17. Sangue del mio Sangue
I Fresyr-Hal e i Rowir-Bat arrivarono assieme, prima di mezzogiorno. Come al loro solito, si fecero sentire da diversi chilometri prima di spuntare all'orizzonte sulla strada per la valle di Teryr. Otox, con suo gran stupore e piacere, capì immediatamente perché le due famiglie più giovani nella storia dei Nani c'avevano messo così tanto ad arrivare.
I Fresyr-Hal e i Rowir-Bat erano mediocri sia come costruttori che come guerrieri, e, al contrario dei loro cugini, la caratteristica principale che non tentavano nemmeno di nascondere era la superficialità. L'unica cosa in cui nessun Nano era migliore di loro era curare i prodotti della terra, raccoglierne i frutti e farli fiorire di nuovo. Producevano la migliore birra di radice del mondo.
Voci non confermate dicevano che Golan Rowir-Bat era riuscito a far assaggiare la sua birra a Re Olivander Nightfell e che questi ne avesse ordinate trecento casse dopo solo un sorso.
Atheius Fresyr-Hal, invece, si vantava di essere più bravo degli Aladel Verdi ad addomesticare anche gli animali più feroci, fatto confermato dalla coppia di enormi lupi fulvi che lo seguivano come un'ombra e che usava come fedeli guardie del corpo. A niente erano valsi i vari tentativi di spiegare ad Atheius che gli Aladel non addomesticavano gli animali, ma collaboravano con loro da esseri alla pari. Il Nano alzava sempre il mento in segno di superiorità, mentre le sue ferine guardie del corpo, Felix e Milù, ringhiavano aggressive per sottolineare il punto del loro padrone.
Le due carovane arrivarono con i depositi traboccanti di cibo e sementi da piantare per l'inverno, capi di bestiame e quanto serviva per tutte e sette le famiglie. Solomon, Will e Lunar osservarono dagli appartamenti privati di Otox l'arrivo e la sistemazione delle carovane, rimanendo assolutamente frastornati dalla quantità di Nani che si accalcava all'ingresso e per le diverse sale circostanti. Il rumore delle grida e delle risate era assordante, anche lassù, al settimo livello, da dove i tre osservavano, poggiati sulle balaustre, quella baraonda di barbe e lame.
"Impressionante" commentò l'Aladel.
Krix apparve dalle ampie scalinate che conducevano alla terrazza principale saltellando. Il Nano era incredibilmente felice, come Will non lo aveva mai visto.
"E' entusiasmante" esclamò, come se la sua euforia non fosse già abbastanza evidente.
"Mio padre sta organizzando una celebrazione che comincerà... Beh, credo subito. Oggi è l'ultimo giorno d'Autunno e ci sarà la Cerimonia della Chiusa, non è eccitante?" Will si costrinse a sorridere.
Sembrava che l'euforia per trovarsi riunito assieme a tutti i suoi centinaia di cugini fosse talmente forte che si era dimenticato del loro alterco e del motivo per cui Will era finito a Galad-Hal.
"Non vediamo l'ora di parteciparvi" disse Solomon togliendo tutti dall'imbarazzo.
"Si beh, comunque i festeggiamenti partono oggi. Ci sarà carne e birra e un sacco di dolci buoni, e musica..." Krix, in quell'istante, si rese conto di come stavano le cose, e si calò di nuovo nella realtà. Non aveva ancora chiarito le cose con Will, e Solomon non era esattamente uno con cui fare festa. Di Lunar nessuno sospettava nemmeno la presenza, senza contare il fatto che comunque la trovava estremamente irritante e antipatica. L'euforia dimostrata fino a qualche secondo prima scemò in pochi istanti.
"Ehm... Provvederò a farvi portare qualcosa" disse imbarazzato.
"Porgerò i miei saluti ai Capi Carovana, Krix" lo rassicurò Solomon.
"A dire il vero, mio padre ha indetto l'Assemblea delle Sette Famiglie per stasera, perciò non credo che possiate incontrarvi"
Solomon si avvicinò al Nano con aria minacciosa.
"E immagino non sia possibile partecipare a questa riunione, vero?" Krix deglutì terrorizzato.
"No – rispose abbassando la testa – Solo i Capi Carovana vi partecipano, e i rispettivi Sciamani Anziani"
"Grazie Krix" concluse Solomon con un tono altrettanto minaccioso. Il Nano, giunto saltellando dalla felicità, se ne tornò da dov'era venuto a testa bassa.
Come promesso, Krix fece portare loro cibo, vino e birra. Lunar risolse il problema della sua presenza rimanendo a sonnecchiare nel suo nuovo giaciglio. Solomon e Will rimasero soli a osservare tutti quei Nani che festeggiavano l'inizio dell'Inverno.
"Quanti saranno?" Solomon aveva provato a contarli, rinunciando quasi subito.
"Qualche migliaio credo"
"Rinchiusi qui dentro per mesi con migliaia di Nani. Il divertimento non mancherà di certo" fece una pausa, guardando verso la stanza dove stava Lunar. Voltandosi di nuovo, incrociò lo sguardo severo e preoccupato del Cacciatore.
"Se vuoi chiedere, chiedi" disse lui. Will distolse lo sguardo. Prima di essere interrotti da quella baraonda di Nani, avevano lasciato in sospeso un discorso importante.
"Cos'è successo a mio padre?" Solomon bevve un lungo sorso dell'ottima birra scura dei Nani.
"Il mio vecchio capo, Norman, mi raccontò per sommi capi la vicenda di Lucien. Lui e sua sorella hanno cercato di infiltrarsi tra gli Aladel per sapere se nascondevano qualcosa. Forse tu non ne sei al corrente perché non hai mai avuto la spiacevole occasione, ma le Bestie si comportano in modo strano con chi condivide il nostro sangue. Non ci attaccano come fanno con il resto del Mondo"
Will ripensò all'attacco dei Licantropi e delle Manticore alla Festa di Fine Estate. Gli era sempre sembrato strano che non lo avessero sbranato quando era solo e indifeso dopo la fuga dalla prigione. Poteva essere quella la spiegazione?
"Ne sei sicuro?"
"Sono un Cacciatore, Will. Per quanto mi dispiaccia ammetterlo, la mia bravura nella caccia alle Bestie non è solo talento nell'uccidere. Diverse volte mi sono trovato di fronte a morte certa e sono scampato per miracolo. Poi, quando il Capo Norman ha saputo delle mie origini, mi ha reclutato per questo compito, spiare Nani ed Aladel, e mi ha detto la verità"
"Non capisco – continuò Will confuso – Perché Nani ed Aladel dovrebbero tenerci nascosto qualcosa che riguarda le Bestie?"
"Perché probabilmente non riguarda solo le Bestie. La magia sta scomparendo da questo Mondo, e nessuno ne sa il motivo. Lucien e Valerie erano riusciti ad andare nel Mondo Oscuro per cercare di capire cosa stesse succedendo da quella parte" Will sgranò gli occhi, incredulo. Suo padre aveva avuto il coraggio di andare nel Mondo delle Tenebre?
"Solo tuo padre fece ritorno, di Valerie nessuna traccia. Purtroppo Lucien non ricorda nulla di ciò che è successo dall'altra parte. Gli Aladel, però, sanno. Sanno cos'è successo a Valerie, sanno cos'è quel pezzo di ferro che tuo padre custodisce da allora, sanno tutto, sulle Bestie, sul nostro sangue e sul Mondo delle Tenebre. Per qualche motivo non vogliono condividere le loro informazioni con noi. Col tempo, indagando di nascosto, abbiamo scoperto che i Nani di Galad-Hal e gli Aladel della Porta Azzurra mantenevano inconsueti rapporti epistolari. Per questo sono qui, e per questo ti dico di non fidarti di Lunar, come io non mi fido di Otox"
Will ripensò a quanto gli era accaduto fino a quel momento. Aveva rischiato la vita per entrare nelle grazie di un criminale senza scrupoli e la sua banda di tagliagole. Pensava di essere entrato nel mondo dei professionisti, nel giro che conta. Pensava che quella fosse la vita di uomo che dimostrava il proprio valore e aveva sempre odiato suo padre per essere un rammollito.
Ora, dopo aver saputo che suo padre era stato nel Mondo delle Tenebre ed era sopravvissuto, si sentiva un'idiota. Le parole di Lucien alla prigione gli rimbalzarono in testa come una sfilza di colpi di un pugile professionista.
'Come padre forse ho fatto schifo, ma essendo sangue del mio sangue ti tratterò come qualcuno avrebbe dovuto fare con me quando ero giovane e stupido come sei tu ora. Se preferisci le tue spacconate alla verità fa pure'
Ora la verità gli si era presentata di fronte agli occhi, ed era una verità ineluttabile, che aveva sempre saputo e aveva volutamente ignorato. Era un fallito, una delusione come figlio e come uomo. Sangue del suo sangue. Forse anche Lucien da giovane era stato stupido e avventato come lui, forse era stata la sua stupidità a portargli via sua sorella, portandolo ad affrontare un dolore tale da non volerne mai più parlare con nessuno. Cosa gli restava, alla fine, di tutti i vanti che si era fatto del suo talento? Solo la vergogna del fallimento.
"Voglio che tu capisca una cosa – ricominciò Solomon col suo usuale tono dimesso – E' vero, ti ho usato per entrare a Galad-Hal, ma ho come l'impressione che ci saresti finito lo stesso qui dentro. Non so perché e non so come avevano intenzione di fare, ma se hanno usato tuo padre allora anche tu sei parte dei loro piani. Non ti chiedo che i miei metodi ti stiano bene, voglio solo farti presente che sono la tua migliore occasione di uscirne vivo, e io ho bisogno del tuo aiuto"
"Come posso aiutarti?" sibilò alla fine Will.
Un boato attirò la loro attenzione. Un pentolone di ghisa pieno di zuppa di fagioli si era rovesciato su un braciere e aveva quasi travolto una tavolata di Nani ubriachi. I due Umani osservarono una ventina di Nani impegnati a sbellicarsi dalle risate mentre improvvisavano una finta rissa.
"Fai quello che sei abituato a fare. Sei un ladro, osservare le persone e le situazioni è la cosa che ti riesce meglio. Voglio che osservi tutto e tutti, stando in disparte e non facendoti notare, come hai fatto finora. Se vedi qualcosa di strano dimmelo"
"Devo mantenere le distanze da Lunar?"
"No – ribattè Solomon voltandosi verso gli appartamenti di Otox – Anzi, stalle vicino. Comportati normalmente, sii suo amico, ma ricordati sempre che potrebbe nasconderti qualcosa" Will strinse i denti e, nel profondo della sua anima, sentì una fiamma ardere nelle sue viscere, e un'ondata di adrenalina che non aveva mai sentito prima lo convinse ad annuire.
Lunar, con la porta d'ingresso leggermente schiusa, attese che i due Umani finissero di parlare prima di avviarsi verso la sua stanza. Una volta chiusa la porta a chiave, estrasse lo specchio dalla faretra e lo poggiò sul tavolino accanto al muro. Si concentrò e rimase in meditazione, finché senti il contatto penetrare in lei come un soffio leggero d'aria calda. Riaperti gli occhi, fissò la sua immagine nello specchio la quale sembrava animarsi per conto suo.
"Mia Luce" disse Lunar abbassando la testa in segno di riverenza.
"Lunar, figlia mia – rispose il Guardiano della Natura – Quali notizie mi porti?"
"Sono entrata a Galad-Hal, ormai è tutto pronto" Il Guardiano la guardava, scrutando nella sua anima.
"Cosa ti preoccupa dunque?"
"I due Umani sospettano di noi. Ho paura di fallire, di deludere Lei, mio padre e tutto il nostro popolo" il Guardiano sorrise.
"Ciò che ti è stato chiesto di fare è il risultato degli errori miei e del nostro popolo. Ciò che ti è stato chiesto di fare è un fardello notevole, che nessun Aladel dovrebbe essere costretto a portare, ma non sei sola" Lunar sentì espandersi dentro di se un senso di amore fraterno, come un confortevole abbraccio di centinaia di individui che trasmettevano a Lunar, attraverso il Guardiano, tutto il loro calore. Lunar si sentì meglio, scacciò le nuvole del dubbio in pochi istanti.
"Sono pronta, mia Luce. Grazie, fratelli miei" centinaia di voci arrivarono nella sua mente, sussurrando come bisbigli nel vento.
"Non esitare Lunar"
"Non fallirai, sorella"
Per ultima, giunse la voce di suo padre, l'Incoronato.
"Sono fiero di te, figlia mia"
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