22. Uniti

«Avevi detto che gli Orchi vivevano con gli orchi e i Vampiri per conto loro»

Gli fece notare Lucien. Nauru sorrise.

«Fa differenza? Il Teschio Nero è stata la prima grande conquista della Dama Sorridente. L'hanno costruita gli Orchi esiliati dai loro villaggi sotto il comando dei Vampiri ammaliati dalla Dama Sorridente» Lucien ormai disperava di capirci qualcosa. Erano ore, giorni, che non mangiavano e non bevevano, eppure non aveva fame e nemmeno sete. Aveva paura a chiedere all'Aladel Oscuro, solitamente le sue risposte erano delle spaventose verità. Se era stato irrimediabilmente infettato non lo voleva sapere. Nauru decise che era giunto il momento di fargli capire che c'era ancora una speranza per loro.

«Sentite – esordì con tono serafico – Devo riuscire a penetrare nella fortezza. Sospetto, visto il numero di creature che orbita attorno a quel posto, che entrarci di nascosto sia fuori discussione, anche per me»

«Cosa c'è dentro la fortezza?»

«Vampiri, per lo più. Anche Demoni e qualche Scheletro, immagino. Dentro quella fortezza c'è tutto quello che c'è da sapere su quelle creature maledette» prima che glielo chiedessero, Nauru gli diede le risposte che volevano.

«Quando voi ve ne sarete andati da questo Mondo, e io avrò ucciso la Dama Sorridente, devo sapere chi di loro tenterà di prendere il Suo posto, per uccidere anche lui e rimettere in equilibrio le cose»

La gabbia si mosse. L'intera struttura di ferro e ghisa ebbe un tremito, poi un forte scossone e, dopo qualche secondo, cominciò a scendere lungo il fianco del torrione, cigolando e traballando vertiginosamente.

Mentre venivano calati, videro diversi gnomi intenti ad azionare pesanti catene le quali, attaccate alle gabbie, facevano scendere e salire i prigionieri. Lucien, il quale già si era attivato per capire come fuggire da quella brutta situazione, apprese con sgomento la novità. Avrebbero dovuto farcela alla prima occasione disponibile, altrimenti, se li avessero catturati nuovamente, li avrebbero rinchiusi a marcire così in alto che si sarebbero dimenticati di loro.

La cella scese cigolando spaventosamente per diversi minuti. Con un tonfo secco raggiunsero terra. Erano stati scaricati in quello che sembrava un ampio canale di scolo sotto il livello della terra, una galleria squadrata di roccia profonda diverse decine di metri. Una squadra di Orchi li aspettava. Non erano come quelli visti fino a quel momento. Le loro divise, nonostante fossero sporche e visibilmente usurate, almeno erano complete e davano un senso di militaresco. Due guardie aprirono la cella. Nauru, fino a quel momento, era rimasto immobile, si era guardato attorno senza nessuna espressione. Quando la cella si aprì, non mosse un muscolo. Al primo ordine, Lucien e Valerie non se lo fecero ripetere, uscirono a testa bassa, trattenendo i conati per il terribile odore che quelle creature orrende emanavano. L'Aladel, però, sembrava non voler collaborare.

«Io li odio gli Aladel, anche quelli morti» grugnì l'Orco in comando.

Un Orco entrò nella cella farfugliando, col chiaro intento di afferrare Nauru. L'Aladel lo prese per un braccio e gli diede una testata. Poi, estratta la sua spada dal fodero, lo infilzò da parte a parte, senza ucciderlo, e guadagnò l'uscita facendosi scudo con il suo corpo. Gli altri Orchi indietreggiarono, ma non sembravano spaventati. Gli occhi di Nauru brillavano come mai prima.

«Problemi?» rimbombò una voce dall'alto. Alzando lo sguardo, Lucien vide più di venti musi pelosi e verdastri spuntare dal parapetto. L'Aladel, dopo aver valutato la situazione, roteò la spada e diede il colpo di grazia all'Orco, il quale si dissolse in pochi istanti.

«Gettala – intimò l'Orco in comando – e cammina... per favore» concluse sghignazzando e sputando a terra. Nauru e i due fratelli si avviarono lungo il canale. Dall'alto provenivano urla e imprecazioni, avvolte in quella oscurità onirica. Per prevenire ulteriori alzate di testa, li avevano legati, anche se Nauru non sembrava soffrirne più di tanto. L'Aladel continuava a guardarsi attorno. Valerie aveva capito cosa stava facendo l'Aladel. Doveva essere la prima volta che lo portavano in quel posto, e, esattamente come stava facendo lei, studiava quella struttura, per capire la migliore via di fuga, per trovare punti dove nascondersi o dov'era più sicuro combattere in tre conto decine di quelle creature schifose. Lucien, tuttavia, era sicuro ci fosse altro.

Il canale s'infilò sottoterra, in una galleria buia dove bruciavano decine di fiaccole di quello strano fuoco violaceo.

Un frastuono assordante saliva dal fondo della galleria, dove una luce sinistra annunciava l'arrivo di quella poco piacevole passeggiata.

Giunti alla fine della galleria li spinsero fuori, lasciandoli soli mentre una grata scendeva lentamente, chiudendogli l'unica via di fuga.

Di fronte a loro si apriva un'arena enorme. Gli spalti, alti decine di metri dal terreno di battaglia, erano stracolmi di Orchi e altre creature deformi. Un boato assordante accolse i tre prigionieri, seguito dal lancio di pezzi di carne putrida, sputi ed escrementi.

«Non lasciatevi impressionare, rimanete calmi» affermò Nauru, impassibile come al solito.

Un paio di Orchi si avvicinarono per farli andare al centro dell'arena. Cavalcavano degli orsi dal pelo ispido e segnato da ferite aperte. Fu in quel momento che Lucien ebbe l'illuminazione, e ogni piccolo tassello del loro passato andò al suo posto. Era a quello che servivano gli esperimenti sugli animali. Non stavano cercando di trasformarli in Bestie, stavano cercando di mutarli affinchè sopportassero gli effetti della Piaga, cavalcature potenti in grado di sopportare la Luce.

«Proprio così – confermò Nauru dopo avergli letto nel pensiero – Il Leviatano si arrabbia molto quando le sue Bestie vengono maltrattate. Così i Non Morti hanno trovato il modo di usare i vostri animali tramite la magia. Era questo lo scopo della missione per cui ero venuto. La verità è una magra consolazione»

I fratelli Connor, giunti al centro dell'arena, poterono constatare che non era affatto facile non rimanere impressionati. L'arena era composta da tre anelli, tutti pieni di quelle creature che sbraitavano e urlavano. Valerie, con suo orrore, potè vedere distintamente, tra le innumerevoli risse e scazzottate in corso, un Non Morto dalle dimensioni spaventose staccare la testa a un Orco con un solo pugno, per poi inebriarsi della polvere che fu quel Non Morto, con una ferocia degna del più accanito dei Licantropi.

«Fratelli» annunciò il banditore.

«Per onorare l'ascesa al trono del nostro signore della guerra Girwick delle Paludi, sua luminosa grandezza la Dama Sorridente e il rispettabilissimo Leviatano, ci concedono l'immenso onore di uno spettacolo mai visto, uno spettacolo più unico che raro. Avranno l'onore di porre il loro sacrificio niente di meno che due Carni Vive e un Aladel» la folla in delirio accolse la presentazione dei tre con insulti e ingiurie, inebriati dalla promessa del sangue, le loro facce e il loro furore era reso ancora più lugubre dalle migliaia di fiaccole accese e dagli enormi bracieri che illuminavano il terreno di scontro.

«Allora – disse Nauru abbozzando un mezzo sorriso – Se non avete nulla in contrario, direi che è arrivato il momento di fare un piano» Lucien stava già cercando di liberarsi delle corde, quando vide, a poche decine di metri da loro, il suo zaino e l'arco e la faretra di Valerie, sequestrati prima dell'incarcerazione.

«Va bene, ma a una sola condizione. Se la tua parola di Aladel vale ancora qualcosa, devi portarci via con te. So che hai già un piano, ma se vuoi uscire vivo da qui per metterlo in pratica, devi promettermi di portarci via con te» Nauru allargò un sorriso ambiguo prima di rispondere.

«D'accordo. L'unica cosa che dovete sapere, allora, è che, al momento giusto dovrete solo lasciarvi andare» Lucien annuì, rimandando a un secondo momento le spiegazioni.

«...i quali – aveva ricominciato il banditore – troveranno giusta fine tra le fauci della più temibile delle Bestie di questo Mondo: Il Grande Lord Girwick è fiero di presentarvi, il Behemoth» squilli di trombe annunciarono l'apertura di un pesante cancello alla parte opposta dell'arena. Lucien e Valerie non avevano mai sentito parlare del Behemoth, ma la reazione di Nauru diede loro un assaggio di cosa avrebbero dovuto affrontare. Per la prima volta, l'Aladel aggrottò i lineamenti dalla paura.

«Ascoltatemi bene, fate esattamente quello che vi dico. Valerie, devi distrarlo, porta la sua attenzione su di te mentre io cercò di montargli in groppa. Una volta salito tenterò di bloccargli le vie respiratorie, per fargli tenere la bocca aperta. Lucien, tu devi aspettare quel momento. Quando ha la bocca spalancata, devi lanciargli tutti i caleidoscopi accesi in bocca» Ormai Lucien non si chiedeva più come facesse l'Aladel a sapere tutti i suoi segreti.

«Non basta accenderlo?»

Un ruggito potente sovrastò il boato del pubblico di Orchi, che rispose acclamando l'entrata del colossale mostro. I fratelli Connor, appena rincuorati dalla sicurezza di Nauru, impallidirono alla vista del Behemoth.

La creatura mastodontica era alta più di otto metri, zampe e corpo tozzo e robusto, una pelle così spessa e dura da risultare invulnerabile alla maggior parte delle armi. Il grosso collo terminava in un muso dotato di zanne grandi come un intero essere umano. Il suo ruggito potente fece andare in delirio la folla. Il frastuono era assordante, Valerie e Lucien sentivano che la fine era vicina, niente avrebbe potuto salvarli da quella situazione. Al contrario, Nauru teneva lo sguardo puntato sul Behemoth e sui suoi movimenti, sui due coraggiosi Orchi in sella agli Orsi che lo facevano entrare nell'Arena, e poi su, in alto, verso gli spalti, tra le gradinate affollate di creature orrende, le balconate dove i Vampiri osservavano quello spettacolo orrendo con il loro grottesco rigore.

«No – rispose Nauru quasi senza pensarci – o fai centro o siamo tutti e tre morti»

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