"Il regno cerca di metterci i bastoni tra le ruote in continuazione. Però loro devono agire secondo le regole, noi no. Così, quando hanno provato a infiltrare alcuni dei loro nelle nostre fila, e, con l'espandersi dei nostri affari, stavamo per perdere il controllo, noi siamo corsi ai ripari. Alcuni dei nostri hanno il solo compito di muoversi tra le fila e raccogliere informazioni, ascoltare e individuare le spie. E noi, come avrai capito ormai, non facciamo prigionieri" In quel momento Will capì che nella locanda erano tutti d'accordo, erano tutti agli ordini di Golìr, anche se, probabilmente, nessuno di loro lo aveva mai visto. Will, in quel momento, venne colto da un'illuminazione. Era un gioco d'inganni, era una partita nella partita, bisognava programmare le mosse in anticipo e allo stesso tempo saper improvvisare. Quello era il mondo dei professionisti, e quel mondo richiedeva un livello di impegno di molto superiore a quello a cui era abituato fino a quel momento. Una strana sensazione di serenità lo avvolse e placò le sue paure. Non era più una questione di potercela fare o meno.

Doveva farcela, a tutti i costi, e ora aveva capito come.  

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