27. Un Piano Perfetto

Lucien non capì bene quando quella caduta finì. Il freddo avvolgeva tutto il suo corpo, la fredda sensazione di vuoto durò a lungo, fino a che, a un certo punto, si sentì semplicemente sospeso. Attorno a se non sentiva nulla, come se stesse fluttuando nel vuoto. Il tempo passava e finalmente si decise a respirare. Diede una profonda boccata d'ossigeno. Non capiva. Il Grande Mare era lì, attorno a lui, aveva sentito l'impatto con l'acqua. Non riusciva a distinguere il mare dal cielo, eppure intravvedeva, lontano, il disco solare baluginare placido tra le nuvole. Si stava allontanando dalla costa e dalla caldera.

Valerie.

Si mosse freneticamente, cercando sua sorella, senza fortuna. Aveva lasciato andare la sua mano, maledizione, perché aveva lasciato andare la sua mano. Si accorse di non essere sospeso nel vuoto. Qualcosa lo teneva, gli impediva di cadere. Sottilissimi lampi di luce scintillavano attorno a lui e sopra di lui, ne era avvolto, come una cascata di stelle. Ormai le scogliere erano lontane, le nuvole pesanti erano inglobate dall'oscurità di un cielo senza stelle, di un mare senza onde. Si sentì sospeso in un vuoto fuori dal tempo e dallo spazio. Tutti i suoi sensi gli dicevano di stare allerta, di non fidarsi di quello che vedeva e sentiva. C'era qualcosa di profondamente inquietante nell'atmosfera anormale che lo circondava.

Eppure, contro ogni logica, si sentiva sereno.

«Te ne starai lì a lungo?»

Lucien alzò la testa di scatto. Vide la testa di Nauru guardarlo dall'alto. Non vedeva il corpo o le braccia, solo la testa.

«Cane di un Aladel, c'hai abbandonato. Cos'è questa storia? Che succede?» Nauru fece una smorfia di disappunto prima che spuntassero anche le braccia e una corda fatta interamente di luce bianca. Lucien non aveva mai visto nulla del genere, brillava come la neve illuminata dal sole. La afferrò con cautela. Era solida e rigida, come una corda di una nave, fredda e innocua. Prese ad arrampicarsi. Quando fu abbastanza alto intravvide i sostegni che reggevano una rete di quella stranissima luce bianca. Quando raggiunse l'Aladel si rese conto di essere su una struttura, qualcosa di fisico eppure oscuro come il cielo spoglio o il mare invisibile.

Se non si fosse trovato in quel luogo, in un Mondo fatto di Buio e avvelenato da un male che corrode l'anima, se non si fosse trovato a pochi istanti dalla morte solo qualche minuto prima, avrebbe creduto semplicemente di trovarsi a fluttuare nel nulla, magari su un piano di esistenza che non era ne di un Mondo ne dell'altro. Stentava a credere a ciò che gli era successo fino a quel momento, ma, ormai, era pronto a tutto.

La prima cosa da fare, comunque, era ritrovare Valerie. Lucien, ripresosi dalla sorpresa, focalizzò la sua concentrazione sull'Aladel. Ogni fibra del suo corpo era in procinto di lasciarsi andare ad una rabbia incontrollabile.

«Allora? Dammi una buona ragione per non saltarti addosso e prenderti a pugni»

«Da dove posso cominciare – disse Nauru avanzando a braccia conserte verso di lui – Dal fatto che potrei ucciderti senza che tu possa nemmeno capire cosa sia successo, dal fatto che non hai le palle per farlo, ma soprattutto direi, dal fatto che vi ho salvato la vita e qualcuno si aspetterebbe che tu fossi un minimo riconoscente con me»

«Ci hai salvati?»

«Pensi che il Vampiro vi avrebbe lasciati andare così, senza guadagnarci niente? Io so cosa vogliono gli abitanti di questo schifoso Mondo e so come ottenerlo»

«Che cosa gli hai promesso?»

«Ha importanza?» si sfidarono per qualche secondo. Forse si era veramente sbagliato su di lui. Finora li aveva sempre aiutati, e probabilmente, a questo punto, aveva salvato la vita a lui e sue sorella.

Intuendo i pensieri del ragazzo, Nauru si scostò di un passo. Allungando la mano, afferrò qualcosa che evidentemente solo lui riusciva a vedere, e di fronte a Lucien comparve Valerie, stesa a mezz'aria. In quel momento, Lucien riuscì a vedere.

Muovendosi con passo malfermo su qualsiasi cosa stesse camminando, cominciò a intravvedere piani e assi, balconate e reti, vele e cordame. Una nave fantasma.

«Ombre, che cos'è?»

«E' la mia nave» rispose lo Spirito uscendo dal cassero invisibile. Era fatto interamente di luce, dalla forma solo parzialmente definita, simile a un corpo umano, eppure impossibile da delineare con precisione. Tuttavia, camminava, parlava e, Lucien ne era certo, lo guardava, con occhi fatti anch'essi di pura luce. La sua voce scorreva fluida e aveva un leggero riverbero che accompagnava l'ultima parola di ogni frase.

«Tu chi sei?»

«Anche se non ha nessuna rilevanza, il mio nome, nella nostra lingua, sarebbe impronunciabile per un essere umano. Per comodità puoi chiamarmi Arcturus. Sono un cacciatore di anime. Sono uno Spirito, ma suppongo che nemmeno questo abbia molta rilevanza. Le mie risposte soddisfano la tua curiosità?» Lucien annuì, anche se nella sua testa si snodavano centinaia di domande. Nauru, a un gesto di Arcturus, si fece avanti.

«Siamo quasi giunti a destinazione. Il mio dovere è compiuto, dovete prepararvi a scendere» Nauru annuì.

«Sveglia tua sorella, andiamo»

Sbarcarono su una spiaggia anonima, dove non c'erano altro che canneti rinsecchiti e fango. Da lì la palude si estendeva fitta e buia verso Est. Una volta che la nave di Arcturus sparì dalla vista, Nauru li aggiornò. Quando il Vampiro era riuscito a tornare nel Mondo delle Tenebre, aveva giurato vendetta contro la Dama Sorridente. Fu in quel momento che il Vampiro e l'Aladel Oscuro s'incontrarono la prima volta. Avevano un obiettivo comune, ma Nauru lavorava per gli Spiriti, e il Vampiro era troppo in vista per tramare alle spalle della regina delle tenebre. Nessuno doveva sapere della loro alleanza. L'arrivo dei fratelli aveva sia creato un problema che portato una soluzione. Il Vampiro sapeva che quel pezzo di ferro, qualsiasi cosa fosse, aveva il potere di uccidere la Dama Sorridente, ed era in possesso dei Vampiri fino a non molto tempo prima. Da quando era andato perduto, dopo un cruento scontro con degli invasori Aladel, il Vampiro aveva perso la sua occasione per portare a termine il suo piano. Nauru aveva trovato i due giovani Connor e gli aveva portati dal Vampiro. Una volta lì, però, si poneva un problema. La Dama Sorridente avrebbe sicuramente saputo del loro arrivo, e non si sarebbe lasciata scappare l'occasione di ucciderli con le sue mani. Dovevano fare in modo che nessuno, nemmeno Lei, li cercasse.

«Ho fatto un accordo con lui. Lui avrebbe inscenato la vostra morte, e avrebbe mandato Non Morti in giro per tutto il mondo per cercarmi. Ora nessuno sa che siete vivi e che siete qui. Tuttavia, alla fine Lei dovrà morire, e dovrò farlo io, voi non riuscireste comunque ad avvicinarvi abbastanza» Lucien fece un passo indietro.

«Se è vero che questo pezzo di ferro può ucciderla, allora non te lo darò così facilmente» Valerie aveva già l'arco in mano, pronta a incoccare e tirare in pochi istanti. Durante il periodo passato nell'Arena assieme, Nauru aveva potuto constatare quanto l'affiatamento dei due fratelli potesse risultare letale, forse anche per lui. Inoltre, per la sua messa in scena e la fuga, aveva speso molte energie.

«E dimmi, Lucien, come avevi pensato di convincerla a dirvi quello che vuoi sapere? Con un bel sorriso?» Lucien non sapeva cosa rispondere, Valerie alzò l'arco, pronta a intervenire.

«Io posso dirti come fare, se tu mi dai quel pezzo di ferro» Valerie e Lucien si diedero un'occhiata. L'Aladel era stato chiaro, ma che altre possibilità avevano?

Valerie abbassò l'arco, annuendo. Lucien gli diede il sacchetto di pelle. Nauru lo prese e lo infilò in una delle tasche dei pantaloni.

«C'è una cosa che dovete sapere. L'unico motivo per cui le creature di questo Mondo non si sono ancora distrutte a vicenda è la paura. Le Bestie hanno paura degli Spiriti, gli Spiriti hanno paura della Dama Sorridente, e lei teme solo una cosa» Lucien lo aveva già capito.

«Il Leviatano» Nauru annuì.

«Lei sa dove trovarlo, ma non può avvicinarsi, e qui entrate in gioco voi. Anche se siete vivi per qualche motivo la Piaga non ha effetto su di voi e, soprattutto, le Bestie si comportano in modo strano in vostra presenza. Questa è la vostra miglior possibilità per ricevere le risposte che volete, e la sua per conoscere l'identità del Leviatano»

Senza sorpresa, capirono che lavorare per gli Spiriti era un fatto che certo non andava sbandierato ai quattro venti. Valerie, come Lucien, aveva compreso appieno quale fosse il rischio di tutto quel folle piano, tuttavia, pregustava già il momento in cui, una volta risolto tutto, avrebbero ucciso la signora oscura, e lei, con le nuove informazioni in loro possesso, avrebbe potuto dare la caccia alla Bestia.

«Il tuo piano finiva qui?» chiese Valerie impaziente.

«A dire il vero, dopo aver fatto credere che eravamo morti o vinti, saremmo arrivati fin qui con la nave di Arcturus, e poi, beh...» sembrava titubante.

«L'ultima parte del piano prevede l'attraversamento della palude»

«E quale sarebbe il problema?»

«Che nessuno è mai arrivato fino a questo punto» Lucien finalmente sentì di poter fare a Nauru quella domanda che avrebbe voluto fare prima.

«Qual'era la tua missione quando sei venuto qui la prima volta?» Nauru, nascosto dietro una roccia, abbassò lo sguardo.

«Dovevamo trovare quel maledetto pezzo di ferro. Non avevamo idea di cosa fosse, sapevamo solo che lo tenevano nel palazzo. E anche ora non so cosa sia e a dire il vero, quello che so è che forse ce ne sono degli altri. Fummo mandati di qua con direttive precise. Dovevamo recuperare quello e controllare che non ce ne fossero altri. Alla fine, mentre cercavamo di penetrare nella caldera, siamo stati attaccati da un gruppo di Behemoth e Bestie d'Ombra. Perdemmo tutte le fiale, a malapena riuscimmo a fuggire. Il Guardiano della Natura ci disse che non potevamo tornare e rischiare di infettare altri. Era un sacrificio necessario, dovevamo rimanere da questa parte e aiutare i nostri fratelli che avrebbero tentato nuovamente l'impresa al massimo delle nostre possibilità» fece una pausa. Il ricordo sembrava ancora così vivido dentro di lui.

«Quando realizzammo che non sarebbe venuto nessuno abbiamo cercato di capire cosa fosse quel pezzo di ferro, per sapere se ne valeva la pena o no, ma la nostra ricerca durò poco. Le Bestie erano dappertutto, ci coglievano sempre di sorpresa, non saremmo mai sopravvissuti. Affidammo quello che avevamo trovato a degli Aladel che si consegnarono per farsi rinchiudere il più vicino possibile ai portali, mentre io e altri attirammo le Bestie e i Non morti lontano. Quando compimmo l'insano gesto, le nostre anime furono raccolte dalla nave di Arcturus, per diventare Spettri nell'armata degli Spiriti, ma lo Spirito del Vuoto ci punì per quello che avevamo fatto, e ci diede una missione, per purificare le nostre anime e permetterci di trovare pace: dovevamo trovare un modo per uccidere la Dama Sorridente. Non mi sono mai chiesto perché e non mi interessa, se loro volevano che morisse, io l'avrei uccisa. Purtroppo il compito si rivelò più arduo del previsto. Così, quando siete arrivati voi, ho capito che dovevo agire, vi dovevo aiutare, perché siete la migliore possibilità che ho per redimermi» Lucien realizzò in quel momento che Nauru faceva parte di quella spedizione di cui aveva parlato l'Aladel nelle prigioni. Fermando il passo, fece segno di nascondersi.

Un minotauro dal pelo ramato stava facendo la ronda pigramente. Un pesante mantello, grosso due volte la testa di Lucien, gli penzolava tra le mani. Quello era il punto più breve da cui raggiungere la Dama Sorridente. La sua dimora era visibile anche da lì, una formazione di cristalli neri e lucidi che erompevano dalla terra, oltre la coltre di fusti pietrificati e rami rinsecchiti.

Lucien non si curava dei miasmi mefitici che salivano dalle pozze di catrame di fronte ai suoi occhi, del Minotauro e del fatto che, come confermò poi Nauru, altre Bestie facevano la guardia a quel grottesco giardino degli orrori.

Lucienguardava verso la dimora delle Dama Sorridente, ultimo passo del loro viaggio.Mancava poco, e poi, finalmente, quell'incubo sarebbe finito.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top