32. Giudizio Finale
Il frastuono crebbe d'intensità, divenendo assordante. Le Bestie sciamavano in ogni angolo di quella larga pianura. Lucien, dopo tutto quello che aveva passato, non aveva più paura. Rimasti completamente al buio, scoprirono diversi spiragli da cui poter guardare fuori. Nauru c'aveva già provato, senza successo. Lucien estrasse una delle sue invenzioni dallo zaino. Lo aveva chiamato Binocolo Snodabile, un nome orrendo, che si era ripromesso di cambiare una volta perfezionato. Lo usavano i Nani nel meccanismo di controllo dei loro congegni di difesa mobile. Nauru volle provare per primo.
Allungando le varie parti riuscì a farne fuoriuscire una protuberanza ma solo di qualche centimetro.
Dalla piccola lente rotonda poteva vedere poco. Una marea di squame e pelo ispido fluttuava come onde di carne avanti e indietro, a malapena riusciva a distinguere una Bestia dall'altra. Erano talmente tante da coprire il terreno, l'orizzonte, il cielo. Era un'orrenda cacofonia di latrati e grugniti, di versi acuti e striduli che si confondevano l'uno con l'altro. Vide diverse Bestie azzannarsi tra loro, camminarsi sopra l'un l'altra.
Le arpie volteggiavano sopra l'enorme massa, a centinaia, seguivano le Viverne, volando attorno a loro in cerchio. Cedette il posto a Lucien.
Anche se il Leviatano fosse arrivato, come lo avrebbero riconosciuto? Sempre ammesso che fossero riusciti a distinguerlo dal resto delle Bestie. Era un'impresa impossibile.
«Vedi qualcosa?» Lucien scosse la testa.
«Niente»
Un boato improvviso fece tremare la terra. Lucien riprese a guardare fuori. Il forte vento aveva ripreso a spazzare la spianata, le Bestie erano prese da una specie di delirio. Il loro rifugio cominciò a tremare pericolosamente, facendogli piovere addosso una nube di polvere. Un ululato spaventoso risuonò diverse volte. Era un suono basso e lungo, come centinaia di corni da battaglia suonati all'unisono. Tuoni e lampi si unirono alla baraonda, rendendo le Bestie ancora più eccitate e fuori controllo.
Lucien salì su un paio di rocce crollate e cercò un pertugio più in alto. Lo sperone era libero dalle Bestie, ma fuori sembrava essere scoppiato un uragano. Le Bestie si tenevano strette le une alle altre, muovendosi tutte assieme per assecondare le sferzate del vento. Strisciavano in balia della corrente, muovendosi attorno allo sperone che rischiava in ogni momento di venire risucchiato da quella spirale di delirio. La confusione aumentò d'intensità, un vero e proprio terremoto investì la loro postazione. Lucien perse l'appoggio e, una volta caduto a terra, battè la testa e svenne.
Quando si riprese, sentiva un forte brusio e un dolore che gli martellava incessantemente in testa. Sperava con tutto se stesso che il brusio non fossero le Bestie. Vide Nauru, intento a guardare fuori col Binocolo Snodabile.
«Che succede?» chiese il ragazzo tentando di alzarsi.
«Ah, sei sveglio. Se ne stanno andando. Dovremo aspettare qui per diverse ore credo. Tieni – Concluse lanciandogli dell'acqua – Tanto a me non serve» Lucien bevve un sorso d'acqua e rimase steso a terra.
«Ho fallito» disse. Nauru smise di guardare fuori.
«Ho fallito. Lei voleva sapere l'identità del Leviatano e io ho fallito. Non mi restituirà mai mia sorella» Nauru, per la prima volta, rise. Non era una risata di gusto, era più una ghigno di scherno.
«Te l'ho detto, non fa molta differenza, è probabile che ti abbia ingannato. Non aveva la minima intenzione di ridarti tua sorella. Senti, facciamo così – continuò scendendo dalla posizione d'osservazione e raggiungendolo – Io ti dico cosa puoi fare, e tu poi fai come ti pare, d'accordo?» Lucien lo guardava. Ormai qualsiasi aiuto andava bene.
«Arcturus mi ha detto come ucciderla» Lucien si sollevò di scatto, solo per ricadere in preda a un capogiro.
«E sarebbe?»
«Devo pugnalarla, con quel pezzo di ferro che ti ha dato l'Aladel alla fortezza» Nauru prese la sacca e lo tirò fuori. Era un normale pezzo di ferro, cosa poteva avere di così speciale?
«Arctuturs non mi ha detto cos'è, ma mi ha rivelato che, quando fu forgiato, oltre al metallo venne aggiunto altro, qualcosa di potente. Con quello posso ucciderla, mi basta ferirla»
Nauru distolse lo sguardo. Sembrava stanco, abbattuto. Forse la fine del suo viaggio era veramente la morte della Dama Sorridente, che cadesse per mano sua oppure no.
«E io cosa dovrei fare?»
«La devi distrarre abbastanza a lungo da permettermi di arrivarle alle spalle» Lucien doveva tentare. Le avrebbe estorto quelle informazioni, in un modo o nell'altro, avrebbe saputo la verità. Da quel momento in poi, però, doveva considerare la reale possibilità che non avrebbe mai più rivisto sua sorella. La domanda che gli girava in testa era quasi scontata, anche per l'Aladel.
«E con la sua morte sarai libero?» Nauru annuì.
Lui era un abitante del Mondo della Luce, e quella spedizione, che aveva portato sua sorella alla morte e aveva messo in pericolo così tante persone, aveva uno scopo e uno soltanto.
Non sembravano esserci molte motivazioni per non farlo.
Dopo diverse ore di dormiveglia, sembrava non fosse cambiato nulla. Per fortuna, l'entrata della caverna era ancora agibile. Guardarono fuori e rimasero in ascolto a lungo. Sembrava tutto tranquillo. Quando uscirono trovarono la terra completamente stravolta e ricoperta di enormi solchi ricolmi d'acqua marrone dove le Bestie si erano ammassate e assieme avevano tentato di resistere alla tempesta.
«Non succede spesso» disse Nauru.
«Cosa?»
«Che piova. Qui non piove quasi mai. Sono pronto a scommettere che i poteri del Leviatano hanno a che fare con lo scatenarsi di questo fenomeno. Capisci ora perché gli Aladel tengono sempre la guardia così alta dalla vostra parte? Poteri simili non possono passare nel Mondo della Luce, sarebbe un disastro» Lucien, uscito dalla grotta, si era già attivato per riuscire a tornare indietro. La strada ora era più contorta e accidentata, ma la cosa che stupì maggiormente Lucien fu che le Bestie, tutte le decine di migliaia radunatesi in quel luogo avevano partecipato all'adunata indetta dal Leviatano e poi, come non fossero mai state lì, erano sparite tutte.
«Mi dovrai rispiegare il tuo piano per uccidere la Dama Sorridente» Nauru camminava a testa bassa. Nonostante le sue incredibili capacità, anche lui sembrava stremato. Le ferite sul suo corpo sembravano non rimarginarsi mai completamente, aveva un aspetto terribile.
«Te l'ho detto, lei ti chiederà del Leviatano e tu le dirai che prima vuoi vedere tua sorella. Non acconsentirà subito, dovrai trattare. Io aspetterò nascosto al di fuori della dimora. Quando sarete assieme, mi darai il segnale e io interverrò. Metti al sicuro tua sorella, mentre io la tengo impegnata, poi torni indietro e la combattiamo assieme. Devo mettere a segno un colpo, solo uno. Non sarà facile, credimi. Arcturus ha detto che dovrebbe funzionare. Per accordi di non so che genere dice che non può entrare nella sua dimora tranne in circostanze particolari, e comunque resterà in zona, casomai servisse»
«Dovrebbe? Sarebbe più confortante se mi dessi qualche assicurazione in più»
«Arcturus mi ha assicurato che si occuperà delle Bestie, in modo da tenerle lontano abbastanza a lungo da permetterci di fare questa cosa» L'aveva pianificata bene. Doveva funzionare.
«Quando avremo vinto cosa succederà?» Nauru sospirò alzando le spalle.
«Voi tornerete al vostro Mondo, dimenticherete tutto come fosse stato un brutto sogno. E io, finalmente, morirò una volta per tutte»
«Dimenticare? Come potrei dimenticare?»
«Oh, non puoi. Gli Spiriti ti faranno dimenticare prima di riportarti indietro. Fa parte delle loro innumerevoli qualità» Lucien annuì senza troppa convinzione. La parte più difficile comunque era ucciderla.
Proseguirono assieme fino al bivio, poi, per evitare le eventuali spie della Dama Sorridente, si divisero.
«Buona fortuna amico» disse Nauru stringendogli la mano.
«Buona fortuna» rispose Lucien con un sorriso.
Il ragazzo proseguì cercando di immaginarsi quale sarebbe dovuta essere la sua espressione in quel momento. Aveva trovato il Leviatano. Era una Bestia, ovviamente. Lavorando di fantasia, costruì una versione convincente della menzogna, nel caso le cose fossero andate troppe per le lunghe.
Arrivò al viale d'ingresso della dimora di ossidiana. Il giardino disseminato di morti viventi era avvolto da una calma lugubre. Proseguì con passo sicuro. Lei lo aspettava, aveva sicuramente percepito la sua presenza.
Entrò nella dimora vuota. C'era silenzio e freddo, un'immobilità che sapeva di morte. Salì le scale e arrivò al piano superiore, alla stanza dove si era risvegliato. La trovò immersa nella vasca, gli occhi chiusi. I seni piccoli emergevano appena dall'acqua, una gamba lunga e affusolata appoggiata sul bordo, i piedi minuti e ben curati. La Dama Sorridente aveva piantato lo sguardo sul giovane Connor, lo fissava con quel sorriso appena accennato, che lasciava intravvedere i denti perfetti.
«Sei tornato» disse con la sua voce dolce.
Lui rimase sulla porta, ad osservarla. Ogni volta che la vedeva sentiva la passione crescere nelle viscere, avvolgere la sua determinazione come fosse una creatura tentacolare, stritolare le sue difese, con calma, senza far rumore.
«Allora, hai visto il Leviatano?»
Lucien fece qualche passo all'interno dell'ampia sala. Diversi finestroni sul lato Nord lasciavano penetrare pallidi raggi di luce che si perdevano in quelle tenebre dense. Si sedette sul bordo della vasca. Poteva vedere il suo corpo, le sue forme perfette e sensuali. Emerse dall'acqua per mettersi seduta. Gocce d'acqua le scivolavano sulla pelle candida, sulle spalle leggere. Lei lo fissava, con quello sguardo a cui era impossibile sfuggire, con quel sorriso che non lasciava scampo.
Lucien stava combattendo la battaglia più difficile, non cedere alla passione, il vero motivo per cui era partito per quella spedizione, quel veleno sotto pelle che lo aveva ossessionato per intere notti.
«Si, l'ho visto» La Dama Sorridente si avvicinò. A stento resistette al desiderio di baciarla.
«Ma prima voglio vedere mia sorella»
La sua espressione mutò, leggermente, un movimento appena accennato agli angoli della bocca. Sorrideva ancora, ma in un modo strano e affascinante.
«Accordato» rispose lei con filo di voce, afferrandolo per la camicia. Lo baciò, così intensamente che Lucien, per qualche istante, dimenticò tutto, dimenticò chi aveva di fronte, la missione, il piano di Nauru. Quel bacio durò pochi secondi, sufficienti a far vacillare la ritrovata sicurezza di Lucien. No, non poteva cedere così.
«Aspetta ...» disse lui tirandosi indietro.
«Voglio vedere mia sorella»
«Qual è il problema, Lucien, non ti fidi di me?» Non sapeva cosa rispondere. Cominciava a sudare. Forse sarebbe stato meglio far intervenire Nauru, risolverla così, ma sua sorella? Dove l'aveva nascosta? No doveva trattare, come aveva detto Nauru.
«Lascia che ti sollevi dalle tue sofferenze. Lascia che ti dia quel piacere che non senti da tanto tempo. Tu mi desideri, lo so, e io non sono una di quelle puttane che ti scopi di solito. Sono qui, tutta sola, sempre sola, e ho voglia di te» gli sussurrò sfilandogli la camicia. Lo baciò sul collo, accarezzandolo, sempre più in basso.
Slacciò la cintura e infilò la mano nei pantaloni. Non aveva più difese. Doveva recitare la sua parte senza cadere completamente nella sua rete. Lei lo fece stendere nella vasca, l'acqua tiepida era un sollievo, la sua mano afferrò con dolcezza il membro.
Scivolò sul suo corpo, fino a trovarsi seduta su di lui. Niente preliminari, niente sentimento. L'amplesso cominciò subito. Lucien chiuse gli occhi, e più tentava di resistere più il profumo delle sue cosce bagnate gli faceva perdere la ragione. In quei brevi istanti, mentre Lei gemeva al suo orecchio, mentre i loro corpi si univano, Lucien sentì un brivido percorrergli la schiena. Lei lo stava abbracciando, aveva le dita tra i suoi capelli. Stringeva le labbra per aumentare il suo piacere, mordeva i lobi delle orecchie in preda ad una controllata frenesia. Sentiva una pioggia fresca e leggera cadere dal soffitto sul suo corpo. L'ultimo pensiero lucido fu che quello, se l'Aladel era nei paraggi, era il momento perfetto per agire.
Ma Lucien sentiva altro, come un leggero torpore che gli annebbiava la mente. Rivide la spianata, la grotta, Nauru e le Bestie. Sentì nuovamente il frastuono della tempesta e le immagini dal Binocolo Snodabile. Non era lui che stava ricordando, ma allora...
Lei riemerse con un urlo di piacere, anche Lucien, alla fine, riaprì gli occhi mentre consumava il suo piacere. Vennero assieme, in un lungo momento di godimento.
Lo sguardo fisso sul soffitto. Gocce leggere cadevano lentamente dalla pietra immersa nella penombra.
«Grazie – sussurrò Lei al suo orecchio – Mi hai donato quello che volevo. Ora so chi è il Leviatano» Lucien ansimava, ancora in preda all'onda di passione, confuso da quelle parole. C'era qualcosa sul soffitto. Intravvide Nauru, sulla soglia. Tra pochi secondi sarebbe finito tutto.
Oppure no. Qualcosa non quadrava.
Si guardò le mani e il corpo, mentre Lei lo fissava, ora con occhi di scherno, e ridacchiava mentre si avvolgeva nel suo mantello nero. Lucien aveva le mani e il petto pieni di sangue. Anche le gambe e le braccia erano macchiate dovunque. Una goccia di sangue gli cadde in pieno petto.
La Dama Sorridente lo inchiodò di nuovo al fondo della vasca. La sua voce era profonda, spaventosamente minacciosa.
«Io mantengo sempre le mie promesse» disse alzandosi.
Lucien, occhi sgranati sul soffitto, vide una pioggia di gocce nere, le stesse che aveva sentito pochi istanti prima. Gocce di sangue.
Vide Valerie, moribonda, inchiodata mani e piedi alla pietra del soffitto, il corpo nudo devastato dalle ferite, immersa in una volta di corpi moribondi, messi li a dissanguare come animali.
«No» urlò alzandosi e rimettendosi in sesto. Lei ora rideva di gusto, una risata folle e piena d'odio, come quella che aveva sentito da Vyctor, nella caverna.
«Maledetta» gridò scagliandosi su di lei per colpirla.
Una mano lo fermò.
Nauru.
Lucien si sentì morire. Aveva perso, su tutti i fronti.
«Nauru... no...»
«Sei stato un fedele alleato Nauru. Ora non ho più bisogno di lui. Uccidilo» sentenziò fredda la Dama Sorridente. Lucien intuì immediatamente cos'era successo. L'incontro con Nauru una volta usciti dalla Porta Azzurra non era stato casuale. Lucien fu preso da una collera improvvisa, mentre Lei riempiva quelle stanze vuote della sua folle risata. Con una violenza inaudita, spinse via Nauru e gli saltò addosso, colpendolo al volto. L'Aladel si difese, visibilmente al di sotto delle sue capacità, costringendolo a rotolare fuori dalla stanza, nel corridoio esterno. Lucien lo colpì con ferocia, Nauru riuscì a liberarsi dalla valanga di pugni, inchiodandolo al muro.
«Perchè?» ruggiva Lucien ormai pervaso dalla rabbia.
«Mi hanno abbandonato – urlò l'Aladel – i miei fratelli e la mia famiglia. Tutti. Quei maledetti Aladel ci hanno usato e poi ci hanno lasciato qui a morire» Per la prima volta, Lucien vide delle lacrime scendere dagli occhi luminosi. La collera di Nauru era intrisa di disperazione, di un vuoto devastante.
«E quando mi sono tolto la vita non ho potuto trovare il sollievo della morte perchè anche gli Spiriti volevano usarmi. Nessuno ha avuto rispetto di me, nessuno!» Urlò. Lucien lo spinse via e rotolarono a terra. Il ragazzo non riusciva a ragionare lucidamente, vedeva solo Valerie, crocifissa al soffitto.
«Hai fatto uccidere mia sorella, mi hai ingannato per esaudire i piani di quella pazza. Perchè? Perchè Nauru?» Lo colpì con un calcio in faccia, mentre l'Aladel era ancora a terra. Nauru subì il calcio, poi un secondo calcio al costato, un altro pugno in pieno volto. Nauru cadde a terra, e Lucien, in preda a una furia incontrollabile, gli saltò sopra, colpendolo ripetutamente alla faccia.
«Perchè?» gridava in continuazione, piangendo lacrime amare che si mischiavano al sangue delle ferite, finché, esausto, crollò addosso alla vittima della sua furia.
«Perchè ci hai tradito Nauru?»
«Lo sai perchè – sussurrò l'Aladel con un filo di voce – Per lo stesso motivo per cui tu sei venuto qui. Per lo stesso motivo per cui hai fatto uccidere tua sorella. Ha vinto Lei, mi ha ingannato come hanno fatto tutti gli altri, tutti tranne te» tossì un fiotto di sangue, respirava a stento.
«Uccidimi Lucien, ti prego. Poni fine alla miseria della mia esistenza. Te lo chiedo in nome della nostra amicizia» Lucien sgranò gli occhi.
«Amicizia? Tu c'hai consegnato alla Dama Sorridente mentendoci»
«No, io l'ho fatto perchè non avevo scelta, ma tutto quello che ti ho detto su di lei è vero. Devi ucciderla Lucien, devi fare quello che io non sono riuscito a fare. Se ciò che ti è successo non ti basta a convincerti a farlo...» concluse estraendo dalla sua tasca il pezzo di ferro e mettendoglielo in mano.
«... allora ti prego, uccidi anche me»
Lucien lo guardò, attraverso il bagliore luminoso dei suoi occhi, intravvide finalmente ciò che c'era dentro di lui. Un'anima rotta dall'orrore, che agognava disperato per una fine. Nauru non lavorava per gli Spiriti, ne era alleato di Vyctor o della Dama Sorridente. Nauru stava solo cercando un modo per andarsene, per trovare finalmente pace. Per quel motivo li aveva aiutati ad arrivare fin lì, per quel motivo li aveva protetti da tutto e da tutti.
Senza pensare, sollevò il pezzo di ferro sopra la testa e affondò il colpo in pieno petto, trapassando il cuore. Nauru ebbe un gemito strozzato, un singolo lamento di dolore, e poi esalò l'ultimo respiro, che suonò alle orecchie di Lucien come un sospiro di sollievo. Il suo corpo si dissolse lentamente e Lucien potè sentire la sua anima, come un velo di calore sul suo corpo, disperdersi nel nulla.
Pochi secondi dopo, un intenso bagliore esplose dalla stanza dove aveva lasciato la Dama Sorridente. La furia rabbiosa lo pervase nuovamente investendolo come una tempesta di odio e rabbia. Corse all'interno della stanza, e solo lì capì cos'era successo.
Arcturus era apparso, illuminando con la sua aura azzurra la Dimora della Dama Sorridente la quale, completamente avvolta nel suo mantello nero, stava proiettando uno schermo protettivo per non subire il devastante effetto della Luce dello Spirito, quando Arcturus si accorse di Lucien, fradicio di sangue e ansimante d'odio.
«Non lo fare, giovane umano. Tu non hai il diritto di giudicare il suo operato. Ella verrà giudicata dallo Spirito del Vuoto come dev'essere»
Lucien tentennava, quelle parole non significavano niente per lui. Stava per scattare verso la Dama Sorridente, il pezzo di ferro in mano, quando Arcturus, con un singolo gesto e il potere della sua magia, scagliò il giovane Connor contro il muro alle sue spalle. Quella singola distrazione fu sufficiente per la Dama Sorridente.
Interruppe l'incantesimo di protezione. Prima che la Luce di Arcturus la bruciasse completamente, si avvolse nel mantello e con un urlo acuto sparì in una nuvola di fumo nero. Lucien, a un passo dallo svenimento, provò a trascinarsi verso Arcturus, ma lo Spirito lo raggiunse e lo bloccò a terra. Avvolto com'era in quell'aura di luce azzurra, non riusciva a distinguere le sue forme. Era sicuro, tuttavia, che lo stesse scrutando, leggendogli nell'anima.
«L'operato di Nauru ha protetto la tua anima e il tuo corpo. Ciò che egli ha fatto, contravvenendo alle indicazioni dello Spirito del Vuoto, non è affare che ti riguardi – sentenziò lo Spirito – e non sta a me giudicare il tuo operato. Tornerai al posto che ti appartiene, ma senza il fardello della memoria. Questo io farò per te. Tuttavia, lascerò in te un monito, per il tempo a venire e per ciò che deve ancora succedere»
Lucien non lo ascoltava. Guardava Valerie, immersa nella penombra in quello spettacolo orrendo.
«Valerie...» sussurrò Lucien.
Un istante dopo, Arcturus, con un singolo gesto, lo fece sparire.
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